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venerdì 21 novembre 2014

(my own kind of song for Red Wright)


Sweet Waters, Shadetrack
Quella che fu Madrida, a ovest del Toledo River.

La posta a Shadetrack arriva una volta ogni due mesi, quando arriva. Hanno fatto una colletta per i materiali con cui Sterling ha rimesso insieme un vecchio light cruiser buono a reggere fino allo skyplex più vicino, dove raccoglie tutte le lettere e i pacchi diretti a Sweet Waters. Sono parecchi: di satelliti dedicati non ne hanno ed è difficile che il segnale cortex arrivi a più di un decimo di pianeta. Sharpe ha finito il suo turno di notte e ha dato il cambio a Chris Barclay. Si sono scambiati il fucile (ne hanno pochi, ma ben tenuti) e il 'tracker le ha detto che sono arrivate brutte notizie, non sa che notizie esattamente. Che tutti dormono. Che Bolivar e i loro figli dormono, che Ritter e Sterling dormono, che André e John e Sam e Maryanne e Sean Rooster, figlio di Cain Rooster, che ormai è quasi un uomo, e Cecilia Ritter che non è più una bambina, e tutto quell'esercito di spiantati e disperati alla ricerca di un posto dove stare e che continuano a chiamare Jack ammiraglio

Ammiraglio.

Sharpe la trova nella sala bassa della casa principale, seduta di fronte al camino acceso, con il suo cane tra le braccia, avvolto dalla coperta più calda che ha tolto al suo letto. Acab respira con la fatica della vecchiaia, il pelo una volta bianco ha ormai perso di lucentezza, e anche dal suo unico occhio non riesce a distinguere più nulla. Una vita di servizio e fedeltà l'ha reso esausto, ma anche Jack Rooster si conta addosso le sue rughe. Se vivi su un pianeta distrutto, non vivi a lungo. Sharpe le si va a sedere accanto.

"Ti ricordi quando l'abbiamo trovato?" E' la prima cosa che Jack le chiede, ma sa la risposta. "In una nave alla deriva, nel vuoto. Ultimo sopravvissuto. Tutti quelli che stanno qui sono come questo cane: gli unici sopravvissuti di qualche strage. E' per questo che abbiamo perso la guerra di Polaris: quando loro dicono l'ultimo sopravvissuto, parlando di quello che è ancora vivo, quando lo diciamo noi, parliamo di quelli che sono morti. La sconfitta ce la portavamo dietro dalla prima fucilata."

Sharpe osserva il cane. E' un mezzo lupo con i denti ancora buoni, nonostante il tempo. Non si è mai lasciato toccare facilmente, e lei tende la mano per fargli finalmente una carezza. Poi la ritira: chi muore ha diritto a morire come è vissuto. Anche le bestie.

"Questi qui sono ancora vivi, ammiraglio, e magari sarebbero tra i morti se non fosse per te. Tutti vivi che vogliono restare vivi. I tuoi figli avranno figli loro, un giorno - Susan Patricia e Samuel."
"Pete ha gli occhi di suo padre, e la testa. Quando vede una cosa storta le si pianta dentro e non ha pace finché non la raddrizza. Mi preoccupo per lei. Mi preoccupo per Bolivar, anche."
"Tu ti preoccupi per tutti."
"Ci conosciamo da quanti anni?"
"Da prima che facessi salire a bordo questo cane."
"Hai passato una vita al timone di una nave e mi hai seguito qua dove puoi pilotare a stento i cavalli."
"Sono invecchiata, ammiraglio. Uno non può essere un soldato per tutta la vita."

Jack Rooster, anni prima, era convinta che lo sarebbe stata. Accarezza Acab dietro le orecchie e ricorda di quando passò settimane accucciato ai suoi piedi mentre lei combatteva per restare viva, continuare a respirare. La sua pelle è sempre stata dura come il nodo delle conchiglie che trovi in riva al mare. Ma Jack l'ha visto raramente, il mare.

"Red Wright è morto a Fargate."

Lungo la schiena di Sharpe si arrampica la desolazione. Il migliore pilota della Resistenza è morto nell'inferno di Fargate. Jack percorre con le dita il muso del suo cane, e non ha il coraggio di dire che avrebbe potuto scommettere ogni cosa che Red Wright, almeno Red Wright, sarebbe stato la persona che sarebbe uscita fuori da Fargate viva. L'ultimo sopravvissuto. Aveva chiesto a Chris se sarebbe riuscito a costruire un altro pezzo di casa grande abbastanza da accogliere una famiglia di tre. 

"Non ho voluto svegliare nessuno. Dovrò dirlo a Sterling, e a Bolivar. A John... a Chuck. Quando lo dirò ai miei figli non sapranno neanche collegare una faccia al suo nome. Abbiamo passato cent'anni sulla Almost Home, ma ora io sono a casa, a Red Wright che è stato catturato sotto il mio comando-- non ci è mai tornato."
"La guerra uccide le persone, ammiraglio. L'ha sempre fatto. Red Wright lo sapeva, ed era pronto a morire per la causa."
"Non è morto in battaglia. Almeno questo glielo dovevo: farlo morire combattendo."
"Non sai com'è morto. Di battaglie ne combattiamo ogni giorno."

Jack smette di respirare insieme ad Acab, rimane sospesa nel vuoto per un istante lunghissimo. Quando il mezzo lupo muove il petto in un respiro profondo, lei fa lo stesso, con un sollievo temporaneo. Lo copre meglio quando lo sente gemere di dolore.

"E' tempo, ammiraglio. Dovresti abbatterlo."

Forse dovrebbe. E' la cosa umana da fare: suo zio aveva fatto così con tutti i suoi cavalli vecchi o con le zampe rotte, dopo averli salutati. Se si sfogliava indietro poteva ancora trovare il suono del suo fucile, l'odore della clemenza che era uguale a quello dello xentio. Jack si china col busto su Acab. Gli poggia le labbra sul fianco, ad occhi chiusi, percependone il respiro. Pensa a Red Wright e a come non sia mai andata a trovarlo, perché il viaggio era troppo lungo. A come non gli abbia scritto, perché temeva che loro sarebbero riusciti a rintracciarla, ad arrivare al suo angolo di pace così remoto - o forse perché non aveva abbastanza cose da dirgli, perché si vergognava a parlargli di come Pete avesse gli occhi blu di Bolivar e Samuel l'aspetto e l'odore di suo fratello. Di come crescessero forti e determinati, con due genitori accanto, mentre suo figlio cresceva senza un padre a Saint Andrew, e tutto per colpa sua. Pensa a tutte quelle cose rimaste incastrate nelle reti della loro educazione spartana, rimmer, mondi e vite in cui nessuno li aveva abituati ai sentimenti. Ad avere pazienza per gli addii.

"Possiamo farlo adesso, prima che i ragazzini si sveglino."

Jack solleva il busto, scuote il capo con energia, ostinazione. 

"No", con lo stesso tono con cui dava gli ordini quando era davvero un ammiraglio.
"Non ancora."

* * *


Due giorni dopo, fanno un grande funerale in cui indossano il browncoat. I giovani piangono Acab e i vecchi piangono Red Wright, ma ci sono alcuni giovani che piangono Red Wright e alcuni vecchi che piangono Acab, ma ciò che è certo è che in ogni cuore piantano una croce in più. Ne piantano due anche dietro la casa: Jack Rooster dà al suo cane e al suo pilota posto accanto alla sua famiglia, anche senza un corpo. Bolivar e André la aiutano a scavare mentre Sterling dà un pugno sul naso di Ritter e fa ridere i ragazzini, per dimostrare bene il rapporto affettuoso che avevano suo marito e Wright. Ognuno racconta la sua storia su Red, ognuno si prende il suo tempo per aggiungere un pezzo alla memoria collettiva. Chuck, che lo conosceva e lo chiamava ancora zio Red, la sera va da Jack e con l'espressione scura le chiede: come è morto?
Jack le bacia la fronte. Le risponde: combattendo. Sa che è la verità.

martedì 3 dicembre 2013

our own kind of freedom


E' il dodici dicembre 2505 e balliamo dietro il saloon. Fa così freddo che ti chiedo di stringermi e tu invece fingi di farmi cadere, e quando io ti insulto tu ridi e dici che come faccio a non fidarmi, sei tu, come faccio a non fidarmi? Quella notte facciamo l'amore tenendoci addosso quasi tutti i vestiti, e quando dopo ci stendiamo sul fondo del fienile tu ti lamenti di avere la paglia nelle mutande, e dici che sant'iddio, non è possibile fare l'amore e preoccuparsi della paglia nelle mutande, e che un giorno costruirai una casa solo per andarci a fare l'amore con me.

E' il 2510, ed è novembre. Mentre sono in una trincea a Boros e vengo informata che ciò che rimane del sesto reggimento verrà inviato a combattere a Hera, tu sei al lazzaretto di Madrida, dietro la chiesa, e leggi a mia madre una poesia che lei vuole che ti ricordi. La poesia, come tutte le più belle poesie di questo mondo, parla d'amore. Quella notte continui a leggere e a tenerle la mano, finché non ti rendi conto che il polso non le batte più. 

E' il 2514, settembre. Ho appena ucciso un soldato alleato mio prigioniero. L'ho fatto dopo averlo torturato in modo barbaro, alla ricerca di informazioni che non mi ha voluto dare. So che Eivor non mi guarderà più con gli stessi occhi. So di avere danneggiato John in maniera irrimediabile, facendogli pensare che ciò che ho fatto è giusto, ma non c'è niente di giusto nel far soffrire un uomo, neanche se è un tuo nemico. Mi chiedo che fai e se ti vergogneresti di me, se vorresti ancora sposarmi, dopo aver visto ciò che sono stata capace di fare. 

E' un giugno tiepido. Mentre io sto morendo, schiacciata con la schiena contro il bancone di un saloon di Greenfield, tu, a parsec di distanza, punti un fucile contro un ragazzino che è venuto a rubare in casa tua le uniche due galline che ti sono rimaste, e che ti permettono di sfamare te e tua madre. Gli dici di andare via, o altrimenti spari. Lui ti guarda con degli occhi enormi, in cui puoi leggergli l'indecisione tra il morire subito, fucilato, o più tardi, di fame. Lui se ne va correndo con il bottino, e tu scopri di non avere il coraggio di sparare a un innocente.

Ho otto anni e tu dodici, e nonostante ti odi più di qualsiasi altro ragazzino a Madrida, ci casco come una stupida quando mi fai credere che i pesci volanti esistono davvero, e che ne troverò un raro esemplare su quell'albero alto e pieno di vespe. Tuo padre ti prenderà a cinghiate per due giorni, più o meno il tempo che ci impiegherà mia madre a togliermi i pungiglioni dalla pelle.

Nel 2513, una notte, mi sveglio accanto a Scott. Mentre lui dorme io scivolo fuori dal letto e mi rivesto molto lentamente. Nello stesso momento tu stai raccontando di me a una prostituta che adora le storie d'amore, e che ti dice che dovresti partire e andare a cercarmi, e sposarmi, e avere con me tanti figli, e riportarmi a Shadetrack. Per una notte intera ti chiedi se non abbia ragione lei, ma il giorno dopo ti riporta un po' di buonsenso, e ti dici che alcune cose sono perse.

E' la primavera più bella che abbia mai visto su Shadetrack, e tu cerchi nell'erba i tuoi pantaloni per estrarne un anello avvolto in un fazzoletto. Quando ti dico che non rinuncerò alla guerra per te, replichi che va bene, che ti risponderò quando la guerra sarà finita, che avrò un sacco di tempo per pensarci.

Cinque anni dopo è il 2511 e attorno ho soltanto morte. Mentre a te, a Mexican, arrivano le prime voci della fine della guerra, io imploro John Cassidy di aiutarmi a riportare il corpo di mio fratello a casa. Non imploro a voce, lo faccio con gli occhi. Quando mi dice che non gli basterebbe il carburante, io ripesco quell'anello dal fondo di una tasca, e gli dico che potrà usare quello, per il carburante e per il servizio.

Quattro anni più tardi, tu stai provando a sistemare un apparato di filtraggio dell'acqua da solo. Non ci riesci, imprechi ad alta voce perché a breve non saprai più che cosa bere, e nella disperazione pensi che saresti dovuto morire te invece che tuo fratello, che lui avrebbe saputo ripararlo. Intanto, su Bullfinch, io ho appena dato un pugno a John Cassidy e lui ha appena dato un pugno a me. Ma è già passato, e prima di salutarmi poggia quello stesso anello che gli diedi una vita prima sulla branda nella mia cabina, dicendomi che dovrei tornare dove qualcuno mi aspetta.

Non ricordo che anno è. Sono ubriaca e terrorizzata, perché ho perso Eir Sterling nell'esplosione di una nave. Tu intanto hai trovato un fiore (è così raro trovarne a casa, ormai), e pensi di raccoglierlo e andare a trapiantarlo vicino alle tombe della famiglia Rooster. Non mi passi nella mente neanche per un istante.

E' poco tempo fa. Gli stranieri non sono benvenuti a Sweet Waters: vengono solo a depredare il poco, il pochissimo che c'è. Spari contro Sharpe un colpo di avvertimento mentre scende dalla pedana di stiva, mancandole il piede destro per un soffio. Io sto dentro e dico ai numerosi figli di Ritter e Sterling di nascondersi, non so che sei tu. Quando urlo il mio nome da dietro la spessa paratia metallica della wyoming che ci ha portati a casa, dico che vengo in pace, che sono di Shadetrack, e che sono la figlia di Susan Rooster e la nipote di Sam Rooster. 

E' davvero un istante fa. Nell'abbracciarti d'impeto ti sbatto il fucile contro la schiena. Tu mi sollevi e giri su te stesso, senza che io riesca neanche a toccare terra con i piedi. Non ci diciamo niente per un tempo infinito, ma va bene così. Io ripenso a tutte le volte che non ti ho pensato, e mi chiedo se ti sei fatto le stesse domande che mi sono fatta io, mentre me le facevo io. Ti vorrei chiedere: cosa stavi facendo mentre io riparavo lo steccato a nord di Buckskin Trails? Mi hai pensato quella volta in cui ho riabbracciato Red Wright evaso da Fargate, e hai sentito anche il tuo cuore fermarsi quando lo ricatturarono? Io baciavo Sundance su una tempia perché ci aveva appena sbloccato le prove necessarie ad incastrare i criminali che avevamo catturato, e tu intanto chi baciavi? Mentre io mi legavo i polsi e mi lasciavo trascinare sul fondo, sicura che fosse l'unico modo per vincere la guerra (vincere o morire per lei), tu in quali catene eri serrato? Chi aveva le chiavi di ogni lucchetto? E ora che mi rivedi, ti senti finalmente libero come mi ci sento io?

Non fa niente, va bene comunque, va bene così. Ti amo come un fratello, e gli errori sono tutti nel passato. Ti bacio sulla fronte e ti dico che ho così tante cose da raccontarti che tutta la vita non ci basterebbe. Tu mi guardi e ridi. In quel momento mi viene in mente che sai già tutto, e non ho dubbi. Solo tu potresti. 

E' il 2506, e sto partendo per la guerra. Ti abbraccio e ti dico in un orecchio: "ti ho nelle vene, Chris. E non ti ci posso più tirare fuori".


* * *

[dal libro di poesie di Susan Rooster]

[post n. 100]

venerdì 29 novembre 2013

my own kind of reason I fell in love with each and every one of you



Non sto scrivendo questa cosa a tutti quanti, la sto scrivendo ad alcuni. Uno viaggia centinaia di parsec e passa anni nella stessa nave, e può succederti qualsiasi cosa, e se quella è la prima cosa che capisci, la seconda è che chi sta là dentro in qualche modo diventa famiglia tua. In qualche modo. 
Quindi sto scrivendo a John, a Sun, a Ed e Cortes, e a Schmidt e a Bolivar. A Sam Hale, anche, e ad André Vandoosler, perché li raggiunga dove stanno. A Red Wright perché lo aspetti quando uscirà dall'inferno di Fargate.
A questo punto, in un modo o nell'altro, tutti avranno capito che sto partendo per l'ultimo grande viaggio, e che se Dio me la manda buona, questa volta non torno. Tra qualcosa tipo sette mesi e mezzo avrò un figlio, e voglio che nasca dove sono nata io, e che mi veda provare a ricostruire qualcosa dove i nemici non hanno lasciato più nulla. 
Non è una lettera d'addio, è una dichiarazione d'intenti. Vi dirò quello che farò, perché se a un certo punto qualcosa andrà male, dovrete essere in grado di sapere dove venire a cercarmi e come ripigliarmi per i capelli, perché Dio mi sia testimone: non ho intenzione di crepare proprio adesso.  
Andrò a Safeport, per prima cosa, e vedrò di vendere il Devil's Den al migliore prezzo che riesco. Coi soldi che ci ricavo, insieme a quelli che mi sono messa da parte, comprerò il fertilizzante della Blue Sun, quello speciale che non siamo riusciti a rubare, a suo tempo. Lo farò portare a Shadetrack. Andrò a Saint Andrew, perché devo salutare il figlio di Red Wright, e andrò a Tauron, perché sto tornando a Shadetrack per ricostruirla, e non lo posso fare senza Sterling che aggiusta le cose, Ritter che aggiusta le persone, e i loro rumorosissimi figli che aggiustano l'anima. Se li conosco un po', verranno anche loro. Verrà anche Sharpe. Infilerò poi me, Acab e Shamrock (il cane e il cavallo vengono con me anche loro, ay) in un pozzo di Sanderson con cui supererò il confine. Se riuscirò ad arrivare a Hall Point, il grosso del viaggio sarà fatto e arrivare a casa sarà facile. Con il fertilizzante e qualcuno che sa usarlo, dovremmo riuscire a far rinascere almeno un piccolo pezzo di terra.  
Abbiate cura delle cose. Della guerra e di voi stessi, e poi l'uno dell'altro. Anche della Almost Home: so che tutti hanno sempre pensato fosse la mia nave, ma anche col mio nome sopra non è mai appartenuta a me. E' vostra ed è di tutti quelli che decidono di combattere. E' stata quasi-casa per un sacco di tempo, per me. Spero lo sarà sempre anche per voi.  
Mia madre diceva che un uomo può fare quello che vuole, ma se è un uomo giusto, farà quello che deve. Voi l'avete sempre saputo anche se non eravate figli di mia madre, e me l'avete ricordato quando io me lo stavo scordando. Vi sarò sempre grata, per questo.
Jack Rooster

martedì 26 novembre 2013

my own kind of farewell, part 1: John



17:15 John [Timisoara|Taverna]  « Non è da molto che è tornato dal turno pomeridiano. Le pause fra un turno e l'altro non sono molte. la stessa pausa pranzo si è ridotta vista la mancanza di cibo. Quando ha un momento libero inoltre lo passa in infermeria al capezzale di Philip o Jesse. l'ultimo mese è stato parecchio pesante e non solo fisicamente. missioni, torture, battaglie spaziali, disposcamenti, riparazioni, amici e fratelli feriti o ricoverati. Entra nella taverna semioscura come se fosse un'automa, dallo sguardo assente e dai pensieri fin troppo numerosi in testa. Indossa qul browncoat che in tre hanno è riuscito a calzare alla perfezione, al di sotto una maglia a maniche lunghe nera ed un paio di braghe di tela di un beige macchiato di fango, che anche sugli anfibi, si stacca un poco durante la lenta camminata verso il bancone. »

17:19 Jack [taverna]   « le taverne sono vuote ormai da tempo - da quando hanno smesso di poter offrire cibo -. Lei stessa sta mangiando un tozzo di pane raffermo, che intinge pensosamente in una ciotola d'acqua in modo da poterlo spezzare, masticare, mandare giù. Si è tolta il browncoat: le due shell dholes sono visibili nelle fondine ascellari, e così il bowie dietro la schiena. Ha i capelli raccolti, le maniche della camicia rimboccate abbastanza da mostrare il tatuaggio sull'interno del braccio sinistro. Ad Acab allunga ogni tanto un pezzo di pane ammollato, e lui, adagiato sotto il tavolo, accoglie ogni boccone in silenzio »

17:24 John [Timisoara|Taverna]   « La taverna non è molto illuminata, e poca luce entra dalle finestre a causa del maltempo che infuria all'esterno. Molte candele sono state accese e distrubuite fra tavoli e banconi. il vecchio pianoforte nell'angolo ne porta più di un paio distribuite per la lunghezza. John avanza verso l'oste al banco che strofina e ristrofina il bicchiere fra le mani, più per passare il tempo che altro. il cibo scarseggia, l'acqua ormai è stata recuperata dai militari come bene di prima necessità, e di fatti non è strano vedere dei bidoni lungo le strade utilizzati per raccogliere l'acqua piovana. John fa la sua ordinazione prima di vedere il tavolo occupato dalla donna. Lo sguardo si ravviva per un secondo mentre resta immobile a fissarla prima di avvicinarsi lentamente tenendo in mano un bicchiere con una doppia razione di rum. » May I? « Chiede con la mano sullo schienale della sedia accanto.

17:29 Jack [taverna]   « solleva gli occhi su John, e non sembra sorpresa dal vederlo lì. Quando lui chiede se può sedersi, si limita a un cenno leggero col capo, d'assenso, e un leggerlo colpo con la caviglia ad Acab, che capisce l'antifona e si sposta in modo da far spazio alle gambe di John. Allo stesso tempo, alza il muso verso la padrona, guadagnandosi un altro pezzo di pane e una carezza distratta sulla testa, con le dita che affondano nel pelo bianco e umido. Sospira piano. Tira indietro il busto e lo rilassa sullo schienale della sedia. » te la ricordi, Gracestone? « assottiglia appena lo sguardo, non alzando mai troppo la voce. » che ci pagarono col riso. E mangiammo riso per mesi.

17:33 John [Timisoara|Taverna]  « John si accomoda, sente il corpo dell'Hasky spostarsi sotto al tavolino di legno. si accomoda e chiude gli occhi inspirando profondamente mentre lascia che i muscoli si sciolgano. Alla domanda apre gli occhi che paiono persi in quei ricordi. » Hai. « annuisce alla prima domanda avvicinando il bicchiere di rum alle labbra con un debole sorriso per poi portare il capo verso il volto di Jack, leggermente più rilassato. » lo ricordo bene. cercavi sempre di trovare una ricetta diversa con cui impiegare il riso. ma le spezie erano sempre le stesse. « il sorriso si allarga un poco ricordando al passato, lui adorava il riso in quanto navtivo di Gokinai. ed amava tre anni addietro la cucina di Jack. » è da un po' che non cucini.

17:38 Jack [taverna]   « sorride piano, debolmente, tenendo gli occhi su John in maniera così superficiale che sembra star osservando i propri pensieri e ricordi ancora prima del ragazzo. Sospira di nuovo, a fondo ma silenziosamente. » è un po' che non c'è molto da mangiare. « risponde con calma, permettendosi un accento un po' più marcato con John che, ormai, conoscerà la sua parlata alla perfezione. Ha una voce leggermente roca, ma il fatto che abbia ridotto il fumo (chissà, magari addirittura smesso) la rende un minimo più compatta del solito. » tell me, John. « solleva appena il mento, mettendo meglio a fuoco il ragazzo. » cosa significa essere un soldato?

17:44 John [Timisoara|Taverna]   Yep. « è l'unica risposta che da alla sua replica mentre il sorriso triste viene oscurato dal bordo del bicchiere riportato alle labbra per un sorso lento del liquido caldo. John ormai ha imprato a ricodore quell'accento. la cosa che lo ha sempre incuriosito è che benchè dello stesso sistema solare, i due pianeti hanno due accenti molto diversi, in quanto quello di boros risulta più melodico. è anche. la domanda che gli viene fatta è tosta. John lancia un'occhiata a Jack. apre le labbra ma vi passa sopra la lingua mentre poggia il bicchiere al tavolo. » è una domanda difficile la tua, Jack. « Domanda. » è da tre anni che cerco la risposta giusta a questa domanda. « Rivela ritraendosi dopo aver lasciato il bicchiere per sfilare il pacchetto di sigarette dall'interno del lembo del B-coat. sta per aprire il pacchetto quando si ricorda. lo chiude e poggia il pacchetto al tavolo. » vuoi che provi a rispondere lo stesso?

17:51 Jack [taverna]   « segue con gli occhi il movimento di John, il pacchetto di sigarette. Sospira. Stacca un ultimo pezzo di pane per sé - lo mastica lentamente -, e quindi deposita il resto a terra, in modo che Acab possa servirsene. Dopo aver deglutito il boccone, va a mettere le braccia conserte sotto il petto, mantenendo le spalle rilassate » io lo so che pensi. A un certo punto ti sei fatto l'idea che essere un soldato voglia dire... non avere pietà. Averci dentro solo la guerra. « un tono placido, malinconico, una lunga pausa in mezzo. » so che è anche colpa mia. You see, kid: io ero una persona diversa, prima dell'undici. Ma alcune cose ti svuotano. Lo sai perché sono andata in guerra, io? « si morde piano il labbro inferiore, ma non tentenna » il motivo vero, intendo.

17:57 John [Timisoara|Taverna]  « Lascia la mano intorno al bicchiere che gira lentamente con le dita. John ascolta con attenzione, e le parole che sente non paiono dette come tentativo d'indovinare. » Penso che sia la cosa migliore.« Annuisce a riguardo, lasciando per lo sguardo nel bicchiere. determinato e serio. » riesci ad essere più concentrato, riesci a portare a termine una missione. « Avvicina il bicchiere per un altro sorso. quando lo stacca appoggia gli avambracci ai braccioli ora tenendo il bichciere sospeso con entrambe le mani. » tutto diventa più facile se pensi solo alla guerra. « Spiega tranquillamente per poi portare finalmente lo sguardo a Jack, uno sguardo pieno d'incognite. » ricordo che hai iniziato perchè la guerra ha distrutto il tuo pianeta e di ha portato via la casa...

18:05 Jack [taverna]   but that's the thing, John. « sorride in maniera più aperta, più desolata, e scuote leggermente il capo. » non deve essere facile. Non fai la guerra per la guerra, fai la guerra perché è ingiusto essere schiavi, ed è giusto combattere. Ma non ti puoi scordare che combatti per qualcosa di meglio. Che fai la guerra per avere pace. « deglutisce, stringe le labbra, assottiglia lo sguardo verde scuro sul suo viso, guardandolo direttamente, quasi come se volesse penetrargli la pelle. » nay. Quando sono partita, nel zero sei, avevo una famiglia, un fratello, un uomo che voleva sposarmi, uno splendido pianeta su cui vivere. Mi sono arruolata perché... « lo sguardo scivola di lato, il tono inciampa per qualche istante prima di tornare dritto, solido. » perché avevo ventiquattro anni e non potevo credere che la mia vita finisse lì. Che la cosa più grande che avrei fatto sarebbe stata sposarmi. « si interrompe. Abbassa gli occhi, scioglie le braccia dal loro intreccio » mi sono arruolata per tutti i motivi sbagliati. Ho capito di combattere per qualcosa di più grande solo più tardi.

18:12 John [Timisoara|Taverna]   Ma non puoi pensare di poter combattere son la pace nel cuore. « Afferma con voce profoda muovendo il cpao come se fosse impensabile una cosa del genere. poggia il bicchiere, si mette meglio seduto. alza le mani a dita unite e palmi distesi come a mimare due paraocchi. » miri un obiettivo e lo porti a termine. Sarò felice e sereno, sarò libero... quando la guerra sarà finita. « Prende fiato un secondo lasciando le braccia apoggiate ai braccioli e lo sguardo chino. » non posso più permettermi di pensare ad un futuro, ho avuto... troppe delusioni a riguardo. « Rivela riportando il bicchiere alle labbra. beve un lungo sorso ora e la mascella resta contratta. la spiegazione di Jack lo lascia di stucco, volta il capo verso di lei. »...« Apre la bocca per dire qualcosa prima di richiuderla. lentamente gli viene da ridere prima di scoppiare in una risata che pare nata come rilascio nervoso causato da un periodo fin troppo lungo e fin troppo brutto. »

18:20 Jack [taverna]   « John ride, lei sorride. Sembra stanca. Scuote leggermente il capo e quindi, con più presenza, si spinge verso il tavolo con la sedia. Sporge il busto in avanti, mettendo le braccia conserte sul legno del tavolo. Il volto di John lo vede illuminato debolmente da una candela vicina alla fine. » kid. Non saprò mai essere più chiara di così.« premette, e il tono sembra più solido, più sicuro, dotato di una severità affettuosa, preoccupata. » così non va bene. Così non sei diverso da un pirata. Un soldato non è un pirata, e sente ciò che è giusto prima di pensare a cosa conviene. Ora: non tutti lo fanno. Ma gli altri sono vecchi, e moriranno in questa guerra, o la prossima. « parla in maniera chiara, diretta, immediata. » non voglio che tu diventi un pirata col browncoat, John. Non lo vorrebbe tua madre. Non l'avrebbe voluto mia madre per me. « stringe le spalle, ruota appena il capo di lato. » capisci cosa ti sto dicendo?

18:27 John [Timisoara|Taverna]   « La risata si ferma, è breve e riportare il bvicchiere alle labbra è abbastanza per porre fine a quell'attimo di ilarità. ripoggia il bicchiere e volta il capo per osservare quegli occhi verdi verso con i propri. ci si sofferma e l'espressione sua diventa seria mentre ne sente le parole profonde dette al lume di quella candela che fa ballare le ombre sopra i visi. gli finie fatta quella domanda. » essere un soldato vuol dire... compiere azioni giuste, e non necessarie. « Ripete con un lento sforzo. infila le mani all'interno della tasca profonda del browncoat per estrarre una melta rossa che poggia sul tavolo. » vuol dire non nascondere bombe all'interno delle mele al solo scopo di far saltare in aria i nemici.« Commenta come a mostrargli di aver ricordato uno dei primi racconti avuti dalla donna su gracestone. » Non puoi mangiare solo pane e acqua. « Commenta. » l'ho trovata al mercato. « Mente spudoratamente come la prima volta. »

18:33 Jack [taverna]   not exactly. « sospira, china il capo, lo scuote leggermente. Quando John tira fuori la mela rossa, lei sorride in maniera più marcata. Sospira, passa una mano dietro la schiena ed estrae l'affilato bowie. Prende la mela nella sinistra, premendo poi il filo della lama alla sua esatta metà. » significa fare scelte difficili, John. Significa essere una brava persona. « divide la mela in due parti identiche. Metà la fa scivolare verso John, l'altra se la lascia davanti, tenendo ancora il coltello nella destra, per il manico. » come puoi combattere per la giusta causa, se non sei una brava persona?

18:39 John [Timisoara|Taverna]   « Il roser porta in volto uno sguardo confuso ora che porta sulla mela tagliata a metà. estrae il propri ocoltello da combattimento nero. ne taglia uno spicchio e lo porta alle labbra masticando molto lente per avere il tempo da dedicare a quei pensieri. » e come si diventa una brava persona? « Chiede infine riportando lo sguardo su di lei. » Come fai a capire se una scelta è giusta o meno? « Pare pian piano capire, il dilemma che si cela dietro. » fare scelta difficili... « Ripete ora sospirando. » come posso capire una cosa del genere Jack? e se dovessi fare la scelta sbagliata? ora sono un soldato, ma non voglio fermarmi a questo. « Afferma ora con i pugni portati al tavolo lentamente chinando il volto verso di lei. » se per una mia scelta sbagliata morisse qualcuno? qualcuno dei mei compagni?

18:45 Jack  « lei fa lo stesso: taglia uno spicchio dalla sua mela, piuttosto sottile, e lo mangia in un boccone solo. Il sapore dolce le getta nelle vene un po' di vita. Sorride piano. » impari ad avere un filo di pietà. Un po' di compassione umana. Pensa a... « dondola leggermente il capo. » pensa ad André. O a Bolivar. A Sam, e a Sundance. Pensa a loro. « un altro spicchio di mela che mastica adesso lentamente. L'ultima domanda di John le fa scivolare un velo di colpa sull'espressione all'improvviso più buia. » I know. « mormora. » ti dirò. Ah. « sorride di nuovo piano, risollevando gli occhi su John. » ti dirò quello che ha detto Bolivar a me: che nelle guerre chi combatte sa di rischiare di morire. E che i tuoi compagni non li uccidi mai tu: li uccide il nemico. « un altro boccone. Finisce la mela, tranne l'ultimo spicchio: quello lo da ad Acab che, dopo averlo mandato giù, la ringrazia leccandole il dorso della mano. »

18:53 John [Timisoara|Taverna]  « Il sogeki resta in ascolta. rimane, fermo con la bocca chiusa e le orecchie aperte. ascolta tutte le parole e sospira abbassando il capo. si ricordeerà quelle ultime parole. taglia un'altro spicchio, lo porta lla bocca masticando ancora lentmaente. » Immagino che... sarà lunga la strada per diventare un buon soldato... un soldato giusto.

18:58 Jack [taverna]   finisce solo quando smetti di respirare. « conclude le parole di John con nuova dolcezza, seppure anche il suo tono affettuoso abbia costantemente qualcosa di grezzo, di rimmer. Non dice altro. Aspetterà qualche istante ancora, poi si alzerà seguita da Acab. Metterà il coltello nella sua custodia, si infilerà il browncoat e quindi farà per andarsene. Prima, però, passando vicino a John, gli poggerà una mano sulla spalla, la stringerà, e si chinerà per baciarlo su una tempia. Si vedranno altre volte prima che parta, ma lei ricorderà sempre quello come il loro saluto. » (end)

19:02 John [Timisoara|Taverna]   « Lo sguardo resta chino, i muscoli sono più destesi e lui si sente calmo. l'ultima sua frase lo porta a sorridere tristemente. Jack si alza e gli stringe la spalla, un brivido emotivo lo squote un poco prima di sentire quel bacio sulla tempia. chiude gli occhi mentre la gola gli si stringe sentendo quel gesto d'affetto come quello ricevuto da una madre. Jack lo è stato. lo ha preso con se e lo ha cresciuto dandogli una casa, una famiglia ed uno scopo. apre le labbra vedendola andare via. » Grazie... di tutto Jack. « Conclude con voce rotta dall'emozione e dall'intenzione di un ragazzo che cerca vano di darsi una certa compostezza. quell'ultimo saluto rappresenta l'ultima lezione di vita impartitagli. »/end


martedì 8 ottobre 2013

my own kind of missing heads


Bullfinch, gli inizi di ottobre


E' notte e tra poco sarà l'alba. In un letto così stretto, Renee Bolivar è una presenza ingombrante. A ogni sussulto nel sonno conquista un centimetro di spazio in più, ma a lei non dispiace - non dormirebbe comunque -. Si è stesa su un fianco, con la schiena contro il muro e la testa sotto un braccio ripiegato. Ha chiuso gli occhi ogni tanto senza riuscire mai ad addormentarsi. Riaprirli e trovare lui le schiude le labbra ogni volta. Non gli ha ancora detto niente.

Il sonno di lui è profondo. Spogliato delle armi e dei vestiti, gli rimane la pelle tesa sui muscoli, le mani bendate e due giri attorno al collo. Il primo è una croce, il secondo è una zanna. Il sacrificio del figlio di Dio per l'anima degli uomini e la lotta per tenersi l'anima in corpo ancora un po' prima di riconsegnarla a quello stesso buon Dio.

Due giri anche per lei. Il primo è vecchio. Il secondo è nuovo e luminoso, ma comunque simile. Sono targhette militari con nomi diversi e gruppi sanguigni uguali. Rappresentano impegni presi, promesse disattese, sensi di colpa e speranze di rivalsa. Mentre passa le dita sulla croce d'oro prova a elaborare un ordine da utilizzare nel caso in cui gli alleati accettassero di trattare separatamente la riconsegna dei prigionieri, o dei loro corpi.

Prima i vivi, poi i morti. Di questo è sicura. Un po' più in basso, la questione diventa più difficile; seguire la scala gerarchica sarebbe ciò che il Comando le ordinerebbe di fare. Il primo ufficiale Wright per primo, il caporale Schmidt dopo, il soldato semplice John Shepherd per ultimo. Wolfwood le ha detto che alcuni generali considerano i loro uomini come dei numeri. Ne perdi uno, ne cerchi un altro. Ma prima di essere un ammiraglio confederato, Jack Rooster è stata un capitano di nave. Prima di essere un capitano di nave, è stata tenente a Serenity Valley, ed è a Serenity Valley che ha imparato che gli uomini con cui hai combattuto per anni sono più che soldati intercambiabili. Ogni morto nella valle del suo reggimento era una storia per cui aveva sperato in un lieto fine. Un po' di giustizia. Un ritorno a casa.

Quindi non pensa più al primo ufficiale, al cecchino competente o all'ufficiale operativo. Pensa invece al padre di famiglia, al ragazzo orfano e all'uomo che ha visto il suo pianeta distrutto. Pensa alla rabbia senza confini di Schmidt e al biasimo di Eolen, pensa a Sam e a come lo vorrebbe felice. Vorrebbe felice ognuno di loro. Li vorrebbe sereni.

Lui sembra sereno quando dorme. E' diverso da tutte le persone che conosce - Jack Rooster l'ha capito prima di pensarlo, e anche adesso non saprebbe dire cosa abbia di diverso. Non si rende conto che non c'è inferno negli occhi di Bolivar, non c'è rabbia malata e non c'è dolore esposto. Tutti gli uomini che conosce sono coacervi di odio e afflizione. Sono corrotti da ciò che hanno perso e ciò che vogliono sottrarre ai nemici; sono spietati come Schmidt o esausti come Sam, sono alla disperata, disorientata ricerca di redenzione come André o sono impenetrabili, come Red. Lui non è niente di tutto questo. E' ostinato, come tutti gli altri, ed è testardo, come tutti gli altri, ma non è danneggiato. Gli incubi non lo svegliano la notte. Non ha inferno negli occhi, Bolivar, la guerra non gli ha spezzato la schiena nonostante tutto.

Gli disegna sulla pelle il corso irregolare del Morgan River, lui si sveglia di soprassalto quando tocca all'insenatura a nord che gli arriva quasi fino alla clavicola. Jack, che è abituata a scatti brevi nel sonno, scivola di lato e lo lascia agitarsi qualche istante, mentre emerge disorientato dal sonno.

" 'em sorry, woke you up"

Lui si strofina la faccia e la trova nella penombra.

"Ain't na problem, ah"

Il cortex pad suona in quel preciso istante. Lei si spinge in avanti, fuori dalle coperte, verso il comodino ai piedi del letto, senza che tanta fretta sia spiegabile agli occhi di Bolivar. Un attimo dopo vede il profilo di un sorriso colarle fuori dalla bocca, illuminato dal bianco neutro del cortex pad.

"Any good news?" chiede. Lei gli torna stesa al fianco, i muscoli tutti sciolti.

"Aye - conferma - good news". 




you won't find him trying to chase the devil
for money, fame, for power, out of grief
you won't ever find him where the rest go
you'll find him next to me

martedì 28 maggio 2013

my own kind of forgiveness




"Mi dispiace".

Lo sussurra piano, al buio. Intreccia i piedi con i suoi come quando era bambina e ne riscopre le mani ruvide. Ne conta le dita e le preme sulle sue, in cerca di corrispondenze. Sono calde, solide come quelle di una quercia. Tiene gli occhi aperti, ma non riesce a vederne il volto. Sa che è ancora viva, però: il respiro leggero si ritma sul sonno. Respira anche lei pianissimo, nel timore di svegliarla. Senza voce, raccoglie sulle labbra i nodi luminosi di un pensiero disordinato, che si piega e si rigira su se stesso.

Ho molte colpe. Ho perso la guerra, innanzi tutto. Ho promesso che avrei difeso tutti voi, e non sono riuscita neanche a difendere me stessa. Ti ho tradito ogni volta che ho bestemmiato invece di pregare, e ti ho ucciso ogni volta che ho preferito vendicare i morti piuttosto che proteggere i vivi. L'ho fatto molte volte.

Il corpo le si chiude, la guancia scivola su lenzuola di lino bianco. Il profumo che avevano quando erano ancora umide e le portavano nei cesti dal lavatoio fino a casa, stendendole sul retro. Il vento le faceva gonfiare come vele sugli alberi maestri, e loro le usavano per nascondersi e rincorrersi. Toccarle con le mani era proibito. Allora le sfiorava con la fronte, mentre nessuno guardava, e trovava così sollievo dal caldo.

Ma non la prima. La prima ti hanno ucciso loro, e per sempre. Quando tornai, Chris mi strinse le braccia fino a farmi male e mi disse che non avrei potuto farci nulla neanche se ci fossi stata. Se avessi una figlia, vorrei che fosse lei a raccogliere le mie ultime parole, a chiudermi gli occhi. Vorrei che fosse la prima a gettare un pugno di terra sulla mia tomba e l'ultima a lasciarla dopo il funerale. Vorrei che scegliesse lei l'abito con cui verrò sepolta.

Venticinque anni prima, mani solide l'avevano costretta nel vestito della Domenica. Mentre si faceva annodare i capelli neri in una treccia, Jack raccontò di come la madre dei Barclay aveva conosciuto suo marito, l'amore della sua vita, e le chiese perché lei non avesse mai trovato il suo.

Vorrei dirti che lo faccio per qualcuno, che vedo il senso di ogni cosa. Che tutto si allinea e si compone nelle miglia che devo ancora percorrere. Vorrei dirti che lo faccio perché è giusto e non per il rispetto di John, per i miei doveri militari da ammiraglio, per le promesse che non smetto mai di fare, anche quando so di non poter mantenerle. Non c'è niente di giusto nell'uccidere altre persone. Me lo ricordo, nonostante tutto. Mi ricordo di quando mi pizzicavi le braccia perché ascoltassi il pastore che a messa parlava di perdono.

Ma parlava anche di guerra. L'ultima messa l'avevano sentita insieme; il pastore aveva indicato tutti i giovani pronti a partire, pregando per la loro vittoria e la loro salute. Jack aveva alzato lo sguardo mentre tutti mormoravano benedizioni col capo chino. Aveva cercato il viso amico di Chris dall'altra parte delle panche, dove sedevano gli uomini. Si scambiavano promesse con gli occhi, sicuri di essere destinati a rimanere eternamente giovani.

Ti ho vista l'ultima volta quasi dieci anni fa, ed è ancora difficile pensare alla mia vita di cui tu non sai niente. Questi sconosciuti che sono tutti la mia vita. Ti piacerebbe il modo in cui Sam china il capo a tavola prima di iniziare a cenare e l'ostinazione incosciente di Sun a fidarsi del prossimo anche quando le punta una pistola carica in mezzo agli occhi. A Sterling toglieresti il whisky tutti i giorni, a Edwards legheresti i capelli. Wright, lui no. Un uomo deve mettere da parte l'orgoglio e stare con la sua famiglia, diresti così. Un uomo deve proteggerla. Ma sono una famiglia anche loro, anche loro meritano protezione.

Un giorno cadde per terra. Tese le mani verso l'alto, ma lei non si piegò per raccoglierla. Invece fece un passo indietro e si chinò sulle caviglie, lisciandosi sulle ginocchia la gonna profumata di paglia. E mentre piangeva, lei sollevò un dito per richiamarne l'attenzione. "Un respiro profondo..." le disse, e ne accompagnò i polmoni. "E ci si rialza". Si rialzò da sola.

Non merito perdono anche io, allora, per ciò che ho fatto e ciò che sto per fare? Per aver promesso di tornare con lui ed essere tornata da sola, quando era troppo tardi? Per aver perso, per aver scelto di vivere questa follia per il resto della mia vita. Per la debolezza, quando ho visto Sweet Waters distrutta e ho preferito abbandonarla invece di accoglierla così com'era, come lei aveva accolto me per più di vent'anni? Per ogni bugia che ho detto, per ogni persona che ho allontanato, per essere sopravvissuta alla guerra che ha ucciso tutti. Perché non tutti sono miei fratelli e mie sorelle, come dice ogni volta Andrè. Andrè, di lui che avresti pensato? Un ladro di cavalli, figlio di ladri di cavalli. Siamo un vetro in pezzi, e non sono io la persona in grado di tenerli insieme.

Si stupì di non trovare fiori sulla sua tomba. Lo disse a voce alta e Chris le rispose che non c'era più terra buona perché vi crescessero i fiori. I pochi lotti sopravvissuti al diserbante erano sfruttati per la coltivazione intensiva di grano, perlopiù. Lei stessa aveva le mani vuote. Non possedeva più niente, non diceva più niente. Non si sforzò neanche di pregare. Lasciò la tomba di sua madre spoglia e muta.

Non mi illudo di star compiendo giustizia, no. La Giustizia è solo quella della fine, ed è di Dio, non degli uomini. Non ti dirò neanche che è bene. E' un pareggiamento dei conti, tutto qui. Incompleto, ingiusto, ma necessario. L'unico perdono che voglio è il tuo, perché di nuovo sto agendo per i morti più che per i vivi. Perdonami oggi per ieri e per domani. Per le volte che ti ho ucciso e le persone che ucciderò. Perché ho perso Cain alla fine. L'ho perso oggi, quattro anni fa.

Chiude le mani per stringere le sue e farla svegliare, ma afferra solo il vuoto. Apre gli occhi all'improvviso, nella penombra del dormitorio vede solo altri letti vuoti. Eir è ancora sveglia, difficilmente dormirà. La gamba le fa male. Manda giù tre pasticche. Una per ogni augurio, per ogni ora di sonno senza sogni.


Alla fine solo tre cose rimangono: fede, speranza e amore. Ma l'amore è la più grande di tutte.