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venerdì 1 novembre 2013

my own kind of origins: dominoes, part 1


Shadetrack, 2509

"Ti dico che da loro non c'è nessuno, Tom"
"Quant'è un ribelle, Crow?"

Un ribelle, cinque once di formaggio.

"Perdiamo il nostro tempo"
"Quant'è un ribelle?"

Due ribelli, due libbre di pane secco. Bastava scendere lungo la valle e risalirla piano, con un cavallo solo per appenderci i corpi spogliati di tutto. Poi le praterie, evitando città e ranch, e poi le vie meno controllate della Trinidad, i passi stretti nelle rocce, i punti più bassi in cui infilarsi che nessun membro della resistenza all'invasione alleata avrebbe mai controllato (troppo angusti perché ci passino truppe in quantità). E poi i territori in mano ai corers, gli aguzzini intermediari che compravano teste e si facevano pagare in dollari dai bluejacks. Walker non era uno di loro: era un ladro di bestiame affamato, e in sella a un cavallo più affamato di lui guidava una banda di ragazzotti affamati a est di Madrida, oltre il Toledo e la Viuda.

Tre ribelli, una bottiglia di whisky.

Due settimane prima un gruppo di bei cenciosi trentenni aveva condotto in trionfo tre bluejacks alla forca di Mexican, con le mani legate dietro la schiena, le costole incrinate e le facce peste. Non erano riusciti neanche ad aprire gli occhi abbastanza da vedere le facce dei boia prima che il vuoto si spalancasse sotto i loro piedi. 

Li aveva visti qualcun'altro, e in breve gli alleati avevano emesso le taglie, vivi o morti. Alcuni erano stati presi. Mancavano all'appello Gale Guthrie e Benjamin Ryder, scappati per un pelo dall'altra parte del fiume, e feriti. Madrida era una comunità piccola. Tutti facevano finta di non sapere che facessero i Rooster, oltre il sentiero est, ma nessuno era sincero.

"Fammici parlare a me, io li conosco. Se ci parlo io vedi che ragionano"
"E chi ci vuole ragionare, Crow"
"Senti me, aye? Senti me, io la signora Susan la conosco da una vita, che ha fatto la scuola a tutti qui. Ci parlo io, senza tragedie, senza problemi. Ci parlo io e tra dieci minuti abbiamo fatto"

Tom Walker grugnì mentre il suo cavallo nitriva in frenata: bestia su bestia. A dissuaderlo non furono tanto le parole di Luis Crowford, quanto l'imponente figura del vecchio Sam Rooster troneggiare sull'uscio di casa sua col fucile in mano.

"Non t'è bastato rubarmi i manzi per vent'anni, Walker?"
"Mi fai vecchio quanto te, Rooster"
"Crepa. Ho due galline che ci campiamo giusto in due, e giuro su Dio che ti sparo prima di fartele pigliare".

Tom Walker rise esponendo una fila di denti marci e linee sottili attorno ad occhi grigi. Si chinò sulla sella del cavallo, guardando dritto nella bocca del fucile.

"Yee ain't that stupid, Rooster"

Sam Rooster non era così stupido, ma continuò a puntare il fucile contro Tom Walker, ben sapendo che al primo colpo altre cinque pistole gli avrebbero scovato la carne. Luis Crowford scese di sella così rapidamente che sembrò quasi capitolare, e a mani sollevate avanzò verso Rooster, rischiando di inciampare nei suoi stessi stivali.

"Rooster, non ci frega niente delle galline, non ci frega. Lo sapete che siamo qui per Ryder e Guthrie. Non vi sono niente, solo problemi. Dateli a noi."

Sam continuò a tenere il fucile spianato in linea retta contro il centro della faccia di Walker, mentre Luis gli stava al fianco come un bambino trascurato che reclama attenzioni. Quando lei superò l'ingresso uscendo sulla veranda, gli bastò guardarne i capelli neri raccolti sulla nuca e la piega severa delle labbra perché le ginocchia iniziassero a tremargli dalla vergogna.

Susan Rooster aveva avuto non uno, ma due figli fuori dal matrimonio, e nonostante ciò chiunque da Plan della Tortilla a Riverside Heighs avrebbe giurato su Dio che fosse il ritratto esatto della dignità.

"Se tuo padre ti vedesse, Luis, ad andare in giro coi cajuns - sentenziò impietosa - ti prenderebbe a cinghiate fino a macchiarsi il cuoio"
"Signora Rooster, signora... - Crowford si tolse il cappello frettolosamente - sono tempi duri, signora. A voi non vi facciamo niente, neanche a pensarlo, giuro su Dio. Ma voi, perdonatemi, voi dovete darci Ryder e Guthrie. Pagano per sfamare dieci famiglie per loro, e sono tempi che uno non può sputare in nessun piatto".
"Né Ryder né Guthrie sono qui".

Crowford seguì la linea d'aria che collegava la canna del fucile di Sam Rooster al centro del petto di Tom Walker. Si fissavano negli occhi con l'ostilità antica che li collegava a doppio filo da ben prima che la guerra affilasse la lama a ogni coltello.

"Dice che non ci stanno, Tom. Se dice che non ci stanno io le credo, che non ci stanno. Che gliene viene a dire così? Andiamo via"
"Guardiamo dentro"
"Ti apro un buco in testa se sorpassi la soglia di casa mia"
"Tom, andiamocene!"
"Il vecchio Rooster che fa la voce grossa"
"Un altro passo soltanto..."
"Andiamo via"
"Sam--"


Il cuore di Tom Walker si schiuse come una rosa a maggio, le labbra secche schiuse nello stupore della morte. Mentre si buttava sulle ginocchia per non finire nel fuoco incrociato, Luis pensò a quella volta che, quando erano ragazzini, Jack Rooster bussò a casa loro per consegnare l'anca di maiale essiccata che sua madre aveva comprato per loro. Fu quando suo padre perse il lavoro al Deepmotte Ranch e per mesi mangiarono zuppe di patate. Non si accorse neanche che qualcuno stava sparando dalle finestre.

* * *

Maryanne arrivò due ore dopo, per controllare il ribelle ferito che sua cognata, contro le calde raccomandazioni di tutte le persone a lei più care, teneva nascosto nella cantina. Si coprì la bocca con entrambe le mani quando vide da lontano Sam a terra. Corse lungo il sentiero che conduceva alla veranda con i polmoni che le tremavano, e quando arrivò non ebbe bisogno neanche di salire i gradini per sapere che non avrebbe potuto fare più niente. Susan era chinata su di lui, gli abbassava le palpebre pallide. Benjamin Ryder respirava ancora, con la schiena premuta contro lo steccato e il respiro pesante: la ferita alla spalla gliel'aveva chiaramente riaperta il rinculo del fucile scivolatogli sulle gambe. Aveva il viso sudato, oppure gli occhi lucidi.



Benjamin Connor Ryder, nato a Shadetrack nel 2470

lunedì 3 giugno 2013

my own kind of origins: if I didn't know better


Il pastore Roberts sbatté le palpebre ancora assonnato e non proprio sicuro di ciò che stesse accadendo.

"Confessarti?" chiese incerto.
"Aye, confessarmi" rispose Cristobal Barclay.

I Barclay non erano esattamente noti per essere una famiglia di pii. La madre li portava a messa ogni domenica, da bambini, e Dio sa se quella era una donna religiosa. Anche con tutti i suoi acciacchi e i problemi agli occhi, ogni domenica mattina alle dieci era in prima fila, accanto a Susan Rooster e la sua famiglia al gran completo. Barclay senior, però, non aveva mai avuto una grande vocazione per le cose sante, e i suoi due figli avevano ripreso da lui. Con sommo sconforto della donna.

Per questo, la presenza di Chris Barclay alle sei e mezza di una domenica mattina in chiesa era quantomeno sorprendente.

"Ragazzo - il pastore sembrava pronto a trattare - le confessioni le fanno i cattolici di Las Cruces, noi siamo battisti"
"Ah - Chris sembrava deluso. Aveva due occhiaie profonde è un'agitazione che gli strisciava sotto la pelle drizzandogli tutti i peli del corpo - e che cambia? Cioè, non possiamo farla lo stesso?"
"Figliolo..."
"Non chiamiamola confessione, all right? La chiamiamo chiacchierata. Possiamo fare una chiacchierata?"

Il pastore sollevò gli occhi al cielo. Avrebbe davvero voluto dormire un'ora in più.

"Cosa ti affligge?" tastò il terreno. Chris la prese come una vittoria.

"Non la chiamerei proprio afflizione... bisogno di consiglio, ecco. Presa con le pinze, però: diciamo che mi farebbe comodo un po' di grazia divina, ma che ho bisogno che magari non mi giudichi come lo stronzo figliodiputtana che agli occhi di un uomo religioso potrei sembrare, aye? Lo so che non sarà una novità, da quello che dicono in giro di me, ma partiamo dal fatto che non sono così stronzo come dicono, e che quello era perlopiù Cain prima di incontrare la moglie, e che alla fine sono sempre stato un gentiluomo come mia madre m'ha fatto essere a suon di bastonate, e che giuro su Dio non c'entro niente con quella Billie Jean di Las Cruces, che ad onor del vero le è uscito un figlio più nero di me e lei messa insieme, e da quando mondo è mondo i Barclay escono sempre biondi, tanto ch'è biondo mio padre ed era biondo mio nonno e, non ne siamo sicuri perché è morto giovane, ma ci metterei la mano sul fuoco che lo fu pure il mio bisnonno, pace all'anima"

Rintontito dalle chiacchiere e già esasperato, il pastore alzò gli occhi al cielo. Chris lo prese come una preghiera verso l'altissimo e stette zitto per mostrare un po' di rispetto.

"Insomma, Cristobal, perché sei venuto qui?"
"Aye, ci stavo arrivando. - sospirò con l'energia di un cavallo. - c'è una ragazza..."
"C'è una ragazza"
"Aye, c'è questa ragazza"
"Jack Rooster?"
Chris alzò lo sguardo stupito come se gli avessero appena tirato un pugno sul naso.
"Come...?"
Il pastore sorrise, più che felice di aver centrato il punto. Decise per la via sintetica, sperando di riuscire a rimettersi a dormire almeno una mezz'ora. 
"Figliolo, un sordo con entrambi gli occhi cavati sarebbe riuscito a capire cosa va avanti tra voi due da mesi. Io dico, e il buon Dio concorda: sposatevi e fatela finita una volta per tutte, aye? E ora vai in p..."
"Ma - interruppe Chris, con gli occhi intristiti e combattuti - sono andato a comprare l'anello a Mexican, la settimana scorsa, e per Dio (mi scusi Dio, eh, ma se ci vuole) ci sono duecento e uno banchi per l'arruolamento, e lei si è arruolata, e non dico che non avrebbe dovuto perché ha sempre fatto ciò che voleva, e ha rinunciato a parecchio in vita sua solo per non essere nata con un paio di testicoli, e Dio lo sa se quando si mette in testa qualcosa finisce per farla, ma tant'è: lei parte per la guerra e io resto qui, e come si fa?"
Guardò Jamison con due occhi grandi come fari, aspettandosi una soluzione di senso compiuto.
"Ragazzo mio... - il pastore si alzò in piedi e gli diede una serie di pacche impazienti sulla spalla - è una giovane donna: proponile di sposarti, e vedrai che il pensiero di andare in guerra sparirà dalla sua mente in un baleno."
Chris non pareva convinto, ma il pastore fu convincente proporzionalmente alla pesantezza delle sue palpebre, e riuscì alla fine a farlo uscire dalla chiesa.


* * *


Jack fumava tranquillamente seduta per terra sotto la finestra della casa di suo fratello. Lui e Anne litigavano all'interno, mentre lei guardava Raul - seduto accanto a lei - fare le smorfie al figlio di Cain, il piccolo Sean. Raul faceva versi animali, batteva le mani, si produceva in capriole di linguacce e strane espressioni mentre lei stava zitta e tranquilla e guardava Sean. Raul le sembrava stupido, ma un po' sorrideva anche lei.

"A Rachel non dispiace che parti?"
"Dice che lo trova eroico"
Risero entrambi. Sean rotolò sull'erba, assolutamente disinteressato alle smorfie di Raul. Raul poggiò la schiena contro il muro e prese la sigaretta dalle mani di Jack.
"E Chris invece?"
Jack lo guardò aprendo bene gli occhi. Sembrava sorpresa.
"Non sta mai a casa e non mi parla di nessuna ragazza" sollevò le spalle un po' a disagio.
"E non poteva essere che non stava con nessuna?"
"Se ne sono accorti un po' tutti."
Stettero un po' in silenzio, ognuno guardava in una direzione diversa.
"Gli ho detto di partire con noi"
"E lui?"
"Dice che i vostri hanno bisogno dei soldi che guadagna lui qui"
"Well. Es verdad."
Intanto in casa Anne urlava chi te l'ha messo in testa, chi si occuperà di noi, come puoi lasciare tuo figlio?
"Posso chiederti una cosa?"
"M-mh"
"Tra te e Cain... chi ha avuto l'idea di andare in guerra, esattamente? Cioè, il primo che ha detto: ecco, mi arruolo. Chi è stato?"
Jack scrollò le spalle, ma poi ci si mise a pensare. Intanto Anne urlava forte è stata tua sorella? Ha deciso lei? Non sa che hai una famiglia? Non sa che abbiamo bisogno di te a casa?
"Sono stata io" concordò Jack poggiando la testa al muro dietro di sé. Sospirò a fondo come quando si annoiava e alzò gli occhi al cielo. C'era il rosa tiepido del tramonto che che traspariva da poche nuvole. Raul invece guardava per terra: Sean si era addormentato in maniera assolutamente autonoma e improvvisa.
"Secondo me il ragazzino ha qualche problema, comunque"
Jack abbassò lo sguardo, non capì subito. Quando ci arrivò, sorrise e mise le braccia conserte sotto il petto. Indossava una camicia leggera che teneva fuori dai pantaloni, e aveva i capelli sciolti che le ricadevano sul busto, davanti al petto. Raul la guardò per un po'.
"However... perché proprio Chris?" chiese dopo quel po'. A differenza del solito non smise di guardarla, gli occhi gli si erano fatti un po' più opachi, più accorti.
Jack sospirò. Incrociò le caviglie - le gambe erano tese in avanti - e pescò dalla tasca il tabacco e l'erba. Iniziò a girarsi una sigaretta con i gesti attenti di chi si concentra tanto su una cosa per distrarsi da un'altra con un buon alibi. La sigaretta era l'alibi e la prima cosa, Raul era l'altra cosa. Il suo viso rimase disteso.
"Ci conosciamo da tanto. Mi fa ridere."
Questa volta fu lui a rotolare le pupille verso il cielo. "Ci conosciamo da tanto anche noi" fece notare.
"Well, è diverso. Tu sei mio amico da sempre"
"Non" Raul stava per replicare, ma le urla di Anne diventarono più feroci da dentro la casa. Se parti non mi troverai qui al tuo ritorno, andrò via anche io, chi ci difenderà. Ma non capisci, io parto per difendervi, per difendervi dalla guerra, per fermarla alle nostre porte e non farla andare oltre. Perché tu, perché non qualcun'altro? Perché qualcun'altro e non me? Sono parole tue o di Jack? Stai delirando, Annie.
Jack si accese la sigaretta con l'erba e si strinse nelle spalle a disagio. Si sentiva come quando da bambina rubò una torta messa a freddare su una finestra. Scottandosi.
"Partire è la scelta giusta" disse ad un certo punto Raul, rompendo il loro silenzio.
"Secondo te come sono gli altri pianeti?"
"Quali?"
"Non so, gli altri"
"Ma quelli del Core?"
"Nay, quelli come il nostro"
"Well... suppongo come il nostro"
"Già. Probabilmente è così."
Jack chiuse gli occhi tentando di isolarsi dalle urla. Raul rimase a fissare Sean che dormiva sull'erba, abbandonato e sereno. Glieli invidiò entrambi: il sonno e la serenità.
"E' che non capisco... - riprese Raul aggrottando le sopracciglia - com'è che vi siete odiati per tipo vent'anni di vita e poi, all'improvviso, vi siete trovati senza un motivo preciso..." disse ostinato a trovare il bandolo della matassa.
"Checcazzo Ray, e piantala" lei scattò nonostante fosse alla seconda sigaretta di fila. Raul sapeva che era sempre un cattivo segno quando succedeva. Ma la conosceva bene. Chiese scusa e stette zitto, a guardare Sean anche lui. E rimase immobile finché non fu Jack a parlare.
"Mi ha chiesto di sposarlo"
Raul spalancò gli occhi. Tanto da farle aggiungere: "se lo dici a qualcuno t'ammazzo".
"E... tu che hai detto?"
"Che ci penseremo quando tornerò"
"Quindi parti?"
"Certo che parto".
Il ragazzo ci rimuginò. Allora aveva ventisei anni e una barbetta ruvida e dorata che si massaggiò evidentemente sovrappensiero.
"E ti ha dato anche un anello?" chiese infine.
Jack si strinse nelle spalle. Aveva l'anello in tasca: Chris si era ostinato a farglielo tenere nonostante l'indecisione. Era comunque suo, aveva detto, e comunque sarebbe andata non l'avrebbe rivoluto indietro.

Raul Barclay e Jack Rooster avevano vissuto un sacco di silenzi insieme. Stavano zitti quando non si capivano e quando si capivano troppo bene, quando lui era in imbarazzo e quando lei era arrabbiata. Sotto le stelle delle praterie, prima di addormentarsi, o durante i falò al centro della piazza, da bambini. 

Avevano vissuto un sacco di silenzi insieme, ma quello fu il più desolato di tutti. Da lì a breve, lui sarebbe stato spedito nel quindicesimo reggimento, e lei sarebbe finita con suo fratello nel sesto.

Fu anche l'ultimo.


* * *

Mio Dio, proteggi i miei figli.

Sweet Waters non aveva mai visto una nave così. La prua come la testa affilata di un rapace, i motori spostati ai lati erano le ali. Raul guardava in alto, riempito di quel senso di compiutezza e destino che ti attraversa solo quando stai lasciando una casa che ti è sempre stata troppo stretta.

Mio Dio, proteggi i miei figli.

Alla fila di chiassosi volontari allineati per salire a bordo, si aggiungeva la fila di chiassosi parenti e amici andati a salutare i ragazzi di Madrida, quel branco di giovani selvaggi cresciuti tra le sponde del Toledo e gli zoccoli dei selvaggi. Maryanne Rooster, con uno splendido bambino in grembo, abbracciava il marito con la forza della rabbia e gli occhi pieni di lacrime che, per orgoglio, si ostinava a ricacciare in gola.

No dog may bite them.

Jack abbracciò i suoi amici più e meno cari, ancora scossa dalle parole che Anne le aveva sussurrato all'orecchio, la promessa che le aveva strappato. A batterle le mani sulla schiena s'era presentato quasi tutto il paese, puntuale come un orologio per salutare i propri giovani e vedere le facce di coloro che sarebbero andati a costituire la Grande Armata Indipendentista. Sembravano tutti più belli e luminosi.

No wild beast tear them to pieces.

Imbattibili.

No tree fall upon them.

Jack sorrise quando venne l'ora di salutare Chris. Si abbracciarono così stretti da snocciolarsi le ossa. Lei gli sussurrò nell'orecchio: "you're in my veins". Lui rise e le affondò il volto nei capelli, inspirandone forte l'odore per conservarlo.

No water rise against them.
No firearms injure them,
no weapons, no steel, no iron cut them.

Zio Sam le passò una mano sulla testa e un dito sul mento. Un rimasuglio dei loro primi anni insieme, quando ancora lei era minuscola e lui temeva di farle male usando tutta la mano per accarezzarla.

No fire burn them,
no false sentence fall upon them.

Sua madre non pianse. Le prese il viso nelle mani piene di calli, saldamente, e lo tenne fermo per guardarla negli occhi. Pensò che l'aveva fatta lei, e che qualcuno avrebbe lottato per disfarla, dall'altra parte del 'Verse. Le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio: "sono fiera di te, Jack Rooster" le disse a voce alta, in modo che potessero sentirla tutti. Poi si sporse su di lei, le baciò la fronte e la benedì. 

No rogue enrage you, 
and that no fiends, no witchcraft
or enchantment can harm you. 
Amen.

"Amen" rispose Jack come le era stato insegnato. Arrivò il loro turno. Lei entrò nella nave per prima.


* * *

Ma Sam afferrò Cain per un braccio dopo averlo abbracciato. Glielo strinse forte e gli disse: "riportala a casa, promettilo"
"Lo farò"
"Promettilo"
Cain si crucciò appena, quasi offeso.
"Per questo sto partendo"
"Dillo"
"Lo prometto, Sam".
Sam sembrò soddisfatto. Gli diede una robusta pacca sulla spalla e lo spinse via, strofinandosi il naso spellato e riprendendo il cavallo prima di vedere i suoi unici due nipoti lasciare il pianeta per la guerra.



Peter said to Paul
"All those words that we wrote
Are just the rules of the game and the rules are the first to go"
But now talkin' to God is Laurel beggin' Hardy for a gun
I 've got a girl in the war, man I wonder what it is we done

Paul said to Petey 
"You gotta rock yourself a little harder,
Pretend the dove from above is a dragon and your feet are on fire"
And I've got a girl in the war, Paul the only thing I know to do
Is turn up the music and pray that she makes it through

Because the keys to the kingdom got locked inside the kingdom
And the angels fly around in there, but we can't see them
And I've got a girl in the war, Paul I know that they can hear me yell
If they can't find a way to help, they can go to Hell
If they can't find a way to help her, they can go to Hell

Paul to Petey "you gotta rock yourself a little harder,
Pretend the dove from above is a dragon and your feet are on fire"
But I've got a girl in the war, Paul her eyes are like champagne
They sparkle, bubble over, in the morning all you got is rain
Sparkle, bubble over, in the morning all you got is rain
They sparkle, bubble over, in the morning all you got is rain

lunedì 4 febbraio 2013

my own kind of origins: down by the river



Era un'estate placida e afosa in tutte le praterie di Sweet Waters, e dicevano che gli unici posti che si salvavano erano le cime della Trinidad e alcuni punti in cima alla valle dopo il tramonto. Come quasi ogni sabato, i ragazzi erano andati a passare la serata al Wild Mare, un saloon economico infilato in una via secondaria distante un buon quarto d'ora a cavallo dal centro della città. Cain era partito come al solito per Madrid nel primo pomeriggio, in modo da arrivare dai suoi, ripulirsi e farsi trovare entro sera con un bel mazzo di fiori fuori dalla casa della sua promessa sposa. Nessuno poteva biasimarlo: Maryanne era una ragazza allegra e spigliata, di cui era facile godere della compagnia così come innamorarsi. Gli altri erano rimasti indietro: privi della stessa motivazione del ragazzo, avevano ben deciso di non affrontare il picco del sole, rimandando le loro visite a settimane più fresche. 

Chris era uno di loro. Sulla veranda piuttosto affollata del Wild Mare, lui sedeva sul davanzale esterno di una finestra bassa, con un boccale di birra in mano e una giovane con una voce esile ma un sorriso facile: nessuno si era divertito mai come lei alle sue battute. Parlavano del più e del meno, nonché di qualsiasi cosa potesse costituire un doppiosenso non troppo audace. Più bevevano, più la linea dell'audacia si spostava in avanti, e - non senza una certa fatica - il ragazzo era riuscito ad avvolgere un braccio attorno alle spalle di lei, tirandosela sempre più accanto.

Certo, qualcosa ogni tanto lo distraeva. Gli ubriachi che cantavano fuori dal saloon, o anche, dall'interno, il vociare concitato che ogni tanto proveniva dal tavolo dei mandriani con cui lavorava lui. Una cinquina di ragazzoni erano raccolti in cerchio attorno ad un tavolo che conteneva a stento i boccali di birra consumati, e nel cerchio c'erano il più esile Raul e Jack Rooster, che sembrava quella più concentrata di tutte sull'argomento che trattavano. Ogni tanto il tavolo esplodeva in un generico dissenso o in un'onda di scetticismo, e ogni volta lei alzava la voce riprendendo le redini del discorso e l'attenzione del gruppo. 

"Allora, Anita... ti dicevo..."
"Mi raccontavi di come prendeste Tom Walker dopo che vi rubò il bestiame"
"E ti ho detto di come mi sparò un colpo, dritto in mezzo al petto?"
"Davvero?"
"Vuoi vedere la cicatrice?"

Fu distratto di nuovo, questa volta da un vero e proprio frastuono. Si voltò cercando all'interno del locale l'origine del gran fracasso, e con un po' di sorpresa vide Jack protesa in avanti con i pugni in agitazione, qualche sedia per terra, Raul che la tratteneva per la vita - o almeno ci provava - e uno dei ragazzoni in piedi, intento a tenersi il naso sanguinante.

"Ti chiedo scusa..." borbottò mortificato. Finì la birra e passò le gambe da fuori a dentro la finestra, avviandosi proprio verso il gruppo.

"Te lo puoi ficcare in culo, il tuo ragazzina - stava urlando Jack con la solita finezza, mentre Raul la tirava a fatica indietro - senza di me sareste ancora tutti a far la guardia alle pecore, fottuti bifolchi ingrati"

"Quella stronza!
- lamentava intanto l'altro - quella stronza mi ha rotto il naso! E' pazza!"

"Che succede?"
"A guardare le cazzo di pecore stareste, o a vendervi per due soldi ai pescherecci di Shreveport, con la fottuta influenza bovina di due anni fa... non le mandrie degli Hanborne, e dei Lincoln, e di tutti i fottuti ranch che ci hanno chiamati solo perché..." non riprendeva praticamente fiato.

"Jack..." mormorò Raul tenendola.

"... no, vaffanculo, ci hanno chiamati solo perché noi li portavamo alle pianure a nord e non li ammassavamo con le vacche appestate lungo i fiumi a sud. E chi cazzo ce li ha fatti arrivare alle pianure a nord, eh? Chi cazzo ce li ha fatti arrivare? Non mi pare che..."

Chris, ancora un po' confuso, si sentì in dovere di andare ad aiutare il fratello. Afferrò Jack per una spalla, neanche lui sapeva bene perché: un modo stupido per tentare di calmarla, magari.

"... ti pare che abbia avuto Cain l'idea, o qualcun'altro? Ce l'avete avuta voi? Non mi pare che ce l'avete avuta voi, mi pare che stavate ancora ad annusarvi il culo come i coyote, ai tempi! Stronzi! Stronzo!"

Lo 'stronzo' in questione si tamponava il naso con la camicia, gli occhi ridotti a due fessure. Raul la strinse tra le braccia e, facendo forza, se la trascinò fuori dal saloon ancora scalciante e imprecante, intenta a strillare come un condor. Chris osservò la scena perplesso e impotente, e solo alla fine si voltò verso il gruppo che si era lasciato alle spalle. 

"Che diavolo è successo?"
"E' successo che è matta col botto"
"Ma che voleva dire?"
"E' matta, Barclay, matta come un cavallo. Ha in testa che ora che se ne va Cain, che Raul va all'officina del vecchio Alamo e che tu ti fai assumere ai lavori alla ferrovia, a sud, lei resta qui a Mexican, e guida la banda"
"Cain se ne va?"
"Aye - argomentò l'altro, stupito della sua ignoranza - ora che si sposa, dice che ha trovato casa dalle parti vostre, oltre la valle, e si stabilisce lì, e torna a lavorare per i Deepmotte e ogni tanto per i Mitchell, e poi pensa a mettere su famiglia"

Chris sbatté le palpebre più di una volta. "Non ne sapevo niente..." mormorò, a chi non si capì bene.

"E quella stronza - sottolineò il tipo che si tamponava ancora il naso - pensa che ci metteremo a seguire lei, invece di farci il giro nostro. Quella puttana"

Chris, che era ancora perplesso, si scoprì decisamente risoluto. Avanzò di gran carriera e lo colpì sul naso già rotto con le nocche così forte da farsi male lui stesso, finendo di fracassargli un muso già non troppo avvenente. Lo lasciò stordito a terra, andandosene prudentemente prima che gli altri decidessero di prendere le sue difese.


* * *

Quando Chris tornò a casa, non ebbe bisogno di superare la porta per sapere che Jack non era tornata. Si sedette fuori insieme a Raul che leggeva il giornale e si girò con lui un po' d'erba che era rimasta.

"Novità?" chiese al minore con poco interesse.
"Pare che l'Alleanza abbia annesso un altro pianeta del border" si sentì rispondere con una voce piuttosto cupa.
"Non ti vedevi con Rachel stasera, comunque?"
"Abbiamo litigato"
"Ah"
"Well. Era nell'aria, domani vado a trovarla"
"Estàs bien?"
"Aye..."
"Lo sai almeno dov'è andata?" e non parlavano più di Rachel.
"Nay. A metà strada mi ha detto di non romperle i coglioni e se ne è andata"

Raul si strinse nelle spalle e a Chris sembrò un po' scosso. In un certo senso, era un po' scosso anche lui.

"Non è giusto, comunque" disse il minore.
"Per lei le cose non lo sono quasi mai" rispose l'altro con un sospiro.

Andarono a mettersi al letto, ma nessuno dei due riuscì a chiudere occhio finché non sentirono la porta chiudersi e i passi stanchi di una donna leggera trascinarsi fino al piano di sopra.


* * *

"Mi sudano le mani, cazzo"
"Asciugatele"
"Sul vestito affittato per cinquantasette dollari?"
"Tieni e stai zitto"

Chris passò all'amico un fazzoletto che si era cavato da una tasca dei pantaloni tirati a lucido. Non appena si era diffusa la voce che Cain Rooster si sarebbe sposato, sua madre non aveva aspettato neanche di farsi dire con certezza chi sarebbe stato il testimone: sapeva già che sarebbe stato il maggiore dei suoi figli, e quindi aveva iniziato a cucirgli un bel completo marrone a righine bianche che gli stava a pennello. Anche lo sposo faceva la sua figura, seppur pettinato sembrasse un'altra persona. Forse se ne rendeva conto: si guardava nello specchio allacciando e slacciando in maniera nervosa l'ultimo bottone della camicia. 

"Stai dando di matto?", volle accertarsi Chris.
"No, no... solo - Cain dondolò il peso da un piede all'altro - sto facendo il più grande errore della mia vita?" chiese quasi stridulo. Chris rise.
"Hai quasi trent'anni. Tra un po' inizierai a perdere i denti e ti vorranno solo le vecchie zitelle"
"Ma uno a trent'anni è ancora giovane"
"Non tu, vecchio mio"
"Che parli a fare, sei in dirittura d'arrivo pure tu. Io almeno una donna che mi regge l'ho trovata"
"E' che invecchi più in fretta"
"Vai all'inferno"

Si passò una mano tra i capelli in maniera distratta, emettendo un latrato quando si rese conto di esserseli scompigliati. Riprese a sistemarseli con poco successo e crescente agitazione, con la chiarissima sensazione che Maryanne avrebbe rifiutato di sposarlo spettinato. Forse l'aveva anche detto un paio di volte.

Bussarono alla porta. Jack entrò senza aspettare l'avanti. Indossava un vestito con le maniche corte dalle linee morbide, color panna. Chris ne osservò la nuca scoperta e poi il viso. Aveva un sorriso troppo sforzato e un'aria stanca. 

"Sta dando di matto?", chiese Jack a mezza voce mentre si avvicinava frontalmente a Chris, seduto. Lui spalancò le braccia, lei infilò le mani in tutte le tasche della sua giacca finché non trovò il pacco di tabacco. Iniziò a girarsi una sigaretta.

"Hai visto Anne? Come sta?" la incalzò Cain con una certa urgenza.
"Sta bene. Più tranquilla di te di certo" assicurò lei con poca verve, senza alzare lo sguardo su di lui.

Entrò Raul e si chiuse la porta dietro di fretta.

"Puta madre!" borbottò con il suo solito buon umore.
"Rachel?" chiese il fratello maggiore.
"Està rompiendo los cojones desde su casa, madre de dios! Mi scusi signorin... ah - sbatté le palpebre un paio di volte - hola Jack"
"Raul"
"Sei molto... intendo. Il vestito è molto bello, ci, ahm, stai bene"
"Jack", interruppe Cain disperato. La sorella sbuffò dalle narici, si mise la sigaretta ancora spenta tra le labbra e andò a pettinargli i capelli con le mani.

Allora entrò Sam Rooster. Andava lentamente per i sessant'anni, ma non aveva perso l'aspetto massiccio e burbero del cowboy che era stato. Portava il suo completo grigio scuro con la fierezza dell'età, ma chiunque lo conoscesse avrebbe saputo dire che quello era l'abito che tirava fuori solo per matrimoni e funerali. 

"Che cos'è questo puttanaio, qui. Siamo in una chiesa, mica in un saloon. - esordì - uscite tutti, che devo parlare allo sposo, qui"

Con lo zio Sam non si discuteva. I Barclay scivolarono con una certa fretta fuori dalla porta, non senza aver dato prima una pacca sulla spalla all'amico. Jack fece per allontanarsi anche lei, ma Cain le afferrò un polso.

"Cub. - ne cercò gli occhi - sei felice per me?"

Jack lo guardò con il cuore stretto. Sembrava un ragazzo smarrito nella propria felicità, combattuto tra incertezze ed entusiasmi così totalizzanti da riuscire a stento ad entrargli nel petto. Gli sorrise. Si mise sulla punta dei piedi e lo baciò su una guancia. Disse: "sono felice per te" e se ne andò a prender posto in chiesa anche lei.

Rimasero in due. Cain tornò a slacciarsi il colletto, poi a riallacciarselo, poi a slacciarselo di nuovo. Sam lo fissò a braccia conserte e scosse il capo.

"Quando sei nato faceva un freddo fottuto che sembrava l'inferno all'incontrario. C'era il ghiaccio per terra e io dovetti ad andare a prendere di peso l'ostetrica in paese, perché di certo tua madre non potevo spostarla. E facemmo un miglio sul ghiaccio con lei che cascava ogni tre passi e io che la ritiravo su e le dicevo di muoversi. - sospirò a fondo. - non ci puntavo un niente su di te, lo sai?"

Cain si mise seduto. Sam aveva un modo tutto particolare di parlare quando affrontava certi argomenti, e in quel momento capì dove sarebbe andato a parare. Si passò un paio di volte la mano sul viso per verificare la qualità della rasatura, mentre l'altro continuò a parlare.

"Mi dicevo: un ragazzino senza padre è condannato. Non importa quanto gli stai dietro, verrà su sempre a metà. Non volevo neanche che tua madre ti chiamasse col nostro cognome, che i Rooster sono gente onesta da cent'anni, e tu avevi il sangue di tuo padre, che non era un uomo onesto, e non era nemmeno un uomo vero. E il diavolo lo sa se gli somigli, tu: mi pareva di vedere lui ogni giorno di più"

Cain strofinò lentamente i palmi delle mani l'uno contro l'altro. Sentir parlare di suo padre lo disorientava sempre. Aveva di lui un ricordo annebbiato, scansato con i gomiti da quello più prepotente della nascita di sua sorella. Dopo di lei, le già rare visite di quell'uomo finirono del tutto.

"Lui non era un grande esempio d'uomo, ragazzo. E non lo sono stato nemmeno io: ho tre figli sparsi tra la Trinidad e le praterie ad est, e di certo loro non sanno che faccia ho io. Ma è perché è capitato. Ci sono solo due ragazzini di cui ho deciso di prendermi cura, e siete tu e tua sorella. Chiaro?"

Cain annuì.

"Bene. Dicono tutti che diventi uomo quando dormi per la prima volta con una donna, ma è vero quanto il bel profumo della merda di cavallo. Diventi uomo quando prendi le misure del tuo culo e metti da parte le stronzate per fare il tuo dovere. Da oggi in poi il tuo dovere è prenderti cura di quella ragazza, perché lei diventa la famiglia tua. E quando farete dei figli, ti prenderai cura di loro finché ne avranno bisogno. Vuol dire che non importa nient'altro, solo che ad una certa ora si torna a casa, tutte le sere. Che metti in tavola cibo a sufficienza per sfamare tutti, che li mandi alla scuola a imparare a scrivere e a far di conto, ad una certa età, e che gli insegni un mestiere se sono maschi o ti assicuri che sposino un brav'uomo se sono femmine. Una volta che ti sposi non puoi abbandonare la tua famiglia, ragazzo. Dimmi che hai capito."

Cain alzò gli occhi su suo zio e annuì di nuovo. "Ho capito".

"Bene. Ora vieni qua. - Sam gli fece cenno di alzarsi e lui si alzò. - Non puoi certo sposarti ridotto così, cazzo" commentò in maniera appena più bonaria, e gli allacciò l'ultimo bottone del colletto.

"Ecco. Ora sei pronto."

Ed era vero.


* * *

Quando Chris arrivò al fiume, non si sorprese di vedere Jack seduta sull'erba vicino alla riva, con le ginocchia raccolte al petto e una sigaretta spenta dal vento tra le dita. Mentre tutta Madrida festeggiava a casa Rooster il matrimonio fino a fare le ore piccole, lui era forse l'unico che si era reso conto di come Jack fosse sparita dalla circolazione da un po'. E se Sweet Waters era grande, c'era solo un posto da quella parte del Toledo al quale Jack sarebbe sempre tornata.

"Ti ricordi quando venivamo qui da ragazzini?" chiese non appena il ragazzo di sedette accanto a lei. Si era tolta le scarpe e aveva lo sguardo perso nella corrente scura del fiume. Una luna pallida si rifletteva nel moto frastagliato dell'acqua. Era una notte tiepida, e anche i coyote sembravano essersi spostati più a nord.

"Pesavamo così poco che ogni rischiavamo di farci portare via dalla corrente" ricordò Chris puntuale. Si allentò il colletto della camicia, le prese la sigaretta dalle mani e se l'accese. Era un tabacco secco, probabilmente uno proveniente dalle piantagioni a sud di Sweet Waters.

"Mi spiace per il casino con i ragazzi, kiddow."
"Well, è andata come doveva andare. Ti ricordi quando tutti lavoravamo con Sam?"
Chris annuì.
"E mi metteva sempre a fare le pattuglie notturne con Bob Carson, perché pensava che senza uno grosso accanto mi sarei fatta ammazzare dalle bande, o dai lupi. Finché un anno non decise di affiancarmi Olmos, che pesava quaranta chili e aveva ancora quindici anni. E lì capii che ero diventata importante come Bob Carson, per lui. Che mi affiancava gli inesperti perché pensava che fossi diventata brava abbastanza. Anche se aveva sempre pensato che avrei dovuto fare la sarta, o lavorare alla drogheria, invece che andarmene in giro con gli uomini a fare il mandriano."
"Mi ricordo che quando si ritirò fosti tu a convincerci tutti a trasferirci a Mexican per trovare più lavoro."
"Già. E abbiamo lavorato tanto per farci il nostro giro di clienti, ed espanderci, e farci commissionare lavori più grandi di noi. E li abbiamo portati a termine tutti, a costo di spezzarci la schiena e farci venire il culo piatto sulle selle."
"E' la prima volta che ti sento lamentare della fatica"
"Perché mi piace. E' il mestiere della mia famiglia, e non so fare nient'altro. E ora... - deglutì un paio di volte: la voce le suonò un po' traballante - insomma, a ciascuno il suo, no? Raul ha iniziato a lavorare nell'officina di Alamo, a Mexican, e tu hai trovato una buona paga alla ferrovia, e ieri mia madre mi ha detto che hanno offerto a Cain un bel posto al ranch dei Deepmotte, roba che lavori tredici, quattordici ore al giorno, e poi puoi tornare a casa tranquillo. E io... - si strinse nelle spalle così forte che avrebbe potuto scomparirci dentro - non so neanche dove andare a vivere. Non ho un lavoro. Non ho soldi abbastanza per rimanere alla casa a Mexican un mese di più, Chris. Cazzo."

Scosse il capo e strinse le labbra. Chris le carezzò piano la schiena.

"Te la caverai, Jack. Tu te la cavi sempre"
"Lo dici per farmi sentire meglio"
"Nay, ci credo. Tu magari mi credi stupido, ma ho due occhi che funzionano e le cose le vedo. L'ho visto che sei sempre stata tu a tirare avanti le cose. Ad avere le idee, e il coraggio di cambiare, anche se ci hai fatto saltare nel vuoto ogni tanto."

Jack voltò lentamente il capo verso di lui, guardandolo con gli occhi umidi.

"Ma dietro di te ci saremmo sempre buttati tutti. E volevo che te lo sentissi dire da qualcuno, che è vero: che senza di te avremmo pascolato pecore per tre pesos al giorno, e che sarei il cabròn che sono sempre stato, e che mi ricordo che fosti tu a venirci a dire che dovevamo trasferirci a Mexican. Che era l'unica cosa sensata da fare e che se non ci credevamo dovevamo solo fidarci di te."

Guardò con una certa intensità la cicca di sigaretta ormai quasi finita.

"Non mi sono mai pentito di essermi fidato di te, kiddow."

Rimasero in silenzio per un lasso di tempo che sembrò lunghissimo ad entrambi. Per la prima volta a disagio accanto a lui, Jack si strinse di più le ginocchia al petto e fissò il fiume, con un intenso lavorio che le cigolava nella testa. Il primo a fare qualcosa fu Chris: buttò la sigaretta in terra e si alzò in piedi. Si sfilò gli stivali e li calciò a diversi metri di distanza.

"Che fai?" chiese lei stranita.
"Ti va?" propose lui con quel sorriso storto che gli scopriva un incisivo. Si sbottonò la camicia e se la tolse, e si tolse anche la canottiera. E si sfilò la cinta dai passanti, e poi anche i pantaloni, e i calzini. Jack ci pensò un attimo. Poi, presa da una frenesia tutta nuova, si alzò in piedi anche lei. Si sbottonò il vestito dietro la schiena e lo lasciò cadere ai propri piedi, e fece la stessa cosa con la sottana bianca. Realizzò di sentirsi già più leggera. Respirare era diventato più facile, il nodo alla gola si era sciolto. Si guardarono sorridendo come degli adolescenti, Chris le prese la mano. Insieme, corsero nel buio verso il fiume, e nel fiume si buttarono fino a bagnarsi anche i capelli. Risero per ore, e per ore nuotarono da una sponda all'altra. Ebbero di nuovo quindici anni: di nuovo si nascondevano nell'erba alta per catturare i cavalli selvaggi e parlavano di chi sarebbero stati da adulti, di come non avrebbero mai fatto gli errori dei grandi che conoscevano e di come in qualche modo la loro vita sarebbe diventata sempre più appassionante e intensa con il passare del tempo, senza rendersi conto che il miglior tempo della loro vita era proprio quello, che non si sarebbero mai sentiti più forti e più invincibili di così, che il sorriso di Chris non sarebbe mai stato più luminoso e impertinente, che Sally non sarebbe mai stata più bella e ostinata, che Cain non avrebbe mai più amato una ragazza con tutta quella leggerezza e che Raul non sarebbe mai stato più convinto di avere tutto il tempo del mondo per costruirsi un'uscita da quel posto che odiava tanto. Quella notte, si ricordarono com'era stato avere quindici anni a Sweet Waters, e il fiume li inghiottì, li lavò di tutte le ansie e le idiosincrasie e le insonnie e li restituì alla superficie leggeri, belli, e all'improvviso, senza che nessuno di loro se lo aspettasse, innamorati.


I come from down in the valley / Where mister when you're young / They bring you up to do like your daddy done / Me and Mary we met in high school / When she was just seventeen / We'd ride out of that valley down to where the fields were green / We'd go down to the river / And into the river we'd dive / Oh down to the river we'd ride / Then I got Mary pregnant / And man that was all she wrote / And for my nineteenth birthday I got a union card and a wedding coat / We went down to the courthouse / And the judge put it all to rest / No wedding day smiles no walk down the aisle / No flowers no wedding dress / That night we went down to the river / And into the river we'd dive / Oh down to the river we did ride / I got a job working construction for the Johnstown Company / But lately there ain't been much work on account of the economy / Now all them things that seemed so important / Well mister they vanished right into the air / Now I just act like I don't remember / Mary acts like she don't care / But I remember us riding in my brother's car / Her body tan and wet down at the reservoir / At night on them banks I'd lie awake / And pull her close just to feel each breath she'd take / Now those memories come back to haunt me / They haunt me like a curse / Is a dream a lie if it don't come true / Or is it something worse / That sends me down to the river / Though I know the river is dry / That sends me down to the river tonight / Down to the river / My baby and I / Oh down to the river we ride

domenica 30 dicembre 2012

my own kind of origins: los angeles de la guarda (2)



Henry piangeva. Teneva la mano sottile di sua moglie nelle sue e dondolava il busto chinato sul letto sfatto in una catatonia disperata. Il dottore si era ritirato in un angolo, sconfitto, e l'ostetrica cullava vigorosamente un neonato che strillava come se nei suoi polmoni si fosse annidato un presagio oscuro. Ad eccezione del suo grido stridulo e dei singhiozzi spezzati di Henry, nella stanza era calato un silenzio nebbioso e stordito, un'incredulità così grande da creare quasi imbarazzo.

Jack era rimasta a tre metri dal letto costringendo i due Barclay che l'avevano accompagnata a rimanere fuori. Quando era arrivata la notizia che la sua migliore amica stava partorendo, stavano al saloon a festeggiare e a vantarsi di come fossero riusciti ad aggiudicarsi la commissione degli Hanborne. Avevano visto dalla finestra l'imponente ostetrica affrettarsi verso ovest e avevano capito che era ora. Tutta l'eccitazione di conoscere Jonathan o Patricia era stata rimpiazzata da un terrore incompleto perché scettico. Ora fissava Sally cercando di scorgere un movimento del petto, un fremito delle palpebre. Aveva la pelle madida di sudore, le labbra tinte di un blu gelido. I lineamenti complessi, con guance piene e mento appuntito - si prendeva sempre in giro dicendo di somigliare ad un roditore - erano distesi in un'espressione abbandonata che la faceva più bella. Jack mormorò qualcosa di sconnesso: voleva dire al dottore di aspettare, che si sarebbe ripresa. Tutta quella disperazione le pareva fuori luogo: si sarebbe ripresa. Avanzò per protestare, ma due mani salde la presero per le spalle e la tirarono via con una gentilezza sicura. Riconobbe Chris a stento. "Le stanno tutti addosso, devono lasciarla respirare...". Lo disse in modo composto e distante mentre lui la portava fuori, nonostante la resistenza passiva dei muscoli. 
"Usciamo..."
"Ma devono lasciarla respirare, le stanno addosso..."
"Jack, usciamo". 

Uscirono. Raul, stretto nelle sue spalle secche e nervose, si appese allo sguardo di Chris e spalancò gli occhi quando ricevette in risposta un gesto di desolazione muta. Jack continuava a voltarsi verso la porta, come se una forza indipendente la tirasse inevitabilmente verso quella stanza. Sally era diventata il centro di gravità, e lei non poteva fare a meno di pensare che se non l'avesse detto lei a quelli lì, di lasciarla respirare, non l'avrebbe fatto nessuno. Aveva gli occhi spalancati. 

"Siediti"
Chris la condusse sugli scalini della veranda e la spinse fisicamente a sedersi. Lei continuava a guardare dietro di sé, troppo stordita per opporsi alla guida sicura del più vecchio dei fratelli Barclay. E così, mentre lui la teneva seduta tenendole una mano serrata attorno alla spalla, Raul si chinò sulle caviglie di fronte a lei. Le mani le tremavano, Raul le prese. La chiamò due volte, cercando con pazienza di agganciare uno sguardo sfuggente, senza bussola. Jack. Jack. Jack gettò gli occhi nei suoi cercando un appiglio. Qualcosa nel suo respiro non andava, era breve e faticoso. Jack, respira. Jack, guardami. Raul le strinse le mani più forte, le fece quasi male. Ha solo vent'anni. Lo so. Ad un certo punto era giorno, il cielo era color turchese e non lo sporcava nemmeno una nuvola. Era una mattinata di dicembre più calda del solito. Eppure lei si sentì l'inverno dentro. Si piegò su se stessa come fanno le foglie secche, con le mani che le tremavano ancora e senza riuscire a respirare. Raul puntò un ginocchio a terra e la raccolse nelle braccia. Chris era lì, con le labbra strette e il cuore rattrappito. Impararono allora che nel dolore non regge nessuna dignità.


* * *

Raul accompagnò Jack a casa, mentre Chris e Cain - strappato alle gonne di una rossa del sud dalla notizia appena giuntagli - rimasero sui gradini della veranda di Henry e Sally. Era una tradizione di tutta la zona a ovest della Trinidad e, come ogni tradizione di cui si erano fatti arrogantemente gioco durante l'adolescenza, si era piantata nei loro cuori e tra le lenti con cui guardavano ogni cosa. Era una cosa semplice, e consisteva nel lasciare le persone sconvolte da un lutto recente da sole in casa con i cari più prossimi, rimanendo però subito fuori dalla porta a fare la guardia, in modo da raccogliere i cesti di cibo portati ai vedovi ed essere costantemente a loro disposizione. Era notte fonda da un po', e Cain tornò dal saloon più vicino con un mazzo di carte che stava già mischiando. La promessa di una lunga notte.

"Pensi che Jack starà bene? - chiese Chris, vagamente apprensivo. - non l'ho mai vista così" tagliò il mazzo.
"Si dice che la vita continua, no?" Cain si strinse nelle spalle iniziando a distribuire le carte con gesti rapidi da vero professionista dell'azzardo.
"Non lo so. Se ci pensi è una grande ingiustizia. La domenica mattina fuori dalla chiesa vedi sempre vecchie che sembrano avere cent'anni, e stanno ancora lì"
"Quando qualcuno muore non ti sembra mai giusto."
"E Henry, come ti aspetti che si ripigli? - continuò - e il neonato... venire su senza madre. E lei non aveva neanche una famiglia, se non gli zii a Madrida. No?" scosse la testa cupo e allargò a ventaglio la brutta mano che gli era stata consegnata.
"Well, all'avvocato toccherà fare il padre. Seriamente" nella voce di Cain c'era un accenno di inspiegabile risentimento. Buttò sul tavolo un quattro di cuori e ne pescò una dal mazzo. Iniziarono a giocare e continuarono in silenzio, per un po'. Erano distratti entrambi, ma ad un certo punto Cain lo diventò di più. Gettò le carte sullo scalino e sospirò a fondo. Si tolse il cappello e si passò una mano tra i capelli, mentre gettava gli occhi di un verde torbido sulla strada polverosa. Senza il sole faceva freddo.
"E' che a venti, trent'anni, uno dovrebbe pensare di essere immortale, no? - criptico - a me aveva fatto strano anche quando avevano detto che era incinta, per dire. Ma morire così, porca puttana..."
"Aveva un debole per te, lo sai no?" commentò l'altro senza pensare.
"Vaffanculo Cristobal" Cain si alzò in piedi con un movimento brusco.
"Che c'è?"
Nessuno rispose. Chris rimase sul gradino e Cain si avviò al saloon, che tanto era vicino. Aveva comunque l'impressione che il povero Henry non avrebbe chiesto niente, quella notte.


* * *

Jack rimase buoni due minuti dietro la porta socchiusa della stanza prima che Raul se ne accorgesse. Si tirò sul letto e andò a cercare i fiammiferi, una volta tanto senza avere il problema di Chris che si lamentava perché veniva svegliato dal suo agitarsi tra le coperte, come lo chiamava lui. Accese la candela sul comodino e la sollevò verso la porta, riuscendo ad intuire meglio i lineamenti di Jack con camicia da notte, calze di lana ascellari e un maglione terribilmente logoro e altrettanto caldo che suo zio le aveva regalato dieci anni prima, quando le arrivava ancora praticamente alle caviglie. Non le aveva mai visto gli occhi così rossi e le spalle così abbattute. 

"Non riesco a dormire da sola". 

Raul si spinse fino all'estremo limitare del letto e lei andò a mettersi accanto a lui, stendendosi supina e tirandosi le coperte fin sotto le occhiaie. Lui spense la candela e rimase scomodissimo nell'angolo più estremo di quel vecchio materasso sfondato ad una piazza scarsa, concavo al centro, con un paio di molle saltate che gli graffiavano le gambe tutte le notti. Jack non pareva provarne grande fastidio. Il modo in cui teneva le coperte tirate su il più possibile la facevano sembrare terribilmente spaventata dal mondo là fuori, per la prima volta nella sua vita. Per la prima volta nella sua vita si sentiva schiacciata dalla fatalità, inutilmente impotente. 

"Ti ricordi di quando si mise a lavorare all'emporio di Sutton?" lo sussurrò, come se avesse paura di svegliare qualcuno. 
"Aye, per rimpiazzare Darlene"
"Ay. E riorganizzò tutto in due settimane e Darlene tornò, ma tutti quelli che andavano all'emporio chiedevano sempre di Sally perché la preferivano?"

Risero in maniera stupida. Raul rischiò di cadere dal letto per quanto era sul bordo, e Jack si fece più di lato per fargli posto senza dovergli stare troppo attaccata. Lui non rideva spesso. Molta della gente che conosceva avrebbe detto in fede che non rideva affatto. Sembrava un ragazzo nervoso e sempre arrabbiato, insofferente. In verità era solo molto insicuro. "Sai come l'hanno chiamato?"
"Non so nemmeno se è maschio o femmina - Jack scosse il capo e la coperta le finì di nuovo sotto le ciglia lunghe e nere. - vorrei fosse morto il bambino al posto suo. Avrebbero potuto farne un altro" confessò spietatamente, con un filo di voce. Continuarono a guardare il soffitto nero: tutte le imposte erano sbarrate con una tale precisione da non far trapelare neanche un alito di luna.

"Qual è l'ultima cosa che vi siete detti?" chiese lei ad un certo punto, con una certa ansiosa urgenza. 
Raul ci pensò un po'. "Mi disse che se volevo potevo sentire il bambino che scalciava"
"E tu l'hai fatto?"
"No". 
Ancora un lungo momento di silenzio. Pian piano rilassavano i muscoli, si sfioravano in maniera più distesa, naturale.
"Perché non te ne vai mai, Ray? - lo chiamava così solo quando erano da soli - dici sempre che te ne vuoi andare ma non te ne vai mai"
Lo sentì sollevare le spalle.
"Sally diceva che è per me che resti". Si girò sul fianco e, anche nel buio, Raul si sentì gli occhi di lei puntati addosso.
"Forse non è un buon momento per parlarne, Jack" si crucciò.
"No, forse no". Convincerla era stato facile. Rimasero zitti ancora un po', poi la sentì che gli scivolava con la testa tra la spalla e il petto. 
"Ne... ne parliamo domani, okay?"
"Ay. Posso stare così?"
"Aye... certo, sì. Puoi stare così".
Stette così e dopo un po' si addormentò. Il giorno dopo si alzò presto e andò a dare il cambio a Cain e Chris. Finì che non ne riparlarono più.



Soledad "Sally" Rodriguez, 18/11/2482 - 23/12/2502


Raul Barclay. Shadetrack, 2502 (2480 - 2510)

Cristobal "Chris" Barclay, 2502 (2478 - )

Cain Rooster, 2502 (2476 - 2511)








sabato 22 dicembre 2012

my own kind of origins: los angeles de la guarda (1)



"Avete deciso come chiamarlo?" non poté fare a meno di far cadere un'ennesima volta lo sguardo sull'enorme pancia di Sally. 
"Se è maschio, Jonathan... se è femmina siamo indecisi tra Emily e Patricia"
"Patricia?" Jack storse le labbra.
"La madre di Henry" spiegò la ragazza, placida.
"Non è male, a pensarci - considerò mormorando - Pat"
"Patty"
"Che ha Pat che non va?"
"Che è da uomo" Sally scosse leggermente il capo. La gente lo diceva, e di solito non era vero. Lo era per lei, però: la gravidanza l'aveva fatta fiorire. I capelli castani erano diventati più morbidi, la pelle più luminosa.
"Come stanno i ragazzi?"
"They're fine. Raul giusto... è strano"
"Più del solito?" 
"A volte gli prendono dei momenti... non so. Inizia a dire che vuole andare via. Da quando aveva sedici anni. Che si sente in trappola, stronzate così"
"Jack..."
"Oh, scusa" si morse la lingua e tese un braccio per sfiorarle il ventre con la punta delle dita, come a scusarsi con il bambino.
"Insomma, inizia a dire... stupidaggini. Che ha bisogno di andarsene, di una via d'uscita. Di fuga, la chiama lui. Te l'ho detto che di solito viene a parlarmi nella mia stanza..."
"E io ti ho detto che non c'è niente di strano nell'addormentarsi vicini una notte su tre a parlare..." Sally sollevò gli occhi al soffitto stringendosi nello scialle di lana. Era un inverno particolarmente freddo, mentre la sua ironia era sempre tiepida.
"Insomma - Jack sorvolò - ad un certo punto mi ero stufata, e gli ho detto che se voleva andarsene, non doveva che farlo. Imbarcarsi su una nave e andarsene, e che o lo faceva o la piantava di lamentarsi..."
"Il tuo solito tatto"
"... e lui mi fa: magari ci sono altre cose che mi tengono a Sweet Waters. E io gli dico: e che cose sarebbero? E lui si è alzato e se ne è andato. E da lì ha preso ad essere più strano del solito"
"Non sei mai stata molto sveglia, in queste cose" considerò innocuamente Sally.
"Di nuovo?"
"Finché non mi darai retta"
"Ci conosciamo da una vita"
"E lui farebbe di tutto per te da una vita. Compreso non imbarcarsi su una nave, rimanendo a Sweet Waters"
"A una certa età uno dovrebbe togliersele queste cose di testa, no? Tu volevi lasciare Sweet Waters, e invece ora hai un lavoro che ti piace, e stai per metter su famiglia..."
Sally si strinse nelle spalle. Disse: "ogni persona è diversa, Jack".
Jack sospirò e affondò un po' nella poltrona sfondata. Henry e Sally non erano particolarmente ricchi, ma riuscivano a vivere in modo dignitoso: lei aveva preso in gestione la libreria di Mexican e lui, diplomatosi di recente, stava facendo praticantato da avvocato in uno studio poco lontano dal centro della città. Era un ragazzo allampanato, sottile e ossuto, con un naso importante e degli occhiali da vista molto spessi. Non aveva mai visto una coppia più felice di loro.
"I guess it's true - mormorò, e dopo pochi istanti si rimise in piedi un po' stanca. - ti saluto, Sal. Domani è una giornata importante"
"In bocca al lupo" disse lei sorridendo. Jack la baciò sulla fronte e si rimise il cappotto. Uscì dalla casa calcandosi lo stetson sulla testa.

* * *

Jack scese lentamente le scale della catapecchia che avevano preso in affitto a Mexican. Si erano trasferiti nove mesi prima, ossia due mesi dopo che Jack aveva compiuto diciannove anni. Il legno delle scale scricchiolava sotto la suola dei suoi vecchi stivali. Sentì il profumo del caffè prima di arrivare in cucina, e quando varcò la soglia vide Raul che ne sorseggiava lentamente una tazza bollente, poggiato con la schiena sullo stipite del camino. Chris si girava la seconda sigaretta della mattina, con un paio di occhiaie che gli arrivavano sotto il naso.

"Giorno"
"'morning" rispose Raul con la voce ancora roca. Lei prese il pentolino del caffè e se ne versò abbondantemente in una tazza sbeccata che aveva comprato una settimana prima da un rigattiere, vietando categoricamente a tutti i suoi coinquilini di utilizzarla. 

"Cain dorme ancora?"
Chris alzò le spalle senza neanche guardarla: "tornati tardi, ieri. Lui ha avuto fortuna" borbottò invidioso.
"Di nuovo?" chiese lei vagamente esasperata.
"Aye".

Jack inspirò a fondo l'odore amaro del caffè, poi poggiò la tazza e diresse verso la stanza di Cain, l'unica al piano terra. Bussò un paio di volte e non aspettò neanche l'avanti per spalancarla.

"Cain" lo chiamò a voce alta, guardandolo con una certa severità dalla soglia, con le braccia incrociate. Prima di lui si risvegliò l'esile ragazza bruna che gli si era addormentata affianco. Si tirò imbarazzata il lenzuolo fin sotto le spalle, guardando sdegnosamente Jack a occhi spalancati.

"Cain" ripeté lei, con calma.
"Mmmmh"
"Cain, muoviti. Dobbiamo incontrare Bart Madsen tra poco"
"Perché?"
"Lo sai perché"
"Ricordamelo"
"Cain..."

Cain aprì gli occhi e si mise le mani sulla fronte, come faceva ogni volta che si alzava con un mal di testa dopo una bella sbronza. 

"Mi sto alzando"
"Di corsa"

La ragazza richiuse la porta nel modo più rumoroso possibile e, scrollando le spalle, tornò a prendere il suo caffè. Si sedette a capotavola e spezzo con le mani un paio di gallette di riso che andò poi a intingere. Cain e la ragazza bruna uscirono dopo un quarto d'ora, lui con la camicia fuori dai pantaloni e lei con un vestito da sera, i capelli legati e una buona dose di vergogna sulla faccia. Rimasero tutti a guardarla per un po' come dei morti di fame guardano una torta lasciata a freddare su un davanzale, finché Jack non alzò gli occhi al cielo e provò a rivolgersi a lei con un minimo di delicatezza.

"Fai colazione con noi?"
"Non vorrei disturbare..."
"Non disturbi. Io sono Jack. Cristobal, Raul"
"Hey"
"'giorno"

Cain guardò persistentemente da un'altra parte.

"Jennifer... piacere" disse timidamente, sedendosi accanto a Jack. Cain si preoccupò di procurarle caffè e gallette, che lei mangiò spezzettandole in frammenti minuscoli che infilava compostamente tra le labbra.

"Com'è che Madsen sta a Mexican?" chiese Cain, vago.
"Sei incredibile" mormorò sua sorella, scuotendo il capo rassegnata. 
"Burroughs dei cavalli...? - provò a fargli ricordare Raul, altrettanto perplesso - che ci ha detto che aveva ordinato uno stallone e sarebbe andato a ritirarlo oggi...?" 
"Tipo il più grosso colpo di culo delle ultime settimane" semplificò Chris a beneficio dell'amico.
"Aaah. Ay, certo - riuscì a recuperare Cain, annuendo con una certa verve, per poi esibirsi in uno spontaneo slancio di galanteria - un altro po' di caffè, Jessica?"

Tutti fissarono le rispettive tazze.

"Jennifer..." corresse la ragazza, indecisa se essere gelida o tiepidamente imbarazzata.
"Jennifer, certo. Cosa ho detto?" provò a recuperare lui, versandole altro caffè.

Rimasero zitti per un po'.

"Cain mi ha detto che spostate mandrie... tutti voi, vero?"
"Aye" rispose Chris accendendosi la terza sigaretta. Jennifer tossì in modo leggero. 
"Mi ha detto anche che gli affari vanno a gonfie vele - sorrise in maniera delicata - in un periodaccio come questo, è una splendida cosa"
Chris si fece sfuggire una mezza risata sarcastica.
"Non è così?"
"Lo sarà presto - rispose Jack con calma, spezzando in due un'altra galletta - oggi prendiamo una commissione dagli Hanborne"
"Non c'è un sacco di concorrenza per la commissione dagli Hanborne?" chiese lei, tentennando appena. 
"Ay."
"E quindi... come farete a convincerli?"
Gli sguardi di tutti cofluirono in maniera apparentemente casuale verso Jack. Lei sorrise appena girando il restante caffè con un cucchiaio, in modo che si intepidisse.
"Abbiamo una buona idea - disse lei con la massima sicurezza - la migliore"

* * *

Arrivarono da Burroughs al galoppo, e Raul rischiò di passare sopra un paio di ragazzini in mezzo alla strada per la fretta. Jack e Cain no: con i cavalli erano agili come dei benedetti grilli e si lasciavano sempre una nuvola di polvere alle spalle. Quando tirarono le briglie dei cavalli, Burroughs li stava già aspettando fuori a braccia conserte, insieme a Ramon Guzman e Jim Clayton. Il primo era un ragazzo con l'entusiasmo facile e un umorismo vagamente infantile che gli faceva voler bene da tutti. Jim Clayton, invece, aveva l'età di Cain - quasi ventisei anni allora -, aveva le spalle grosse e un'incredibile propensione a ficcarsi in ogni guaio possibile. Non era troppo svelto a cavallo, né ci sapeva fare con le mandrie: aveva fatto lo scaricatore per anni e ad un certo punto si era stancato. Cain aveva deciso di prenderlo perché un armadio a due ante di quel tipo avrebbe fatto comodo alla loro immagine pubblica. Ramon invece aveva un occhio particolare per i manzi e si era reso conto che sarebbe potuto crescere. Insomma: erano entrambi in società con loro.

"Dov'è Madsen?" chiese Jack prima che il resto del gruppo potesse anche solo realizzare che non fosse lì.
"L'avete mancato" rispose Burroughs, poco preoccupato, scoprendo un paio di denti marci.
"Che vorrebbe dire?" Jack allargò lo sguardo sui due soci.
"Abbiamo provato a trattenerlo - intervenne Ramon - ma non ha sentito ragioni, dice che andava di corsa"

Jack fece ruotare il cavallo su se stesso e alternò lo sguardo sui vari presenti, incredula. Ma lo fissò su Cain.

"Ti rendi conto che è colpa tua, ay?"
"Mia?" si difese lui.
"E di chi?"
"Come sarebbe a dire?"
"Se non ci avessi fatto perdere tempo con la tua fottuta amica..."
"Sei tu che l'hai invitata a colazione!"
"E che cazzo dovevo fare, dirle che sei uno stronzo e cacciarla di casa?"
"Well, why not?"
"Perché se lo facessi con tutte quelle che ti porti al letto adesso avrebbero già fatto un fottuto comitato per ammazzare te prima e me poi!"
"Hai dei problemi con la mia vita privata, cub?"
"Puoi scommetterci il tuo culo grosso che ce li ho, i problemi! Quella è casa mia quanto tua, eppure non devi stare a sentire il mio cazzo di letto che cigola tutta la notte, tutte le notti, mi pare!"
"Non è un problema mio se tu non--"
"NON OSARE!"
"E poi con questa è diversa, mi piace, la voglio sposare, farla diventare Jessica Roos--"
"SI CHIAMA JENNIFER!"

Chris scivolò con il suo cavallo tra loro due, onde evitare che si prendessero a schiaffi dalle rispettive selle. Più o meno mentre Jack si stava adoperando per spingersi fino alla sella di Chris in modo da poter saltare più agevolmente al collo del fratello, Soledad "Sally" Rodriguez li raggiunse a passo spedito, tenendosi l'orlo della gonna alzato fino alle caviglie e una mano sul ventre gonfio di otto mesi di gravidanza.

"Jack!" la chiamò, e Jack rischiò di scivolare sulla staffa che stava usando come perno per slanciarsi oltre Chris.
"Sally?"
"Non dovevate incontrare Bart Madsen, oggi?"

Sally si aggiustò i capelli. Conosceva i Rooster e i Barclay da anni, ormai, e aveva recuperato i rapporti quando si erano trasferiti a Mexican.

"Aye... l'abbiamo perso" disse Jack con la gola quasi annodata.
"L'avevo immaginato... l'ho incontrato con Henry mezz'ora fa, sulla strada. Il padre di Henry lavorava per il ranch degli Hanborne e lo conosce..."
"Damn. Ci siamo giocati il fottuto lavoro della nostra vita" Jack imprecò contro una serie di entità più o meno divine.
"Secondo me potete recuperarlo... ha detto che era diretto al valico, se correte - suggerì, e conoscendo Jack si preoccupò di togliersi di mezzo - lo anticipate e riuscite a beccarlo". 
Gli occhi di Jack si fecero enormi.
"Sally, sei il mio àngel de la guarda" disse, e un attimo dopo non era più lì.

* * *

Gestendo le commissioni del ranch più grande e più influente di tutta Sweet Waters, Bart Madsen era un uomo discretamente potente e piuttosto ricco. Nonostante ciò non aveva mai abbandonato uno stile di vita semplice, rifiutando stoicamente tutte le comodità a cui persone con molti meno soldi di lui si erano abituate. Non era ingrassato. Non andava in carrozza ma ancora a cavallo, anche per percorsi estremamente lunghi e stancanti. Alla veneranda età di cinquantacinque anni, aveva ancora nelle gambe la muscolatura nervosa dei cowboy, e lo stetson sulla testa gli gettava in ombra dei grigi baffi spioventi tenuti con poca cura, ma che gli donavano una certa altera dignità senile. Ed era ancora attento a ciò che gli accadeva attorno: quando due giovani e una ragazza gli piombarono ai fianchi, ognuno sul rispettivo cavallo, li aveva già sentiti arrivare da mezzo miglio di distanza, e si era preoccupato tirare indietro il cane del revolver che portava al fianco. Voltò il cavallo. Jack, la più leggera e la più veloce, sollevò le mani continuando a guidare il cavallo con le sole gambe, seguita da Cain e Chris. "Mister Madsen - Cain si portò avanti - sono Cain Rooster. Questi sono mia sorella Jack e Cristobal Barclay. La cercavamo per parlare".
Bart Madsen tenne a freno il cavallo. Abbassò il cane del revolver, ma continuò a tenere morbidamente la mano sul calcio. Ricordò per un attimo il suo vecchio che diceva non fidarsi è meglio. Era una lezione che aveva rimparato ogni giorno, da allora. La vita era sempre stata prodiga di lezioni.

"E di che vorreste parlare, ragazzini?" mosse le labbra sotto i baffi.
"Della commissione per gli Hanborne, signore. Vogliamo proporci" Cain fece avanzare di un paio di metri il cavallo. Considerò la mano di Madsen ancora sulla pistola. Non si avvicinò oltre.
"Avete esperienza?" 
"Sissignore. Abbiamo iniziato spostando mandrie per la Deepmotte Farm, oltre la valle. Abbiamo preso commissioni dal Mitchell Ranch, a ovest. E dagli Olmos, anche"
L'uomo aggrottò le sopracciglia: "le bestie degli Hanborne sono cinque volte quelle di qualsiasi ranch da questa parte della Trinidad, ragazzo. E noi abbiamo già un paio di gruppi fidati, che conosciamo bene. Che sanno gestire le nostre mandrie"
"E dove le portano a pascolare, le bestie, signore? - incalzò - tra gli affluenti dello Shenandoah, scommetto. Spazi stretti, e dicono che il Lincoln quest'anno ha comprato metà di quelle zone. Dovrete minimo spingervi tra le montagne, signore. E tra Monte Cobrero e Monte Fuerte si sa quanti animali si perdono. Dio sa se ce ne sono, di lupi. Di ogni genere"
"E perché, voi dove li portereste?"
"Noi li portiamo alle Cattlestand Plains, signore"
"Alle Cattlestand Plains? - Madsen rise forte e poggiò entrambe le mani sul pomolo della sella - e avete intenzione di volare sulla foresta, Rooster?"
"Nossignore. La attraverseremo" 
"Allora tutta la gente che ha desistito deve essere pazza, o stupida - scrollò il capo - nay. Non ci sono sentieri, nella foresta. Arrivi dall'altra parte con metà delle bestie con cui sei partito."
"Noi avremo un sentiero, signore"
"E come? Andrete ad abbattere gli alberi uno per uno?"

Cain aggrottò le sopracciglia e inspirò a fondo, alzando le spalle. Si voltò verso Jack che era rimasta indietro e la guardò. Lei si sentì all'improvviso a disagio ed evitò il suo sguardo, scuotendo leggermente il capo nel contempo. Cain spostò lo sguardo su Chris, che prese a parlare al posto suo.

"Non noi, nay. - disse con la spigliatezza tutta sua. Montava un palomino dorato che aveva domato a forza - i taglialegna lo faranno. E' inverno, inizieranno a buttare giù gli alberi contrassegnati"
"Gli alberi malati, Barclay"
"Gli alberi contrassegnati, Madsen. Noi abbiamo un contatto con quello che li coordina, e ci spianerà il terreno dove gli diciamo noi" era una bugia ben raccontata. Avrebbero lasciato passare quelli che contrassegnavano, poi sarebbero andati nel bosco con secchi d'acqua, vecchi stracchi e gessetti bianchi, a rimischiare il mazzo a loro favore.
Madsen sembrò pensarci. Aveva colto lo scambio di sguardi e rimase con gli occhi su Jack per un po'.
"Well kids. Ci pensero, ay? - Madsen si sfiorò la visiera dello stetson e voltò il cavallo - mi faccio vivo io" garantì con poca convinzione e, senza neanche aspettare risposta, spronò l'animale a proseguire.

Si lasciò dietro tre giovani sui venti che si guardavano spaesati. Il cavallo di Jack percepì una certa tensione, si agitò. La tenne ferma tirando le briglie e saettò uno sguardo smarrito verso Chris, poi verso suo fratello.
"Cain..." disse piano, con una certa urgenza.
"Aye, sto andando" rispose lui cupamente, e spronò il suo cavallo fino ad andare ad affiancarsi a quello di Bart Madsen.

"Devi avere le orecchie foderate o una testa molto dura, ragazzo"
"So che questo lavoro lo possiamo fare meglio di chiunque altro, signore"
"Ay... con una donna nel gruppo? Che vi salta in testa?"
"Jack fa questo lavoro da quando ha sedici anni, signore"
"E' una ragazza, Rooster. Sono cose fragili, e non è un lavoro per cose fragili, quello che fate voi. Mi vuoi far credere che non si è mai fatta male?"
Cain si scurì. Gli apparse davanti agli occhi l'immagine di sua sorella a terra, con le costole fracassate e la testa sanguinante. Fu solo un momento. "Tutti ci facciamo male, signore. Jack ha la pelle dura"
"Immagino"
"Con tutto il rispetto, signore, non credo che lei immagini davvero. - scalciò i fianchi del cavallo e lo mise in mezzo alla traiettoria di Madsen, costringendolo a fermarsi. L'uomo sollevò il mento e inspirò a fondo dalle narici. A dispetto delle apparenze, Cain Rooster era un ragazzo ostinato. E aveva degli occhi che ti passavano da parte a parte. Da sempre - Jack ha sempre lavorato il doppio per dimostrare che poteva stare al passo. E se non fosse per lei, staremmo ancora a spostare le dieci mucche dei Deepmotte, a quest'ora. Tutti noi. E' una seria, nessuno si è mai lamentato del suo lavoro, né del nostro. E sa bene anche di partire in svantaggio rispetto a tutti gli altri. Ma l'idea per passare nel bosco è sua. E voi sareste i primi a sfruttarla." 
Madsen fece per aggirarlo.
"Non pagateci"
Madsen alzò le sopracciglia.
"Se perdiamo anche solo un capo di bestiame, non ci pagate" esplicò con più precisione, maledendosi nel momento esatto in cui pronunciava quelle parole.
"Seriously?"
"Aye."
Madsen rise piano e scosse il capo.
"Hai appena concluso un affare, ragazzo"