venerdì 31 agosto 2012

my own kind of origins: grow up but don't grow hard



Si chiamava Soledad Rodriguez, ma per tutti era Sally. Si era trasferita da Riverside Heighs quando sua madre era morta e ora stava dagli zii paterni che conosceva appena, vecchi e stanchi, che avevano di meglio da fare che star dietro ad una quindicenne. Sally comunque non era una ragazzina problematica: faceva le faccende di casa senza farselo chiedere e, una volta a settimana, lasciava casa per un paio di giorni per andare a Mexican dalla sua mentore, una zitella con tante rughe quanti buoni insegnamenti, che aveva un piccolo negozio di libri e che stava insegnando a Sally le cose di scuola, eleggendola a sua protetta e succeditrice. Jack Rooster gliel'aveva fatta conoscere Susan Rooster, la maestra del villaggio, che l'aveva cercata per prestarle qualche libro quando aveva sentito i suoi zii dire che stava sempre a leggere e rileggere l'unico tomo che avevano loro in casa: la bibbia. Susan Rooster le aveva detto che la bibbia era una gran bella lettura, ma non l'unica.

All'inizio si erano scrutate e valutate, un po' come fanno i cani non aggressivi al primo incontro. Jack le aveva fatto vedere il villaggio nella misura in cui si può far vedere un villaggio di ben poche anime, poi avevano parlato del più e del meno con un certo senso di disagio che prudeva sulla pelle. Erano diventate poi più intime, Jack le aveva insegnato ad andare a cavallo come i cowboy e la portava alla valle a passare i pomeriggi di sole, a volte a mettere la tenda.

Si era resa conto che Jack non era male. Era strana: faceva tutto ciò che facevano gli uomini, tanto che la vedeva con i vestiti da femmina solo la domenica per la messa. Però era strana in un modo che piaceva alle persone, che la faceva essere benvoluta dai suoi coetanei e disinvolta con i ragazzi, sia quelli del villaggio che quelli delle piccole fattorie circostanti. Tutti amavano la sua famiglia: conoscevano Sam Rooster il mandriano e Cain. Cain l'aveva visto poche volte, ma quelle poche volte era arrossita e aveva guardato da un'altra parte.

Sally Rodriguez era diversa in altri modi. Aveva un fisico esile e la pelle tanto chiara che al sole si scottava. I capelli erano crespi e castani, gli occhi piccoli e i lineamenti del viso ricordavano quelli di un roditore. Nessuno avrebbe detto che era bella, ma nemmeno che era brutta. La sua carne pallida, messa a confronto con quella cotta dal sole di tutti i ragazzi e le ragazze abituati ai campi, veniva spesso scambiata per salute cagionevole. La gente che le parlava la trattava come se fosse di vetro, e lei non si lamentava mai per non essere sfrontata. Era tutto sommato serena, però: Jack le bastava a colmare qualsiasi necessità sociale, e per il resto aveva i suoi libri.

"Hai mai pensato a lasciare Sweet Waters?" chiese un giorno Sally a voce alta, mentre dalla riva del fiume sfiorava l'acqua con la punta dei piedi  chiudendo il libro che stava leggendo. Guardava Jack che faceva il bagno lasciandosi trasportare dalla corrente per qualche metro. Un paio di volte, quando ancora la conosceva poco, temeva che il fiume l'avrebbe annegata. Una volta lei era rimasta giù per un minuto intero, ed era risalita solo quando Sally si era messa ad urlare isterica, ridendo. Rideva sempre.

"Mh?" rispose lei con i capelli zuppi, e si mise a nuotare verso la riva.

"Sì, insomma. Vuoi restare a Sweet Waters per tutta la vita? A Madrida?"
"A Madrida non lo so. Mexican, forse. O Ciudad Nueva. In città, comunque"
"E cosa vorresti fare?"

Jack gettò il capo all'indietro e si strizzò i capelli. Aveva un corpo teso e lucido, che la pubertà non aveva ancora formato del tutto.

"Non so... finirò a fare il lavoro di Sam, probabilmente. Dall'anno prossimo smetto di fare la scuola e inizio a spostare le mandrie con lui e Cain."
"E tua madre te lo lascerà fare?"
"Che c'è di male?" chiese Jack uscendo dall'acqua. Senza neanche asciugarsi andò a stendersi sull'erba tiepida, accanto a Sally.

"Niente, ma... non hai mai pensato di fare qualcos'altro?"
"Tipo cosa?"
"Non lo so. Viaggiare"
"Per andare dove?"
"Ovunque..."
"Per fare cosa?"
"Conoscere persone nuove, posti nuovi, cose... diverse"

Jack sollevò un sopracciglio tenendo gli occhi chiusi col sole in faccia.

"E che ci sarà di diverso oltre Sweet Waters? Diciamo che vado dalle parti si Las Cruces, o a Shreveport sul mare. Che ci trovo di diverso da qui? Giusto i pescatori."
"Io non dicevo Las Cruces o Shreveport... io dicevo... fuori da Shadetrack. Lontano, su altri pianeti"

Jack rise. Rideva spesso.

"Certo, i pesos per pagarmi il viaggio a che banca li rubo?"
"Ma non vuoi? Non vorresti? Tutti quelli della nostra età che conosco vogliono andarsene via. Fare qualcosa di diverso che spostare manzi."
"Spostare manzi non è un lavoro facile"
"Anche tuo fratello. Mi hai detto una volta che Cain - e arrossisce appena - che tuo fratello voleva comprare una nave con i Barclay e cambiare vita. Tu non vorresti?"
"Nay"
"Why is that?"
"It ain't me"
"But..."
"It just ain't me"

Sally chiuse la bocca. Non era soddisfatto, glielo si leggeva nella ruga sottile tra le sopracciglia. Jack lo capì dal silenzio, perché aveva ancora gli occhi chiusi. Prese un sospiro e, poggiandosi una mano sulla pancia, spiegò:

"Mi piacciono gli spazi aperti, e il lavoro che fanno Sam e Cain, e i Barclay, e tutti gli altri. Conosco tutti in zona, so di chi fidarmi. Mi piace dormire sotto le stelle e anche nel mio letto, e respirare l'aria di qui. Mi piace l'aria di qui. Se agli altri non piace, non sono affari miei. E se se ne vogliono andare... loro possono farlo. Io qui ci sto bene, ci sto tranquilla. Se voglio stare con qualcuno sto con i ragazzi, o con te. Se voglio stare da sola, sto da sola. Ho un mestiere che posso fare, che paga abbastanza per far vivere me e i miei. Alla gente piaccio. Piace tutta la mia famiglia, senza la gente di qua non saremmo mai riusciti a ricostruire casa dopo l'incendio. Che altro mi serve?"
"Ma non ti annoierai, a vivere così?"
"Non c'è niente di male nell'annoiarsi".

Non c'è niente di male nell'annoiarsi. Sally ci pensò un po' sopra, non sembrava convinta. Si strinse nelle spalle senza trovare però niente da ribattere, riprendendo a leggere il suo libro.

Jack rimase sotto il sole ad asciugarsi, con dentro una serenità placida e rara per una ragazza della sua età. Aveva di fronte un destino perfetto e privo di sorprese, ed era pronta ad accoglierlo a braccia aperte. Qualcuno le avrebbe legato i polsi e l'avrebbe spinta su un sentiero diverso, dieci anni dopo. Ma questo non poteva saperlo. Allora lei e il suo futuro rimasero stesi sotto il sole ancora un po', finché non venne il vento a farli andare via.

* * *

La sera Jack riuscì a convincere Sally ad uscire per la fiera dei cavalli che organizzavano i Deepomotte alla loro fattoria, con bestie che venivano dai ranch oltre il fiume. Sally aveva indossato un vestito scuro e accollato, che sollevava fino alle caviglie quando camminava, per non sporcarne gli orli merlettati. Jack aveva gli stessi vestiti del pomeriggio, e anche se faceva più freddo teneva le maniche della camicia rimboccate fino ai gomiti. Aveva i capelli sciolti, e Sally glieli guardava ogni volta che ci passava una mano in mezzo per scostarli dal volto. Portava anche un cappello da cowboy vecchio e inutile, senza il sole, ma che teneva calato sul capo con una sorta di disinvolta fierezza. Sally avrebbe preferito non uscire. In mezzo alla gente si sentiva a disagio, e i cavalli non li capiva come tutti gli altri ragazzi che avevano genitori e fratelli cowboys, dal Toledo fino a La Trinidad. 

"L'hai letto quel libro che ti ho prestato?" provava a cambiare argomento, stanca degli equini.
"Aye. Non male."
"Non male?"
"Mi avevi detto che il protagonista era un bel personaggio, e invece è un codardo che si piscia sotto anche se vede la sua stessa ombra..."
"Ma tu non devi giudicare la persona... devi giudicare il personaggio" Sally aggrottò le sopracciglia.
"Che vuol dire?"
"Che devi pensare a quanto quel personaggio... può essere reale, o ben tratteggiato, e... non devi giudicarlo in base a cosa pensi di lui, se è una brava persona oppure no."
"Se lo dici tu..."

Furono interrotte quando qualcuno tolse da dietro il cappello dalla testa di Jack, e lei si girò con le mani già strette per fare a pugni. Sally si girò con lei. Vide Cristobal Barclay, che tutti chiamavano Chris, che alzava per aria il suo cappello, e dietro di lui il fratello minore Raul Barclay, che lo guardava torvo.

"Sei un maledetto imbecille, Barclay" disse Jack avvicinandosi a lui e mettendosi sulle punte dei piedi, nel vano tentativo di riprendere il cappello.
"E piantala Chris..." borbottò Raul, con gli occhi un po' scuriti che passavano ogni tanto su Jack.
"Lo sa tua madre che parli così?" chiese Chris tenendo ancora il cappello fuori dalla portata di Jack, e si piegò solo quando lei lo colpì nella pancia con un pugno. Jack colse l'occasione e riprese il cappello, facendo rapidamente tre passi indietro per prevenire ripercussioni.
"Porco mondo, Jack Rooster... chi ti ha insegnato a menare come un fabbro?" chiese Chris con il fiato ancora corto, anche se un po' rideva. Chris Barclay non prendeva mai niente sul serio, pensò Sally rimanendo in disparte.
"Gli stupidi come te che non hanno niente da fare" rispose lei, calcandosi di nuovo il cappello sulla testa e arrampicandosi sulla staccionata per sedercisi sopra. Sally si accostò un po' a lei, ma non si arrampicò.

"Hey Sally - salutò Chris sfiorandosi la visiera del suo, di cappello, tornando poi su Jack - a quest'ora non dovresti stare a dormire?" chiese poi a Jack.
"Hey Jack - salutò anche Raul a voce alta, facendo poi un cenno col capo a Sally - hey"
Sally rispose con un sorriso a metà, mise le braccia conserte sotto il petto e sospirò piano.
"A dormire ci vanno le ragazzine in gonnella con cui esci tu" rispose Jack a Chris.
"Di che parlavate?" chiese Chris senza molto interesse.
"Di libri" mormorò Sally.
"Di libri? - rise Chris, e con un salto salì anche lui sulla staccionata, mettendosi seduto vicino a Jack - e chi ce l'ha il tempo da perdere dietro ai libri?" si tirò fuori dalla tasca un pacco di tabacco e iniziò a girarsi una sigaretta.
"Mica sono tutti ignoranti come te" rispose Jack dondolandosi un po' rigida, temendo che Chris le riprendesse il cappello.
"Tuo fratello è qua in giro, Jack?" chiese Raul più calmo, restando in piedi di fronte a tutti loro, un po' a disagio.
"Aye, ma non lo so dove" disse Jack osservando intanto la sigaretta che si stava facendo Chris.
"Cainey-boy starà a fare le promesse d'amore a Babette Preston per portarsela nel fienile a parlare di... libri" rise Chris infilandosi la sigaretta tra le labbra e accendendosela poi con un fiammifero.
Sally arrossì e si guardò i piedi.
"Che ci sta dentro?" chiese Jack dopo aver fatto un respiro profondo.
"Un po' di tranquillità per rilassarsi dopo una settimana di duro lavoro" rispose Chris, fece un altro tiro e gliela passò.
"Chiamalo duro lavoro, quello che fai tu" rispose Jack prendendo un tiro lungo, e poi un altro e un terzo ancora. Quando iniziò a grattarle la gola, si chinò appena in avanti e allungò il braccio verso Sally.
"Oh, Sal" disse, porgendogliela.
"No grazie, io no..." rispose a mezza voce Sally.
"Sicura?" chiese Jack tranquilla.
"Sì, domani devo studiare" rispose Sally.
"Stai sempre chiusa in casa a studiare, non ti annoi a stare da sola, tu e i libri?" chiese Chris innocentemente, sporgendosi per guardarla in faccia.
"Con i libri non si è mai soli" rispose in uno slancio di orgoglio Sally, continuando a guardare per terra sempre più infastidita.
"Dai... seria?" Chris rise scuotendo il capo. Rise anche Raul, tanto per fare qualcos'altro mentre sfiorava la mano di Jack per prenderle la sigaretta che lei le porgeva.
Sally sollevò la gonna del vestito alle caviglie, incamminandosi di gran carriera lontana dai ragazzi, con gli occhi umidi.
Jack spinse Chris giù dal recinto senza preavviso, facendolo capitolare per terra. Poi saltò giù anche lei.
"Siete proprio due stronzi" disse, e si mise a correre dietro Sally.
"Che ho fatto?" chiese Chris allargando le braccia mentre stava ancora nella polvere. Sembrava un Cristo in croce, con gli occhi spalancati di stupore interrogativo.
"Ma' doveva cucirti la bocca col filo appena nato" rispose Raul, poi buttò a terra la sigaretta e si mise anche lui a rincorrere le due ragazze.

* * *

La mattina dopo Raul svegliò suo fratello lanciandogli addosso un secchio d'acqua fredda. Chris si agitò nel letto e annaspò come se lo stessero affogando.

"Whatthafuckisyourfuckinproblem?" chiese dopo aver preso mezzo respiro, voltandosi verso il fratello minore con gli occhi sgranati che faceva quando erano piccoli e Raul faceva qualche stronzata bella grossa, che non si perdona - o che voleva fargli credere non venisse perdonata -.
"Sei un fottuto imbecille, Chris" ruggì il fratello. 
Chris si mise in piedi completamente zuppo, alternando lo sguardo incredulo tra il suo letto così barbaramente violato e il fratello minore. Raul aveva due anni meno di lui: diciassette. Eppure lo superava già di un paio di centimetri. Era una cosa recente: era sempre stato più basso, prima dell'ultimo inverno. 
"Ma perché continuate tutti a dirmelo?" borbottò passandosi le mani tra i capelli, buttando giù un po' d'acqua annidata tra i ricci.
"Sally Rodriguez ieri se ne è andata senza voler neanche riparlare a Jack"
Chris sollevò un sopracciglio in maniera decisamente strafottente. "E questo perché è un problema mio?"
"E' un problema tuo - Raul prese un respiro profondo e tremante di rabbia - perché non sai mai chiudere la tua boccaccia e devi sempre dire roba idiota quando potresti stare zitto, e poi le scenate me le becco tutte io"
"Jack ti ha fatto una scenata?" chiese Chris mentre si asciugava alla bell'e meglio con un lembo di lenzuolo salvatosi miracolosamente dalla doccia mattutina.
"You can bet your sorry ass she did! - urlò Raul, ancora più inferocito dal vedere il fratello tranquillo davanti a quella situazione che, ai suoi occhi, era drammaticamente irrimediabile - me l'ha fatta tutta, la scenata, a dirmi che non ragioniamo mai prima di dire le cose e che siamo stronzi solo perché quella lì non è identica spiccicata a tutti gli stronzi nati e cresciuti a Madrida e..."
"Ci è cresciuta pure lei a Madrida - osservò incontestabilmente Chris, infilandosi le braghe e poi sopra la camicia - ma poi tu perché ti sei messo ad ascoltarla? E a rincorrerla, pure?"
"E secondo te che mi sono messo ad ascoltarla, imbecille?" urlò Raul esasperato, spalancando le braccia.
Chris ci pensò qualche istante. Poi fece: "ooooh - come chi finalmente capisce tutto. Gorgogliò una risata mentre si abbottonava la camicia. Era proprio un imbecille. - fossi in te cambierei idea, Cain ti farà il culo appena lo scopre"
"Aye, sicuro, con uno stronzo come te in mezzo dovrei averci una fortuna grande come il culo di Rose Sutton prima che ci sia qualcosa da scoprire - borbottò Raul, tornò al suo letto e si lasciò cadere seduto, svuotato. Stette un po' a rimuginare e poi disse, come se non ci fossero altre scelte - devi chiedere scusa a Sally"
"Ma poi perché proprio Jack Rooster? - riflettè Chris ad alta voce, considerando pensieri tutti suoi - non è un po' troppo... acerbetta, mh? Quanto c'ha, quindici anni?"
"E allora?" ringhiò cupo Raul.
"Nay, a pensarci fai bene a iniziare ad annusare l'aria adesso, così appena le crescono le tette puoi buttartici"
"Sei un porco" osservò il minore Barclay con rassegnata puntualità. 
"E tu un'educanda" rispose lui allegro.
"Devi andare a chiedere scusa a Sally Rodriguez" ripetè l'altro.
"Contaci, fratellino"
"Se non ci vai dico a Cain che sei stato tu a mettere in giro la voce che Dalia l'ha mollato perché faceva sempre cilecca"
Chris si infilò anche il secondo stivale e alzò lentamente lo sguardo su Raul.
"You wouldn't..." mormorò.
"Watch me" Raul sorrise tenendo tra le labbra la chiave del problema.

giovedì 30 agosto 2012

my own kind of fate




Kiss all your saviors goodbye
Offer them up to the dead
No kidding you know who's right
And whose got a price on their head

No doubt I'd sell you all out
For a pocket full of silver and gold
Way back when, when they made me one of them

Don't you know they're gonna' save my soul

I can't hang around with you like this my friend
Our time has come to an end

I can't play around with you no more
No, I'm seeing this open door

And I know you saw right through me
Afraid I'm taking you for a ride

But when you're dead you're dead
When you're gone you're gone
I got my conscience at both of my sides


I set out to disappear
And out there I found a new home
But listen Jack, you're on the wrong side of the tracks
At least now I don't have to walk it all alone

Can you hear the sound of the crawling flesh?
Now can you smell the burning desire?
This place is too small to hide
All the ghosts that's kicking around inside

What this town was entirely built upon
You can find it right between the eyes
Its a bullet hole that'll steal your soul
And roll you for your money and your diamonds


domenica 19 agosto 2012

my own kind of origins: with a little help from my friends



Quando suo fratello entrò nel saloon col fiato corto, Cristobal Barclay stava vincendo l'ennesima mano di poker e aveva il vecchio Salinger che stava accarezzando la fondina, e glielo si leggeva negli occhi che voleva tirare fuori il pezzo e sparare ai piedi di quel ragazzino arrogante un colpo per ogni dollaro che gli aveva spillato. Raul in quel senso un po' lo salvò: spalancò le porte girevoli e le tenne aperte con entrambe le mani, guardando con un'aria tutta spiritata la gente che stava dentro.

"Oh, che hai?" gli chiese a voce bella alta per spostare l'attenzione di tutti su di lui, soprattutto quella del vecchio Salinger.

"E' la casa dei Rooster - disse Raul ancora trafelato. Si teneva alle porte con le mani, aggrappato come se fosse lì lì per cascare a terra come un sacco - non lo so che cazzo è successo, ma va a fuoco."

Ci fu tutto un corri corri e prendi il cappello e slega i cavalli e muoviti e pagherò pagherò ma ora devo andare. Così, quando i Barclay arrivarono un quarto d'ora dopo a casa Rooster, c'era dietro di loro tutto un branco di persone a cavallo con in spalla secchi vuoti intenti a ragionare d'urgenza sul pozzo più vicino. Quello dietro i mulini probabilmente. Chris saltò giù di cavallo ancora prima di tirare le briglie, e suo fratello fece lo stesso. Erano due ragazzi belli: abbronzati tutti e due, Raul ancora un adolescente, più secco del fratello tanto che al fiume, quando si toglieva la camicia, gli si vedevano tutte le costole. Però avevano le facce belle, prese dalla madre, che il padre somigliava ad un cabron di Bearing, tra Monte Cobrero e la foresta. Veniva da quelle zone, comunque, e in quelle zone non erano belli. I fratelli Barclay erano stati fortunati, a prendere la faccia dalla madre.

Madrida era un villaggio piccolo, ma i Barclay non accorrevano a perdifiato per tutti. Chris aveva un paio d'anni in meno di Cain Rooster, ed erano buoni amici. Tutti e due, poi, avevano lavorato con suo zio Sam, e Susan Rooster aveva insegnato ad entrambi a leggere, a scrivere e a far di conto quando erano ragazzini e i loro genitori potevano pagare solo in uova e farina. Un po' tutto il villaggio doveva la sua istruzione a Susan Rooster, e un po' tutto il villaggio era a seguito dei due fratelli, quella notte. Le buone azioni non sono mai vane, diceva sempre Susan Rooster. L'aveva insegnato a tutti, e quelli s'erano presentati lì a seminare i frutti di tutte quelle buone lezioni.

Jack Rooster, che era una ragazzina con i capelli tutti arruffati di quattordici anni, se ne stava sullo sterrato a tossirsi fuori dal petto pure i polmoni, stretta con le braccia a due galline con le penne color carbone, belle arrostite dal fumo dell'incendio ma ancora vive, più o meno. Chris provò a toglierle dalle mani ma lei, senza neanche guardarlo, iniziò a scalciare che sembrava un asino. Chris la prese per le braccia e urlò il suo nome finché non si calmò, ma si preoccupò quando vide che non riusciva ad aprire gli occhi.

"Che hai agli occhi?"
"Non riesco ad aprirli" 

Eh sì, non riusciva proprio ad aprirli. Le polveri nere s'erano incrostate per bene con il sale di una tonnellata di lacrime, e Cristobal Barclay dovette usare metà della sua borraccia d'acqua per riuscire a ripulirglieli abbastanza da permetterle di vedere di nuovo. Intanto tutti facevano la fila indiana dalla casa al pozzo. Avevano un ritmo coordinato e, a vederli illuminati dalle fiamme arancioni dell'incendio, sembravano un lungo serpente scosso da una convulsione dopo l'altra. Un secchio d'acqua ogni convulsione.

Le galline sfuggirono dalle braccia di Jack Rooster, ma lei confidava che fossero intelligenti abbastanza da non infilarsi nel forno. E comunque, non aveva testa per le galline: davanti a lei il legno solido della sua casa diventava carbone un secondo alla volta, e friniva come certi grilli fastidiosi, in modo tutt'altro che rassicurante. 

"I cavalli, i cavalli" ebbe l'illuminazione, tanto che si sentì di ripeterlo due volte. Si alzò in piedi inciampando su se stessa e, mentre stava ancora a tre zampe, si lanciò in avanti con un braccio già teso. Chris dovette prenderla per la vita mentre stava ancora in ginocchio e buttarsi all'indietro, per bloccarla. Lei per un po' agitò le mani in aria tentando di colpire il ragazzo e dimenandosi come una pazza, continuando a tossire con la poca voce che aveva: "i cavalli, i cavalli!".

"Cub! Cub!" urlava intanto suo fratello, mentre risaliva il serpente umano anche lui impastato di ceneri dopo aver recuperato il cavallo che aveva trovato ancora vivo. Spalancò gli occhi come due finestre quando la vide poco lontano, e corse da lei zoppicando. Aveva vent'anni, Cain Rooster, ed era bello anche annerito. Prese la ragazzina tra le braccia e la strinse forte, e lei fece lo stesso con gli spasmi della paura che ancora la agitavano dai piedi fino alla punta dei capelli. Cain si girò con lei attaccata al collo, senza la benché minima intenzione di mollarla. "Chris, trova ma' e Sam, digli che sta bene".

"Sono andata a prendere le galline"
"Ecco, digli che è andata a prendere le galline... la matta"

Chris annuì e si alzò in piedi, perdendo ben poco tempo a scrollarsi la polvere di dosso. Andò a dire a Susan Rooster e a suo fratello che i loro figli erano vivi e vegeti, poi si mise a creare un'altra fila indiana per far arrivare più acqua. Continuarono ad innaffiarla fino ad essere stremati, poi la casa, per protesta, decise di crollare: i muri portanti ormai carbonizzati si sfaldarono come pane secco, e Jack Rooster e la sua famiglia videro la loro umile dimora divorata boccone dopo boccone dalle fiamme.

* * *

Jack Rooster aveva quattordici anni, allora. Quattordici anni sono abbastanza per capire come gira il mondo ma troppi pochi per farlo girare come vorresti... almeno, lei la pensava così. Era la terza notte che doveva dormire nello stesso letto con sua madre, nello sgabuzzino che i Barclay avevano liberato per loro due. Cain e lo zio Sam dormivano nel fienile di Howles. Anche lei sarebbe voluta andare a dormire nel fienile, ma sua madre non gliel'aveva permesso. 

Sgusciò fuori dal letto che era mezzanotte passata, che in un villaggio di contadini e rancheros vuol dire molto, molto tardi. Controllò che, al piano di sopra, mister Barclay russasse sonoramente come ogni notte, e quindi uscì sulla veranda con la camicia fuori dai pantaloni. Ci trovò Raul che, allarmato, buttava lontano un joint quasi finito.

"Oh, sei tu" disse più tranquillo ma a disagio, con i piedi scalzi. Jack si sporse dalla veranda e poi scese i tre gradini, raccogliendo il mozzicone lanciato un attimo prima da lui.

"Posso?" chiese avvicinandolo alle labbra. Raul scrollò le spalle e allora lei fece un tiro. Ingoiò i colpi di tosse per non svegliare quelli che dormivano. Poi fece un altro tiro e un altro ancora, mentre Raul se ne girava un altro.

"Chris dorme?"
"Magari. L'ho mollato che parlava ancora di Bettany Gray e di come lei non ha occhi che per lui"

Jack aggrottò le sopracciglia e continuò a fumare. Dopo averci pensato un attimo, decise di andarsi a sedere sul dondolo, dalla parte opposta di quella dov'era seduto Raul. Il dondolo cigolò appena non appena diede una spinta maggiore con i piedi, ma Raul la lasciò fare.

"Allora, avete deciso che farete?"
"Nay. Non ci abbiamo i soldi per ricostruirla, e neanche per comprarne un'altra. Penso che andremo in affitto in qualche buco, ma non è che a Madrida ci sia tanta gente che affitta"
"Ah... e quindi?"
"Non lo so. Sam stava dicendo di andare a cercare dall'altra parte del fiume. A Mexican, o addirittura a Ciudad Nueva"

Raul rimase un po' a pensarci tutto incupito. Aveva i capelli con quei boccoli biondi bruciati dal sole, la pelle dorata, i muscoli tesi direttamente sulle ossa. Jack pensò che le spalle gli si erano fatte più larghe da quando aveva preso a lavorare a Deepmotte Farm, anche se aveva ancora quel volto sbarbato da ragazzino. Lui si accese l'altro spinello. Lei lanciò forte il suo mozzicone oltre la veranda e riprese a dondolarsi insieme a lui.

"Non potete mica andarvene da Madrida, eh. Al pastore prende un colpo... te lo immagini a prendersi cura lui delle opere di carità?"
"Come no, se le sarebbe giocate a carte il martedì dopo la messa"

Risero entrambi in maniera un po' strozzata, per non farsi sentire. Poi ci ripensarono e ripresero a ridere in modo più vivace, gorgogliante. Jack si mise le mani sulla pancia a Raul vennero le lacrime agli occhi. Era una di quelle risate che servono ogni tanto, e che non c'entrano niente con quello che ti ha fatto ridere. Il pastore non c'entrava niente, non c'entrava niente il suo vizio del gioco. C'entravano di più la casa bruciata e l'assenza di un tetto buono sulla testa senza dover andare a miglia di distanza, e il fatto che lei stesse a dormire lì dai Barclay e non sapesse cosa fare la mattina quando si svegliava, se non andare a dar da mangiare alle due galline che aveva salvato e che aveva rinchiuso in un recinto improvvisato. 

Smisero di ridere dopo un po'. Raul fece un altro tiro dallo spinello e poi lo passò a Jack. Poi si fece un po' più scuro in viso.

"Dimmi un po' una cosa... è vero che Joel McRea ti sta dietro?"

Jack alzò le spalle. 

"Ah. E... tu?"
"Non lo so. E' simpatico. E mi fa sempre usare il suo cavallo, quando glielo chiedo"
"Ci credo, non saprebbe stare in sella ad un pony se glielo mettessero tra le gambe" borbottò Raul, sprofondando un po' sul dondolo. Jack rise piano, non sembrava troppo offesa. Raul la guardò con la coda dell'occhio e si rimise seduto come dio comanda. 
"Però è bello"
"Se ti piace il tipo..."

Jack fece un altro tiro e poi ripassò lo spinello a Raul. Rimasero in silenzio un po'. Davanti a loro si stendeva una prateria buia e silenziosa. Nell'aria c'era odore di pioggia. Jack pensò che avrebbe dovuto costruire una casetta per le galline. Gli occhi le si inumidirono un po' quando le tornò in mente che casa sua e tutte le sue cose erano bruciate nel rogo. Ci mise poco ad ingoiare tutto, comunque.

"Ma è vero, che Bettany sta dietro a Chris?"

Raul si fece più cupo.

"Lui dice così"
"Ah"

Jack ci pensò un po'.

"E lui è contento? Di 'sta cosa, dico"
"Bo'. Secondo me sì"
"Ah"

Jack si azzittì. Rimasero a dondolare in silenzio ancora un po'. Lei si addormentò sul dondolo. Lui prima di tornare nel suo letto le mise una coperta addosso.









domenica 5 agosto 2012

my own kind of origins: pa' 's long gone


Jack guardava il cavallo e il cavallo guardava lei.

Stava aspettando Don da almeno mezz'ora, a distanza di sicurezza perché suo zio diceva sempre che se un cavallo non ti conosce dovevi essere stupido per metterti a portata di zoccoli. Quindi lo guardava seduta a gambe incrociata su una cassa, mentre Don comprava il tabacco e parlava con Albert Jones, ridendo del ragazzino che al rodeo di Mexican era caduto alla prima sgroppata di Skylar, la puledra rossa. Ora Skylar se l'è comprata un proprietario di Salinas che era così grasso da non riuscire nemmeno a montarla. E la vita va così, diceva Don, chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane. Poi batté una mano sulla spalla di Albert Jones e tornò verso Jack, mentre si girava già la prima sigaretta della giornata.

Lei saltò giù dalla cassa con tutti i capelli a raggiera, che sua madre un'ora prima gliel'aveva raccolti in una bella treccia, ma lei se l'era scomposta subito perché non stava mai ferma. Don comunque non la rimproverava mai se si muoveva troppo, quindi andava bene. Si avvicinò al cavallo e gli andò di fianco, saltellando da una gamba all'altra perché Don ancora non si era acceso la sigaretta, e lei si annoiava.

"Andiamo?"
"Senza fretta, bambina"

Lei soffiò dalle narici e pensò che era vero che tutti quelli che venivano da dopo la Trinidad erano lenti. Dopo averlo pensato lo disse anche ad alta voce. Don le diede una schicchera sulla nuca con un dito e lei borbottò qualcosa, non osando ripeterla quando Don la guardò severo.

Si accese la sigaretta e ne fece un paio di tiri prima di prenderla da sotto le braccia e caricarla sul cavallo. Lei odiava essere presa in braccio, ma con un metro e venti d'altezza non sarebbe mai riuscita a salire in sella da sola. Si limitò allora a sbuffare e afferrò impazientemente le briglie mentre Don le accorciava le staffe.

"Posso andare da sola?"
"Solo se te lo meriti"
"E come me lo merito?"
"Facendo quello che ti dico io"

Non si tolse quel peso dalle sopracciglia per tutta la mezz'ora che Don passò a spiegarle come i cavalli ragionano, come uno deve muoverli e rispettarli. Non le concesse più di qualche metro da sola, recuperando sempre l'animale all'altezza del morso. Lei dopo un po' iniziò ad annoiarsi e, sperando di innervosire l'animale, deviava di tanto in tanto dalle indicazioni dell'uomo, facendole passare per dimenticanze o errori.

"Senti, dai - disse ad un certo punto - tanto non sono stupida, lo so che mi stai tanto dietro per la mamma. Vado un po' da Alina ai campi della fattoria e poi torniamo insieme, e tu le dici che siamo stati a parlare tutto il tempo"

Don spalancò gli occhi, la terza sigaretta della giornata gli oscillò tra le labbra.

"Tua madre è una gran donna, kid"
"Non è che me lo devi dire tu."
"E' importante che tu lo sappia"
"E' importante che lo sai tu, non io. Ha fatto fatica per un sacco di tempo, adesso ci serve qualcuno che la fa felice. Ma non è che - Jack si agitò un po' sulla sella, a disagio - non è che solo perché stai simpatico a lei, all'improvviso devi piacere pure a me e dobbiamo passare del tempo insieme. Non dobbiamo. Non sei mica mio padre"

Don lasciò per un po' il morso del cavallo, facendo scivolare la mano sull'attaccatura delle briglie. Era un uomo sui quaranta, coi capelli neri e la pelle cotta da sole, con degli scuri che sembravano piccoli perché li teneva sempre un po' chiusi. Aveva la barba folta e un po' brizzolata e delle rughe attorno allo sguardo, le spalle larghe e le braccia forti e piene di peli. Alle mani c'erano i calli, che non aveva ancora capito se era perché aveva zappato la terra o accettato i tronchi grossi del bosco a nord, quelli secchi e alti che facevano legna buona per tutto l'inverno. Era completamente diverso da come Jack immaginava suo padre. Non che se lo immaginasse spesso.

"I know I'm not, but he ain't around, is he? Tu e tuo fratello siete... ragazzini. Qualcuno deve prendersi cura di voi"
"Ci prendiamo cura di noi stessi da un sacco di tempo prima che tu venissi qui dalle fattorie di Crosside Bells" 
"Listen, kid. Io non voglio sostituire tuo padre. Ma non sto scherzando con tua madre. E voi due siete ragazzini in gamba."
"Per sostituirti a mio padre dovresti sparire più veloce di un selvaggio dallo zoccolo leggero. Mio padre è stato buono solo a fare questo, Cain se lo ricorda."

Don sembrava tutto pensoso. Ogni tanto faceva un tiro dalla sigaretta che ancora stava come un pendolo attaccata alle labbra ruvide che aveva lui, proprio al lato della bocca. Stava lì e in testa gli giravano tutti i pensieri e le strategie per farle fare un sorriso vero, visto che stava sempre scura in volto, come se avesse avuto un piccolo cuore nero che le pompava fuori dagli occhi tutta l'allegria e la spensieratezza che i bambini hanno di solito, e l'ingenuità e le varie buone cose che vengono con l'infanzia e se ne vanno via quando la vita inizia a farti gli sgambetti. Ad un certo punto si rimise dritto con le spalle e la sua faccia divenne tutta più luminosa, come se una buona idea l'avesse appena rischiarata. Fece un passo di lato e lasciò il cavallo, sollevando lentamente le mani. Gli venne da sorridere quando Jack lo guardò con due occhi grandi così, che non contenevano tutto lo stupore.

"Be', vai no?"
"Da sola?"
"Aye, che problema c'è?"

Lei rimase così qualche istante, poi ancora confusa afferrò con più decisione le briglie. Si mise dritta con la schiena per sembrare alta abbastanza per quella responsabilità, allargò le gambe e poi si mise a battere i talloni sui fianchi del cavallo. Quello partì al trotto così all'improvviso che quasi cadde. Ma non cadde. Invece recuperò l'equilibrio e si mise a fare il giro della piazza, con un sorriso che ad ogni giro si apriva un po'.

Questa è la storia vera di come Don West fu il primo a scoprire che Jack Rooster sapeva benissimo da sola cosa le servisse per essere felice, e di come Jack Rooster iniziò a capire che a volte, quando vuoi qualcosa, il primo passo per ottenerla è chiederla.