giovedì 28 novembre 2013

my own kind of farewell, part IV: Bolivar



01:20 Jack  « è una locanda ben tenuta, considerate le circostanze: offre qualcosa da mangiare (seppur poco) ai suoi clienti e spulcia i materassi anche in tempo di guerra, complice il fatto che non sia molto frequentata dai soldati. La stanza, poi, è addirittura dotata di un camino che lei ha acceso con poca difficoltà, e di fronte al quale si trova adesso in piedi, con i palmi protesi verso le fiamme, alla ricerca di calore. Indossa scarponi infangati, un paio di vecchi pantaloni di tela, una larga camicia di flanella a scacchi, da uomo, che ha tirato fuori dai pantaloni. Si è disarmata, almeno, e ha sciolto i capelli lavati dalla pioggia e gonfiati dal calore del fuoco, per poi sistemarli in una treccia lenta che le scende lungo la schiena. Ogni tanto si strofina i dorsi delle mani screpolate, e spesso si umetta le labbra spaccate dal freddo. »

01:30 Renee  « Ha combattuto, nel fango, sotto la pioggia, di notte, di giorno, quando è stato necessario, per onorare la propria genetica da uomo d'azione, d'istinto. Al momento è fradicio, ma pare non farci più molto caso, non quanto ci faceva caso le prime volte, o la volta in cui ha conosciuto Rooster fuori dal Den; molto tempo fa. L'andatura sotto il temporale è sciolta, svelta, quasi leggera nonostante la stazza, nonostante gli abiti disordinati appesantiti dall'acqua. C'è qualcosa a rendere la marcia urgente, un'urgenza che si manifesta nella risoluzione impaziente dei passi, un'urgenza che non esita, non incespica, un'urgenza spontanea e quasi aggressiva. Indossa il browncoat segnato dalle bande nere sul petto largo, scurito dai rovesci, chiazzato di terra ai bordi, dentro ai risvolti. La camicia verde militare, stropicciata, sbatte sbottonata sulla maglia bianca consumata, impregnata di umidità. Al cinturone, la dhole ed un coltello. Di traverso alla schiena, il mauler d ordinanza. Monta i gradini a due a due, e non sarà per nulla difficile sentirlo arrivare. Se rallenta (in cima alla scalinata di legno, evitando però di fermarsi) lo fa solo per buttare il mento ispido di barba (una barba di due o tre giorni) oltre la spalla e fissare le tracce di sporco lasciate sul pavimento. Tira su col naso, addenta il labbro inferiore. Butta gli occhi contro la porta della stanza chiusa ed il blu dello sguardo sembra approfondirsi mano a mano che avanza, in mezzo ai ciuffi di capelli (adesso piuttosto lunghi), sfuggiti al legaccio improvvisato sulla nuca. Molla la borsa di lato allo stipite, apre il palmo sull'anta. La spinta è ritardata di qualche istante e troppo enfatica sul finale (per recuperare l'esitazione): questo lo butterà di peso, in modo chiassoso e definitivo, all'interno della camera molto prima che possa sistemarsi un'espressione meno impaziente sul muso »

01:39 Jack  « a ogni passo che ha sentito lungo il corridoio ha trasalito, pensando di riconoscerlo. E anche adesso fa lo stesso: appena il pavimento di legno vibra, scricchiola sotto il peso di qualcuno, lei scrolla le spalle e raddrizza la schiena come se avesse appena ricevuto un pugno e, con lo stomaco in una morsa di ansia e d'attesa, si volta verso la porta. Distende le braccia lungo i fianchi nel tentativo di sembrare rilassata, ma le spalle sono così rigide da essere perfettamente parallele al terreno. Deglutisce quando il passo si interrompe dietro la porta, il petto pieno di impazienza nervosa. Quando Renee praticamente capitombola nella stanza, spalanca gli occhi e trasale (appunto), mettendoci un paio di secondi ad assicurarsi che, sotto la zazzera di capelli castani (se ne ricordava di meno) ci sia proprio il muso di Bolivar. Sospira e, come da rito - ma ogni volta sembra farlo la prima volta -, invece di perdersi in chiacchiere dirige spedita verso di lui, con le peggiori delle intenzioni: saltargli al collo e stringerlo con una non insolita impetuosità. »

01:52 Renee  « la mano con cui ha spalancato la porta è sempre sospesa nella trazione a mezz'aria. L'altra, con cui ha lasciato la borsa a terra, indugia vicino al fianco in un paio di scosse che sanno più d'una improvvisa concitazione, che di angoscia o paura. Non è cambiato molto, o forse non è cambiato affatto. Sta sempre diritto, a mento appena sollevato, a labbra schiuse sopra le parole che, puntualmente, non riesce a dire. Non prima di essersi fissato sulla figura di Rooster in modo tanto insistente, ma al contempo tanto sincero, tanto appassionato (forse persino spiazzato), da non poter risultare in alcun modo invadente. O magari sì, ma invadente in maniera disarmante. Stacca i denti attorno ad una sillaba. Niente. Avvicina di scatto le sopracciglia folte. Un paio di righi fradici gli scendono sulla faccia. Ci riprova. Il sospiro di Jack decapita le lettere, gli getta un panico audace dentro gli occhi limpidi, gli scioglie un respiro lungo la gola, gli butta le dita allo sterno stropicciato (presso la catenina, presso la zanna di lupo). Poi a 'sistemare' i capelli arruffati, bagnati, in una manata troppo violenta per funzionare. In compenso, quando Jack gli salta al collo, è pronto, è sollevato: preferisce la fisicità ai discorsi. Se la carica letteralmente sulle braccia, serrandola sotto le cosce (sempre che lei non si dibatta) da un lato, attorno alla vita dall'altro. La mossa è immediata, avida e trascinata, animata da una tenerezza poco riguardosa. Mentre la solleva, le sfrega con forza la faccia sul petto, in una boccata d'aria impellente, resa ruvida da un improvviso accelerare del cuore; poi, solleva il viso, ingollandosi mezzo cervello nel tentativo. Sicuramente odora di temporale, odora di erba, di terra; di ferro, e di xentio. Nulla di delicato » ... « la guarda, dal basso » ... « continua a fissarla » io « schiarisce la voce » ti « la schiarisce di nuovo » ti sto inzuppando « pausa » credo.

02:03 Jack  « gli serra di slancio le braccia al collo, in una morsa stretta e solida di chi ha passato gli ultimi dieci anni a sollevare chili di revolver, pistole e fucili d'assalto. Si lascia raccogliere da Renee con una naturalezza totale (quante volte gli sarà letteralmente saltata addosso?) e affonda il viso contro la sua spalla, nell'incavo del collo, inspirando a pieni polmoni l'odore di pioggia e guerra che si porta dietro. Lei, dal canto suo, odora del sapone della Almost Home. Di pioggia, anche lei, del fumo del camino. Contrariamente al solito non c'è un filo d'alcol nel suo respiro, non una sigaretta che abbia lasciato tracce sul palato o sulle dita. » se non sono morta fino ad ora. « gli borbotta piano ancora contro la spalla, in risposta alla sua eccessiva premura. Scioglie un minimo l'abbraccio, ma solo per percorrergli lo zigomo con il naso e andare a strappargli un bacio tiepido dalle labbra, ad occhi chiusi. Qualche secondo che le serve a sciogliere un paio di muscoli troppo irrigiditi dall'attesa. Anche quando si stacca, però, non va lontano, e finisce per parlargli praticamente sulle labbra. » stai bene, mh? Sei stato bene? « è una domanda che potrebbe avere un suono un po' ridicolo, in guerra, ma a Renee potrà essere abbastanza ovvio come per "bene" intenda "fisicamente integro". »


02:20 Renee  « Ai movimenti della testa di Jack rispondono i suoi. Inizialmente sin troppo cauti per non risultare ridicoli, poi più liberi, via via che il contatto col corpo di lei si fa più concreto, supera gli strati di stoffa consunta e fradicia, sino a toccare la pelle e sotto la pelle. Lei gli affonda il viso sulla spalla, lui le 'sbatte' gentilmente la tempia sulla tempia. Il braccio destro si rilassa quel tanto che basta per trascinarle la faccia ad un'altezza adeguata, mentre la mano sinistra, aperta, sale contro la camicia larga di Jack, arrotolando il tessuto che fa modesta resistenza. La ascolta. Sorride ed il sorriso gli piena d'una luce limpida i tratti poco addomesticati. Rooster lo bacia. Quando si scosta (poco), il muso di Renee sbatte in avanti contro la sua domanda, quasi cercasse di inseguire le labbra a vuoto, alla cieca (solleva solo ora le palpebre) » sto bene « si ferma. Le sfrega il naso contro il naso (almeno ci prova). La tenerezza della mossa ha un retrogusto innocentemente aggressivo » tutto questo tempo a inventare fucili di cristo, non gli ha insegnato a mirare a modo « annota n merito agli alleati, col solito spavaldo sarcasmo senza arroganza, senza presunzione. E poi, dato che le tiene le narici a pochi passi dalla bocca, annusa. Fiuta. Lungo la linea della mascella » mh « pausa » sapone « notifica, con precisione sciocca. Intensifica l'indagine e sul finale, magari calca la cosa per risultare volutamente eccessivo, o stupido » che, non fumi più?« domanda. Non pare affaticato minimamente dalla posizione. Non pare intenzionato a mollare la donna » è un voto « scherza. O forse no » è un voto, aye « ride, naturalmente. Tira su una traccia di pioggia ed una boccata di ossigeno, mentre scopre i denti dritti » sei stata bene?

02:29 Jack  « asseconda i movimenti di Renee con una dolcezza che si esprime sempre nella resistenza vagamente animale che gli oppone. Quindi quando lui strofina il naso contro il suo, lei spinge il capo un po' più avanti e sbatte (piano, di nuovo) la fronte contro la sua, lasciandosi bagnare dai ciuffi zuppi. Non si allontana mai troppo e, ancora in quella posizione, gli pianta i gomiti contro le spalle e li piega, iniettandogli le dita larghe di entrambe le mani tra i capelli fradici, per tirarli indietro e liberarlo da un po' di pioggia. Lui sta bene. Lei sorride in una maniera così dolce e così aperta che l'ammiraglio Jack Rooster sembra una persona diversa, distante. Quasi anticipando le successive deduzioni, quando Renee le sente l'odore di sapone addosso, lei tira leggermente indietro il busto. China di poco il mento e ride piano poi (il fumo, il voto). » sei tu che dovresti far voto di smettere di tossire a ogni tiro. « ribatte masticando con naturalezza il suo accento chiuso e diretto di Shadetrack. Solo in quel momento tende leggermente le gambe e scosta il busto indietro per farsi rimettere a terra (ma prima gli preme un'altro bacio, più sfuggente, all'angolo delle labbra). » I'm fine. I'm really... « tentenna un secondo, gli fa scivolare le mani sulle spalle. » I'm really fine. « conferma, annuendo piano, con una certa convinzione. » devo dirti una cosa.« tira su col naso » ti mettiamo ad asciugare i vestiti, ay?

02:44 Renee  « Hanno un modo rodato dimostrarsi affetto, molto prossimo a quello dei cavalli (e forse non molto diverso da chiunque sia cresciuto nel loro contesto. Tra i cavalli, per l'appunto). Non smette di ridere, o di sorridere in maniera aperta, gli occhi blu riempiti dalla curva decisa delle labbra. Rimane a dondolare sull'espressione dolce ed aperta dell'ammiraglio Rooster ostentando un'involontaria espressione compiaciuta e confusa d'una certa euforia materiale. Un colpo di tosse lo riscuote (quando si scuote è sempre così palese...). Incassa la replica sarcastica, incassa il bacio di sfuggita. La lascia andare, con poca grazia, ma non mancando di accompagnarla sino al pavimento. Le fissa le spalle, le fissa la curva dei fianchi. Le fissa la bocca. Percorre con le pupille il braccio di Jack sino alle dita, che lo stanno carezzando sopra le clavicole, alla base del collo. Non la stava ascoltando per ovvie ragioni » c...cosa? « pausa. Scuote di nuovo il capo fradicio, per recuperare una lucidità in drammatica (e comprensibile) fuga » non... i... « cala le pupille sul coat fradicio. Le strattona in quelle del capitano. Inghiotte. Il processo mentale nella sua testa ed i pensieri che ci stanno sbatacchiando dentro in modo impietoso sono drammaticamente vistosi » oh « tossisce di nuovo. Tira su col naso, pure lui. Gratta il petto, troppo forte e troppo forte sale sulla barba irta, malfatta » aye « carbura con un ritardo imbarazzante. Ma il fatto che lei gli tenga i palmi addosso, su quegli stessi panni di cui dovrebbe disfarsi, lo confonde terribilmente sulla procedura da seguire. Ed è evidente, ovviamente, che sia confuso. Nel dubbio, sgancia il cinturone, con poca destrezza. Più a strappi che a manovre precise. Allunga la sinistra, a casaccio, in un cozzare metallico. Gli pareva di aver visto una seggiola. Forse. Non può distogliere l'attenzione da Jack. Trova qualcosa dove buttare l'equipaggiamento tra un tentone ed il successivo »

02:55 Jack  « la confusione evidente di Bolivar le strappa ogni volta un sorriso un po' più cinico ed impietoso, in cui l'affetto lascia il posto a un'ironia un po' complice - o forse un po' avversaria? -, schietta e immediata. E' questione di istanti e di sguardi: alcuni somigliano a quelli che gli dedicava quando ancora lo metteva in difficoltà solo per vedercelo annaspare dentro. Per sicurezza, comunque - visto che non sembra intenzionata a lasciarselo sfuggire - gli tiene le mani sul browncoat. Si sporge leggermente di lato quando lui poggia il cinturone con le armi, tornando dritta quando lui torna dritto. E' a quel punto che, spogliatasi di quel cenno di ironia nell'angolo del sorriso, fa scivolare i palmi aperti tra la camicia e il cappotto di Renee, in una carezza presente e simmetrica, con cui lo libera (prova a liberarlo) del browncoat. A differenza di lui, sembra avere un po' più di destrezza nei movimenti: il cappotto se lo adagia su una spalla ripiegandolo prima sull'interno, in modo da non bagnarsi. » è una cosa. Mh. « sposta il peso del corpo e, accigliandosi in maniera graduale ma visibilissima, punta lo sguardo sui lembi della camicia verde militare. Il movimento è simile al precedente: gli passa le mani tra maglietta e camicia, per liberarlo di quest'ultima. Nel farlo gli passa le mani sulle braccia con un filo di lentezza in più del necessario, a palmi aperti. » ho pensato di scrivertelo, ma non... « il peso del corpo oscilla sulla gamba sinistra. » è una di quelle cose che le dici. E... « per un attimo le labbra si tendono su una linea obliqua, che si appiattisce subito dopo, in un sospiro profondo, di quelli che ti riempiono i polmoni di ossigeno e coraggio. » sono incinta.

03:16 Renee  « Alle sue smorfie risponde con smorfie di tempra simile, per quanto riguarda la complicità, sollevati da una resa soddisfatta, cosciente, colma della stanchezza buona, senza debolezze o cedimenti di chi torna a casa. In prima mandata palleggia le pupille da una mano di jack all'altea, quando lei comincia a sfilargli il coat. Non le rende le cose più semplici, perchè non comprende subito (deve essere stato al fronte un po' troppo a lungo). Quando comprende, la sua maniera di renderle le cose più semplici, le complica. Non è mai stato particolarmente aggraziato. Ma Rooster, che ha a che fare con le bestie, non dovrebbe arrendersi né scomporsi. Gli leva il cappotto. Gli leva la camicia. Quando percorre pelle a pelle le braccia spesse di Renee, Renee le sta dedicando la propria persa attenzione già da un po'. Sporge il mento in avanti, gli angoli della bocca scendono in una mossa che muta il sorriso senza spegnerlo, accendendo un'espressione trascesa da una chiara passione grezza, immediata. La bocca di Jack si tende, prima della rivelazione, nell'esatto istante in cui Bolivar butta un passo in avanti. La rivelazione giunge, ma il 'rocker ha già (a meno che lei non si sia spostata) guadagnato la presa sulla vita della donna, allargando le dita dal costato ai fianchi. Serra forte. La coscienza, la comprensione, si abbatte di schianto sulla sua nuca, mozzando lo slancio con cui le avvicinava il capo. Apre i denti, perde aria. Gli occhi diventano tanto fondi che ci si potrebbe infilare un braccio intero e tanto limpidi da toccargli il fondo del cranio. Rimane immobile (e lui non è mai immobile). Per diversi, lunghi, secondi ha la stessa faccia d'un lupo costretto a risolvere una moltiplicazione. Un lampo di terrore repentino. Cala di botto il mento sul petto; vede le mani attorno al ventre di Rooster, con troppa energia, troppa enfasi. La molla di botto, restando con i pugni schiusi verso terra, come a mantenere l'equilibrio. Mezzo metro indietro. Le pianta le pupille in fronte. Boccheggia. Il tratto scuro al centro della fronte vibra, a intervalli irregolari. Trema. Si agita sul posto. Prova a dire qualcosa. E mentre tenta di parlare, gli monta qualcosa di liquido oltre lo sterno. Qualcosa che, in conclusione, in un crescendo di panico (esperienza nuova, pettacolare) e insondabile entusiasmo, pensa bene di strozzare in un bacio precipitoso e malamente intenso sulla bocca di Jack »

03:30 Jack  « la gola è contorta in un nodo scorsoio che le si serra attorno alla trachea e le sospende il respiro per qualche istante. Per non rimanere immobile ad aspettare la reazione di Renee, mentre lui ancora le tiene le mani serrate sui fianchi, prende la camicia che gli ha appena tolto per il colletto. La tiene sospesa di lato per qualche istante, indecisa se poggiarsi anche quella sulla spalla, come il browncoat, stupidamente, oppure interrompere il contatto con Renee e andare a stenderla di fronte al camino. La rapidità con cui lui la lascia andare è così netta che le fa quasi girare la testa. Rincorre il suo sguardo con occhi spalancati e colmi di uno smarrimento completo, complice una reazione che le è davvero poco chiara (glielo si legge sulle labbra schiuse, sospese, e il modo in cui per un attimo le ginocchia le tremano costringendola a riassestarsi sul proprio posto, neanche rischiasse di inciampare da ferma). » ... « boccheggia, si sta affrettando a recuperare il copione immaginato per la cattiva-reazione che, adesso, ritiene di aver scartato in modo scioccamente troppo solerte. Si sta ricompattando il cervello sgretolato quando il dubbio (ma per chi sta su un filo anche un soffio di vento vuol dire caduta certa) viene spazzato via dall'impeto di Renee. Al suo bacio risponde in maniera debole, ancora disorientata, colta alla sprovvista. Magari sbatte anche i denti contro quelli del 'rocker, mentre il bacio la conquista. Sta ancora con la camicia sospesa a mezz'aria e il browncoat di Renee in spalla. »

03:56 Renee  « In effetti probabile i denti dell'uno cozzino contro i denti dell'altra. In principio Renee tenta di recuperare il viso di Jack tra le mani, per stabilizzare il bacio disordinato, disorientato, che manca la bocca sempre di qualche centimetro, o la traversa senza precisione. Prova a stringerle le guance contro le dita, a palpebre strette, il respiro intenso che monta contro il volto di Rooster, tra una boccata grezza e l'altra. Mezze sanno di sale, alcune, sporadiche, di ferro. La presa si fa via via più delicata, meno ingenuamente feroce, quasi che il contatto con lei lo plachi, lo sostenga. Solleva le ciglia. Stacca il muso mentre incamera ossigeno. La guarda. Ne cerca lo sguardo con sollecitudine. A margine delle labbra mostra un taglietto irrilevante, sintomo dello slancio sproporzionato. Lo sguardo è più denso, più liquido del solito. La sua commozione è un miscuglio di fierezza, di una forma selvaggia di dolore fisico e entusiasmo arruffato. La destra continua a tremare un attimo, ma non tergiversa, quando tenta maldestramente di rimettere in ordine i capelli di Jack, con una premura goffa, pesante, che riserva anche ai contorni della sua faccia, alla curva del collo (come temendo di averla fatta a pezzi nella rocambolesca dimostrazione emotiva. Tiene il capo bagnato un poco inclinato e spinge la lingua per modellare sillabe senza risoluzione. Tira su col naso. Sorride. Tossisce una risata frastornata. Raddrizza il busto. Non sa che fare. Butta di scatto le dita a cercare la propria camicia, a mezz'aria (nemmeno giocassero a bandierina); se riuscisse a sottrarla alla donna, se la strofinerebbe malamente sul muso, per poi scaraventarla a terra, in una gloriosa presa di coscienza: perché dalla camicia emerge contento come un imbecille » sei... sei... bellissima « scrolla la testa » è... è bellissimo... è... « pausa » sei... « allunga le braccia per afferrarla. Le ritira » nay, non... è... si può? Se... meglio non... right? « pausa. Continua a ridere » non... ecco « pausa, ancora » oh « rammenta qualcosa. Lo dimentica nel giro di due istanti » quando... occristo « per un momento pare tentato di scappare dalla stanza, o urlare qualcosa. Naturalmente non lo fa » come « si blocca » ed è... « pausa, ancora. Deve essere un bello spettacolo » quindi... adesso posso sposarti? « quasi avesse atteso il pretesto, insomma, da diverso tempo. Trasale, agita le dita. Disegna un cerchio scomposto accanto all'orecchio, le fa cenno di non rispondere » ti amo « annuncia, di corsa. Nel peggiore dei modi possibili. Ma era necessario. Almeno secondo lui, a questo punto »

04:14 Jack  « lei riemerge da quel bacio ridendo, e ridendo in un modo così felice e arreso che potrebbe essere scambiata per qualcun'altro. Lo spavento le ha lasciato un velo umido sugli occhi, alimentato da un'ondata di felicità che le fa tremare per un attimo i polsi. Forse è per questo che, quando Renee le prende il viso, lei preme i palmi contro le sue mani, poi li avvolge attorno ai suoi polsi, risalendo infine per raggiungere gli avambracci, i gomiti (con buona pace della camicia che Renee potrà ritrovarle nell'incavo di un braccio, sul punto di cascare per terra). Tutto ciò che viene dopo (i complimenti, i farfugliamenti, addirittura la non esattamente ortodossa proposta di matrimonio scansata con uno sventolamento di mani) la trova occupata a recuperare un minimo di compostezza strofinandosi rapidamente le dita contro la faccia e tirando su col naso un paio di volte. Deglutisce, abbassa gli occhi sulle mani incerte di Renee e si spazza via dal viso l'ultima traccia di dubbio e paura che le era rimasta addosso. » ay, dovrebbe... « la voce le esce un minimo più roca, per una volta non per colpa del fumo. Un paio di colpi di tosse per schiarirsi la gola » finché non mi sparano dovrebbe essere a posto, finché... « scuote leggermente il capo » ed è perché non posso restare a Bullfinch, poi, e. « solleva il capo. Le ultime parole permettono a una dolcezza infinita di dilagare in ogni piega del viso, nel sorriso che le riempie una guancia, nell'inclinazione abbandonata delle sopracciglia nere. » ti amo anche io. « lei lo dice con più calma, lo pronuncia con un'onestà arresa, nell'unico luogo dove la resa è di chi ha vinto qualcosa. Sospira a fondo, scarica l'eccitazione a terra. Quando si fa avanti per far scorrere le mani e le braccia dietro la schiena di Renee, cercando di poggiargli una guancia contro il petto, i muscoli sono di nuovo sereni, e il gesto ne guadagna in calore. »

04:41 Renee  « È tutto molto confuso, e lui non sta mai fermo. Le mosse sono a mezzo, eccedute, ritirate. Bolivar si immerge negli occhi di Jack ed emerge a sbalzi concitati, gli stessi con cui ricambia i tocchi, le carezze, spezzandole per recuperarle altrove. Quando lui parla di matrimonio, lei sventola le mani. Lui segue la mossa con cui le dita diradano l'ipotesi nell'aria a bocca lente. Contrae le sopracciglia folte. Sfrega il naso contro la spalla, tira su un fiotto d'aria. Non dice assolutamente nulla. Aspetta che Jack concluda (non lo fa per rispetto, stavolta. Lo fa perchè non saprebbe bene cosa aggiungere). La dichiarazione finale di Rooster non ne muta atteggiamento, né espressione: non ne ha mai dubitato. Per Bolivar i gesti valgono molto, molto più che le parole. Le parole sono un dovere, ma giungono successivamente. Sono talvolta necessarie, mai sufficienti. La stringe al petto largo. Il cuore allenato regolarizza i battiti. Il ritmo torna perfetto, benchè ogni colpo colpisca più forte del normale contro la cassa toracica. L'abbraccio la include facilmente tutta quanta, per via della stazza differente. Della disparità di statura. La include. La protegge, forse. Le poggia le labbra tra i capelli. La destra fruga nei pressi del proprio collo, trattenendo la nuca della donna nell'incavo del gomito. Lei potrà avvertire qualche guizzo dei muscoli sotto la carne, sotto la stoffa umida della maglia lisa » nay, devi stare in un posto... in un posto dove non... « pausa » VI può succedere niente... di male « inghiotte. Si sfila, sfregando in mezzo ai capelli, la catenina con la croce. Ruota le pupille, le pianta al centro del palmo. Guarda il pendaglio. Lo serra, nella proporzione di quello che non dice. Ingoia. Tira su col naso. Sorride. Sorride a qualcosa di distante. E di terribilmente concreto. Passa la lingua tra le labbra. La voce non perde di limpidezza, ma s'abbassa un po' » casa è dove seppellisci la tua gente, casa è dove cresci i tuoi figli « è più un adagio, che ripete. Probabile voglia dire altro, ma non è esattamente in grado di farlo » oppure casa è solo dove vuoi tornare « riassume, sorride » tieni. Non lo perdere « si scosta quel tanto che basta per consegnarle il ciondolo, senza eccessive smancerie. Parafrasa una vecchia frase, che qualcuno gli disse prima della guerra. Lo fa in modo ironico, leggero, nonostante tutto. Tant'è che rincara » intendo non lo perdere tra tutta la ferraglia che tieni al collo « naturalmente lo dice con una tenerezza divertita piuttosto greve, ma priva di biasimo o di qualunque mancanza di rispetto »

05:01 Jack  « il tessuto della maglia umida di pioggia di Renee riscalda l'aria che respira ad occhi chiusi, adeguando il respiro al suo. Lui le accarezza i capelli, lei gli accarezza la schiena con le nocche delle mani chiuse a pugno, passandogliele dietro le spalle e lungo la spina dorsale, neanche dovesse contargli le vertebre. Quando lui si toglie qualcosa dal collo, lei non interpreta con esattezza il gesto: ad occhi chiusi sente solo un movimento che la porta a ruotare il capo e strofinargli la fronte contro il petto. Ancora senza sollevare le palpebre, la linea nera delle ciglia folte. » aye. « mormora tra le sue parole, piano, e basta quel bisillabo a far sentire un accento di Shadetrack appena più marcato, probabilmente involontario, ma che ben lascia presagire come abbia già deciso la destinazione. » lo so che è dall'altra parte del 'Verse, ma...« stacca un minimo il busto del suo ma non interrompe il contatto, che si allenta soltanto di poco quando gli fa scivolare le mani dalla schiena ai fianchi. » è anche dove-- « dove vuoi tornare. Non lo dice ad alta voce. Solleva invece il mento, e solo adesso si rende conto di come Renee stia tenendo sul palmo la croce d'oro. Guardarla in un punto che non sia tra le clavicole dell'uomo sembra disorientarla, per un attimo. Alterna lo sguardo dal pendaglio al volto di Renee - sembra quasi chiedergli, con gli occhi, se ne è proprio sicuro. Poi si decide a prenderlo tra le dita. Lo la cautela che si adopera per le cose fragili e sacre. Ci passa sopra il pollice. Stringe le labbra, svirgolando all'angolo della bocca un sorriso un po' colpevole. » oh. « sembra rendersene conto all'improvviso: fa un mezzo passo indietro, si guarda da capo a piedi, si cerca qualcosa addosso. » io non ho-- the hell, non ho niente da... « si tasta le tasche dei pantaloni, poi quelle della vecchia camicia a scacchi. » aspetta. « finisce col passarsi le mani al collo - la croce ce l'ha ancora intrappolata tra le dita -. China il capo in avanti e fa scivolare dalla nuca un filo di targhette militari - il più vecchio, il più consumato -. Alza le braccia, cercando di passarlo direttamente dal proprio collo a quello di Renee. » sono di... « si passa rapidamente la lingua tra le labbra e riassesta lo sguardo e la sicurezza, buttando entrambi negli occhi di Renee. » quando ho seppellito mio fratello, gli ho messo al collo le mie targhette. « spiega piano, mentre il palmo della mano libera scende sul petto di Renee, premendogli contro la catenina militare, poi le targhette stesse. » it's like... you're my family too, now.

05:31 Renee  « Ha recuperato completamente stabilità. Il modo in cui muove la mano sulla schiena di lei, quella libera, tradisce forse la sua incapacità alla quiete, così la maniera che ha di strofinarle il mento alle pendici della fronte. Ascolta. Annuisce. O forse è soltanto un'altra carezza casuale, testa a testa. Abbassa il capo, traversa con gli occhi la linea densa delle sue ciglia scure, le sfiora con un respiro involontario consegnandole la catenina. A specchio, sorride. Allo stesso modo, un po' colpevole, una traccia rossa gli solca la faccia da parte a parte, traversa il profilo deciso e regolare. Sta per afferrarle il polso, per dimostrarle quanto non sia necessario contraccambiare. Poi, il sorriso si schiude poco, ma con rapidità: lei sfila le piastrine di Cain, gliele passa lungo la nuca. Renee aggrotta la fronte. Non è dubbio, non è un interrogativo... è l'intensità immediata del passaggio, della presa di coscienza e dell'assunzione di responsabilità. Inghiotte, abbassa il capo, lo risolleva, nemmeno lo avessero ordinato cavaliere. La mano di Jack preme le piastrine sul suo petto. Lui poggia la propria sulle nocche di lei, aperta, salda. Non aggiunge niente, in merito al gesto, in merito alla morte del fratello della propria donna, in merito alla guerra. Nemmeno in merito all'affermazione conclusiva. Rimane muto. Dondola il viso in due brevi scatti, per asciugare la superficie degli occhi blu. Asserisce con maggior vigore, assume le battute finali, il peso del metallo sullo sterno nel modo leale, incrollabile con cui si butta in una missione » Shadetrack « lui lo pronuncia alla 'rocker, dilatando una A dopo l'altra, appuntando sulle consonanti secche. Pare aver solo introdotto un discorso più lungo. Ma si blocca. Gli serve del tempo, non troppo, ma gli serve. Non per il disappunto, naturalmente; non ce n'è traccia. Però, metabolizzare l'ultima mezz'ora, non sarebbe semplice per nessuno » è abbastanza distante... per farmi stare... tranquillo... e non abbastanza per... farmi stare lontano... nay? « cerca di darle un colpetto sul naso, piano, adagio, con le dita sgombere. Di fatto, è d'accordo. E di fatto, non pare intenzionato a mollare il campo di battaglia. Conoscendolo, il perché, ora che sta per diventare padre, dovrebbe essere sin troppo evidente » Io... « non riesce a specificarlo. La stessa mano con cui ha tentato di sfiorarle il volto scherzosamente, prova a scenderle sul ventre. A tentoni cauti e un po' maldestri. Morde il labbro inferiore » ce l'avrà un padre, te lo prometto « anche se resterà sul campo. Nonostante sia un orfano, è come si riferisse molto più a Rooster che a se medesimo. Annuisce, la terza volta » aye.

05:53 Jack  « lascia la mano aperta lì, incastrata tra quella del padre di suo figlio e il nome di Cain Rooster, nato a Shadetrack il dodici febbraio duemila quattrocento settantasei, gruppo sanguino zero positivo, sesta brigata. E' tutto scritto lì, su quel pezzo di metallo consumato tanto dal tempo da essere addirittura più sottile delle normali targhette militari. Tutte le volte che l'ha poggiato sulle labbra per pregare pesano adesso sul petto di Renee, e il petto di Renee continua a guardare stordita dall'assenza di quei pochi grammi sul proprio collo. Stringe un po' più forte l'altra mano sulla croce. Fa scivolare le dita dalla targhetta, solo per avere agio nell'infilarsi il pendente dell'uomo al collo. Lo fa con delicatezza, infilando poi la croce sotto il tessuto spesso della camicia e della canotta che indossa subito sotto, tenendoselo a contatto con la pelle. » you saved my life, you know. « il sorriso ha lasciato posto ha un'espressione calma, di una serietà riappacificata e consapevole. Non c'è più un'ombra di rabbia, di rancore o vendetta negli occhi di Jack Rooster. E non c'è neanche una lacrima: sono tornati asciutti, spalancati e resi solidi dall'odore di casa e terra dietro l'angolo, dall'odore di casa e carne di fronte a sé. Sono parole che non spiega, la cui fermezza non viene compromessa dal sorriso arrampicato all'angolo della bocca che le viene strappato da ogni gesto affettuoso di Renee. Si lascia toccare il ventre solo impercettibilmente gonfio, ancora perfettamente nascosto sotto gli scacchi neri e rossi della camicia. » dovremo decidere un nome. « con un gesto più delicato del solito risale le braccia di Bolivar dai polsi ai gomiti. Le sfiora con la punta delle dita, in un movimento ripetuto, lento, pensoso. » dovrai prenderti cura di tutti quelli che restano.

06:25 Renee  «  Progressivamente anche i suoi occhi si asciugano in superficie, restando tuttavia liquidi, mossi, animati più del solito nelle profondità terse oltre le iridi scure. Le prime parole di Jack sono accompagnate dal gesto con cui le risale il petto, con le dita libere, sopra la stoffa, dove la stoffa adesso copre la croce. L'altro palmo, sul ventre dove il ventre copre suo figlio. In qualche maniera, tutto ciò che è importante si incontra sul corpo di Jack. Quindi, quando lei parla, Renee sbotta in un sorriso pulito, ampio, smussato dall'imbarazzo, sbandierato dall'orgoglio. Gli accende gli occhi, imprime maggiore forza alle carezze. Scuote la testa umida, qualche goccia gli corre sulle tempie, si impunta in prossimità degni zigomi riempiti da un impaccio grato, sinceramente felice. Non sa cosa replicare, quindi non replica. Sbuffa. Inghiotte. Fa per darle un colpo moderato fronte a fronte, in un misto senza mescolanza di affetto e dedizione. Quando Rooster gli sfiora le braccia, lui si fa più vicino, ingoia, china il viso contro la sua fronte » lo sai che non sono bravo coi nomi « si giustifica, il respiro increspato dalla prossimità, dall'odore di lei » ... aye « si ferma. Al momento, forse, sarebbe capace di prometterle quasi qualunque cosa. Per questo continua a sorridere, calando le ciglia, immergendosi nella mossa lenta, ma risoluta con cui tenta di premersela contro in qualcosa di più d'un abbraccio » vuoi... insegnargli a sparare o a cavalcare, ahn? « le cerca la bocca, proseguendo nell'ilarità sconnessa, ma decisa, con cui cerca di stanarle un bacio » perché sai...non... non puoi insegnargli tutto tu, eh... Jack Rooster, intesi?

07:00 Jack  « si lascia trascinare nelle braccia di Renee, e premendosi addosso a lui trova nuova stabilità. E' il pezzo di un puzzle che combacia alla perfezione, in un disegno di vita finalmente in ordine, un arco narrativo circolare che finisce dov'è iniziato: a casa, con una famiglia. Cinge la vita del 'rocker con un braccio, lo stringe a sé a e alza il mento per guardarlo bene in viso. Solleva l'altra mano e gliela passa tra i capelli intrigati, in quel perenne tentativo un po' barbaro di metterglieli in ordine. » tu gli insegnerai a scalare le montagne, ay? « gli concede con un'ironia blanda e una concessione che non sembra aver troppa difficoltà a fare (si è tenuta pistole e cavalli, del resto). Trova le labbra di Renee con il calore di una promessa accesa, di ferro. Con la pace delle persone che hanno finito la guerra. Nei muscoli rilassati di Jack Rooster non c'è più lotta. La sua testa è lontana dai nemici. Addirittura la linea del suo volto, priva della rigidità di chi serra i denti attorno alla vita per non lasciarsela sfuggire, sembra più morbida e più bella. Allora bacia Renee premendogli un palmo dietro la nuca, e poi ricambia la testata come farebbe con un cavallo, come ha fatto con Andre prima che partisse, come farà con loro figlio e come continuerà a fare con lui ogni volta che lo vedrà (un amore espresso a bernoccoli). Fuori piove, così come pioveva la prima volta che Bolivar si arrampicò su un albero e cadde nella stanza dove lei lo aspettava. Aveva la faccia pesta, e un bernoccolo anche allora. »


[ The End ]





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