mercoledì 28 marzo 2012

my own kind of oldest friend

Di persone buone in questo mondo io non ne ho conosciute tante. Anche io mi sforzo ogni tanto, ma poi m'incazzo facilmente e vengo alle mani presto. Ho un verme dentro, me lo diceva sempre John Cassidy.

Buck Blackbourne comunque era una di queste persone buone. La gente non ce la fa più a sentirmi, ma ogni volta che incontro uno nuovo gli racconto di come gli devo la salvezza della mia gamba destra, che tutti dicevano che bisognava amputare. Lui no: lui dei razionamenti degli antibiotici non gli fregava niente... mi conosceva appena, ma in quella guerra maledetta mi aveva preso a cuore, per qualche motivo per cui dovrei ancora ringraziare Dio. Quindi vado in giro a dire di come Buck Blackbourne mi ha salvato la vita.

Di Buck ricordo tante cose piccole. Ricordo il modo caldo e stretto in cui mi abbracciava, ricordo come mi guardava sempre da capo a piedi con quei suoi occhi attenti, cercando di capire sempre se stessi bene, in forze, neanche potesse leggermi addosso tutti gli acciacchi delle vecchie ferite, fisiche e morali.

L'ultima volta che l'ho visto ha fatto lo stesso: mi ha abbracciato fin quasi a sollevarmi da terra, poi mi ha guardata attento e mi ha chiesto come stavo. Era di passaggio, e io ero felice di vederlo.

La penultima volta che l'ho visto fu prima che partisse per le tenute di Mason a sud. Io ero arrabbiata per la brutta questione di quel prete luddista, che eravamo andati ad ammazzare e che poi si rivelò non aver commesso la strage al ranch. Io ero delusa, ed ero arrabbiata, perché avevo fatto un favore gratis a Donna Winter senza che servisse niente al ranch e a lui, mi sentivo stupida per non aver controllato, e gli dissi che era l'ultima volta. Ricordo di come si avvicinò a me a braccia aperte, come sempre, di come non gli andai incontro e lasciai le sue braccia vuote.

E' un brutto ricordo e faccio di tutto per togliermelo dalla testa. Ma ce l'ho piantato tra le tempie, così come ho piantata tra le tempie la sequenza che Donna Winter mi ha descritto, momento per momento, e che ha portato alla sua morte. Quando me l'ha detto ero confusa, non ragionavo bene. Sono andata via che mi sentivo barcollare, mi sono chiusa in un cesso dello skyplex e ho pensato bene di vomitare l'anima. Poi ho bevuto, ho vomitato un altro po' e sono andata a trovare la mia nave appena attraccata.

C'era Cole.

Non immaginavo avrebbe fatto i salti di gioia, ma speravo che fosse felice, in qualche modo. Mi ha buttato addosso il resoconto di due mesi e mezzo d'assenza, poi è andato a dormire. Pare lavori ad Hall Point, adesso.

Poi oggi ho incontrato Sterling a bordo, i suoi occhi verdi e il suo sorriso mi hanno fatto sentire bentornata per la prima volta da quando avevo messo piede sulla nave. C'è uno nuovo, un tale Sam Cooper. Abbiamo mangiato insieme, Scott si è rifiutato di sedersi con noi. Be', con me.

Ci ho parlato meglio stanotte, alla quercia nera. Volevo discutere di questo tale che si chiama Smith, dei tre avangers. L'abbiamo fatto, poi mi ha buttato addosso così tanta merda che mi sorprendo di riuscire ancora a respirare. Non ha una grande opinione di me, penso che un po' mi stia odiando. Forse dovevo restare dove stavo, farmi assegnare da Renshaw ad un altro equipaggio. Forse ha ragione lui e questo non è lavoro per me, non riesco a vedere le sottigliezze, a chiudere gli occhi e tapparmi il naso e fare affari con i miei nemici. Potrei sparire di nuovo senza avvisare, questa volta, non farmi più vedere. Sembra se la sia cavata bene con l'equipaggio, con il lavoro e... la guerra. Lasciargli tutto sarebbe un atto di onestà, una gentilezza verso di lui e gli altri.

Ho anche incontrato Deliorra Hopfkin. E' tornata al ranch, mi ha fatto venire una mezza idea di andare a dire a questa ragazza nuova se posso dare una mano, fare qualcosa ora che lui non c'è più. Tre mesi fa l'avrei pensato impossibile, o forse non l'avrei pensato affatto... ma Cole, lui si sta facendo un'altra vita. Forse dovrei farlo anche io, e avere una stanza dove dormire mentre sono a Greenfield, un posto dove stare quando non stiamo in viaggio, dell'altro lavoro da fare... magari mi aiuterebbe a non trovarmelo davanti ogni volta, a dover ripensare a quanto è sfasciato tutto quel poco di buono che avevo qui. A dover ripensare a lui che ribadisce come fosse qui mentre io non c'ero, come abbia ammazzato Gibbs mentre io non c'ero, come tutto sia andato bene finché io non c'ero, come io che ora ci sono sono povera di idee, arrogante, con i paraocchi.

Non lo so. So che ha ragione su una cosa.

Niente è come me lo aspettavo.

Buck Blackbourne è morto.

Mi affaccio sul ciglio del burrone, e tutto ciò che posso fare è avvolgerlo nel suo browncoat e gettargli una manciata di terra sopra.


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