martedì 26 giugno 2012

my own kind of bleeding


Devo restare sveglia.


Se rimango sveglia, non tiro le cuoia. 


Se rimango sveglia sopravvivo.


Voglio svenire.


Se svengo smetto di sentire dolore, ma se svengo muoio.

Ooh, che succede adesso, ti senti debole? Che succede adesso, ti ficchi in situazioni così e poi non ti aspetti di morire dissanguata sul pavimento lurido di un saloon di periferia? E' la tua vita che è lurida, lo sai bene. E' la tua vita che è lurida, che tiene lontana la gente, ed è la tua vita lurida che ti rende così ridicola quando metti su la faccia calma e dentro sei una povera disperata. Lo diceva anche lui che in testa non hai un'idea buona, che avanti così ti farai ammazzare, e ora muori, no? Pensi che non veda lo schema? Pensi che non veda il sottile filo rosso che tiene insieme tutte le tue azioni apparentemente senza senso? Roona Mei che si mette in mezzo, Scott che si mette in mezzo, Sterling che si mette in mezzo, Maryanne che si mette in mezzo. Mei mei che ti caccia, Demidov che si mette in mezzo, Sterling e Wright al gabbio, vedere McCorvin ancora vivo, quella visita che hai fatto alla lapide di Blackbourne da lontano, il ritorno del ragazzino che ti ha colpito come un pugno in pieno stomaco, togliendoti il respiro, aggredendoti alle spalle con tutto il carico di passato che vorresti tenere lontano e che invece deve tornare a cercarti e a farti male. Jim. Dio santo, cos'è successo a Jim?

Dio santo, perché penso a Jim? Perché tra le centinaia di persone a cui potrei pensare, penso a Jim? Perché non posso morire con la voce di mia madre nelle orecchie, il sorriso di mio fratello davanti agli occhi? Perché Jim? Perché James Murdock?

Perché Jim ha tradito. Non è stato il primo né l'ultimo, non è stato il più doloroso ma è stato il più chiaro, il più ovvio. Segui il filo rosso. Segui il filo rosso della tua felicità interrotta, della tua vita stuprata da eventi troppo grandi per una persona piccola come sei tu. Sei piccola, è questo che sei. Sei minuscola, e il 'Verse è gigantesco. Sei debolissima, e l'Alleanza è un gigante forte. Sei una sola, e il resto dell'universo ti rema contro. Sei una sola, e remi contro il resto dell'universo.

Non devo svenire.


Se svengo smetto di sentire dolore, ma se svengo muoio.

Non so se ho iniziato tutto perché volevo morire. Non so se ora mi sforzo di non morire perché voglio vivere o perché devo vivere. Non so chi non lo supererebbe in poche settimane. Non so se quello che devo fare devo farlo, o è una scusa per continuare a vivere. 

Non devo svenire.

Se svengo smetto di sentire dolore. 


Se rimango sveglia sopravvivo.

Voglio dormire.


my own kind of sleepless night


"Ooh, Rooster"

Jimbo mi saluta così, mentre sono in aria di chiusura. Si controlla attorno ripassando a mente i clienti e assicurandosi che non ci siano giacche blu. Anche lui sa che non ci vado d'accordo. Gli ho dato dei problemi, al saloon, più di una volta. Qualche volta glieli ho anche tolti però, per cui mi scruta sempre con una certa indeterminatezza di sentimenti.

"Che ti porto, un whisky?"

Gli dico di no, che non sono lì per bere. Ho una sacca in spalla, dovrebbe rendersene conto facilmente. Non so se non capisce subito o se finge di non capire, ma un po' di tempo fa ho deciso che non mi importa di queste cose, che ho roba più importante a cui pensare.

"E che succede che dormi qua? Problemi al ranch?"

Gli sorrido senza intenzione e gli dico che un goccio a ben vedere me lo farei, se non è di disturbo. Poi come spesso accade gli pago tutta la bottiglia e me la faccio lasciare. Mi fa sempre prezzi per le mie tasche, anche se roba così naturale altrove la farebbero pagare dieci volte tanto. Mi piace Greenfield, in un certo senso. Mi piace il verde. Non è com'era casa mia però. A casa mia eravamo più poveri. Greenfield diventerà presto un posto di villeggiatura per corers in cerca di avventura. Se nessuno lo difende.

"Allora, sulla nave come va? Ho sentito che hanno arrestato la tua macchinista insieme a quello che ha fatto il culo al giallo gigante al torneo di lotta..."

Sollevo le spalle e inizio a bere, di parlare non ho molta voglia. So che dovrò dirgli delle cose, a Jimbo. Gli chiedo dov'è finito l'oste che si era preso per un po', il biondo, e lui mi risponde borbottando con un certo disappunto. Sono così stanca che mi va di dormire e non svegliarmi più. Prendo un respiro profondo e provo a sorridere, e dico: Jimbo.

"Jimbo, verranno a prendermi gli assaltatori. Non incasino il saloon, te lo giuro. Ma ho bisogno di un posto dove dormire, e te lo pago. Posso prendermi un letto qui?"

Jimbo sgrana gli occhi, dondola su se stesso, tentenna. Ho deciso di chiederlo a lui perché so com'è. Se l'avessi chiesto a Sylvia mi avrebbe offerto un bicchiere di whisky e poi mi avrebbe cacciato a calci in culo, dicendomi di portare i miei casini. Jimbo invece prende la chiave di una delle stanze e mi dice, con la cautela con cui si parla di malefatte: "se te lo chiede Sylvia, tu non mi hai mai detto niente, eh?"

Gli sorrido e gli pago la nottata, poi salgo le scale trascinandomi dietro da bere. Uno dei tre letti è occupato da una vecchia che dorme profondamente, ma che si gira dall'altra parte quando sente il rumore dei miei stivali. Gli stivali me li tolgo, la sacca con la mia roba la lego ad un piede del letto. Prendo gli antidolorifici a base di morfina di Ritter e mi stendo alla penombra di una candela, con il buio annidato in ogni angolo.

I vestiti non me li tolgo. Mi sciolgo i capelli, però, e osservo il soffitto aspettando che gli antidolorifici che ho mandato giù facciano il loro effetto. Vorrei non pensare, ma non riesco a farne a meno. Ho un vuoto all'altezza dello stomaco, non mangio niente da stamattina. Vorrei dormire. Chiudo gli occhi e provo a pensare a qualche ballata che cantavo da ragazza, che mi distragga.

I can't promise you that I won't let you down, and I can't promise you that I will be the only one around when your hope falls down

Ne cerco un'altra girandomi sul fianco e spostando il cuscino in modo da averlo tra il braccio e la guancia. Le lenzuola non le ho neanche tirate giù, fa troppo caldo. Ma non posso spogliarmi, potrebbero venirmi a prendere in ogni momento. Avrei voluto urlare in faccia a McCorvin che l'ho quasi ammazzato io. Che l'ha salvato una buona stella, ma che la prossima volta mirerò alla testa. Gli ho dato un pugno, però. A Roona Mei non è piaciuto. Si è messa in mezzo tra me e lui e mi ha spinto indietro, ad un certo punto.

so break my step and relent, you forgave and I won't forget, know what we've seen and him with less, know in some way, shake the eccess

E' già successo. A me, più volte, in modi diversi, per motivi diversi. Quando Sterling si mise tra me e Ritter, sputandomi in faccia che lui sapeva tutto, che gliel'aveva detto nonostante fossi stata chiara su cosa sarebbe successo se solo avesse annusato qualcosa con quel suo naso sproporzionato. E' successo con Scott e la Winter, anche se non fisicamente. E' come se passassi la mia vita a difendere chi ho a cuore, e loro passassero la vita a difendere gli altri da me. Come si farebbe con una bestia. Non ne avevo bisogno. Non dopo quella serata, non dopo essere quasi stata ammazzata da uno di quegli scorpioni giganteschi che infestano il ranch da un po'. E paradossalmente, tra tutte le persone che conosco da una vita, quello che in quel momento si è messo in mezzo per difendermi invece che per difendere da me è stato un semisconosciuto, un koroleviano che gira al ranch da un po'. Si è preso un colpo, per me. In maniera stupida e inutile, ma l'ha fatto. Non l'ha mai fatto nessuno. C'è sempre stato qualcosa più importante di me per tutti. Che fosse orgoglio, o un compagno, o un principio, o il quieto vivere e un po' di tranquillità.

Quando McCorvin è arrivato, l'immagine di Demidov paralizzato mi stava divorando da dentro. So di essere stata una persona avventata, per tanti motivi. Ma non l'ho mai nascosto, e a Roona Mei lo dissi chiaramente, da subito. Le ho detto anche non metterti in mezzo. Ha voluto mettersi in mezzo. Dovrei farmi delle domande. Dovrei chiedermi perché mando a puttane tutto, ogni singola volta che inizio a ricostruirmi una seppur vaga parvenza di normalità.

Dovrei iniziare a chiedermi chi si metterebbe in mezzo per proteggere me.

domenica 24 giugno 2012

my own kind of mother






19 dicembre 2506

Cari ragazzi,

so che il servizio di posta militare funziona in maniera problematica, ma nonostante ciò continuo a scrivervi sperando che le mie lettere vi arrivino. Ho purtroppo poco tempo per informarvi degli sviluppi, ragion per cui le parole saranno poche.

Io e vostro zio stiamo bene, seguiamo i bollettini di guerra in maniera regolare e vi abbiamo sempre nei nostri pensieri. Vostro zio ha intenzione di togliere gli speroni dal chiodo e riprendere a spostare mandrie la prossima primavera. Gli ho suggerito di di occuparsi dei greggi meno impegnativi delle piccole fattorie dall'altra parte del fiume, ma non vuole sentire ragioni: spero che i dolori articolari lo facciano ricredere il prima possibile.

Stiamo vivendo un inverno particolarmente rigido, sono sicura che faccia più freddo di quanto abbia fatto negli ultimi dieci anni. Dovreste ricordare quel gennaio: nevicò tanto che i rifornimenti da Mexican non arrivarono per un mese, e noi condividemmo le nostre uova con tutto il villaggio. Tuo zio vi riparò lo slittino e voi ci giocaste così tanto da ammalarvi. Rimaneste al letto una settimana. Quell'anno perdemmo anche Paddock, il vecchio segugio da caccia di vostro zio. Quando lo racconto lo nega ancora, ma andò a seppellirlo nel mezzo di una tempesta di neve, e dopo averlo fatto non parlò per tre settimane. Amava quel cane più di quanto abbia mai amato qualunque donna.

Spero di riuscire a ricevere qualcosa da voi, nei prossimi mesi. Sapete entrambi perfettamente che non volevo partiste, ma penso di essere arrivata ad un punto in cui riesco a capire i vostri motivi. Ho capito che avete deciso di difendere casa vostra perché qui siete stati felici, e perché vi ho cresciuti in modo che sappiate di non dover mai chinare la testa, di non dover mai rinunciare a ciò che è vostro di diritto. Quando vostro padre lasciò casa, poco dopo che nacque Jack, il vecchio pastore Jones mi suggerì di ritirarmi a vita più tranquilla, e scendere al villaggio il più raramente possibile. Ma io non volli nascondere né me né voi, e la gente dovette farsene una ragione, e il vecchio pastore Jones anche. Penso che sia importante non arrendersi a chi è più grosso di noi. Voi state facendo ciò che è giusto e ciò che è doveroso, e per questo sono fiera di voi.

Vostro zio vi saluta e vi manda un abbraccio. Non ha usato esattamente queste parole, ma è ancora un po' alterato dalla vostra decisione di partire entrambi.

Ho incontrato il maggiore dei Barclay, Cristobal, l'altro ieri al mercato. Vi saluta anche lui calorosamente, promettendo di trovarsi qui al vostro ritorno. Abbiamo parlato un po' e ha detto che si sarebbe arruolato anche lui, se non avesse la sua vecchia madre e i suoi fratelli minori a cui pensare. 

Vi auguro ogni bene e vi raccomando di tenervi d'occhio l'un l'altro. Quando tornerete a casa faremo una gran festa, indipendentemente dall'esito di questa guerra.

Con affetto,

vostra madre.


* * *


And after the storm,
I run and run as the rains come
And I look up, I look up,
on my knees and out of luck,
I look up.

Hey Ma'. I got what you said. I got that thing 'bout going on as long as you can. War tought me that. Tought me that you can't always run.

Night has always pushed up day
You must know life to see decay
But I won't rot, I won't rot
Not this mind and not this heart,
I won't rot.

Hey Ma', I'm trying as much as I can. I close my eyes, I try to remember all the good things I had. But I have this anger, and if I think 'bout what I've lost, it rises like the sun when you know it's gonna burn your skin. 

And I took you by the hand
And we stood tall,
And remembered our own land,
What we lived for.

Hey Ma', it was kind of good, that you weren't there. 'Cause you worked your ass you whole life, and what you would have left right now is a dead son and a broken daughter. Maybe that's how it was meant to be. Maybe that's how we got it right. Nobody left to suffer.

And there will come a time, you'll see, with no more tears.
And love will not break your heart, but dismiss your fears.
Get over your hill and see what you find there,
With grace in your heart and flowers in your hair.

Hey Ma', I got myself a job, you know? I got myself this ship, and I got myself a crew. They're all broken people, like me, and they get what it is like, fighting a war and then losing it. And you should see us, you would be glad. I force them to sit on the table every single night, and talk, like we used to do once. I'm trying to hold them together, you know. Like a real family. Like we used to be.

And now I cling to what I knew
I saw exactly what was true
But oh no more.
That's why I hold,
That's why I hold with all I have.
That's why I hold.

Hey Ma', you know, it's not just that. It's not just about working, it's still about fighting the war. But this war... I don't know whether we have any chance to win it or not. But I bust my ass like I was tought, and things may not be perfect, or like we imagined them, but you know, we're doing our best.

I won't die alone and be left there.
Well I guess I'll just go home,
Oh God knows where.
Because death is just so full and man so small.
Well I'm scared of what's behind and what's before.

I'm doin' my best, Ma'. I know you wanted me to follow my own path, and that's not what I wanted, but I'm gonna make it work out fine. I promise.

And there will come a time, you'll see, with no more tears.
And love will not break your heart, but dismiss your fears.
Get over your hill and see what you find there,
With grace in your heart and flowers in your hair.

You'll see, Ma'. You'll be proud.

And there will come a time, you'll see, with no more tears.
And love will not break your heart, but dismiss your fears.
Get over your hill and see what you find there,
With grace in your heart and flowers in your hair.

You'd be proud.

giovedì 14 giugno 2012

my own kind of mission



Ognuno festeggia a modo suo.

"E' la seconda volta che vieni a trovarmi... inizio a piacerti?"

E c'è da festeggiare. La missione compiuta, l'esplosione del Moldava, l'Egypt annientato dalle batterie laser della Almost Home. Ho lasciato Sterling a smontare le batterie, col suo doposbornia pesante quanto un bufalo, e sono andata a rintanarmi nel bordello più discreto di Sunset Tower, quello che costa un po' di più ma che ha i letti non infestati dalle cimici e in cui le ragazze si fanno almeno un bagno a settimana. Ognuno festeggia come può. Subito dopo andiamo a Goldera, ma ho almeno due ore prima di ripartire. Due ore prima di ributtarmi nello spazio.

"Viva Sunset Tower. Viva il rim esterno. Viva Polaris, dove la birra è sintetica e le puttane economiche!"

Evito gli uomini, di solito. Gli uomini che si consolano nei puttanali di Safeport hanno tutti la stessa faccia stanca, gli stessi denti rotti, le stesse mani sudate. Quando si rivolgono a me mi limito ad ignorarli, la maggior parte delle volte basta quello. Vengono qui perché qualcuno dica loro che sono desiderabili. Lavorano sodo per permetterselo, non vogliono nessuno che li ignori.

"Viva il Grizzly, in culo all'Alleanza!"

Prendo per il polso quella che si chiama Fannie prima che l'agguanti il tipo con le spalle larghe, strattonandola gentilmente verso il piano di sopra. Lei ride piano, si lascia trascinare sciogliendosi i capelli. Fannie ha una cascata di capelli color castano scuro, mossi e puliti. Un profumo economico e dozzinale, delle labbra naturali e piene e il seno incipriato. Quando richiudo alle nostre spalle la porta lei mi getta le braccia al collo e mi gira attorno, come se volesse ballare.

"Ti riconosco, è la seconda volta che vieni a trovarmi... inizio a piacerti?"

Non mi piace parlare. Mi tolgo il cappello e la bandana, le giro attorno e inizio a slacciarle il corpetto sapendo di avere poco tempo prima di ripartire. Poco tempo prima che la notizia sia pubblica, che si sappia che gli indipendentisti hanno sparato nel culo della flotta alleata. A bordo dell'ISS Alaska non ero più capitano, ma l'ammiraglio Rooster. Non se ne parlerà mai, dell'ammiraglio Rooster. Forse quando avremo di nuovo la nostra indipendenza, forse allora. Sento l'adrenalina montarmi dentro mentre gli abiti di Fannie le scivolano addosso come petali secchi, e lei mi stringe e mi bacia senza farmi domande, senza contarmi le cicatrici o chiedermi conto dei lividi.

"Viva il Grizzly, in culo all'Alleanza! In culo a tutte le giacche blu di questo fottuto 'Verse, il culo all'Iron Lady, al Generale, in culo a tutti i corer! In culo ad Horyzon e ai loro grattacieli, che brucino tutti all'inferno!"

Dov'è l'inferno? Al centro di quale pianeta, in quali fiamme eterne? Nello spazio il fuoco si spegne, non possono bruciare. Ma soffocano. Come soffoco io sulla pelle di Fannie, tra le sue mani sottili indurite dai calli dell'amore in cui raccoglie tutta l'umana pietà di cui una puttana è dotata, e che va a distribuire in giro sotto forma di orgasmi e lusinghe, l'unico antico modo che conosce per regalare un po' di spensieratezza. In culo all'Alleanza, in culo alle ambasciatrici della Shouye care quanto una cassa di fragole naturali, in culo al Core che non mi raggiungerà mai tra le cosce di Fannie, la baldracca bruna di Jackmark.

Chissà se ne sentirà parlare.

Chissà se penserà che c'ero anche io, quando ne sentirà parlare.

Chissà se ha ancora il mio nome tatuato addosso, insieme a quello di tutti gli altri. Chissà se non gli resta che quello: un nome.

 Faccio in modo di non pensarci fino alla fine. Mi rivesto solo quando sono ormai stanca, lascio il giusto sul comodino di Fannie in pesos e mi faccio strappare la promessa di ritornare. Nell'esatto momento in cui la pronuncia, ho la consapevolezza che la prossima volta dovrò trovarmi un altro bordello.