lunedì 4 febbraio 2013

my own kind of origins: down by the river



Era un'estate placida e afosa in tutte le praterie di Sweet Waters, e dicevano che gli unici posti che si salvavano erano le cime della Trinidad e alcuni punti in cima alla valle dopo il tramonto. Come quasi ogni sabato, i ragazzi erano andati a passare la serata al Wild Mare, un saloon economico infilato in una via secondaria distante un buon quarto d'ora a cavallo dal centro della città. Cain era partito come al solito per Madrid nel primo pomeriggio, in modo da arrivare dai suoi, ripulirsi e farsi trovare entro sera con un bel mazzo di fiori fuori dalla casa della sua promessa sposa. Nessuno poteva biasimarlo: Maryanne era una ragazza allegra e spigliata, di cui era facile godere della compagnia così come innamorarsi. Gli altri erano rimasti indietro: privi della stessa motivazione del ragazzo, avevano ben deciso di non affrontare il picco del sole, rimandando le loro visite a settimane più fresche. 

Chris era uno di loro. Sulla veranda piuttosto affollata del Wild Mare, lui sedeva sul davanzale esterno di una finestra bassa, con un boccale di birra in mano e una giovane con una voce esile ma un sorriso facile: nessuno si era divertito mai come lei alle sue battute. Parlavano del più e del meno, nonché di qualsiasi cosa potesse costituire un doppiosenso non troppo audace. Più bevevano, più la linea dell'audacia si spostava in avanti, e - non senza una certa fatica - il ragazzo era riuscito ad avvolgere un braccio attorno alle spalle di lei, tirandosela sempre più accanto.

Certo, qualcosa ogni tanto lo distraeva. Gli ubriachi che cantavano fuori dal saloon, o anche, dall'interno, il vociare concitato che ogni tanto proveniva dal tavolo dei mandriani con cui lavorava lui. Una cinquina di ragazzoni erano raccolti in cerchio attorno ad un tavolo che conteneva a stento i boccali di birra consumati, e nel cerchio c'erano il più esile Raul e Jack Rooster, che sembrava quella più concentrata di tutte sull'argomento che trattavano. Ogni tanto il tavolo esplodeva in un generico dissenso o in un'onda di scetticismo, e ogni volta lei alzava la voce riprendendo le redini del discorso e l'attenzione del gruppo. 

"Allora, Anita... ti dicevo..."
"Mi raccontavi di come prendeste Tom Walker dopo che vi rubò il bestiame"
"E ti ho detto di come mi sparò un colpo, dritto in mezzo al petto?"
"Davvero?"
"Vuoi vedere la cicatrice?"

Fu distratto di nuovo, questa volta da un vero e proprio frastuono. Si voltò cercando all'interno del locale l'origine del gran fracasso, e con un po' di sorpresa vide Jack protesa in avanti con i pugni in agitazione, qualche sedia per terra, Raul che la tratteneva per la vita - o almeno ci provava - e uno dei ragazzoni in piedi, intento a tenersi il naso sanguinante.

"Ti chiedo scusa..." borbottò mortificato. Finì la birra e passò le gambe da fuori a dentro la finestra, avviandosi proprio verso il gruppo.

"Te lo puoi ficcare in culo, il tuo ragazzina - stava urlando Jack con la solita finezza, mentre Raul la tirava a fatica indietro - senza di me sareste ancora tutti a far la guardia alle pecore, fottuti bifolchi ingrati"

"Quella stronza!
- lamentava intanto l'altro - quella stronza mi ha rotto il naso! E' pazza!"

"Che succede?"
"A guardare le cazzo di pecore stareste, o a vendervi per due soldi ai pescherecci di Shreveport, con la fottuta influenza bovina di due anni fa... non le mandrie degli Hanborne, e dei Lincoln, e di tutti i fottuti ranch che ci hanno chiamati solo perché..." non riprendeva praticamente fiato.

"Jack..." mormorò Raul tenendola.

"... no, vaffanculo, ci hanno chiamati solo perché noi li portavamo alle pianure a nord e non li ammassavamo con le vacche appestate lungo i fiumi a sud. E chi cazzo ce li ha fatti arrivare alle pianure a nord, eh? Chi cazzo ce li ha fatti arrivare? Non mi pare che..."

Chris, ancora un po' confuso, si sentì in dovere di andare ad aiutare il fratello. Afferrò Jack per una spalla, neanche lui sapeva bene perché: un modo stupido per tentare di calmarla, magari.

"... ti pare che abbia avuto Cain l'idea, o qualcun'altro? Ce l'avete avuta voi? Non mi pare che ce l'avete avuta voi, mi pare che stavate ancora ad annusarvi il culo come i coyote, ai tempi! Stronzi! Stronzo!"

Lo 'stronzo' in questione si tamponava il naso con la camicia, gli occhi ridotti a due fessure. Raul la strinse tra le braccia e, facendo forza, se la trascinò fuori dal saloon ancora scalciante e imprecante, intenta a strillare come un condor. Chris osservò la scena perplesso e impotente, e solo alla fine si voltò verso il gruppo che si era lasciato alle spalle. 

"Che diavolo è successo?"
"E' successo che è matta col botto"
"Ma che voleva dire?"
"E' matta, Barclay, matta come un cavallo. Ha in testa che ora che se ne va Cain, che Raul va all'officina del vecchio Alamo e che tu ti fai assumere ai lavori alla ferrovia, a sud, lei resta qui a Mexican, e guida la banda"
"Cain se ne va?"
"Aye - argomentò l'altro, stupito della sua ignoranza - ora che si sposa, dice che ha trovato casa dalle parti vostre, oltre la valle, e si stabilisce lì, e torna a lavorare per i Deepmotte e ogni tanto per i Mitchell, e poi pensa a mettere su famiglia"

Chris sbatté le palpebre più di una volta. "Non ne sapevo niente..." mormorò, a chi non si capì bene.

"E quella stronza - sottolineò il tipo che si tamponava ancora il naso - pensa che ci metteremo a seguire lei, invece di farci il giro nostro. Quella puttana"

Chris, che era ancora perplesso, si scoprì decisamente risoluto. Avanzò di gran carriera e lo colpì sul naso già rotto con le nocche così forte da farsi male lui stesso, finendo di fracassargli un muso già non troppo avvenente. Lo lasciò stordito a terra, andandosene prudentemente prima che gli altri decidessero di prendere le sue difese.


* * *

Quando Chris tornò a casa, non ebbe bisogno di superare la porta per sapere che Jack non era tornata. Si sedette fuori insieme a Raul che leggeva il giornale e si girò con lui un po' d'erba che era rimasta.

"Novità?" chiese al minore con poco interesse.
"Pare che l'Alleanza abbia annesso un altro pianeta del border" si sentì rispondere con una voce piuttosto cupa.
"Non ti vedevi con Rachel stasera, comunque?"
"Abbiamo litigato"
"Ah"
"Well. Era nell'aria, domani vado a trovarla"
"Estàs bien?"
"Aye..."
"Lo sai almeno dov'è andata?" e non parlavano più di Rachel.
"Nay. A metà strada mi ha detto di non romperle i coglioni e se ne è andata"

Raul si strinse nelle spalle e a Chris sembrò un po' scosso. In un certo senso, era un po' scosso anche lui.

"Non è giusto, comunque" disse il minore.
"Per lei le cose non lo sono quasi mai" rispose l'altro con un sospiro.

Andarono a mettersi al letto, ma nessuno dei due riuscì a chiudere occhio finché non sentirono la porta chiudersi e i passi stanchi di una donna leggera trascinarsi fino al piano di sopra.


* * *

"Mi sudano le mani, cazzo"
"Asciugatele"
"Sul vestito affittato per cinquantasette dollari?"
"Tieni e stai zitto"

Chris passò all'amico un fazzoletto che si era cavato da una tasca dei pantaloni tirati a lucido. Non appena si era diffusa la voce che Cain Rooster si sarebbe sposato, sua madre non aveva aspettato neanche di farsi dire con certezza chi sarebbe stato il testimone: sapeva già che sarebbe stato il maggiore dei suoi figli, e quindi aveva iniziato a cucirgli un bel completo marrone a righine bianche che gli stava a pennello. Anche lo sposo faceva la sua figura, seppur pettinato sembrasse un'altra persona. Forse se ne rendeva conto: si guardava nello specchio allacciando e slacciando in maniera nervosa l'ultimo bottone della camicia. 

"Stai dando di matto?", volle accertarsi Chris.
"No, no... solo - Cain dondolò il peso da un piede all'altro - sto facendo il più grande errore della mia vita?" chiese quasi stridulo. Chris rise.
"Hai quasi trent'anni. Tra un po' inizierai a perdere i denti e ti vorranno solo le vecchie zitelle"
"Ma uno a trent'anni è ancora giovane"
"Non tu, vecchio mio"
"Che parli a fare, sei in dirittura d'arrivo pure tu. Io almeno una donna che mi regge l'ho trovata"
"E' che invecchi più in fretta"
"Vai all'inferno"

Si passò una mano tra i capelli in maniera distratta, emettendo un latrato quando si rese conto di esserseli scompigliati. Riprese a sistemarseli con poco successo e crescente agitazione, con la chiarissima sensazione che Maryanne avrebbe rifiutato di sposarlo spettinato. Forse l'aveva anche detto un paio di volte.

Bussarono alla porta. Jack entrò senza aspettare l'avanti. Indossava un vestito con le maniche corte dalle linee morbide, color panna. Chris ne osservò la nuca scoperta e poi il viso. Aveva un sorriso troppo sforzato e un'aria stanca. 

"Sta dando di matto?", chiese Jack a mezza voce mentre si avvicinava frontalmente a Chris, seduto. Lui spalancò le braccia, lei infilò le mani in tutte le tasche della sua giacca finché non trovò il pacco di tabacco. Iniziò a girarsi una sigaretta.

"Hai visto Anne? Come sta?" la incalzò Cain con una certa urgenza.
"Sta bene. Più tranquilla di te di certo" assicurò lei con poca verve, senza alzare lo sguardo su di lui.

Entrò Raul e si chiuse la porta dietro di fretta.

"Puta madre!" borbottò con il suo solito buon umore.
"Rachel?" chiese il fratello maggiore.
"Està rompiendo los cojones desde su casa, madre de dios! Mi scusi signorin... ah - sbatté le palpebre un paio di volte - hola Jack"
"Raul"
"Sei molto... intendo. Il vestito è molto bello, ci, ahm, stai bene"
"Jack", interruppe Cain disperato. La sorella sbuffò dalle narici, si mise la sigaretta ancora spenta tra le labbra e andò a pettinargli i capelli con le mani.

Allora entrò Sam Rooster. Andava lentamente per i sessant'anni, ma non aveva perso l'aspetto massiccio e burbero del cowboy che era stato. Portava il suo completo grigio scuro con la fierezza dell'età, ma chiunque lo conoscesse avrebbe saputo dire che quello era l'abito che tirava fuori solo per matrimoni e funerali. 

"Che cos'è questo puttanaio, qui. Siamo in una chiesa, mica in un saloon. - esordì - uscite tutti, che devo parlare allo sposo, qui"

Con lo zio Sam non si discuteva. I Barclay scivolarono con una certa fretta fuori dalla porta, non senza aver dato prima una pacca sulla spalla all'amico. Jack fece per allontanarsi anche lei, ma Cain le afferrò un polso.

"Cub. - ne cercò gli occhi - sei felice per me?"

Jack lo guardò con il cuore stretto. Sembrava un ragazzo smarrito nella propria felicità, combattuto tra incertezze ed entusiasmi così totalizzanti da riuscire a stento ad entrargli nel petto. Gli sorrise. Si mise sulla punta dei piedi e lo baciò su una guancia. Disse: "sono felice per te" e se ne andò a prender posto in chiesa anche lei.

Rimasero in due. Cain tornò a slacciarsi il colletto, poi a riallacciarselo, poi a slacciarselo di nuovo. Sam lo fissò a braccia conserte e scosse il capo.

"Quando sei nato faceva un freddo fottuto che sembrava l'inferno all'incontrario. C'era il ghiaccio per terra e io dovetti ad andare a prendere di peso l'ostetrica in paese, perché di certo tua madre non potevo spostarla. E facemmo un miglio sul ghiaccio con lei che cascava ogni tre passi e io che la ritiravo su e le dicevo di muoversi. - sospirò a fondo. - non ci puntavo un niente su di te, lo sai?"

Cain si mise seduto. Sam aveva un modo tutto particolare di parlare quando affrontava certi argomenti, e in quel momento capì dove sarebbe andato a parare. Si passò un paio di volte la mano sul viso per verificare la qualità della rasatura, mentre l'altro continuò a parlare.

"Mi dicevo: un ragazzino senza padre è condannato. Non importa quanto gli stai dietro, verrà su sempre a metà. Non volevo neanche che tua madre ti chiamasse col nostro cognome, che i Rooster sono gente onesta da cent'anni, e tu avevi il sangue di tuo padre, che non era un uomo onesto, e non era nemmeno un uomo vero. E il diavolo lo sa se gli somigli, tu: mi pareva di vedere lui ogni giorno di più"

Cain strofinò lentamente i palmi delle mani l'uno contro l'altro. Sentir parlare di suo padre lo disorientava sempre. Aveva di lui un ricordo annebbiato, scansato con i gomiti da quello più prepotente della nascita di sua sorella. Dopo di lei, le già rare visite di quell'uomo finirono del tutto.

"Lui non era un grande esempio d'uomo, ragazzo. E non lo sono stato nemmeno io: ho tre figli sparsi tra la Trinidad e le praterie ad est, e di certo loro non sanno che faccia ho io. Ma è perché è capitato. Ci sono solo due ragazzini di cui ho deciso di prendermi cura, e siete tu e tua sorella. Chiaro?"

Cain annuì.

"Bene. Dicono tutti che diventi uomo quando dormi per la prima volta con una donna, ma è vero quanto il bel profumo della merda di cavallo. Diventi uomo quando prendi le misure del tuo culo e metti da parte le stronzate per fare il tuo dovere. Da oggi in poi il tuo dovere è prenderti cura di quella ragazza, perché lei diventa la famiglia tua. E quando farete dei figli, ti prenderai cura di loro finché ne avranno bisogno. Vuol dire che non importa nient'altro, solo che ad una certa ora si torna a casa, tutte le sere. Che metti in tavola cibo a sufficienza per sfamare tutti, che li mandi alla scuola a imparare a scrivere e a far di conto, ad una certa età, e che gli insegni un mestiere se sono maschi o ti assicuri che sposino un brav'uomo se sono femmine. Una volta che ti sposi non puoi abbandonare la tua famiglia, ragazzo. Dimmi che hai capito."

Cain alzò gli occhi su suo zio e annuì di nuovo. "Ho capito".

"Bene. Ora vieni qua. - Sam gli fece cenno di alzarsi e lui si alzò. - Non puoi certo sposarti ridotto così, cazzo" commentò in maniera appena più bonaria, e gli allacciò l'ultimo bottone del colletto.

"Ecco. Ora sei pronto."

Ed era vero.


* * *

Quando Chris arrivò al fiume, non si sorprese di vedere Jack seduta sull'erba vicino alla riva, con le ginocchia raccolte al petto e una sigaretta spenta dal vento tra le dita. Mentre tutta Madrida festeggiava a casa Rooster il matrimonio fino a fare le ore piccole, lui era forse l'unico che si era reso conto di come Jack fosse sparita dalla circolazione da un po'. E se Sweet Waters era grande, c'era solo un posto da quella parte del Toledo al quale Jack sarebbe sempre tornata.

"Ti ricordi quando venivamo qui da ragazzini?" chiese non appena il ragazzo di sedette accanto a lei. Si era tolta le scarpe e aveva lo sguardo perso nella corrente scura del fiume. Una luna pallida si rifletteva nel moto frastagliato dell'acqua. Era una notte tiepida, e anche i coyote sembravano essersi spostati più a nord.

"Pesavamo così poco che ogni rischiavamo di farci portare via dalla corrente" ricordò Chris puntuale. Si allentò il colletto della camicia, le prese la sigaretta dalle mani e se l'accese. Era un tabacco secco, probabilmente uno proveniente dalle piantagioni a sud di Sweet Waters.

"Mi spiace per il casino con i ragazzi, kiddow."
"Well, è andata come doveva andare. Ti ricordi quando tutti lavoravamo con Sam?"
Chris annuì.
"E mi metteva sempre a fare le pattuglie notturne con Bob Carson, perché pensava che senza uno grosso accanto mi sarei fatta ammazzare dalle bande, o dai lupi. Finché un anno non decise di affiancarmi Olmos, che pesava quaranta chili e aveva ancora quindici anni. E lì capii che ero diventata importante come Bob Carson, per lui. Che mi affiancava gli inesperti perché pensava che fossi diventata brava abbastanza. Anche se aveva sempre pensato che avrei dovuto fare la sarta, o lavorare alla drogheria, invece che andarmene in giro con gli uomini a fare il mandriano."
"Mi ricordo che quando si ritirò fosti tu a convincerci tutti a trasferirci a Mexican per trovare più lavoro."
"Già. E abbiamo lavorato tanto per farci il nostro giro di clienti, ed espanderci, e farci commissionare lavori più grandi di noi. E li abbiamo portati a termine tutti, a costo di spezzarci la schiena e farci venire il culo piatto sulle selle."
"E' la prima volta che ti sento lamentare della fatica"
"Perché mi piace. E' il mestiere della mia famiglia, e non so fare nient'altro. E ora... - deglutì un paio di volte: la voce le suonò un po' traballante - insomma, a ciascuno il suo, no? Raul ha iniziato a lavorare nell'officina di Alamo, a Mexican, e tu hai trovato una buona paga alla ferrovia, e ieri mia madre mi ha detto che hanno offerto a Cain un bel posto al ranch dei Deepmotte, roba che lavori tredici, quattordici ore al giorno, e poi puoi tornare a casa tranquillo. E io... - si strinse nelle spalle così forte che avrebbe potuto scomparirci dentro - non so neanche dove andare a vivere. Non ho un lavoro. Non ho soldi abbastanza per rimanere alla casa a Mexican un mese di più, Chris. Cazzo."

Scosse il capo e strinse le labbra. Chris le carezzò piano la schiena.

"Te la caverai, Jack. Tu te la cavi sempre"
"Lo dici per farmi sentire meglio"
"Nay, ci credo. Tu magari mi credi stupido, ma ho due occhi che funzionano e le cose le vedo. L'ho visto che sei sempre stata tu a tirare avanti le cose. Ad avere le idee, e il coraggio di cambiare, anche se ci hai fatto saltare nel vuoto ogni tanto."

Jack voltò lentamente il capo verso di lui, guardandolo con gli occhi umidi.

"Ma dietro di te ci saremmo sempre buttati tutti. E volevo che te lo sentissi dire da qualcuno, che è vero: che senza di te avremmo pascolato pecore per tre pesos al giorno, e che sarei il cabròn che sono sempre stato, e che mi ricordo che fosti tu a venirci a dire che dovevamo trasferirci a Mexican. Che era l'unica cosa sensata da fare e che se non ci credevamo dovevamo solo fidarci di te."

Guardò con una certa intensità la cicca di sigaretta ormai quasi finita.

"Non mi sono mai pentito di essermi fidato di te, kiddow."

Rimasero in silenzio per un lasso di tempo che sembrò lunghissimo ad entrambi. Per la prima volta a disagio accanto a lui, Jack si strinse di più le ginocchia al petto e fissò il fiume, con un intenso lavorio che le cigolava nella testa. Il primo a fare qualcosa fu Chris: buttò la sigaretta in terra e si alzò in piedi. Si sfilò gli stivali e li calciò a diversi metri di distanza.

"Che fai?" chiese lei stranita.
"Ti va?" propose lui con quel sorriso storto che gli scopriva un incisivo. Si sbottonò la camicia e se la tolse, e si tolse anche la canottiera. E si sfilò la cinta dai passanti, e poi anche i pantaloni, e i calzini. Jack ci pensò un attimo. Poi, presa da una frenesia tutta nuova, si alzò in piedi anche lei. Si sbottonò il vestito dietro la schiena e lo lasciò cadere ai propri piedi, e fece la stessa cosa con la sottana bianca. Realizzò di sentirsi già più leggera. Respirare era diventato più facile, il nodo alla gola si era sciolto. Si guardarono sorridendo come degli adolescenti, Chris le prese la mano. Insieme, corsero nel buio verso il fiume, e nel fiume si buttarono fino a bagnarsi anche i capelli. Risero per ore, e per ore nuotarono da una sponda all'altra. Ebbero di nuovo quindici anni: di nuovo si nascondevano nell'erba alta per catturare i cavalli selvaggi e parlavano di chi sarebbero stati da adulti, di come non avrebbero mai fatto gli errori dei grandi che conoscevano e di come in qualche modo la loro vita sarebbe diventata sempre più appassionante e intensa con il passare del tempo, senza rendersi conto che il miglior tempo della loro vita era proprio quello, che non si sarebbero mai sentiti più forti e più invincibili di così, che il sorriso di Chris non sarebbe mai stato più luminoso e impertinente, che Sally non sarebbe mai stata più bella e ostinata, che Cain non avrebbe mai più amato una ragazza con tutta quella leggerezza e che Raul non sarebbe mai stato più convinto di avere tutto il tempo del mondo per costruirsi un'uscita da quel posto che odiava tanto. Quella notte, si ricordarono com'era stato avere quindici anni a Sweet Waters, e il fiume li inghiottì, li lavò di tutte le ansie e le idiosincrasie e le insonnie e li restituì alla superficie leggeri, belli, e all'improvviso, senza che nessuno di loro se lo aspettasse, innamorati.


I come from down in the valley / Where mister when you're young / They bring you up to do like your daddy done / Me and Mary we met in high school / When she was just seventeen / We'd ride out of that valley down to where the fields were green / We'd go down to the river / And into the river we'd dive / Oh down to the river we'd ride / Then I got Mary pregnant / And man that was all she wrote / And for my nineteenth birthday I got a union card and a wedding coat / We went down to the courthouse / And the judge put it all to rest / No wedding day smiles no walk down the aisle / No flowers no wedding dress / That night we went down to the river / And into the river we'd dive / Oh down to the river we did ride / I got a job working construction for the Johnstown Company / But lately there ain't been much work on account of the economy / Now all them things that seemed so important / Well mister they vanished right into the air / Now I just act like I don't remember / Mary acts like she don't care / But I remember us riding in my brother's car / Her body tan and wet down at the reservoir / At night on them banks I'd lie awake / And pull her close just to feel each breath she'd take / Now those memories come back to haunt me / They haunt me like a curse / Is a dream a lie if it don't come true / Or is it something worse / That sends me down to the river / Though I know the river is dry / That sends me down to the river tonight / Down to the river / My baby and I / Oh down to the river we ride

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