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venerdì 21 novembre 2014

(my own kind of song for Red Wright)


Sweet Waters, Shadetrack
Quella che fu Madrida, a ovest del Toledo River.

La posta a Shadetrack arriva una volta ogni due mesi, quando arriva. Hanno fatto una colletta per i materiali con cui Sterling ha rimesso insieme un vecchio light cruiser buono a reggere fino allo skyplex più vicino, dove raccoglie tutte le lettere e i pacchi diretti a Sweet Waters. Sono parecchi: di satelliti dedicati non ne hanno ed è difficile che il segnale cortex arrivi a più di un decimo di pianeta. Sharpe ha finito il suo turno di notte e ha dato il cambio a Chris Barclay. Si sono scambiati il fucile (ne hanno pochi, ma ben tenuti) e il 'tracker le ha detto che sono arrivate brutte notizie, non sa che notizie esattamente. Che tutti dormono. Che Bolivar e i loro figli dormono, che Ritter e Sterling dormono, che André e John e Sam e Maryanne e Sean Rooster, figlio di Cain Rooster, che ormai è quasi un uomo, e Cecilia Ritter che non è più una bambina, e tutto quell'esercito di spiantati e disperati alla ricerca di un posto dove stare e che continuano a chiamare Jack ammiraglio

Ammiraglio.

Sharpe la trova nella sala bassa della casa principale, seduta di fronte al camino acceso, con il suo cane tra le braccia, avvolto dalla coperta più calda che ha tolto al suo letto. Acab respira con la fatica della vecchiaia, il pelo una volta bianco ha ormai perso di lucentezza, e anche dal suo unico occhio non riesce a distinguere più nulla. Una vita di servizio e fedeltà l'ha reso esausto, ma anche Jack Rooster si conta addosso le sue rughe. Se vivi su un pianeta distrutto, non vivi a lungo. Sharpe le si va a sedere accanto.

"Ti ricordi quando l'abbiamo trovato?" E' la prima cosa che Jack le chiede, ma sa la risposta. "In una nave alla deriva, nel vuoto. Ultimo sopravvissuto. Tutti quelli che stanno qui sono come questo cane: gli unici sopravvissuti di qualche strage. E' per questo che abbiamo perso la guerra di Polaris: quando loro dicono l'ultimo sopravvissuto, parlando di quello che è ancora vivo, quando lo diciamo noi, parliamo di quelli che sono morti. La sconfitta ce la portavamo dietro dalla prima fucilata."

Sharpe osserva il cane. E' un mezzo lupo con i denti ancora buoni, nonostante il tempo. Non si è mai lasciato toccare facilmente, e lei tende la mano per fargli finalmente una carezza. Poi la ritira: chi muore ha diritto a morire come è vissuto. Anche le bestie.

"Questi qui sono ancora vivi, ammiraglio, e magari sarebbero tra i morti se non fosse per te. Tutti vivi che vogliono restare vivi. I tuoi figli avranno figli loro, un giorno - Susan Patricia e Samuel."
"Pete ha gli occhi di suo padre, e la testa. Quando vede una cosa storta le si pianta dentro e non ha pace finché non la raddrizza. Mi preoccupo per lei. Mi preoccupo per Bolivar, anche."
"Tu ti preoccupi per tutti."
"Ci conosciamo da quanti anni?"
"Da prima che facessi salire a bordo questo cane."
"Hai passato una vita al timone di una nave e mi hai seguito qua dove puoi pilotare a stento i cavalli."
"Sono invecchiata, ammiraglio. Uno non può essere un soldato per tutta la vita."

Jack Rooster, anni prima, era convinta che lo sarebbe stata. Accarezza Acab dietro le orecchie e ricorda di quando passò settimane accucciato ai suoi piedi mentre lei combatteva per restare viva, continuare a respirare. La sua pelle è sempre stata dura come il nodo delle conchiglie che trovi in riva al mare. Ma Jack l'ha visto raramente, il mare.

"Red Wright è morto a Fargate."

Lungo la schiena di Sharpe si arrampica la desolazione. Il migliore pilota della Resistenza è morto nell'inferno di Fargate. Jack percorre con le dita il muso del suo cane, e non ha il coraggio di dire che avrebbe potuto scommettere ogni cosa che Red Wright, almeno Red Wright, sarebbe stato la persona che sarebbe uscita fuori da Fargate viva. L'ultimo sopravvissuto. Aveva chiesto a Chris se sarebbe riuscito a costruire un altro pezzo di casa grande abbastanza da accogliere una famiglia di tre. 

"Non ho voluto svegliare nessuno. Dovrò dirlo a Sterling, e a Bolivar. A John... a Chuck. Quando lo dirò ai miei figli non sapranno neanche collegare una faccia al suo nome. Abbiamo passato cent'anni sulla Almost Home, ma ora io sono a casa, a Red Wright che è stato catturato sotto il mio comando-- non ci è mai tornato."
"La guerra uccide le persone, ammiraglio. L'ha sempre fatto. Red Wright lo sapeva, ed era pronto a morire per la causa."
"Non è morto in battaglia. Almeno questo glielo dovevo: farlo morire combattendo."
"Non sai com'è morto. Di battaglie ne combattiamo ogni giorno."

Jack smette di respirare insieme ad Acab, rimane sospesa nel vuoto per un istante lunghissimo. Quando il mezzo lupo muove il petto in un respiro profondo, lei fa lo stesso, con un sollievo temporaneo. Lo copre meglio quando lo sente gemere di dolore.

"E' tempo, ammiraglio. Dovresti abbatterlo."

Forse dovrebbe. E' la cosa umana da fare: suo zio aveva fatto così con tutti i suoi cavalli vecchi o con le zampe rotte, dopo averli salutati. Se si sfogliava indietro poteva ancora trovare il suono del suo fucile, l'odore della clemenza che era uguale a quello dello xentio. Jack si china col busto su Acab. Gli poggia le labbra sul fianco, ad occhi chiusi, percependone il respiro. Pensa a Red Wright e a come non sia mai andata a trovarlo, perché il viaggio era troppo lungo. A come non gli abbia scritto, perché temeva che loro sarebbero riusciti a rintracciarla, ad arrivare al suo angolo di pace così remoto - o forse perché non aveva abbastanza cose da dirgli, perché si vergognava a parlargli di come Pete avesse gli occhi blu di Bolivar e Samuel l'aspetto e l'odore di suo fratello. Di come crescessero forti e determinati, con due genitori accanto, mentre suo figlio cresceva senza un padre a Saint Andrew, e tutto per colpa sua. Pensa a tutte quelle cose rimaste incastrate nelle reti della loro educazione spartana, rimmer, mondi e vite in cui nessuno li aveva abituati ai sentimenti. Ad avere pazienza per gli addii.

"Possiamo farlo adesso, prima che i ragazzini si sveglino."

Jack solleva il busto, scuote il capo con energia, ostinazione. 

"No", con lo stesso tono con cui dava gli ordini quando era davvero un ammiraglio.
"Non ancora."

* * *


Due giorni dopo, fanno un grande funerale in cui indossano il browncoat. I giovani piangono Acab e i vecchi piangono Red Wright, ma ci sono alcuni giovani che piangono Red Wright e alcuni vecchi che piangono Acab, ma ciò che è certo è che in ogni cuore piantano una croce in più. Ne piantano due anche dietro la casa: Jack Rooster dà al suo cane e al suo pilota posto accanto alla sua famiglia, anche senza un corpo. Bolivar e André la aiutano a scavare mentre Sterling dà un pugno sul naso di Ritter e fa ridere i ragazzini, per dimostrare bene il rapporto affettuoso che avevano suo marito e Wright. Ognuno racconta la sua storia su Red, ognuno si prende il suo tempo per aggiungere un pezzo alla memoria collettiva. Chuck, che lo conosceva e lo chiamava ancora zio Red, la sera va da Jack e con l'espressione scura le chiede: come è morto?
Jack le bacia la fronte. Le risponde: combattendo. Sa che è la verità.

venerdì 29 novembre 2013

my own kind of farewell, part V: Volkov



22:18 Jack [almost home, plancia]   « ha fatto chiamare Ivan in plancia, che è dove si trova lei al momento, sola. Seduta al posto del primo pilota, in posizione comoda e con i muscoli rilassati, guarda sovrappensiero la console di pilotaggio. Indossa un paio di scarponi infangati, pantaloni di tela e una camicia a scacchi verde scuro e rossi con le maniche rimboccate, larga, lasciata ricadere sui fianchi (normalmente se la sarebbe infilata ordinatamente nei pantaloni). Capelli raccolti, le solite pistole che le premono contro il costato. Con il pollice accarezza sovrappensiero una croce d'oro che ha al collo. »

22:21 Ivan [almost home, plancia]  « Dopo la fine del turno, ha avuto modo di cambiarsi gli abiti fradici d'acqua e sporchi di fango e di rimettere addosso un paio di calzoni color terra ma puliti ad asciutti. La maglia a maniche corte è nera, che mette in evidenza un fisico sempre prestante ma poco più magro a causa delle razioni di cibo diminuite: nulla che salti davvero agli occhi. Il cinturone alla vita tiene infoderate la python ed il coltello, nonchè il pad; infine un paio di anfibi neri liberati dalle due dita abbondanti di terra accumulatasi sotto le suole. I capelli sono ogni sera rasati a livello, corti, così come la barba è praticamente tagliata a pelle a differenza dei baffi che invece spiccano (e sempre molto corti) sopra le labbra. Una volta raggiunta la plancia, batte il pugno destro sulla porta e accompagnandolo con un » Mi cercavi, Ammiraglio? « tono di voce profondo e scuro della voce, in un rimmer non troppo differente da quello di Bullfinch [Linguistica]. »

22:27 Jack [almost home, plancia]   « la voce scura di Ivan la riscuote dai suoi pensieri. Stacca il busto dallo schienale e infila di nuovo sotto i vestiti la croce d'oro, andando poi ad alzarsi in piedi, il peso del corpo immediatamente spostato sulla gamba sinistra. » Volkov. « lo chiama, la voce calma ha perso quel timbro roco che le donava il fumo. Si volta del tutto, sfilandosi dalla console di pilotaggio. » ay, dobbiamo parlare. « conferma. Mantiene un tono serio ma placido, seppur mai offuscato. Ora in piedi, a diversi metri da Ivan, si prende un secondo per scrutarlo con maggiore attenzione. » del passaggio di comando della terza aviotrasportata.

22:31 Ivan [almost home, plancia]   « Riporta il braccio destro lungo il fianco mentre avanza di pochi altri passi per entrare nella plancia che osserva distrattamente e senza troppa attenzione. Sono soli. Braccia sollevate di poche dita e così da essere poggiate sul cinturone a riposo. » A disposizione. « Ribatte sulle prime abbassando lo sguardo su Jack. Nonostante sia in una posizione di riposo la postura marziale di schiena dritta e spalle in linea è una prerogativa immancabile del korolevian. Si avvicina di qualche altro passo per ridurre le distanze. » Un cambio di vertice? « Solleva un sopracciglio evidentemente sorpreso. » Dove ti spediscono, Rooster? Saint Andrew?

22:37 Jack [almost home, plancia]   « lei rimane ferma, in piedi. C'è qualcosa di militare anche nella sua postura - nelle spalle e nella schiena dritta, e nel modo in cui tiene il mento leggermente alto -, ma è qualcosa di molto più blando rispetto al rigore di Ivan. Guarda l'uomo in volto, fa scorrere le mani al proprio cinturone e vi aggancia i pollici. »Columba. Ma non mi spediscono. Sono io che sto andando. « spiega con calma, asciugando il tono di voce di qualsiasi incertezza. » tra pochi mesi non sarò più... « assottiglia lo sguardo, cerca il giusto termine » in grado « inspira dalle narici » di combattere. « scrolla un'unica volta le spalle, in un movimento un po' brusco » ho parlato con il comando, ho suggerito quelli che mi sembravano più adatti a prendere il mio posto. E loro hanno messo la parola finale su di te.

22:41 Ivan [almost home, plancia]   « Lo sguardo severo resta su Jack; le braccia lasciano i fianchi e si portano davanti al petto, incrociandosi tra loro; le dita ruvide e graffiate della destra picchiettano sul bicipite sinistro due o tre volte di seguito. Non fiata, ascoltando in rigoroso silenzio tutte le parole della donna. La squadra dalla testa ai piedi per qualche secondo; poi si sofferma sul ventre di lei. Annuisce appena; inspira a fondo. » Shadetrack? « Azzarda abbassando la voce in quella particolare domanda. ma non si dilunga eccessivamente in spiegazioni, nè la sua espressione empaticamente poco espressiva fa una piega sul concludersi del discorso. » Mi stai dicendo che l'Alto COmando mi sta promuovendo al grado di Ammiraglio? « Il picchiettare delle dita ha un totale arresto. »

22:46 Jack [almost home, plancia]   « il rigonfiamento del ventre, sotto la camicia lenta, è impercettibile - ma Ivan non dovrebbe aver problemi a fare le sue deduzioni. Tanto più che china appena il capo in un cenno di conferma quando lui pronuncia il nome del suo pianeta natale. E' un sì non pronunciato, che le resta incastrato all'angolo delle labbra, piegate per un istante in quello che potrebbe apparire come un accenno di sorriso terribilmente fugace. Inspira a fondo, di nuovo. » ti sto dicendo che io ti sto promuovendo capitano. « spiega, e il peso del corpo oscilla verso la gamba sinistra in maniera quasi invisibile. » e che, in mia assenza, sarai su questa nave e sulla Renshaw il più alto in grado. « assottiglia appena lo sguardo. » ti sto passando il comando, Volkov. Se lo vorrai.


22:53 Ivan [almost home, plancia]   « E' sempre la mano ed il braccio destro a muoversi: la mano raggiunge il mento mentre indice e pollice si distendono sui due bordi delle labbra massaggiando i due terminali della pelle dove i baffi scompaiono. » Capitano. « Il movimento della mano sul mento dura qualche secondo. Un respiro profondo. » Se questa è la vostra decisione finale, accetto. « Annuendo e riportando ambedue le braccia sui fianchi. » Accetto di buon grado. « Precisa senza il minimo tentennamento o indecisione. »

22:59 Jack [almost home, plancia]   « aspetta le parole di Ivan, e quando è sicura di sentire fermezza nel suo tono annuisce e tira indietro le spalle. » bene. « qualche secondo di silenzio, ma rimane fondamentalmente ferma al suo posto. » ho già fatto preparare un documento che contenga tutte le informazioni riservate che avrai bisogno di conoscere, con il tuo nuovo grado. Ti sarà richiesto di avere l'abilità di coltivare rapporti con alleati importanti, alcuni dei quali hanno sempre trattato esclusivamente con me. « con le mani ancora appese al cinturone, fa qualche passo di lato, iniziando a percorrere una mezza circonferenza che ha come centro la posizione di Ivan. » io metterò il mio nome per garantire il tuo, Volkov: non rovinarmelo.

23:04 Ivan [almost home, plancia]   « E dai fianchi, sposta le braccia dietro la schiena, afferrando il polso sinistro colla mano destra. In quei pochi secondi di silenzio iniziale ripassa a mente i vari gradi raggiunti da quando porta il browncoat; prima comandante ed ora, con la nuova guerra, capitano. Deglutisce. » Right. « Il capo, sollevatosi di pochi gradi, torna a puntarsi con lo sguardo su quello di Jack. » Jack Rooster: non avresti potuto affidare il comando dei tuoi uomini nelle mani di soldato migliore. « Ribatte con ben poca umiltà. » Ho la certezza che non rovinerò il nome dell'Ammiraglio Rooster; al più, migliorarlo. « Non si muove col busto se non di poco, ruotandolo e seguendo con lo sguardo la donna. » Nove mesi passano in fretta, Jack. « Aggiunge infine; affermazione atta evidentemente a raccogliere una qualche replica. »

23:09 Jack [almost home, plancia]   « cammina lentamente, guardando per terra, senza avere una meta precisa. L'enunciazione poco modesta di Ivan la porta a fermarsi, ruotare il capo per tornare a guardarlo in volto. Nove mesi passano in fretta. Azzarda un quarto di sorriso che sembra stanco, tutto arrampicato a un lato dalla bocca, ma che allo stesso tempo sembra comunicare una calma e una pace difficile da trovare addosso a qualcuno in tempo di guerra. » è così. Ma non tornerò a Polaris, a combattere. A casa mia c'è bisogno di qualcuno che abbia i mezzi per ricostruire... e poco meno di dieci anni di guerra mi hanno dato tutti i mezzi di cui ho bisogno. « lo spiega con una sicurezza granitica, inscalfibile e, similmente ad Ivan, anche lei va a giungere le mani dietro la schiena. » parliamo dell'equipaggio.


23:14 Ivan [almost home, plancia]   « Ascolta. Resta in silenzio. Attende che nuovamente cali il silenzio in quella piccola plancia mercantile riabilitata a nave leggera da guerra. » Clean. « Chiaro, "pulito". Limpido. le braccia restano dietro la schiena,ma il bustoe e le gambe ruotano per avere Jack sempre di fronte a sè. » L'equipaggio. « Estrae dalla tasca un pacchetto di sigarette dal quale ne prende una ma che sistema semplicemente tra le labbra, senza nessuna intenzione di accendersela. Infatti una volta che le mani tornano di nuovo libere, la black mamba sintetica ed economica la sposta dietro l'orecchio sinistro. »

23:21 Jack [almost home, plancia]   l'equipaggio. « ripete, seguendo con gli occhi il percorso della Black Mamba dal pacchetto alle labbra di Ivan, fino ad arrivare dietro il suo orecchio. » è gente fedele. Ognuno di loro. Ma devi sapere cosa puoi chiedere ad ognuno di loro. « si passa la lingua sul labbro inferiore, appena sovrappensiero, spostando poi gli occhi sullo sguardo bruno dell'uomo. » Schmidt ha pochi scrupoli: quando vedi il tuo pianeta crollare com'è crollato Hera... non perdi più tempo a pensare cosa fa la differenza tra giusto e sbagliato, ma solo ciò che cambia dalla vittoria alla sconfitta. « scioglie le mani da dietro il busto, solleva la destra e fa a massaggiarsi la parte inferiore del volto, riflessiva. » Celsire è un meccanico e un informatico di primo livello. Ha pietà di tutti, si fida di tutti. E' una cosa che prima d'ora l'ha messa in pericolo.


23:27 Ivan [almost home, plancia]   « La sigaretta viene sistemata in maniera tale che si regga da sola dietro l'orecchio così che possa rimettere le mani dietro la schiena. » Mi confermi l'impressione che ho avuto anche io di Schimdt: un ottimo soldato. « Riassume in quel modo la spiegazione di Jack. » Celsire. « Annuisce appena. » E' troppo buona. « Una breve pausa. » Ed in che modo si è trovata nei guai col suo modo di essere? « Si schiarisce la voce. Le lascia rispondere prima di continuare. » Shepherd è giovane: ed ha quindi tutte le qualità per migliorare. Con gli altri ho avuto poche occasioni per approfondire. « lasciando di nuovo la parola a Jack. »

23:34 Jack [almost home, plancia]   « parla con calma, e anche nei silenzi si prende il suo tempo. Cerca le parole giuste per dare ad Ivan un quadro completo di ogni membro dell'equipaggio più stretto. Anche l'accento di Shadetrack, pieno di troncamenti e vocali chiuse, è in quel momento mitigato in favore di una maggiore chiarezza, comprensibilità. » è ricercata fuori dalla confederazione. Lo era anche prima della... confederazione. A Safeport i cacciatori di taglie non mancano. « il nome di John appare, e qualcosa balugina nel suo sguardo. Riporta gli occhi su Ivan, in un lampo di percettibile severità. »John. « inspira. » è un ottimo cecchino. Ed è un ragazzo che deve imparare ad essere un brav'uomo prima di un buon soldato. Permettiglielo. « una breve pausa, per poi continuare. » Cortes ti dirà sempre tutto ciò che ha in testa. Ha la pelle dura, ed è un'ottima combattente. Il ragazzo... Philip Windson. "Windson" su Boros è il nome che danno ai bastardi, non gli piace sentirlo.« incredibile a dirsi, ma è un elemento che ha registrato di Philip (ci sarebbe da chiedersi perché abbia continuato a chiamarlo Windson nonostante tutto). Fa un altro paio di passi, tornano verso la plancia. » Edwards è uno dei migliori piloti che vedrai nell'esercito. E' nata e cresciuta a Bullfinch, i suoi genitori vivono qui. Farebbe qualsiasi cosa per liberare casa sua.


23:41 Ivan [almost home, plancia]   « Allenta la presa dal polso, distende le braccia pungo i fianchi ed afferra la parte alta della fibbia del cinturone consumato e sfilacciato dai giorni di trincea. » E immagino che ai cacciatori di tagli alleati non interessi che ci sia una confederazione. « Inspira. » Finiranno sotto la Tower. « Aggiunge senza particolare enfasi. Una conclusione doverosa. » Per quel che riguarda Shepherd a me personalmente non interessa cosa vorrà fare da grande. E' un ragazzo abbastanza grande per decidere da solo. Il browncoat è solamente un'opportunità che ha, come l'hai avuta tu e come l'ho avuta io. E tirando le somme, Rooster, non è la guerra che determina un uomo o « Guarda di nuovo Jack dalla testa ai piedi. » una donna. « Si schiarisce la voce. Tace e sente diMoloko, Philip ed Eivor. Annuisce ancora. » E per quanto riguarda le due nuove reclute?

23:48 Jack [almost home, plancia]   « scuote leggermente il capo, non sembra convinta dalle parole di Ivan. » non conosce altro, Volkov. Farà tutto ciò che gli ordini. E' tuo compito fargli fare la cosa giusta. « solleva le braccia, finendo col poggiarsi le mani sui fianchi in una posizione risoluta. » non conosco nessuno dei due. Dovrai inquadrarli. C'è anche... « assottiglia lo sguardo. » Renee Bolivar. E' stato assegnato a un altro quadrante, ma credo tornerà in questa Array. E'... « serra le labbra, il peso di nuovo oscilla sulla gamba sinistra. Deglutisce. Quando riapre bocca, lo fa mantenendo un tono asciutto. » è un uomo giusto. E' anche impulsivo, e non ragiona prima di agire. E il padre di mio figlio. « non dice altro a riguardo, ma nel modo in cui punta gli occhi in quelli di Ivan si legge chiaramente una raccomandazione, la richiesta di un impegno. » sono persone che-- mh. « scuote appena il capo. » non provare a cambiarli. Funzionano tutti, esattamente così. E ti seguiranno all'inferno. Ma tu... « indugia, e il tono diventa appena più caldo, più confidenziale. » non farceli arrivare. Please.

23:57 Ivan [almost home, plancia]   « Le parole di Jack trovano davanti un muro di freddezza e di statica mancanza di empatia. Un soldato inquadrato e rigido: probabilmente l'archetipo del korolevita dell'immaginario di molti uomini e donne. » Voglio che sia chiara una cosa, Rooster. Tu stai nominando un Capitano, non un padre di famiglia. Io ho l'obbligo ed il dovere di vincere. « Una breve pausa, senza mai lasciare lo sguardo da quello di Jack. » Con il minor numero di vittime possibili. Nel "vincere" è contemplato anche il non perdere gli uomini. Perciò quando mi chiedi di non farli morire, io ti rispondo che farò tutto quello che mi è possibile per evitare che qualuno di loro prenda più proiettili di quelli che possano tollerare. Anche a costo della mia stessa vita. « Altra breve pausa. » Ma se mi chiedi di badare ad ognuno di loro, ti rispondo che non è un mio obbligo. Nè mi interessa. Sono tutti uomini con almeno quattro anni più dell'età minima per imbracciare un fucile secondo le usanze della maggior parte dei pianeti del 'Verse. « la sigaretta viene ripresa con la sinistra. » Io sono stato addestrato ad essere un soldato. Ho fatto il soldato per ventisei anni. Non ho mai minimamente pensato di mettere sù famiglia nè ho intenzione di iniziare ora. « E sempre con la mano sinistra si gratta la fronte. » Questo è ciò che cambierà durante la tua assenza, Rooster. « Schietto e coinciso. »

00:10 Jack [almost home, plancia]   « lo sguardo si compatta in una severità diretta. Non sembra sorpresa delle parole di Ivan, ma in qualche modo ciò che dice sembra impettirla in maniera appena percettibile, e gettarle acciaio lungo la spina dorsale. Non lo interrompe, intervenendo soltanto alla fine delle sue parole. » è tuo obbligo non mandarli a morire, Volkov. Guardami e dimmi che non hai dubbi sull'esito di questa guerra. « rimane ferma, il corpo adesso interamente voltato verso Ivan. » se non la vinceremo, non sarai più il capitano Volkov del terzo schieramento aviotrasportato. Vivrai spalla a spalla con un manipolo di persone che dovranno pensare che vale la pena seguirti. Per te non sarà facile. « non c'è astio nel tono, ma un'onestà diretta e un po' grezza, tipica di tanti soldati arruolatisi nei mondi agricoli del rim. » perché sei un comandante negro in un esercito di bianchi. « la calma con cui pronuncia quelle parole fa ben intuire come non le passi neanche per la testa che "negro"potrebbe essere considerato un termine offensivo. » proprio come io ero una donna in un esercito di uomini. « fa uno, due passi avanti, portandosi a poco più di un metro di distanza da Ivan. Gli tende la mano destra, alla ricerca di una stretta. » come li terrai insieme sotto i tuoi ordini... lo potrai decidere solo tu.


00:18 Ivan [almost home, plancia]  E' da Serenity Valley che non do più per scontato l'esito di una guerra. ma tant'è...« Indicando la propria persona. » sono ancora qui. « Distende la mano destra, trovando la stretta di Jack che ricambia con ferrea convinzione; la stessa che si può vedere sul suo viso e in quell'accenno di sorriso. » Essere negro è un fattore di mimetismo da non sottovalutare, Jack Rooster. « Un accenno di ironia ed un sorriso altrettanto accennato. » Troverò un modo. Puoi starne certa. « La stretta che non vien meno; non prima di aver concluso. » E' stato un onore combattere con te, Ammiraglio. Nell'altra ed in questa. « E solo infine, dopo quella frase sincera e sentita, lascerebbe la presa. »

00:24 Jack [almost home, plancia]   « la sua presa è ugualmente salda, solida. Ruvida in un modo che va aldilà della pelle seccata e spaccata dal freddo e le nocche sbucciate. Quell'accenno d'ironia le disegna all'angolo degli occhi un sorriso altrettanto ironico, che non raggiunge però le labbra. » l'onore è stato mio. « inspira a fondo dalle narici, riempiendosi del coraggio che le ci vuole per staccarsi dalla mano di Ivan: è esattamente quello il punto in cui non può più cambiare idea, tornare indietro sui propri passi. Nel momento esatto in cui lascia la mano di Ivan, tutta la tensione le percorre la schiena fino a scaricarsi a terra. Non dice nient'altro, forse suppone che qualsiasi altra parola sarebbe superflua. Fa qualche passo di lato. Si volta, dirige verso il portellone di plancia. Solo lì, sull'uscio, tentenna qualche istante, sfiorando con le dita la paratia metallica della Almost Home in maniera quasi affettuosa. »


00:29 Ivan [almost home, plancia]  « Alle parole della donna, alla presa che viene meno, indietreggia di un passo lasciando lo sguardo su Jack per qualche altro secondo. Un semplice cenno del capo, prima di darle le spalle e allontanarsi dall'ingresso della plancia non per uscirne ma per avvicinarsi alla paratia della plancia stessa che permette di guardare fuori uno scenario appannato dalla pioggia e reso sterile da carestia e da guerra. la sigaretta viene accompagnata alle labbra per accendersela (ora che ha portato adeguata distanza da Jack); fumarla in silenzio mentre nel mentre prendere dei minuti, da solo, per riordinare le idee come tessere di un puzzle. »/end

00:32 Jack [almost home, plancia]   « dà ormai le spalle ad Ivan. A cavallo del portellone, per un istante sembra avere difficoltà a lasciar andare la fredda paratia. Chiude gli occhi per un istante, mormora qualcosa a fior di labbra di pressoché indubile. Solo dopo quelle parole riapre gli occhi, preme la mano sul metallo per spingersi oltre la plancia. Metallo che abbandona un attimo dopo, con il passo saldo e impetuoso di chi vuole scongiurare qualsiasi possibilità di ripensamento. » (end)

giovedì 28 novembre 2013

my own kind of farewell, part III: Ed




21:13 Jack [almost home]   « la nave è sempre trafficata, ma in quel momento particolare c'è meno gente del solito. Lei ha colto l'occasione per riempire di caffè due tazze di latta e dirigere verso la cabina condivisa di Moloko ed Eivor. Ferma dietro il portellone e con le mani occupate, opta per bussare con la punta di un solido scarpone, in maniera poco delicata. » ci sei? « chiede a voce alta, decisamente meno roca del solito (qualcuno potrebbe aver notato che non beve né fuma da un po'). Indossa una camicia a scacchi di flanella, maniche rimboccate, lembi fuori dai pantaloni (stranamente). Due shell dholes nelle fondine ascellari e i capelli raccolti che odorano ancora di freddo, segno di come sia rientrata sulla nave da poco. »

21:17 Eivor [ almost home ]   Aye. «  E infatti, è lì, sulla sua branda, in tuta e capelli raccolti in una specie di crocchia scomposta che vuole nascondere il fatto che siano luridi di pioggia e polvere. La stoffa dei suoi indumenti è morbida, comoda, perfettamente incolore. Ha passato diverse settimane nella giungla, e questi devono essere i suoi giorni di riposo nelle retrovie. Non appena Jack entra, lei chiude al volo una conversazione tramite c-pad.  » Ti richiamo. «  L'ammiraglio non fa in tempo a scoprire chi fosse il suo interlocutore -ma forse, con un po' di immaginazione, può arrivarci; in fondo, Eivor sembra di buonumore.  »

21:21 Jack [almost home]   « si affaccia oltre il portellone, e lo sguardo opaco trova la testa bionda della pilota senza grandi difficoltà. Gli occhi rotolano per un istante sul cortex pad, ma non fa domande in proposito. Invece finisce di entrare, e nel farlo solleva appena le due tazze di latta piene di caffè caldo, a scopo dimostrativo. » hai mangiato qualcosa stasera? « glielo chiede senza alzare troppo la voce, e mitigando un minimo l'accento stretto di Shadetrack. Le basta qualche passo per coprire le distanze e allungarle la sua tazza »

21:24 Eivor [ almost home ]  «  Siede a gambe incrociate, con la schiena premuta contro il cuscino che la separa dalla freddezza della parete di fondo della cabina 9d.  » Mi sono dimenticata. «  Ammette, raccogliendo con un cenno di ringraziamento la tazza che le viene offerta. E a tutta prima la usa semplicemente per scaldarsi le mani, allungando le dita contro il metallo caldo, con l'intenzione di carpirne il tepore.  » C'è bisogno di me in plancia? «  Chiede, tradendo un pizzico di apprensione automatica ed occhieggiando il caffè, come se dietro l'offerta ci fosse, di base, la necessità di restare svegli.  »

21:29 Jack [almost home]   poi ti metto qualcosa in un piatto. « il tono è calmo, vagamente spento, in linea col volume della voce abbastanza contenuto. Mollata la tazza ad Eivor, lei volta il capo per inquadrare il letto di Moloko. Indietreggia di qualche passo con cautela, attenta a non rovesciare il suo caffè, e mentre si siede sul materasso sottile scuote leggermente il capo. » mh. Nay... « si spinge la lingua contro l'interno di una guancia, passando gli occhi dalle proprie mani al volto di Eivor. » ma mi hanno detto che se non bevo alcol è meglio. Perché tra qualche mese mi nasce un figlio. « c'è una certa distanza tra il tono placido e attento con cui dice quelle parole e l'assoluta assurdità della notizia. Seduta sul letto, distende e rilassa la gamba destra. »

21:34 Eivor [ almost home ]   Faccio da me. «  Lo dice blandendo l'aria con una mano, dando l'impressione di non aver minimamente sentito quello che lei le ha appena detto.  » Domani mattina c'è un'altra squadra che par.. «  Si ferma, come se fosse stata folgorata da un'illuminazione. I neuroni, probabilmente, sono riusciti a veicolare soltanto adesso l'informazione dalle orecchie al cervello. Si gira -fino ad un momento prima le offriva il profilo- e la guarda come se le avesse appena detto che la Confederazione ha vinto la guerra.  » Scusami, non credo di aver sentito bene. «  Ma deve averci sentito benissimo: perché la prima cosa che fa è puntare gli occhi sulla pancia di Jack. Con l'impressione di volerle scavare sotto la carne, in un esame pelvico brutale e, per fortuna, a distanza.  »

21:38 Jack [almost home]   « sembra vagamente a disagio. Usando la stessa cautela, tira indietro il bacino sul letto, alla ricerca di una posizione ottimale per la gamba. Finisce per poggiare la schiena contro il muro e avere entrambe le gambe distese sul materasso - ci mette il tempo che serve ad Eivor per tornare sulle sue parole -. le labbra svirgolano di lato in un quarto di sorriso che le scivola di dosso rapido quanto ci è arrivato. » sono incinta. « ripete, e intanto solleva di poco la tazza di latta, avvicinandosela al volto e inspirando l'odore pungente del caffè. » è di Bolivar. « aggiunge. Non lo sembra ancora - non molto, almeno: la camicia tenuta fuori dai pantaloni le sta sul ventre abbastanza lenta, e non permette grandi esami »

21:44 Eivor [ almost home ]  «  Guizza: la tazza, intonsa, viene sbattuta contro un ripiano qualsiasi ed abbandonata. Nella concitazione, parte del contenuto scivola fuori. Un secondo dopo è sul letto di Moloko, al fianco di Jack, che tenta di prendere con brutale irruenza per le spalle.  » Puttana schifa, non sei neanche sposata. «  È, a quanto pare, la prima cosa che le viene in mente; se il puttana schifa sia diretto proprio a Jack, è difficile a dirsi. Ma a quanto pare la questione morale viene rapidamente seppellita sotto una valanga di entusiasmo che sprizza da ogni minimo poro della pelle di Eivor.  » Gesù santissimo. «  È la seconda cosa che le viene da dire, seguita da una terza..  » Jack, «  la guarda serissimamente. » questa è una notizia bellissima.

21:49 Jack [almost home]   « e dire che ci ha messo tanta cura a non versare il caffè. Il fatto che Eivor piombi sul letto è abbastanza per regalare a Moloko una macchia nera sulla coperta, e lei tenta di arginare il resto dei danni spingendo il busto in avanti e tendendo la tazza oltre il bordo del letto. » the hell-- « mormora nella concitazione di Eivor, a mezza voce, un attimo prima di essere abbrancata per le spalle. Sposta di nuovo gli occhi, ora spalancati, sul volto chiaro della pilota. Schiude le labbra, boccheggia qualche istante » io trent'anni e passa ce li-- « ma smette di argomentare la risposta al"puttana schifa" quando Eivor dice la sua. Allora sospira, e sul fondo nero delle pupille qualcosa sembra sciogliersi. » non--« tira su col naso, incerta » non pensavo neanche che... sai quante volte mi hanno sparato? « aggrotta le sopracciglia » non ci pensi che ti può capitare, dopo che t'hanno sparato così tante volte...

21:54 Eivor [ almost home ]  «  Le stringe le dita intorno alle spalle e la guarda con gli occhi più stralunati che Jack le abbia mai visto fare; della macchia sul letto di Moloko quasi non s'accorge, né si accorge se qualche spruzzo è finito anche addosso a lei.  » È un miracolo, Jack. «  Conviene, annuendo, senza riuscire a tenere lo sguardo fisso sulla sua faccia; è più forte di lei, ed ogni tanto continua a far scivolare un'occhiata verso il basso.  » Adesso vi dovete sposare. « Deduce rapidamente, facendo i conti senza l'oste. Senza la taverna, addirittura.  » Prima che nasca il bambino. O la bambina.

21:58 Jack [almost home]   « si china di lato quel tanto che basta a poggiare a terra la tazza, e subito dopo si pulisce la mano appiccicosa di caffè sulla parte alta dei pantaloni. L'idea del matrimonio l'acciglia appena, strappandole un sospiro molto leggero. » aah, ay. Cortes ha detto la stessa cosa. Te l'ho mai detto che mia madre non s'è mai sposata? « tira su col naso e riporta indietro il busto che tiene voltato in avanti e fa aderire di nuovo al muro. Per vedere Eivor direttamente, ruota soltanto il capo. » mi hanno detto che... « piega le labbra su una linea obliqua, mostrando qualche tentennamento un po' sofferto. Sembra le ci voglia uno sforzo per andare avanti. » che non mi devo più far sparare, se non voglio... « poggia la nuca contro il muro. » non posso più stare qui.

22:02 Eivor [ almost home ]   Ci avrei scommesso: il fatto che tu sia nata fuori dal matrimonio spiega il quantitativo di merda che t'è volata in faccia nella vita. «  Tutto sembra quadrare, anche se maldestramente, negli schemi di vita che le sono stati inculcati nella testa. La lascia andare a fatica, quando lei torna a poggiarsi contro la parete, ma non accenna a tornare sul proprio letto.  » Certo che non devi più farti sparare. «  Concorda con un cenno, prima di sentire il resto. Qualcosa, negli occhi, le si spegne -come se Jack avesse premuto un interruttore segreto o tirato via il cavo della corrente.  » You're leaving.

22:07 Jack [almost home]   « si stringe nelle spalle e le scrolla un modo vagamente brusco: non sembra d'accordo con la teoria di Eivor, ma a parte un'occhiata un po' storta non argomenta posizioni contrarie. Rilassa invece le braccia e se le poggia in grembo, i polsi adagiati sulla tela ruvida dei pantaloni che le fasciano le cosce. La deduzione della pilota le apre sul viso un sorriso morbido, dolce e malinconico come un tramonto invernale. » aye. I'm leavin'. « conferma piano, e per quanto le parole siano poche, la voce sembra quasi spegnersi nel petto. » torno a Shadetrack. Ho un'idea, una mezza idea...« dondola piano il capo » di vendere il Den, unire quei soldi ai risparmi. « china di poco il mento e si guarda le mani » comprarci del fertilizzante. Quello della Blue Sun. Portarmi dietro Sterling, Ritter, e famiglia. Provare a... « assottiglia le palpebre » ricostruire qualcosa.

22:14 Eivor [ almost home ]  «  Si curva in avanti, facendo sì che i gomiti trovino il supporto delle gambe. Ha la testa china e le dita infilate fra le ciocche chiare; come se sulle spalle le si fosse schiantato qualcosa di grosso.  » You're quitting. «  Ripete asciutta, aggiungendo un'accezione leggermente diversa allo stesso concetto. La ascolta in perfetto silenzio, prima di sollevare di nuovo la testa e rivolgerle uno sguardo umido -non solo di tristezza.  » Fallo. «  Annuisce, senza cambiare posizione.  » Alla fine, tutti hanno bisogno di una casa. Anche Jack Rooster. «  Torna a guardare di fronte a sé -più o meno all'altezza del proprio letto. Prosegue, poco dopo, ad occhi socchiusi.  » Sarete una famiglia allargata. O qualcosa del genere. E vi darete una mano a vicenda ed i bambini cresceranno tutti insieme come fratelli. Ed avrete la vostra terra ed un pezzettino di cielo.

22:19 Jack [almost home]   « you're quitting. Le spalle sussultano come se una scarica elettrica le avesse risalito in un attimo la spina dorsale. C'è una sofferenza vagamente tignosa, insoddisfatta, nel lampo che le attraversa gli occhi. Ma un secondo dopo se ne è già andata, proprio mentre Eivor le dice "fallo". Le cerca di nuovo gli occhi con i suoi - e per una volta non sono annebbiati da un velo opaco, ma animati da un verde scuro, brulicante, colmo di attesa, ostinato e allo stesso tempo terrorizzato dal disorientamento. » e magari aspetteremo te, mh? « un sorriso debole, che diventa poco convinto quando, malvolentieri, aggiunge » e Haggerty. « solleva gli occhi al soffitto » sei proprio sicura, di Haggerty? « vaghissima esasperazione »

22:25 Eivor [ almost home ]  «  Si gira verso Jack. Sta sorridendo, anche se è un sorriso un po' triste, come le pieghe agli angoli degli occhi ed il lucore nelle estremità opposta.  » Someday. «  Promette, all'ammiraglio e anche a se stessa. La prima risposta alla sua domanda è una risata leggera che vibra fra le parete metalliche della cabina. È una risata che non nasconde neanche un pizzico di dubbio.  » Come non sono mai stata sicura di niente in vita mia. «  Si raddrizza un po'; fino ad un momento prima, la schiena era incurvata. Ma a quanto pare, certi discorsi richiedono le vertebre ben allineate.  » Lo amo più di quanto abbia mai amato tutte le persone che ho amato messe insieme. «  Spiega pacatamente, senza neppure arrossire: così come non arrossirebbe se dovesse dichiarare il colore del mare.  » E lo amo come non mi sembra possibile che nessun altro essere umano abbia mai amato altro essere umano, perché altrimenti nessuno vorrebbe davvero perdere il proprio tempo a fare la guerra. Qualsiasi guerra, Jack. Persino, questa.

22:30 Jack [almost home]   « le parole di Eivor reclamano il suo sguardo, e lei non lo nega. Inarca appena le sopracciglia nere, in un moto di sorpresa un po' smarrita, a una dichiarazione tanto aperta e sicura. E deve essere proprio quella sincerità che le arrende le spalle, piombandole verso il basso, rilassate, e le riempie i polmoni di un sospiro fresco, mitemente rassegnato. » you know what. You're right. « abbassa appena il mento staccando così la nuca dal muro, mentre quel sorriso vagamente amarognolo, ma sicuramente spontaneo, le riempie obliquamente una guancia. » someday, then. Alla fine aveva ragione chi diceva che-- « scuote pianissimo il capo » non si può combattere per sempre, mh?

22:36 Eivor [ almost home ]   Yes. Yes, I'm right. «  Si alza in piedi, tornando a recuperare la propria tazza di caffè. Adesso è quasi freddo, e sembra che lo beva più per riempire i silenzio fra una frase e l'altra, più che per mettersi in corpo qualcosa di cui nutrirsi.  » Aye. Chi lo ha detto, la sapeva lunga. «  Per qualche momento è semplicemente persa nel turbine dei propri pensieri. Una ruga abbastanza profonda le scava la fronte, proprio sopra al setto nasale.  » Jack. «  Cerca di attirarne l'attenzione, come se fosse lei ad essersi assentata per qualche momento, e non viceversa.  » Sono felice di essere salita a bordo della Almost Home. E sono felice che a bordo della Almost Home, ci fossi tu.

22:43 Jack [almost home]   « Eivor si alza, lei si spinge un po' in avanti e, rimanendo seduta, torna a poggiare i piedi a terra - il destro in maniera un po' più blanda -. Si china, recupera anche lei il suo caffè, poi alza lo sguardo su Eivor quando la chiama per nome. Il sorriso che le strappa, questa volta, per quanto malinconico, è più completo, sicuro. Non prova neanche a rispondere: tiene le labbra piene chiuse in quel sorriso, e sul fondo dello sguardo la luce più calda che le ha mai illuminato gli occhi dice tutto quello che non fa la voce - i ringraziamenti, i ricordi camerateschi, le richieste di perdono per le incomprensioni stanno tutte lì, annidate in qualche ruga che rende il suo volto più espressivo. Inspira a fondo, lascia passare qualche istante di silenzio. Poi si alza in piedi, tira indietro le spalle. » promettimi questo. « si impettisce un minimo »che ingrasserai. Almeno un po'. « un filo di materna apprensione »

22:48 Eivor [ almost home ]  «  La richiesta le fa storcere le labbra in una piega di finta irritazione.  » Ho tutta la vita per ingrassare. «  Liquida la questione tanto rapidamente quanto il proprio caffè. Si pulisce la bocca col dorso di una mano, che poi si strofina contro la stoffa dei pantaloni della tuta. Sta fronteggiando Jack, tesa fra l'indecisione di guardarla negli occhi o meno.  » E comunque, quella che ingrasserà, di qui a qualche settimana, sarai tu. «  Sottolinea, prima di spingersi di nuovo verso di lei.  » Fammi sapere quando nasce. Io ed Haggerty veniamo a trovarvi. Dovessimo passare attraverso il buco di culo di un Marauder.

22:52 Jack [almost home]   uno non sa mai quando il cibo non ci sarà più. O sarà ancora di meno di... così. « argomenta con una verta, convintissima verve, allargando appena un braccio dietro le spalle di Eivor. » aye, ve lo faccio sapere. Tu però.« e preme un minimo l'avambraccio dietro la sua schiena, provando ad indirizzarla verso la porta. » vieni a mangiare con me, mh? Ho fame e non sono capace, io, a mangiar da sola. « anni di convivenza dovrebbero suggerire ad Eivor come almeno quell'ultima parte sia una verità assoluta - condita da una presenza fisica piuttosto pressante, con cui prova a spingerla fuori. »

22:58 Eivor [ almost home ]  «  Non fa storie: si lascia passare il braccio attorno alle spalle, irrigidendosi quasi per nulla. È soltanto goffa, come se non fosse, semplicemente, granché abituata al contatto fisico -e non più come se ne fosse repulsa.  » Vediamo di trovarti qualcosa di decente da mangiare, magari, anche. «  Propone, masticando il pensiero di qualche ricetta ultrasalutista fra sé e sé. Probabilmente, fra tutte le scatolette che hanno a disposizione, sceglierà soltanto quelle che le sembreranno più adatte all'alimentazione di una donna incinta. Scivolano verso la porta, e ormai si trovano sulla soglia della cabina. Si ferma, e la guarda diritta negli occhi.  » È un po' come se tu la guerra l'avessi vinta, vero?

23:03 Jack [almost home]   « fa andare Eivor avanti e, ottenuto l'assenso, le fa scivolare di dosso il braccio. Quando la pilota si ferma, lei fa lo stesso. In piedi, qualche passo dietro la soglia della cabina, la domanda di Eivor le dipinge sul volto qualche di indecifrabile, ma pacato. Alza gli occhi al soffitto, per un attimo sembra abbracciare con gli occhi non solo quella stanza, ma l'intera anima di metallo della firefly. » well. I named this ship... "almost home". « deglutisce, sposta il peso sulla gamba sinistra e solleva di pochissimo il braccio, quel tanto che le basta per sfiorare con le dita la paratia metallica, in un gesto di affetto che si potrebbe riservare a un essere umano. » and now I'm going home. Not "almost", anymore.« abbassa di nuovo gli occhi su Eivor, e adesso sorride in modo più compiuto, sicuro. » aye, immagino sia così: è un po' come se l'avessi vinta.