venerdì 17 luglio 2015

my own kind.


Sweet Waters, Shadetrack
2517

Sulla soglia della porta di una casa al centro dell'unico fazzoletto verde immerso nelle wastelands di Shadetrack, due donne osservano l'atterraggio di un medium cruiser a non più di mezzo miglio dal limitare della fattoria. Hanno occhi assottigliati per vedere lontano, mentre attorno a loro gli abitanti di quell'angolo di paradiso aspro si agitano: da questa parte del Toledo di navi non se ne vedono mai.
- Di' a tutti di prendere le armi, Sharpe.
- Non credo sia necessario, ammiraglio.
- Perché?
- E' una nave korolevita.
Jack Rooster scuote il capo: non si fida dei koroleviti, e sa già dove sono diretti. Renee Bolivar raccoglie i loro figli e tutti coloro non grandi abbastanza per brandire un fucile, e li infila nel tunnel che hanno scavato sotto la casa e che, in caso di necessità, li potrà condurre in sicurezza verso sud ovest, fino al ponte sul fiume. Gli adulti si dispongono a ventaglio sui loro cavalli, con le armi migliori che hanno e le tasche piene di sassi perché chi arriva creda che sono colme di proiettili. Jack Rooster li accoglie per primi, sulla sella di uno Shamrock ormai vecchio e con un cappello che le protegge gli occhi dal sole alto di mezzogiorno. La jeep che viene loro incontro è senza insegne, ma coloro che la occupano sono chiaramente korolevite: due donne con i capelli biondo grano, i lineamenti giovani e gli occhi gelidi come il diamante azzurro. Sono armate in maniera troppo leggera per venire a fare la guerra: pistole maneggevoli nelle fondine, ma probabilmente con più proiettili della somma di tutti gli uomini e le donne che stanno dietro Jack.
- Chi siete?
- Siamo soldati indipendentisti. Cerchiamo Jack Rooster.
- Chi siete?
Jack lo ripete. La ragazza che sembra più giovane fa per uscire dalla jeep, ma la guidatrice le mette una mano sulla spalla, rimettendola al suo posto. Hanno occhi grandi e labbra rosa, e si somigliano. La guidatrice scende dalla jeep da sola, con le mani appena sollevate, portandosi lentamente di fronte al cavallo di Jack.
- Ammiraglio Rooster. Il mio nome è Oksana Katalina Chernenko. Sono il primo pilota della Rassvet, e ho ordine di chiederle di unirsi a me e lasciarsi condurre presso uno dei nostri centri operativi.
- "Nostri", che vuol dire? Di chi?
- Dell'esercito indipendentista.
- Non dell'esercito korolevita?
- La nostra nave è al servizio della flotta browncoat, ammiraglio Rooster.
- Non sono più ammiraglio da molto, Oksana Chernenko.
- Sono i miei ordini, gaspazhà. Il comando sta raccogliendo tutti gli alti ufficiali, vecchi e nuovi.
- E perché?
- Per la guerra, ammiraglio.
Il cavallo di Jack si agita, quasi sentisse l'irrigidimento della padrona. Lei ne riprende le redini presto, ma scuote il capo.
- Puoi dire ai tuoi superiori che Jack Rooster e il suo equipaggio hanno smesso di combattere i bluejacks in prima linea, Chernenko. Tutti noi abbiamo dato a sufficienza.
- La guerra non sarà contro gli unionisti, ammiraglio.
- Cosa vorrebbe dire?
- Non sono autorizzata a dirle altro. Ma avrà presto tutte le risposte, se mi seguirà.
Jack Rooster non si fida dei koroleviti, non si è mai fidata. Ma allarga lo sguardo alla sua gente - a suo marito - e sa che pochi le perdonerebbero di non scoprire cosa sta accadendo oltre l'atmosfera: le notizie, a Shadetrack, arrivano scarse e di rado.
- Hale, Sterling: voi venite con me.
Jack smonta di cavallo, e così fanno Sam ed Eir.
- Ho ordini di portare solo lei, ammiraglio.
Jack si sistema le maniche della camicia, abbottonandosele ai polsini.
- Well, I guess that sucks for you

* * *

Heavy Cruiser Golden Dawn, pochi giorni dopo.

- Ne sei sicura?
- Aye. Me l'ha detto l'ammiraglio dei Salty Mares, sono riuscita a trovarlo subito dopo l'approdo.
- Com'è possibile? Abbiamo passano anni-- abbiamo passato le nostre intere vite a combattere questa gente.
- Devono pensare che questa minaccia è più grande, se vogliono allearsi con le giacche blu, capitano. I Marauders hanno già messo in ginocchio Polaris e parte di Dorado, e dicono che Columba sarà il prossimo. Stanno provando a mettere al sicuro quanta più gente possibile, ma non possono evacuare interi pianeti.
- E perché hanno chiamato noi?
- Ci chiederanno di combattere.
- ...
- Dovremo dire di sì. Lo sai che dovremo dire di sì.
- Puoi... raccogliere più informazioni? Vai in giro, chiedi quanto più puoi. Non ai koroleviti. Non ti diranno niente.
- Alrite. I'm on it. 
Sterling si allontana, Jack sposta gli occhi verde scuro da lei a Sam Hale. Lo shijian non ha detto una parola da quando hanno attraccato, e ora sembra occupato a osservarsi le mani con fin troppa intensità. Jack non ha bisogno di parlare perché lui capisca che domande le bruciano contro il palato. 
- Dovrai lasciarti alle spalle i tuoi figli.
- Farò in modo che li mettano al sicuro. Sarà una condizione.
- Dovrai lasciare Sweet Waters, di nuovo. E questa volta definitivamente. 
Per un attimo le manca il fiato. Per anni tutto ciò che ha voluto è stata casa sua. Per casa sua ha lottato con le unghie e con i denti, a casa sua è tornata per crescere i suoi figli e il figlio di suo fratello. L'ha difesa dagli sciacalli e l'ha difesa dai disperati alla ricerca di un pezzo di pane che lei non poteva regalare. Ha preteso che il suo equipaggio la difendesse, anche quando avrebbe avuto più senso andarsene.
- Non vuoi più combattere?
- No, ma io andrò. E' giusto che lo faccia chi non ha nulla da perdere.
- Tu hai qualcosa da perdere.
- Io non ho figli, Jack, tu sì. Hai un marito, e gente che si affida a te. In guerra dovrebbe andarci chi non deve sacrificare niente se non se stesso.
- E se arriveranno i marauders?
- Vi nasconderete. E quando se ne saranno andati, ricomincerete a costruire.
- Pensi davvero che dovrei dire di no?
- Sì. 
Sam alza lo sguardo in quello di Jack. Si conoscono da abbastanza tempo da riuscire a far finta di fraintendersi capendo ogni cosa l'uno dell'altro. Jack gli poggia la mano su una spalla, la stringe con l'energia ruvida di chi non ha avuto una vita di velluto. E' un momento che dura un battito di ciglia. Poi lo lascia.
- Ho bisogno di riflettere.
Sam annuisce. Si sistema il collo del vecchio browncoat che indossa. Si alza in piedi e se ne va, senza voltarsi a guardarla.

* * *
Quartier generale, Heavy Cruiser Golden Dawn

Si è sempre immaginata John Roscoe più alto, pensando che l'appellativo di "Grizzly" se lo fosse guadagnato grazie a spalle grosse e mani pesanti. Quando si ritrova davanti un uomo poco più alto di lei, si chiede irrazionalmente, per un istante solo, se tutte le persone che sono morte in due guerre e anni di guerriglia si sarebbero sacrificate con la stessa abnegazione se avessero saputo di farlo sotto gli ordini di un uomo così basso. Sembra anche più vecchio. I capelli che nelle foto sui bollettini di inizio guerra erano color pece adesso sono ingrigiti, e così la barba e i baffi ritorti. Jack si ferma dopo il portellone ermetico, si mette sull'attenti e rivolge all'Ammiraglio Roscoe il saluto militare. Indossa il browncoat che ha tirato fuori per l'occasione da un armadio polveroso. Quando Patricia Susan Bolivar l'ha visto, ha chiesto a sua madre se poteva provarselo. Vedendola abbottonarselo e correre a mostrarlo al padre, Jack aveva per la prima volta sentito la stessa morsa al cuore che doveva aver provato sua madre quando le fu detto che entrambi i suoi figli sarebbero andati in guerra.
- Riposo, ammiraglio.
Ma Jack non è più un ammiraglio. Unisce le mani dietro la schiena e passa lo sguardo sull'ambiente spoglio e vuoto del quartier generale: che lei sappia, nessun altro capo-cellula è stato convocato individualmente presso le stanze del Grizzly. Lui riempie due bicchieri di whisky e le va incontro. Senza chiederle nulla, gliene porge uno.
- Finalmente ci conosciamo, Jack Rooster. Ho sentito molte cose su di te. Renshaw ti ha sempre tenuto in grande considerazione.
Jack non è fatta per le chiacchiere. Prende il bicchiere e annuisce piano, forse per ringraziare. Aspetta che sia Roscoe a fare il primo sorso, quindi ne prende uno anche lei. Per qualche motivo pensa ai polmoni puliti di Bolivar, ai suoi occhi limpidi, al suo coraggio sconsiderato e al modo in cui piegherebbe le sopracciglia se dovesse trovarsi a dover scegliere tra la lealtà alla sua famiglia e la lealtà al suo esercito. Riuscirebbe mai ad accettare che qualcun'altro combatta al posto suo?
- Immagino che a questo punto tu sia stata informata della situazione, e sappia perché sei stata convocata qui.
- Yes sir.
- Dunque?
- Ho combattuto per dieci anni per poter salvare la mia casa, signore. Se quello che ho sentito è vero, voi mi chiederete di abbandonarla di nuovo.
John Roscoe trascina i piedi come un uomo stanco, fino a raggiungere una sedia di metallo duro dietro un grande tavolo olografico e spento. Per un lungo istante fissa Jack come se dovesse bucarle la pelle con gli occhi, scorticarle la pelle e scoprire cosa le passi nell'anima. Lei trema impercettibilmente, intuendo solo ora a un livello di tutto inconscio il motivo per cui lo chiamano il Grizzly.
- Nel 2505, quando ci preparavamo alla campagna militare, ci rendemmo conto che molti pianeti non avevano un esercito regolare, né un governo unificato che potesse crearlo... pianeti come Shadetrack. Nel pensare alle regole di reclutamento, dovemmo decidere se avremmo permesso anche alle donne di entrare nell'aviazione, negli artificieri e soprattutto nella fanteria... tutti reparti tipicamente maschili. Riflettemmo soprattutto sul possibile disordine che avrebbero portato nei ranghi... capisci, una manciata di donne in plotoni di uomini lontani dalle loro famiglie, dalle loro mogli e fidanzate. Senza contare che dubitavamo che gli uomini avrebbero mai rispettato gli ordini di donne al comando. Quindi nel progetto iniziale decidemmo che non ne avremmo permesso l'arruolamento: avremmo reclutato solo uomini, mentre avremmo imposto alle donne di svolgere la manodopera necessaria in patria per supportare l'esercito: nelle fabbriche e nei campi.
Jack stringe i denti. Tre decenni e più di vita le scorrono di fronte agli occhi ricordandole tutte le volte che le è stato suggerito di dedicarsi a cucinare e rassettare piuttosto che leggere, spostare mandrie e fare la guerra. Sa che Roscoe si aspetta che dica qualcosa, ma tutto ciò che riesce a fare è chinare il capo e prendere il primo sorso di whisky. Il Grizzly sospira a fondo.
- Poi mia figlia mi disse qualcosa. Allora aveva vent'anni. Disse che era non avremmo potuto fare una campagna militare dicendo che la vittoria avrebbe significato la libertà se quella libertà sarebbe stata tale solo per metà della nostra gente. Se le donne sarebbero rimaste schiave dei loro mariti, dei loro padri e fratelli, dei loro figli. Disse che la nostra vittoria sarebbe stata solo una vittoria monca, a metà. Quindi decisi di permettere anche alle donne di arruolarsi. E' il  motivo per cui sei qui adesso, ammiraglio Rooster: grazie a mia figlia. E fu la migliore decisione che abbia mai preso. 
Jack tiene il bicchiere nelle mani, tanto stretto da sbiancarsi le nocche.
- Scoprimmo che le donne erano nettamente più propense a proporsi volontarie per le missioni più rischiose, ad accettare la prima linea, a imparare come fare la guerra meglio. Non siamo mai stati sicuri del perché... la mia ipotesi è che sapessero di dover dimostrare qualcosa. Che volessero provare di essere capaci quanto gli uomini, più degli uomini. E se relativamente poche se ne arruolarono nell'esercito dai pianeti rurali, la maggior parte di loro mise comunque mano alle armi nei pianeti occupati, partecipando attivamente alla resistenza. Tu perché ti sei arruolata, Rooster? Dimmi la verità. Volevi dimostrare qualcosa?
Jack non risponde. Guarda il tavolo e vi poggia sopra il bicchiere ancora pieno, in silenzio. Roscoe continua a guardarla con lo sguardo valutativo con cui si osservano i partecipanti a una partita di poker.
- Di sicuro hai dimostrato qualcosa a noi. Quando decidemmo di affidarti i Dust Devils non pensavamo neanche che saresti riuscita a reclutare nessuno. Eri un esperimento, Rooster: sapevamo che le donne erano capaci di combattere, ma sarebbero riuscite anche a comandare? Qualcuno avrebbe seguito i loro ordini? Pensavamo che avresti tenuto le redini del comando per qualche mese, un anno al massimo, prima di un ammutinamento. Scegliemmo te perché non avevi una famiglia... E onestamente, ammiraglio, eravamo convinti che qualcuno avrebbe dovuto recuperare il tuo corpo dalla torre portuale di Sunset Tower.
- Perché mi stai dicendo questo?
- Perché invece sei qui. Contro ogni pronostico, sei viva. Sotto il tuo comando la cellula ha ottenuto buoni risultati, ma non è per questo che ti ho convocato: ci sono gruppi che hanno vinto più volte di voi. Sei qui, ammiraglio Rooster, perché gli uomini che comandi ti rispettano e ti offrono la loro fedeltà incondizionata. Ho avuto altri capitani che si sono ritirati. Ma è la prima volta che vedo decine di persone seguire il loro capitano di vascello su un pianeta dimenticato da Dio e stabilirsi lì. 
Roscoe si alza e manda giù l'ultimo sorso di whisky, fingendo di non saper leggere le pupille nere e dilatate di Jack Rooster con la stessa chiarezza con cui alcune indovine leggono le foglie di tè.
- Voglio darti una flotta, Rooster: una grande flotta. E alla fine tu dovrai accettare, perché sai che se vogliamo sopravvivere ci serve fino all'ultimo uomo. E chiederai ai tuoi uomini di seguirti, tutti: i pistoleri e i combattenti, i piloti, la tua macchinista, anche il giovane cecchino. Quindi dimmi cosa vuoi, e lo avrai.
Jack alza gli occhi, li aggancia ai suoi. Rimane in silenzio per un lungo momento, ma senza indecisione: sa benissimo cosa vuole, e nella sua vita ha dovuto combattere per i propri desideri troppe volte per perdere tempo a imparare a nasconderli. Raddrizza la schiena e alza il mento, riportando le mani dietro la schiena.
- Signore, io e il mio gruppo abbiamo passato gli ultimi anni a coltivare un lembo di Sweet Waters, su Shadetrack. Abbiamo usato fertilizzanti d'ultima generazione e siamo riusciti a far tornare tanto verde quanto basta alla nostra sussistenza, forse qualcosa di più... ma il grosso del pianeta rimane brullo, e per questo privo di interesse per qualsiasi razziatore. La parte di nuovo verde è sufficientemente piccola da essere difficile da notare in volo, e pressoché impossibile da vedere da fuori l'atmosfera.
- Vieni al punto, ammiraglio.
- Gli unionisti possono essere nostri alleati contro questa minaccia, ma saranno di nuovo nostri nemici una volta sconfitti. Credo che questo lo abbiate già considerato.
- Quindi?
- Voglio che sia stabilita una base militare indipendentista a Sweet Waters. Voglio che mettano in sicurezza la mia casa e voglio che la proteggano come la risorsa militare che può diventare: un porto sicuro dai marauders e lontano dall'Alleanza. Voglio che i miei figli siano al sicuro. E una volta vinta la guerra, se la vinceremo, voglio altro fertilizzante.
- E' tutto?
- No. Voglio poter scegliere tutti i capitani della mia flotta e l'equipaggio della nave ammiraglia. Voglio una nave leggera e agile: un brigade. E...
Adesso tentenna, solo per un attimo. Deglutisce l'indecisione e, con la stessa fermezza, aggiunge che
- ... Voglio poterne decidere il nome.
Ha finito. Roscoe lo sa. Si ferma di fronte a lei, a un braccio di distanza, e la guarda in viso senza dover neanche abbassare il mento. Sotto i baffi, le labbra raggrinzite gli si tendono in un sorriso obliquo.
- Bentornata nell'esercito indipendentista, ammiraglio Jack Rooster. 
* * *

MY people are gray,
pigeon gray, dawn gray, storm gray.
I call them beautiful,
and I wonder where they are going. 
Carl Sandburg

venerdì 21 novembre 2014

(my own kind of song for Red Wright)


Sweet Waters, Shadetrack
Quella che fu Madrida, a ovest del Toledo River.

La posta a Shadetrack arriva una volta ogni due mesi, quando arriva. Hanno fatto una colletta per i materiali con cui Sterling ha rimesso insieme un vecchio light cruiser buono a reggere fino allo skyplex più vicino, dove raccoglie tutte le lettere e i pacchi diretti a Sweet Waters. Sono parecchi: di satelliti dedicati non ne hanno ed è difficile che il segnale cortex arrivi a più di un decimo di pianeta. Sharpe ha finito il suo turno di notte e ha dato il cambio a Chris Barclay. Si sono scambiati il fucile (ne hanno pochi, ma ben tenuti) e il 'tracker le ha detto che sono arrivate brutte notizie, non sa che notizie esattamente. Che tutti dormono. Che Bolivar e i loro figli dormono, che Ritter e Sterling dormono, che André e John e Sam e Maryanne e Sean Rooster, figlio di Cain Rooster, che ormai è quasi un uomo, e Cecilia Ritter che non è più una bambina, e tutto quell'esercito di spiantati e disperati alla ricerca di un posto dove stare e che continuano a chiamare Jack ammiraglio

Ammiraglio.

Sharpe la trova nella sala bassa della casa principale, seduta di fronte al camino acceso, con il suo cane tra le braccia, avvolto dalla coperta più calda che ha tolto al suo letto. Acab respira con la fatica della vecchiaia, il pelo una volta bianco ha ormai perso di lucentezza, e anche dal suo unico occhio non riesce a distinguere più nulla. Una vita di servizio e fedeltà l'ha reso esausto, ma anche Jack Rooster si conta addosso le sue rughe. Se vivi su un pianeta distrutto, non vivi a lungo. Sharpe le si va a sedere accanto.

"Ti ricordi quando l'abbiamo trovato?" E' la prima cosa che Jack le chiede, ma sa la risposta. "In una nave alla deriva, nel vuoto. Ultimo sopravvissuto. Tutti quelli che stanno qui sono come questo cane: gli unici sopravvissuti di qualche strage. E' per questo che abbiamo perso la guerra di Polaris: quando loro dicono l'ultimo sopravvissuto, parlando di quello che è ancora vivo, quando lo diciamo noi, parliamo di quelli che sono morti. La sconfitta ce la portavamo dietro dalla prima fucilata."

Sharpe osserva il cane. E' un mezzo lupo con i denti ancora buoni, nonostante il tempo. Non si è mai lasciato toccare facilmente, e lei tende la mano per fargli finalmente una carezza. Poi la ritira: chi muore ha diritto a morire come è vissuto. Anche le bestie.

"Questi qui sono ancora vivi, ammiraglio, e magari sarebbero tra i morti se non fosse per te. Tutti vivi che vogliono restare vivi. I tuoi figli avranno figli loro, un giorno - Susan Patricia e Samuel."
"Pete ha gli occhi di suo padre, e la testa. Quando vede una cosa storta le si pianta dentro e non ha pace finché non la raddrizza. Mi preoccupo per lei. Mi preoccupo per Bolivar, anche."
"Tu ti preoccupi per tutti."
"Ci conosciamo da quanti anni?"
"Da prima che facessi salire a bordo questo cane."
"Hai passato una vita al timone di una nave e mi hai seguito qua dove puoi pilotare a stento i cavalli."
"Sono invecchiata, ammiraglio. Uno non può essere un soldato per tutta la vita."

Jack Rooster, anni prima, era convinta che lo sarebbe stata. Accarezza Acab dietro le orecchie e ricorda di quando passò settimane accucciato ai suoi piedi mentre lei combatteva per restare viva, continuare a respirare. La sua pelle è sempre stata dura come il nodo delle conchiglie che trovi in riva al mare. Ma Jack l'ha visto raramente, il mare.

"Red Wright è morto a Fargate."

Lungo la schiena di Sharpe si arrampica la desolazione. Il migliore pilota della Resistenza è morto nell'inferno di Fargate. Jack percorre con le dita il muso del suo cane, e non ha il coraggio di dire che avrebbe potuto scommettere ogni cosa che Red Wright, almeno Red Wright, sarebbe stato la persona che sarebbe uscita fuori da Fargate viva. L'ultimo sopravvissuto. Aveva chiesto a Chris se sarebbe riuscito a costruire un altro pezzo di casa grande abbastanza da accogliere una famiglia di tre. 

"Non ho voluto svegliare nessuno. Dovrò dirlo a Sterling, e a Bolivar. A John... a Chuck. Quando lo dirò ai miei figli non sapranno neanche collegare una faccia al suo nome. Abbiamo passato cent'anni sulla Almost Home, ma ora io sono a casa, a Red Wright che è stato catturato sotto il mio comando-- non ci è mai tornato."
"La guerra uccide le persone, ammiraglio. L'ha sempre fatto. Red Wright lo sapeva, ed era pronto a morire per la causa."
"Non è morto in battaglia. Almeno questo glielo dovevo: farlo morire combattendo."
"Non sai com'è morto. Di battaglie ne combattiamo ogni giorno."

Jack smette di respirare insieme ad Acab, rimane sospesa nel vuoto per un istante lunghissimo. Quando il mezzo lupo muove il petto in un respiro profondo, lei fa lo stesso, con un sollievo temporaneo. Lo copre meglio quando lo sente gemere di dolore.

"E' tempo, ammiraglio. Dovresti abbatterlo."

Forse dovrebbe. E' la cosa umana da fare: suo zio aveva fatto così con tutti i suoi cavalli vecchi o con le zampe rotte, dopo averli salutati. Se si sfogliava indietro poteva ancora trovare il suono del suo fucile, l'odore della clemenza che era uguale a quello dello xentio. Jack si china col busto su Acab. Gli poggia le labbra sul fianco, ad occhi chiusi, percependone il respiro. Pensa a Red Wright e a come non sia mai andata a trovarlo, perché il viaggio era troppo lungo. A come non gli abbia scritto, perché temeva che loro sarebbero riusciti a rintracciarla, ad arrivare al suo angolo di pace così remoto - o forse perché non aveva abbastanza cose da dirgli, perché si vergognava a parlargli di come Pete avesse gli occhi blu di Bolivar e Samuel l'aspetto e l'odore di suo fratello. Di come crescessero forti e determinati, con due genitori accanto, mentre suo figlio cresceva senza un padre a Saint Andrew, e tutto per colpa sua. Pensa a tutte quelle cose rimaste incastrate nelle reti della loro educazione spartana, rimmer, mondi e vite in cui nessuno li aveva abituati ai sentimenti. Ad avere pazienza per gli addii.

"Possiamo farlo adesso, prima che i ragazzini si sveglino."

Jack solleva il busto, scuote il capo con energia, ostinazione. 

"No", con lo stesso tono con cui dava gli ordini quando era davvero un ammiraglio.
"Non ancora."

* * *


Due giorni dopo, fanno un grande funerale in cui indossano il browncoat. I giovani piangono Acab e i vecchi piangono Red Wright, ma ci sono alcuni giovani che piangono Red Wright e alcuni vecchi che piangono Acab, ma ciò che è certo è che in ogni cuore piantano una croce in più. Ne piantano due anche dietro la casa: Jack Rooster dà al suo cane e al suo pilota posto accanto alla sua famiglia, anche senza un corpo. Bolivar e André la aiutano a scavare mentre Sterling dà un pugno sul naso di Ritter e fa ridere i ragazzini, per dimostrare bene il rapporto affettuoso che avevano suo marito e Wright. Ognuno racconta la sua storia su Red, ognuno si prende il suo tempo per aggiungere un pezzo alla memoria collettiva. Chuck, che lo conosceva e lo chiamava ancora zio Red, la sera va da Jack e con l'espressione scura le chiede: come è morto?
Jack le bacia la fronte. Le risponde: combattendo. Sa che è la verità.

sabato 25 gennaio 2014

(my own kind of child)


C'era una quercia, duecento piedi oltre la veranda. C'è ancora, ma ha rami spogli e radici seccatesi attorno agli scheletri della famiglia Rooster, le ossa riposano in bare di legno di ciliegio. Quando Jack Rooster tornò a far visita ai suoi cari, si addormentò stesa per terra, sul suolo asciutto, accanto alla tomba di suo fratello. Quella notte guardarono di nuovo le nuvole insieme, come facevano da ragazzini: per quanto grigio fosse il terreno, il cielo non era cambiato. Cristobal Barclay andò a scovarla quando ormai il sole era scivolato dietro l'orizzonte da un po', e la trovò a ripercorrere i sentieri noti tra costellazioni familiari. Lei si chiedeva da che parte fosse Bullfinch, e se sarebbe mai riuscita a vedere il sole di Polaris da lì; lui le cercava dietro la pelle e le cicatrici la persona che aveva conosciuto un tempo. 

Si stese accanto a lei. Incrociò le mani al petto e rimase in silenzio per un po': gli serviva tempo per riabituarsi alla sua esistenza, e lei non gli avrebbe messo fretta.

Quando fu pronto a parlare, rimase comunque ancora in silenzio. Tutte le domande gli rimanevano incastrate dietro i denti, poi colavano lungo le gengive e di nuovo nella gola. Non aveva forse tutte le risposte? Sapeva che sarebbe rimasta: gliel'aveva letto nella sicurezza solida del suo abbraccio e nelle provviste che si era portata. Sapeva cosa aveva fatto fino a quel giorno - lo raccontava il suo corpo teso e segnato da una guerra recente, il cipiglio da comandante, il modo in cui le persone che erano arrivate con lei erano scese in una wasteland desolata con gli occhi pieni della fiducia più grande. Qualcuno la chiamava capitano, una donna addirittura ammiraglio. Sapeva che era stato il terrore di sentirsi smarrita a casa ad averla tenuta lontana fino a quel momento. Sapeva anche che non era tornata per stare con lui. Lo sapeva e basta.

L'unica cosa che non sapeva gliela chiese. "Perché ora?"
"Casa mia, casa di mio figlio", rispose lei. Stesa sulla terra che aveva accolto il suo sangue, non ebbe bisogno di dire altro.

* * *

Costanza Barclay aveva fatto nascere Jack Rooster e ora faceva nascere la sua prole. Fu la prima a tenere in braccio la sana, bellissima bambina color terra nata già con sottili capelli castani, e fu lei che uscì dalla stanza e disse a un sofferente Bolivar che era andato tutto bene che poteva entrare a conoscere sua figlia. Lui la guardò con la curiosità meravigliata dei cani, la annusò per riconoscerla sua e poi la accarezzò usando solo il mignolo della mano destra, spaventato dall'idea di poter rompere qualcosa di così piccolo, dall'aspetto tanto fragile. Guardò Jack dormire, incapace di fare lo stesso (magari un movimento brusco nel sonno lo avrebbe portato a urtare la bambina), e dopo due giorni decisero di chiamarla Patricia Susan Bolivar. Lui l'avrebbe sempre chiamata Susie, per lei invece sarebbe stata Pete

Chris fu l'ultimo ad andare a vederla. Scelse attentamente un orario poco trafficato, e aspettò da lontano che il padre uscisse per andare a prendere l'acqua dall'apparato di filtraggio più vicino, a due miglia di distanza. Prima di entrare in casa si tolse gli stivali per non svegliarla, superò Jack, i suoi rimproveri silenziosi, il suo odore di fumo e il vigore che le era tornato nelle braccia, e andò a cercarla nella sua culla fatta del legno di quegli stessi ciliegi. Se, com'è possibile, nel cuore di Cristobal Barclay si era affacciata l'ombra lunga del risentimento nel vedere la sua promessa sposa tornare con un forestiero di Blackrock e l'attesa di una nuova famiglia di cui lui non avrebbe fatto parte, questa si dissipò come la nebbia sulle montagne della Trinidad quando vengono battute dai venti forti che vengono da nord: quando conobbe Patricia Susan Bolivar, lei aprì gli occhi come se l'avesse aspettato fino a quel momento, e lo guardò piena di placida attenzione, senza emettere un suono. "She's an old soul" avrebbe detto più tardi, ai suoi genitori: è un'anima antica. Sarebbe potuto essere altrimenti? Non sapeva ancora gattonare, ma aveva già travolto tutto ciò che aveva intorno di una leggerezza piena di speranze che nessun reduce di guerra avrebbe mai potuto immaginare piovergli addosso. Jack Rooster le sarebbe sempre stata grata, per questo.

martedì 3 dicembre 2013

our own kind of freedom


E' il dodici dicembre 2505 e balliamo dietro il saloon. Fa così freddo che ti chiedo di stringermi e tu invece fingi di farmi cadere, e quando io ti insulto tu ridi e dici che come faccio a non fidarmi, sei tu, come faccio a non fidarmi? Quella notte facciamo l'amore tenendoci addosso quasi tutti i vestiti, e quando dopo ci stendiamo sul fondo del fienile tu ti lamenti di avere la paglia nelle mutande, e dici che sant'iddio, non è possibile fare l'amore e preoccuparsi della paglia nelle mutande, e che un giorno costruirai una casa solo per andarci a fare l'amore con me.

E' il 2510, ed è novembre. Mentre sono in una trincea a Boros e vengo informata che ciò che rimane del sesto reggimento verrà inviato a combattere a Hera, tu sei al lazzaretto di Madrida, dietro la chiesa, e leggi a mia madre una poesia che lei vuole che ti ricordi. La poesia, come tutte le più belle poesie di questo mondo, parla d'amore. Quella notte continui a leggere e a tenerle la mano, finché non ti rendi conto che il polso non le batte più. 

E' il 2514, settembre. Ho appena ucciso un soldato alleato mio prigioniero. L'ho fatto dopo averlo torturato in modo barbaro, alla ricerca di informazioni che non mi ha voluto dare. So che Eivor non mi guarderà più con gli stessi occhi. So di avere danneggiato John in maniera irrimediabile, facendogli pensare che ciò che ho fatto è giusto, ma non c'è niente di giusto nel far soffrire un uomo, neanche se è un tuo nemico. Mi chiedo che fai e se ti vergogneresti di me, se vorresti ancora sposarmi, dopo aver visto ciò che sono stata capace di fare. 

E' un giugno tiepido. Mentre io sto morendo, schiacciata con la schiena contro il bancone di un saloon di Greenfield, tu, a parsec di distanza, punti un fucile contro un ragazzino che è venuto a rubare in casa tua le uniche due galline che ti sono rimaste, e che ti permettono di sfamare te e tua madre. Gli dici di andare via, o altrimenti spari. Lui ti guarda con degli occhi enormi, in cui puoi leggergli l'indecisione tra il morire subito, fucilato, o più tardi, di fame. Lui se ne va correndo con il bottino, e tu scopri di non avere il coraggio di sparare a un innocente.

Ho otto anni e tu dodici, e nonostante ti odi più di qualsiasi altro ragazzino a Madrida, ci casco come una stupida quando mi fai credere che i pesci volanti esistono davvero, e che ne troverò un raro esemplare su quell'albero alto e pieno di vespe. Tuo padre ti prenderà a cinghiate per due giorni, più o meno il tempo che ci impiegherà mia madre a togliermi i pungiglioni dalla pelle.

Nel 2513, una notte, mi sveglio accanto a Scott. Mentre lui dorme io scivolo fuori dal letto e mi rivesto molto lentamente. Nello stesso momento tu stai raccontando di me a una prostituta che adora le storie d'amore, e che ti dice che dovresti partire e andare a cercarmi, e sposarmi, e avere con me tanti figli, e riportarmi a Shadetrack. Per una notte intera ti chiedi se non abbia ragione lei, ma il giorno dopo ti riporta un po' di buonsenso, e ti dici che alcune cose sono perse.

E' la primavera più bella che abbia mai visto su Shadetrack, e tu cerchi nell'erba i tuoi pantaloni per estrarne un anello avvolto in un fazzoletto. Quando ti dico che non rinuncerò alla guerra per te, replichi che va bene, che ti risponderò quando la guerra sarà finita, che avrò un sacco di tempo per pensarci.

Cinque anni dopo è il 2511 e attorno ho soltanto morte. Mentre a te, a Mexican, arrivano le prime voci della fine della guerra, io imploro John Cassidy di aiutarmi a riportare il corpo di mio fratello a casa. Non imploro a voce, lo faccio con gli occhi. Quando mi dice che non gli basterebbe il carburante, io ripesco quell'anello dal fondo di una tasca, e gli dico che potrà usare quello, per il carburante e per il servizio.

Quattro anni più tardi, tu stai provando a sistemare un apparato di filtraggio dell'acqua da solo. Non ci riesci, imprechi ad alta voce perché a breve non saprai più che cosa bere, e nella disperazione pensi che saresti dovuto morire te invece che tuo fratello, che lui avrebbe saputo ripararlo. Intanto, su Bullfinch, io ho appena dato un pugno a John Cassidy e lui ha appena dato un pugno a me. Ma è già passato, e prima di salutarmi poggia quello stesso anello che gli diedi una vita prima sulla branda nella mia cabina, dicendomi che dovrei tornare dove qualcuno mi aspetta.

Non ricordo che anno è. Sono ubriaca e terrorizzata, perché ho perso Eir Sterling nell'esplosione di una nave. Tu intanto hai trovato un fiore (è così raro trovarne a casa, ormai), e pensi di raccoglierlo e andare a trapiantarlo vicino alle tombe della famiglia Rooster. Non mi passi nella mente neanche per un istante.

E' poco tempo fa. Gli stranieri non sono benvenuti a Sweet Waters: vengono solo a depredare il poco, il pochissimo che c'è. Spari contro Sharpe un colpo di avvertimento mentre scende dalla pedana di stiva, mancandole il piede destro per un soffio. Io sto dentro e dico ai numerosi figli di Ritter e Sterling di nascondersi, non so che sei tu. Quando urlo il mio nome da dietro la spessa paratia metallica della wyoming che ci ha portati a casa, dico che vengo in pace, che sono di Shadetrack, e che sono la figlia di Susan Rooster e la nipote di Sam Rooster. 

E' davvero un istante fa. Nell'abbracciarti d'impeto ti sbatto il fucile contro la schiena. Tu mi sollevi e giri su te stesso, senza che io riesca neanche a toccare terra con i piedi. Non ci diciamo niente per un tempo infinito, ma va bene così. Io ripenso a tutte le volte che non ti ho pensato, e mi chiedo se ti sei fatto le stesse domande che mi sono fatta io, mentre me le facevo io. Ti vorrei chiedere: cosa stavi facendo mentre io riparavo lo steccato a nord di Buckskin Trails? Mi hai pensato quella volta in cui ho riabbracciato Red Wright evaso da Fargate, e hai sentito anche il tuo cuore fermarsi quando lo ricatturarono? Io baciavo Sundance su una tempia perché ci aveva appena sbloccato le prove necessarie ad incastrare i criminali che avevamo catturato, e tu intanto chi baciavi? Mentre io mi legavo i polsi e mi lasciavo trascinare sul fondo, sicura che fosse l'unico modo per vincere la guerra (vincere o morire per lei), tu in quali catene eri serrato? Chi aveva le chiavi di ogni lucchetto? E ora che mi rivedi, ti senti finalmente libero come mi ci sento io?

Non fa niente, va bene comunque, va bene così. Ti amo come un fratello, e gli errori sono tutti nel passato. Ti bacio sulla fronte e ti dico che ho così tante cose da raccontarti che tutta la vita non ci basterebbe. Tu mi guardi e ridi. In quel momento mi viene in mente che sai già tutto, e non ho dubbi. Solo tu potresti. 

E' il 2506, e sto partendo per la guerra. Ti abbraccio e ti dico in un orecchio: "ti ho nelle vene, Chris. E non ti ci posso più tirare fuori".


* * *

[dal libro di poesie di Susan Rooster]

[post n. 100]

venerdì 29 novembre 2013

my own kind of reason I fell in love with each and every one of you



Non sto scrivendo questa cosa a tutti quanti, la sto scrivendo ad alcuni. Uno viaggia centinaia di parsec e passa anni nella stessa nave, e può succederti qualsiasi cosa, e se quella è la prima cosa che capisci, la seconda è che chi sta là dentro in qualche modo diventa famiglia tua. In qualche modo. 
Quindi sto scrivendo a John, a Sun, a Ed e Cortes, e a Schmidt e a Bolivar. A Sam Hale, anche, e ad André Vandoosler, perché li raggiunga dove stanno. A Red Wright perché lo aspetti quando uscirà dall'inferno di Fargate.
A questo punto, in un modo o nell'altro, tutti avranno capito che sto partendo per l'ultimo grande viaggio, e che se Dio me la manda buona, questa volta non torno. Tra qualcosa tipo sette mesi e mezzo avrò un figlio, e voglio che nasca dove sono nata io, e che mi veda provare a ricostruire qualcosa dove i nemici non hanno lasciato più nulla. 
Non è una lettera d'addio, è una dichiarazione d'intenti. Vi dirò quello che farò, perché se a un certo punto qualcosa andrà male, dovrete essere in grado di sapere dove venire a cercarmi e come ripigliarmi per i capelli, perché Dio mi sia testimone: non ho intenzione di crepare proprio adesso.  
Andrò a Safeport, per prima cosa, e vedrò di vendere il Devil's Den al migliore prezzo che riesco. Coi soldi che ci ricavo, insieme a quelli che mi sono messa da parte, comprerò il fertilizzante della Blue Sun, quello speciale che non siamo riusciti a rubare, a suo tempo. Lo farò portare a Shadetrack. Andrò a Saint Andrew, perché devo salutare il figlio di Red Wright, e andrò a Tauron, perché sto tornando a Shadetrack per ricostruirla, e non lo posso fare senza Sterling che aggiusta le cose, Ritter che aggiusta le persone, e i loro rumorosissimi figli che aggiustano l'anima. Se li conosco un po', verranno anche loro. Verrà anche Sharpe. Infilerò poi me, Acab e Shamrock (il cane e il cavallo vengono con me anche loro, ay) in un pozzo di Sanderson con cui supererò il confine. Se riuscirò ad arrivare a Hall Point, il grosso del viaggio sarà fatto e arrivare a casa sarà facile. Con il fertilizzante e qualcuno che sa usarlo, dovremmo riuscire a far rinascere almeno un piccolo pezzo di terra.  
Abbiate cura delle cose. Della guerra e di voi stessi, e poi l'uno dell'altro. Anche della Almost Home: so che tutti hanno sempre pensato fosse la mia nave, ma anche col mio nome sopra non è mai appartenuta a me. E' vostra ed è di tutti quelli che decidono di combattere. E' stata quasi-casa per un sacco di tempo, per me. Spero lo sarà sempre anche per voi.  
Mia madre diceva che un uomo può fare quello che vuole, ma se è un uomo giusto, farà quello che deve. Voi l'avete sempre saputo anche se non eravate figli di mia madre, e me l'avete ricordato quando io me lo stavo scordando. Vi sarò sempre grata, per questo.
Jack Rooster

my own kind of story


DESCRIZIONE FISICA




Alta 1,65 metri, pesa 63 chili e ha trentatré anni. Ha un corpo dalle forme abbondanti, curvilineo all'altezza dei fianchi e del seno. E' dotata di buona potenza e discreta agilità, grazie ad una muscolatura tonica e costantemente allenata. Sulle braccia si intravede un accenno leggerissimo di muscoli, mentre le linee delle spalle e del collo sono molto femminili. Ha una carnagione scura, cotta dal sole, la pelle rovinata in qualche punto vista la scarsa cura. Ha un viso tondo, dei denti bianchi e dritti, labbra carnosezigomi bassi, degli occhi grandi colorati di un verde torbido che si mischia a un po' di castano. Fronte non troppo alta, capelli mori, lunghi, folti, leggermente mossi e spesso raccolti in code e trecce. Caviglie e polsi sono forti, i talloni hanno i calli di chi ha camminato tanto, le mani di chi ha imparato a lavorare, a cavalcare, a combattere. Porta le unghie cortissime per comodità.

 

Indossa abiti maschili e comodi, molto poveri in fatto di tessuti e fantasie: pantaloni scuri di tela o fustagno, camicie di cotone o di flanella in base alla stagione, stivali e cinturoni di cuoio e un giaccone marrone che ha ormai da quasi un decennio. Ha un aspetto poco curato, ma sempre solido e deciso.

Una voce dal timbro femminile, profonda e leggermente roca.

Ha anche un tatuaggio sull'intero avambraccio destro. Una scritta che dice: "Serenity Valley 2511"



Cicatrici
  • Una cicatrice alla coscia destra, dove la pelle si piega e si raggruma (bg)
  • Una cicatrice sulla tempia destra, coperta dai capelli, di un taglio (bg)
  • Cicatrici di due proiettili perforanti alla spalla sinistra.
  • Quattro cicatrici al fianco sinistro: una vecchia, di proiettile perforante, una di proiettile standard, anch'essa vecchia, e due più recenti, di proiettili perforanti. 
  • Una cicatrice di una ferita grave al petto, altezza polmone destro, di una pistola grande calibro (una Red Hawk).
  • Un'ulteriore cicatrice da arma da fuoco alla spalla sinistra, più recente, abilmente ricucita e per questo non eccessivamente visibile.
  • Due cicatrici di proiettile perforanti: la prima in corrispondenza della spalla destra, la seconda sul braccio destro, poco sopra il gomito.


DESCRIZIONE CARATTERIALE

Lord have mercy on my rough and rowdy ways


Il Capitano Cassidy direbbe di lei che ha il diavolo nel petto, ma Jack Rooster non è sempre stata così. Dovesse parlare di se stessa in totale onestà, neanche lei sarebbe capace di definire con esattezza cos'è che la motivi in modo così solido, o anche solo perché combatte ed esattamente in cosa crede davvero.
Jack Rooster è severa. E' uno dei primi elementi che emerge in una personalità piuttosto granitica, stoica. E' severa con se stessa, caricandosi di tutte le responsabilità che competono il suo ruolo (e qualcuna di più), ed è severa con il prossimo, a cui non è capace di scontare alcun peccato di condotta o di sentimenti. La tendenza ad accettare poche vie di mezzo si manifesta in una testardaggine notevole, difficile da scalfire, simile a quella di un toro che procede a testa bassa contro il drappo rosso. E' molto orgogliosa, e venire a patti con se stessa è una delle operazioni più psicologicamente faticose che le capita di compiere. 
E' stata cresciuta con moralità conservatrice (ma tutto sommato neanche troppo) e un alto senso di giustizia, ma la guerra l'ha portata, e la porta ogni giorno, a dover fare i conti con una rabbia soverchiante e un desiderio di rivalsa in nome del quale è disposta, suo malgrado, a compiere azioni efferate contro nemici dichiarati e presunti. Le trincee le hanno lasciato in eredità una grande pazienza, mentre ha sempre avuto in sé la spinta al sacrificio. Prova sempre a mantenere la parola data con tutti i mezzi possibili, e quando non ci riesce dorme con i sensi di colpa.
Uno dei suoi tratti più marcatamente positivi e il forte senso di appartenenza ai destini del Rim e della sua gente, e soprattutto l'onesto affetto e l'assoluta fiducia che nutre per i membri del suo equipaggio più stretti, e le uniche sorti capaci veramente di destabilizzarla sono le loro. Proprio in virtù di ciò, guarda condiffidenza e marcata ostilità a qualsiasi cosa che sia "altra" dal suo gruppo e la gente che la pensa come lei. Jack Rooster odia così tante categorie di persone che ci si potrebbe chiedere se non stia cercando di proiettare altrove sentimenti che altrimenti la mangerebbero da dentro. 
E' protestante battista, conosce le scritture e ha una fede traballante. Le piace andare in chiesa, comunque, e ogni volta che ci riesce trascina qualcuno dell'equipaggio con sé. 
Nel complesso, è una persona profondamente combattuta. Sui motivi perché faccia la guerra ognuno si è fatto la sua opinione: per vendetta, per giustizia, persenso del dovere, per speranza illogica, per amore, per odio, perché non può farne a meno o perché non potrebbe più fare nient'altro. I pareri sono vari, ma il punto fermo è uno, e l'unico che conta: non si fermerà finché non sarà finita.



CAPACITA'



Sa cavalcare bene ed è brava con le armi da fuoco. Sa accendere il fuoco con due rami secchi, sa far coraggio alla gente e sa tenere il polso della situazione, nonché le redini del comando. Le piacciono gli animali, pure quelli che mangia, e sa quasi tutto su cani e cavalli, nonché molto sugli altri animali tipicamente da fattoria (polli e galline compresi). Sa soffiare dentro un'armonica e conosce a memoria decine e decine di ballate e racconti. Non sa mangiare da sola: trova fondamentale che la famiglia, l'equipaggio o il gruppo in cui si trova si riunisca per almeno un pasto al giorno.
Parla inglese, impreca in mandarino (capendolo molto bene, parlandolo mediocramente e scrivendolo in maniera pessima) e ha un forte accento della sua terra che sembra logoro, con le vocali che si incupiscono e le gutturali trascinate.
Ha un polso veloce, il grilletto facile, una pelle incredibilmente dura e unocchio particolare per i punti deboli delle persone.
Forse nessuno lo direbbe, ma le piace molto leggere e lo fa ogni volta che può. Non ha mai sviluppato un senso critico accademico, ma sua madre - un'insegnante - le ha insegnato come gli uomini possono essere liberi attraverso l'immaginazione. Il suo romanzo preferito è "La Balena", ma ne ha letti parecchi in vita sua, e continua a farlo quelle rare volte che ha tempo.


Una manciata di oggetti che custodisce con cura:
  • una targhetta militare sempre al collo.
  • un anello di fidanzamento.
  • un proiettile della stessa pistola che le ha bucato un polmone.
  • una vecchia copia del libro "La Balena".
  • un angelo di legno grande non più di una mano.


La sua cabina sulla Almost Home - click


STORIA



Nasce nell'ottantadue a Sweet Waters, seconda figlia di Susan Rooster e seconda nipote di Sam Rooster, che nulla può fare per evitare che venga chiamata Jack.
Madrida è al di là della Viuda Valley. I suoi giovani vanno a farsi il bagno al Toledo e lavorano negli sterminati campi di grano a sud. Quando Susan non fa loro la scuola, scendono lungo i pendii morbidi della valle e si nascondono nell'erba alta, sfidandosi a chi riesce ad avvicinarsi di più ai cavalli selvaggi senza farli correre via. A quattordici anni, iniziano a prenderli al lazo sprezzanti della durezza degli zoccoli che provano a calpestarli.
Jack cresce con suo fratello, che è di sei anni più grande. Fa tutto quello che fa lui, percependo l'essere donna come un limite fastidioso che le impedisce di realizzare le sue più sincere aspirazioni. A undici anni si taglia i capelli e inizia a vestire con gli abiti vecchi di Cain. A sedici convince suo zio a impiegarla nell'attività di famiglia: lo spostamento di mandrie. Diventa presto brava e, due anni dopo, quando lo zio si ritira alla ricerca di attività meno faticose, convince il fratello e un drappello di amici fidati a trasferirsi oltre il Toledo, nella grande Mexican, da cui iniziano ad aggiudicarsi le commissioni dei ranch più grandi e più importanti di Sweet Waters. Jack è ambiziosa, lavora sodo, si ingegna. Il merito del successo finisce però sempre addosso a Cain, che dal canto suo non fa niente per attirarselo: sembra semplicemente normale che il più vecchio e il più uomo della compagnia ne sia anche il leader. 
In un modo o in un altro, comunque, i Rooster e i Barclay, con tutto il seguito che si costruiscono nel frattempo, iniziano a farsi un buon nome. Sembrerebbero lanciati verso il successo, verso Est, se non accadesse l'irrimediabile: Cain si innamora, si sposa, trova un lavoro più semplice che gli permetta di prendersi cura della futura prole e si ritrasferisce a Madrida. Jack prova a tenere le redini della situazione, ma la compagnia si sfalda poco dopo: nessuno è disposto a prendere gli ordini da una donna.
Torna a Madrida anche lei, e le sembra che la sua avventura debba finire lì: prospetta un matrimonio, qualche figlio, una casa, un impiego noioso o una vita da casalinga. E' in questo contesto che, in cuor proprio, ringrazia Dio di aver mandato la guerra.
Si arruola subito, prima che qualcuno possa dissuaderla dal farlo. Cain, terrorizzato dall'idea di non vederla tornare, si arruola anche lui lasciandosi dietro una moglie e un figlio piccolo. Susan bacia sulla fronte entrambi i suoi figli, chiedendo loro di promettere di prendersi cura l'uno dell'altro. Loro promettono.
La guerra è un inferno. Nonostante ciò, lo spirito e la forza d'animo dei due fratelli Rooster diventano proverbiali. Insieme combattono nel deserto gelido di Spartaca, su Boros, su Hera. Jack vede miniere e fabbriche, pagode e grandi palazzi che non aveva mai immaginato prima di quel momento. Gli occhi le si riempiono, e così il petto e l'orgoglio per ciò che sta difendendo.
Suo fratello muore a Serenity Valley. Il giorno che si sveglia con il suo corpo addosso divorato dalle mosche, è una persona profondamente cambiata. Il suo mondo si rovescia in ventiquattro ore, e dover cercare un trasporto per la salma di Cain Rooster è solo la prima tessera di un domino che le si spiega davanti in caduta consequenziale: a Shadetrack trova un pianeta distrutto e due croci di legno piantate saldamente sulle tombe dei suoi unici familiari rimasti. Moglie e figlio di suo fratello sono fuggiti, persi in un 'Verse immenso; i suoi amici sono morti o svuotati, e lei non è da meno. Sweet Waters le spezza il cuore, e lei decide che non esiste più alcun motivo per rimanere.
Si imbarca sulla Lucky Bastard, un vecchio firefly capitanato da John Cassidy. Cassidy le dà una mezza famiglia in un momento in cui non è ancora pronta a sostituire la sua. Dopo due anni di contrabbando e trasporti al limite del legale nel rim, il suo pessimo carattere e la tendenza a sfogare la rabbia in maniera violenta le guadagnano un addio collerico e frettoloso. Cacciata dalla Lucky Bastard, le giunge voce di un certo Buck Blackbourne gestore di un ranch su Greenfield, Buffalo County. Buck le ricorda un po' chi è, e lo fa giusto in tempo: poche settimane dopo l'Esercito Indipendentista la rintraccia, la riscuote, le assegna un raptor e la incarica di costituire una cellula militare al servizio della Resistenza.
Non lo ammetterà mai, ma non ha bisogno di rifletterci neanche un momento: accetta l'incarico e si rimette in moto.
In guerra.  

my own kind of farewell, part V: Volkov



22:18 Jack [almost home, plancia]   « ha fatto chiamare Ivan in plancia, che è dove si trova lei al momento, sola. Seduta al posto del primo pilota, in posizione comoda e con i muscoli rilassati, guarda sovrappensiero la console di pilotaggio. Indossa un paio di scarponi infangati, pantaloni di tela e una camicia a scacchi verde scuro e rossi con le maniche rimboccate, larga, lasciata ricadere sui fianchi (normalmente se la sarebbe infilata ordinatamente nei pantaloni). Capelli raccolti, le solite pistole che le premono contro il costato. Con il pollice accarezza sovrappensiero una croce d'oro che ha al collo. »

22:21 Ivan [almost home, plancia]  « Dopo la fine del turno, ha avuto modo di cambiarsi gli abiti fradici d'acqua e sporchi di fango e di rimettere addosso un paio di calzoni color terra ma puliti ad asciutti. La maglia a maniche corte è nera, che mette in evidenza un fisico sempre prestante ma poco più magro a causa delle razioni di cibo diminuite: nulla che salti davvero agli occhi. Il cinturone alla vita tiene infoderate la python ed il coltello, nonchè il pad; infine un paio di anfibi neri liberati dalle due dita abbondanti di terra accumulatasi sotto le suole. I capelli sono ogni sera rasati a livello, corti, così come la barba è praticamente tagliata a pelle a differenza dei baffi che invece spiccano (e sempre molto corti) sopra le labbra. Una volta raggiunta la plancia, batte il pugno destro sulla porta e accompagnandolo con un » Mi cercavi, Ammiraglio? « tono di voce profondo e scuro della voce, in un rimmer non troppo differente da quello di Bullfinch [Linguistica]. »

22:27 Jack [almost home, plancia]   « la voce scura di Ivan la riscuote dai suoi pensieri. Stacca il busto dallo schienale e infila di nuovo sotto i vestiti la croce d'oro, andando poi ad alzarsi in piedi, il peso del corpo immediatamente spostato sulla gamba sinistra. » Volkov. « lo chiama, la voce calma ha perso quel timbro roco che le donava il fumo. Si volta del tutto, sfilandosi dalla console di pilotaggio. » ay, dobbiamo parlare. « conferma. Mantiene un tono serio ma placido, seppur mai offuscato. Ora in piedi, a diversi metri da Ivan, si prende un secondo per scrutarlo con maggiore attenzione. » del passaggio di comando della terza aviotrasportata.

22:31 Ivan [almost home, plancia]   « Riporta il braccio destro lungo il fianco mentre avanza di pochi altri passi per entrare nella plancia che osserva distrattamente e senza troppa attenzione. Sono soli. Braccia sollevate di poche dita e così da essere poggiate sul cinturone a riposo. » A disposizione. « Ribatte sulle prime abbassando lo sguardo su Jack. Nonostante sia in una posizione di riposo la postura marziale di schiena dritta e spalle in linea è una prerogativa immancabile del korolevian. Si avvicina di qualche altro passo per ridurre le distanze. » Un cambio di vertice? « Solleva un sopracciglio evidentemente sorpreso. » Dove ti spediscono, Rooster? Saint Andrew?

22:37 Jack [almost home, plancia]   « lei rimane ferma, in piedi. C'è qualcosa di militare anche nella sua postura - nelle spalle e nella schiena dritta, e nel modo in cui tiene il mento leggermente alto -, ma è qualcosa di molto più blando rispetto al rigore di Ivan. Guarda l'uomo in volto, fa scorrere le mani al proprio cinturone e vi aggancia i pollici. »Columba. Ma non mi spediscono. Sono io che sto andando. « spiega con calma, asciugando il tono di voce di qualsiasi incertezza. » tra pochi mesi non sarò più... « assottiglia lo sguardo, cerca il giusto termine » in grado « inspira dalle narici » di combattere. « scrolla un'unica volta le spalle, in un movimento un po' brusco » ho parlato con il comando, ho suggerito quelli che mi sembravano più adatti a prendere il mio posto. E loro hanno messo la parola finale su di te.

22:41 Ivan [almost home, plancia]   « Lo sguardo severo resta su Jack; le braccia lasciano i fianchi e si portano davanti al petto, incrociandosi tra loro; le dita ruvide e graffiate della destra picchiettano sul bicipite sinistro due o tre volte di seguito. Non fiata, ascoltando in rigoroso silenzio tutte le parole della donna. La squadra dalla testa ai piedi per qualche secondo; poi si sofferma sul ventre di lei. Annuisce appena; inspira a fondo. » Shadetrack? « Azzarda abbassando la voce in quella particolare domanda. ma non si dilunga eccessivamente in spiegazioni, nè la sua espressione empaticamente poco espressiva fa una piega sul concludersi del discorso. » Mi stai dicendo che l'Alto COmando mi sta promuovendo al grado di Ammiraglio? « Il picchiettare delle dita ha un totale arresto. »

22:46 Jack [almost home, plancia]   « il rigonfiamento del ventre, sotto la camicia lenta, è impercettibile - ma Ivan non dovrebbe aver problemi a fare le sue deduzioni. Tanto più che china appena il capo in un cenno di conferma quando lui pronuncia il nome del suo pianeta natale. E' un sì non pronunciato, che le resta incastrato all'angolo delle labbra, piegate per un istante in quello che potrebbe apparire come un accenno di sorriso terribilmente fugace. Inspira a fondo, di nuovo. » ti sto dicendo che io ti sto promuovendo capitano. « spiega, e il peso del corpo oscilla verso la gamba sinistra in maniera quasi invisibile. » e che, in mia assenza, sarai su questa nave e sulla Renshaw il più alto in grado. « assottiglia appena lo sguardo. » ti sto passando il comando, Volkov. Se lo vorrai.


22:53 Ivan [almost home, plancia]   « E' sempre la mano ed il braccio destro a muoversi: la mano raggiunge il mento mentre indice e pollice si distendono sui due bordi delle labbra massaggiando i due terminali della pelle dove i baffi scompaiono. » Capitano. « Il movimento della mano sul mento dura qualche secondo. Un respiro profondo. » Se questa è la vostra decisione finale, accetto. « Annuendo e riportando ambedue le braccia sui fianchi. » Accetto di buon grado. « Precisa senza il minimo tentennamento o indecisione. »

22:59 Jack [almost home, plancia]   « aspetta le parole di Ivan, e quando è sicura di sentire fermezza nel suo tono annuisce e tira indietro le spalle. » bene. « qualche secondo di silenzio, ma rimane fondamentalmente ferma al suo posto. » ho già fatto preparare un documento che contenga tutte le informazioni riservate che avrai bisogno di conoscere, con il tuo nuovo grado. Ti sarà richiesto di avere l'abilità di coltivare rapporti con alleati importanti, alcuni dei quali hanno sempre trattato esclusivamente con me. « con le mani ancora appese al cinturone, fa qualche passo di lato, iniziando a percorrere una mezza circonferenza che ha come centro la posizione di Ivan. » io metterò il mio nome per garantire il tuo, Volkov: non rovinarmelo.

23:04 Ivan [almost home, plancia]   « E dai fianchi, sposta le braccia dietro la schiena, afferrando il polso sinistro colla mano destra. In quei pochi secondi di silenzio iniziale ripassa a mente i vari gradi raggiunti da quando porta il browncoat; prima comandante ed ora, con la nuova guerra, capitano. Deglutisce. » Right. « Il capo, sollevatosi di pochi gradi, torna a puntarsi con lo sguardo su quello di Jack. » Jack Rooster: non avresti potuto affidare il comando dei tuoi uomini nelle mani di soldato migliore. « Ribatte con ben poca umiltà. » Ho la certezza che non rovinerò il nome dell'Ammiraglio Rooster; al più, migliorarlo. « Non si muove col busto se non di poco, ruotandolo e seguendo con lo sguardo la donna. » Nove mesi passano in fretta, Jack. « Aggiunge infine; affermazione atta evidentemente a raccogliere una qualche replica. »

23:09 Jack [almost home, plancia]   « cammina lentamente, guardando per terra, senza avere una meta precisa. L'enunciazione poco modesta di Ivan la porta a fermarsi, ruotare il capo per tornare a guardarlo in volto. Nove mesi passano in fretta. Azzarda un quarto di sorriso che sembra stanco, tutto arrampicato a un lato dalla bocca, ma che allo stesso tempo sembra comunicare una calma e una pace difficile da trovare addosso a qualcuno in tempo di guerra. » è così. Ma non tornerò a Polaris, a combattere. A casa mia c'è bisogno di qualcuno che abbia i mezzi per ricostruire... e poco meno di dieci anni di guerra mi hanno dato tutti i mezzi di cui ho bisogno. « lo spiega con una sicurezza granitica, inscalfibile e, similmente ad Ivan, anche lei va a giungere le mani dietro la schiena. » parliamo dell'equipaggio.


23:14 Ivan [almost home, plancia]   « Ascolta. Resta in silenzio. Attende che nuovamente cali il silenzio in quella piccola plancia mercantile riabilitata a nave leggera da guerra. » Clean. « Chiaro, "pulito". Limpido. le braccia restano dietro la schiena,ma il bustoe e le gambe ruotano per avere Jack sempre di fronte a sè. » L'equipaggio. « Estrae dalla tasca un pacchetto di sigarette dal quale ne prende una ma che sistema semplicemente tra le labbra, senza nessuna intenzione di accendersela. Infatti una volta che le mani tornano di nuovo libere, la black mamba sintetica ed economica la sposta dietro l'orecchio sinistro. »

23:21 Jack [almost home, plancia]   l'equipaggio. « ripete, seguendo con gli occhi il percorso della Black Mamba dal pacchetto alle labbra di Ivan, fino ad arrivare dietro il suo orecchio. » è gente fedele. Ognuno di loro. Ma devi sapere cosa puoi chiedere ad ognuno di loro. « si passa la lingua sul labbro inferiore, appena sovrappensiero, spostando poi gli occhi sullo sguardo bruno dell'uomo. » Schmidt ha pochi scrupoli: quando vedi il tuo pianeta crollare com'è crollato Hera... non perdi più tempo a pensare cosa fa la differenza tra giusto e sbagliato, ma solo ciò che cambia dalla vittoria alla sconfitta. « scioglie le mani da dietro il busto, solleva la destra e fa a massaggiarsi la parte inferiore del volto, riflessiva. » Celsire è un meccanico e un informatico di primo livello. Ha pietà di tutti, si fida di tutti. E' una cosa che prima d'ora l'ha messa in pericolo.


23:27 Ivan [almost home, plancia]   « La sigaretta viene sistemata in maniera tale che si regga da sola dietro l'orecchio così che possa rimettere le mani dietro la schiena. » Mi confermi l'impressione che ho avuto anche io di Schimdt: un ottimo soldato. « Riassume in quel modo la spiegazione di Jack. » Celsire. « Annuisce appena. » E' troppo buona. « Una breve pausa. » Ed in che modo si è trovata nei guai col suo modo di essere? « Si schiarisce la voce. Le lascia rispondere prima di continuare. » Shepherd è giovane: ed ha quindi tutte le qualità per migliorare. Con gli altri ho avuto poche occasioni per approfondire. « lasciando di nuovo la parola a Jack. »

23:34 Jack [almost home, plancia]   « parla con calma, e anche nei silenzi si prende il suo tempo. Cerca le parole giuste per dare ad Ivan un quadro completo di ogni membro dell'equipaggio più stretto. Anche l'accento di Shadetrack, pieno di troncamenti e vocali chiuse, è in quel momento mitigato in favore di una maggiore chiarezza, comprensibilità. » è ricercata fuori dalla confederazione. Lo era anche prima della... confederazione. A Safeport i cacciatori di taglie non mancano. « il nome di John appare, e qualcosa balugina nel suo sguardo. Riporta gli occhi su Ivan, in un lampo di percettibile severità. »John. « inspira. » è un ottimo cecchino. Ed è un ragazzo che deve imparare ad essere un brav'uomo prima di un buon soldato. Permettiglielo. « una breve pausa, per poi continuare. » Cortes ti dirà sempre tutto ciò che ha in testa. Ha la pelle dura, ed è un'ottima combattente. Il ragazzo... Philip Windson. "Windson" su Boros è il nome che danno ai bastardi, non gli piace sentirlo.« incredibile a dirsi, ma è un elemento che ha registrato di Philip (ci sarebbe da chiedersi perché abbia continuato a chiamarlo Windson nonostante tutto). Fa un altro paio di passi, tornano verso la plancia. » Edwards è uno dei migliori piloti che vedrai nell'esercito. E' nata e cresciuta a Bullfinch, i suoi genitori vivono qui. Farebbe qualsiasi cosa per liberare casa sua.


23:41 Ivan [almost home, plancia]   « Allenta la presa dal polso, distende le braccia pungo i fianchi ed afferra la parte alta della fibbia del cinturone consumato e sfilacciato dai giorni di trincea. » E immagino che ai cacciatori di tagli alleati non interessi che ci sia una confederazione. « Inspira. » Finiranno sotto la Tower. « Aggiunge senza particolare enfasi. Una conclusione doverosa. » Per quel che riguarda Shepherd a me personalmente non interessa cosa vorrà fare da grande. E' un ragazzo abbastanza grande per decidere da solo. Il browncoat è solamente un'opportunità che ha, come l'hai avuta tu e come l'ho avuta io. E tirando le somme, Rooster, non è la guerra che determina un uomo o « Guarda di nuovo Jack dalla testa ai piedi. » una donna. « Si schiarisce la voce. Tace e sente diMoloko, Philip ed Eivor. Annuisce ancora. » E per quanto riguarda le due nuove reclute?

23:48 Jack [almost home, plancia]   « scuote leggermente il capo, non sembra convinta dalle parole di Ivan. » non conosce altro, Volkov. Farà tutto ciò che gli ordini. E' tuo compito fargli fare la cosa giusta. « solleva le braccia, finendo col poggiarsi le mani sui fianchi in una posizione risoluta. » non conosco nessuno dei due. Dovrai inquadrarli. C'è anche... « assottiglia lo sguardo. » Renee Bolivar. E' stato assegnato a un altro quadrante, ma credo tornerà in questa Array. E'... « serra le labbra, il peso di nuovo oscilla sulla gamba sinistra. Deglutisce. Quando riapre bocca, lo fa mantenendo un tono asciutto. » è un uomo giusto. E' anche impulsivo, e non ragiona prima di agire. E il padre di mio figlio. « non dice altro a riguardo, ma nel modo in cui punta gli occhi in quelli di Ivan si legge chiaramente una raccomandazione, la richiesta di un impegno. » sono persone che-- mh. « scuote appena il capo. » non provare a cambiarli. Funzionano tutti, esattamente così. E ti seguiranno all'inferno. Ma tu... « indugia, e il tono diventa appena più caldo, più confidenziale. » non farceli arrivare. Please.

23:57 Ivan [almost home, plancia]   « Le parole di Jack trovano davanti un muro di freddezza e di statica mancanza di empatia. Un soldato inquadrato e rigido: probabilmente l'archetipo del korolevita dell'immaginario di molti uomini e donne. » Voglio che sia chiara una cosa, Rooster. Tu stai nominando un Capitano, non un padre di famiglia. Io ho l'obbligo ed il dovere di vincere. « Una breve pausa, senza mai lasciare lo sguardo da quello di Jack. » Con il minor numero di vittime possibili. Nel "vincere" è contemplato anche il non perdere gli uomini. Perciò quando mi chiedi di non farli morire, io ti rispondo che farò tutto quello che mi è possibile per evitare che qualuno di loro prenda più proiettili di quelli che possano tollerare. Anche a costo della mia stessa vita. « Altra breve pausa. » Ma se mi chiedi di badare ad ognuno di loro, ti rispondo che non è un mio obbligo. Nè mi interessa. Sono tutti uomini con almeno quattro anni più dell'età minima per imbracciare un fucile secondo le usanze della maggior parte dei pianeti del 'Verse. « la sigaretta viene ripresa con la sinistra. » Io sono stato addestrato ad essere un soldato. Ho fatto il soldato per ventisei anni. Non ho mai minimamente pensato di mettere sù famiglia nè ho intenzione di iniziare ora. « E sempre con la mano sinistra si gratta la fronte. » Questo è ciò che cambierà durante la tua assenza, Rooster. « Schietto e coinciso. »

00:10 Jack [almost home, plancia]   « lo sguardo si compatta in una severità diretta. Non sembra sorpresa delle parole di Ivan, ma in qualche modo ciò che dice sembra impettirla in maniera appena percettibile, e gettarle acciaio lungo la spina dorsale. Non lo interrompe, intervenendo soltanto alla fine delle sue parole. » è tuo obbligo non mandarli a morire, Volkov. Guardami e dimmi che non hai dubbi sull'esito di questa guerra. « rimane ferma, il corpo adesso interamente voltato verso Ivan. » se non la vinceremo, non sarai più il capitano Volkov del terzo schieramento aviotrasportato. Vivrai spalla a spalla con un manipolo di persone che dovranno pensare che vale la pena seguirti. Per te non sarà facile. « non c'è astio nel tono, ma un'onestà diretta e un po' grezza, tipica di tanti soldati arruolatisi nei mondi agricoli del rim. » perché sei un comandante negro in un esercito di bianchi. « la calma con cui pronuncia quelle parole fa ben intuire come non le passi neanche per la testa che "negro"potrebbe essere considerato un termine offensivo. » proprio come io ero una donna in un esercito di uomini. « fa uno, due passi avanti, portandosi a poco più di un metro di distanza da Ivan. Gli tende la mano destra, alla ricerca di una stretta. » come li terrai insieme sotto i tuoi ordini... lo potrai decidere solo tu.


00:18 Ivan [almost home, plancia]  E' da Serenity Valley che non do più per scontato l'esito di una guerra. ma tant'è...« Indicando la propria persona. » sono ancora qui. « Distende la mano destra, trovando la stretta di Jack che ricambia con ferrea convinzione; la stessa che si può vedere sul suo viso e in quell'accenno di sorriso. » Essere negro è un fattore di mimetismo da non sottovalutare, Jack Rooster. « Un accenno di ironia ed un sorriso altrettanto accennato. » Troverò un modo. Puoi starne certa. « La stretta che non vien meno; non prima di aver concluso. » E' stato un onore combattere con te, Ammiraglio. Nell'altra ed in questa. « E solo infine, dopo quella frase sincera e sentita, lascerebbe la presa. »

00:24 Jack [almost home, plancia]   « la sua presa è ugualmente salda, solida. Ruvida in un modo che va aldilà della pelle seccata e spaccata dal freddo e le nocche sbucciate. Quell'accenno d'ironia le disegna all'angolo degli occhi un sorriso altrettanto ironico, che non raggiunge però le labbra. » l'onore è stato mio. « inspira a fondo dalle narici, riempiendosi del coraggio che le ci vuole per staccarsi dalla mano di Ivan: è esattamente quello il punto in cui non può più cambiare idea, tornare indietro sui propri passi. Nel momento esatto in cui lascia la mano di Ivan, tutta la tensione le percorre la schiena fino a scaricarsi a terra. Non dice nient'altro, forse suppone che qualsiasi altra parola sarebbe superflua. Fa qualche passo di lato. Si volta, dirige verso il portellone di plancia. Solo lì, sull'uscio, tentenna qualche istante, sfiorando con le dita la paratia metallica della Almost Home in maniera quasi affettuosa. »


00:29 Ivan [almost home, plancia]  « Alle parole della donna, alla presa che viene meno, indietreggia di un passo lasciando lo sguardo su Jack per qualche altro secondo. Un semplice cenno del capo, prima di darle le spalle e allontanarsi dall'ingresso della plancia non per uscirne ma per avvicinarsi alla paratia della plancia stessa che permette di guardare fuori uno scenario appannato dalla pioggia e reso sterile da carestia e da guerra. la sigaretta viene accompagnata alle labbra per accendersela (ora che ha portato adeguata distanza da Jack); fumarla in silenzio mentre nel mentre prendere dei minuti, da solo, per riordinare le idee come tessere di un puzzle. »/end

00:32 Jack [almost home, plancia]   « dà ormai le spalle ad Ivan. A cavallo del portellone, per un istante sembra avere difficoltà a lasciar andare la fredda paratia. Chiude gli occhi per un istante, mormora qualcosa a fior di labbra di pressoché indubile. Solo dopo quelle parole riapre gli occhi, preme la mano sul metallo per spingersi oltre la plancia. Metallo che abbandona un attimo dopo, con il passo saldo e impetuoso di chi vuole scongiurare qualsiasi possibilità di ripensamento. » (end)