lunedì 30 settembre 2013

my own kind of kite flier



Almost Home. Jack ha passato mezz'ora a decidere se indossare un vestito o i pantaloni. Ha valutato quello regalatole da Sam, ma vestirsi di bianco al matrimonio di qualcun'altro è di cattivo augurio (glielo diceva sempre sua madre). Allora ha sfiorato con le dita l'abito lungo, beige, che si è messa per celebrare l'unione Ritter - Sterling. Poi sono arrivate le notizie sulla fine delle trattative. Ha inspirato a fondo e ha sentito odore di guerra. Per qualche motivo, ha scelto dei pantaloni integri, una camicia stirata, un gilet nuovo. 

Ha i capelli raccolti in una treccia e ha appena finito di pettinare Cortes. Sosta in piedi sull'uscio delle docce. Con le braccia conserte e una spalla contro lo stipite, osserva Bolton sistemarsi la cravatta di fronte ai grandi specchi. L'unico occhio si ferma sul riflesso del capitano, ma solo per un istante: poco dopo è di nuovo occupato ad aggiustarsi il nodo. Ha qualche difficoltà.

"Mi è appena arrivato il nome del tuo rimpiazzo". 

Bolton alza il mento e inspira a pieni polmoni, dilatando le narici. Scioglie il nodo, ricomincia daccapo. La parte larga passa sopra quella sottile, quella sottile si ripiega su quella larga... no, qualcosa non va.

"Alcune persone sono fatte per prendere calci in culo dalla vita finché non crepano, capitano. E quando vivi così quarant'anni quasi, pensi che va bene".

Jack rimane ferma sulla porta. Ha un'espressione calma e arresa, e una malinconia antica le paralizza gli occhi spenti.

"Non prenderla male, capitano: io ci credo molto in quello che state facendo. Ma prima di tirare le cuoia vorrei fare qualche cosa anche per me medesimo. Non so se mi spiego. Cristo."

Impreca e sbuffa, sciogliendo di nuovo il nodo che gli è uscito male. Jack si stacca dalla paratia e si avvicina con calma, sospirando piano. Lui si volta verso di lei e alza di nuovo il mento. La lascia mettere le mani al pezzo di stoffa, all'improvviso considerando che, se Jack Rooster sa sistemare una cravatta, forse in vita sua ha conosciuto qualcosa di diverso dalla guerra. In vita sua. In un'altra vita.

"Red, Dio l'abbia in gloria, crede in tutti quei santi strani, che gli dicono che è meglio morire ammazzati in battaglia che nel tuo letto, con una donna onesta. Ora che non ci sarò più io, qualcun'altro dovrà ricordargli che ha una famiglia di cui occuparsi"

"Penso che questo lo sappia già"

"Ma devi dirgli che a volte è meglio un po' di disonore, se ti permette di non far finire tuo figlio orfano. Devi dirglielo tutti i giorni"

Finito il lavoro, Jack spazzola con le mani le spalle della giacca di Bolton, ne sistema i risvolti. Alla fine fa tre passi indietro e si mette le mani sui fianchi, guardandolo a figura intera. Lui tira su col naso e si sistema più dritto, più fiero.

"So. How do I look?"

Jack sorride piano e scuote appena il capo. Aggancia morbidamente gli occhi allo sguardo monoculare del pilota. 

"Just about right."


 * * *

La pioggia è quasi sparita e il sole è tramontato da un po', lasciandosi dietro un cielo non ancora del tutto spento. Sterling e Ritter ballano, e Haggerty sgomita Eivor per farsi rispiegare come si fa ad essere un corer saccente come Ritter e avere quell'enorme naso ancora dritto, intatto. Il rim deve sembrare un posto strano e brutale per chi non ci è nato. Jack si è sorpresa di vederlo con soltanto un occhio nero.

Lei si è presa i bambini. E' per terra, in ginocchio, e uno stuolo di infanti è raccolto a drappello insieme a lei. I più piccoli (i nuovi gemelli della premiata ditta Ritter-Sterling) si rotolano nella terra senza ben capire cosa stia accadendo. Cecilia si è guadagnata un posto alla destra del capo, e tiene un ginocchio poggiato a terra mentre si gratta il mento con una mano, sulla faccia un cipiglio da generale. Olvir, Hust, è sotto l'ala sinistra. Lelaine è l'unica in piedi, e guarda il motivo d'interesse da sopra una spalla di Jack, con un'asciutta attenzione analitica.

Il motivo d'interesse è un aquilone. 

"Ma poi che fa?" obietta Hust, ciancicando le parole, senza ben cogliere il motivo di tanta concentrazione da parte di tutti.

"Lo fai volare" spiega Chuck, spazientita.

"Come papà?" il ragazzino spalanca gli occhi, pieni di meraviglia.

"Proprio come papà" risponde Jack prima che Chuck possa replicare con quella terribile spocchia (tutta suo padre).

"Lo avete montato al contrario" fa notare timidamente Lelaine.
"Zitta, scema" replica la sorellastra.
"Chuck!"
"Scusa"
"Non a me"
"Scusa Lelaine".

Che poi ha ragione: lo hanno montato all'incontrario. Jack dispone ognuno a un angolo diverso, e a ognuno consegna un lembo di stoffa rossa da tendere e tirare, mentre lei fissa un'estremità. Chuck la imita di nascosto, e quando ha finito con successo solleva entrambe le braccia e chiama zia Jack per farsi dire che è brava. Continuano il lavoro, visitati di tanto in tanto da un altro adulto dubbioso. Ognuno ha un parere diverso sul perché l'aquilone non sembra affatto un aquilone, montato così. Desistono tutti dopo il primo grugnito dall'ammiraglio, ma poco dopo anche la maggior parte dei bambini ha perso interesse, e si annoia (o dorme per terra, come i due gemelli).

Chuck no. Chuck non si considera una bambina, per cui rimane saldamente al fianco della zia, seguendo scrupolosamente le sue istruzioni anche quando sono contrastanti. Fanno e disfanno l'aquilone almeno tre volte.

"E' vero che sta arrivando la guerra?"

Jack si rabbuia. Solleva lo sguardo su Cecilia e la guarda di sottecchi, indecisa.

"Temo di sì, Chuck".
"Tu l'hai già fatta la guerra?"
"Aye."
"E com'è?"

Jack esita. Tira su col naso e spazzola il lembo rosso di stoffa tesa con le mani.

"E' difficile."
"Per i codardi, no?"
"E' difficile anche per i coraggiosi, kiddow"

Tende un quarto di sorriso piuttosto tenue, e la bambina non se lo lascia sfuggire.

"Voglio combattere anche io. Papà dice che non posso."
"Dovresti ascoltarlo"
"Ma io posso! Voglio fare la pilotessa, come zia Ed e zio Red!"

Jack si mastica una guancia. L'aquilone, all'ennesimo tentativo di costruzione, sembra solido. Vi lega lo spago arrotolato attorno a un pezzo di legno levigato e alza gli occhi sulla bambina in attesa, valutandone gli occhi accesi.

"Vuoi fare la pilotessa"
"Sì"
"E far volare le navi?"
"Sì".
"E allora la prima missione è questa - si china in avanti, in aria di confidenza. Chuck trattiene il respiro. - fai volare l'aquilone".

La prende sul serio, perché la successiva mezz'ora è tutto un correre a destra e a manca, cercando l'angolo giusto di prato. Quando finalmente trova il soffio di vento perfetto, e lo fa sollevare, gli occhi di tutti si alzano al cielo. Cecilia tiene saldamente le redini dell'ala rossa, nonostante gli strattoni potenti che ogni tanto sembrano destinati a farla ruzzolare. Non si arrende mai, però, con un'ostinazione che ha imparato dagli adulti che la circondano.

Quegli stessi adulti sollevano le mani, ridono e applaudono. Hust guarda in alto a bocca aperta, e dopo un attimo va appendersi alle spalle della zia, ancora seduta per terra.

"Guarda! - urla pieno di meraviglia - guarda! Come papà!".