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venerdì 21 novembre 2014

(my own kind of song for Red Wright)


Sweet Waters, Shadetrack
Quella che fu Madrida, a ovest del Toledo River.

La posta a Shadetrack arriva una volta ogni due mesi, quando arriva. Hanno fatto una colletta per i materiali con cui Sterling ha rimesso insieme un vecchio light cruiser buono a reggere fino allo skyplex più vicino, dove raccoglie tutte le lettere e i pacchi diretti a Sweet Waters. Sono parecchi: di satelliti dedicati non ne hanno ed è difficile che il segnale cortex arrivi a più di un decimo di pianeta. Sharpe ha finito il suo turno di notte e ha dato il cambio a Chris Barclay. Si sono scambiati il fucile (ne hanno pochi, ma ben tenuti) e il 'tracker le ha detto che sono arrivate brutte notizie, non sa che notizie esattamente. Che tutti dormono. Che Bolivar e i loro figli dormono, che Ritter e Sterling dormono, che André e John e Sam e Maryanne e Sean Rooster, figlio di Cain Rooster, che ormai è quasi un uomo, e Cecilia Ritter che non è più una bambina, e tutto quell'esercito di spiantati e disperati alla ricerca di un posto dove stare e che continuano a chiamare Jack ammiraglio

Ammiraglio.

Sharpe la trova nella sala bassa della casa principale, seduta di fronte al camino acceso, con il suo cane tra le braccia, avvolto dalla coperta più calda che ha tolto al suo letto. Acab respira con la fatica della vecchiaia, il pelo una volta bianco ha ormai perso di lucentezza, e anche dal suo unico occhio non riesce a distinguere più nulla. Una vita di servizio e fedeltà l'ha reso esausto, ma anche Jack Rooster si conta addosso le sue rughe. Se vivi su un pianeta distrutto, non vivi a lungo. Sharpe le si va a sedere accanto.

"Ti ricordi quando l'abbiamo trovato?" E' la prima cosa che Jack le chiede, ma sa la risposta. "In una nave alla deriva, nel vuoto. Ultimo sopravvissuto. Tutti quelli che stanno qui sono come questo cane: gli unici sopravvissuti di qualche strage. E' per questo che abbiamo perso la guerra di Polaris: quando loro dicono l'ultimo sopravvissuto, parlando di quello che è ancora vivo, quando lo diciamo noi, parliamo di quelli che sono morti. La sconfitta ce la portavamo dietro dalla prima fucilata."

Sharpe osserva il cane. E' un mezzo lupo con i denti ancora buoni, nonostante il tempo. Non si è mai lasciato toccare facilmente, e lei tende la mano per fargli finalmente una carezza. Poi la ritira: chi muore ha diritto a morire come è vissuto. Anche le bestie.

"Questi qui sono ancora vivi, ammiraglio, e magari sarebbero tra i morti se non fosse per te. Tutti vivi che vogliono restare vivi. I tuoi figli avranno figli loro, un giorno - Susan Patricia e Samuel."
"Pete ha gli occhi di suo padre, e la testa. Quando vede una cosa storta le si pianta dentro e non ha pace finché non la raddrizza. Mi preoccupo per lei. Mi preoccupo per Bolivar, anche."
"Tu ti preoccupi per tutti."
"Ci conosciamo da quanti anni?"
"Da prima che facessi salire a bordo questo cane."
"Hai passato una vita al timone di una nave e mi hai seguito qua dove puoi pilotare a stento i cavalli."
"Sono invecchiata, ammiraglio. Uno non può essere un soldato per tutta la vita."

Jack Rooster, anni prima, era convinta che lo sarebbe stata. Accarezza Acab dietro le orecchie e ricorda di quando passò settimane accucciato ai suoi piedi mentre lei combatteva per restare viva, continuare a respirare. La sua pelle è sempre stata dura come il nodo delle conchiglie che trovi in riva al mare. Ma Jack l'ha visto raramente, il mare.

"Red Wright è morto a Fargate."

Lungo la schiena di Sharpe si arrampica la desolazione. Il migliore pilota della Resistenza è morto nell'inferno di Fargate. Jack percorre con le dita il muso del suo cane, e non ha il coraggio di dire che avrebbe potuto scommettere ogni cosa che Red Wright, almeno Red Wright, sarebbe stato la persona che sarebbe uscita fuori da Fargate viva. L'ultimo sopravvissuto. Aveva chiesto a Chris se sarebbe riuscito a costruire un altro pezzo di casa grande abbastanza da accogliere una famiglia di tre. 

"Non ho voluto svegliare nessuno. Dovrò dirlo a Sterling, e a Bolivar. A John... a Chuck. Quando lo dirò ai miei figli non sapranno neanche collegare una faccia al suo nome. Abbiamo passato cent'anni sulla Almost Home, ma ora io sono a casa, a Red Wright che è stato catturato sotto il mio comando-- non ci è mai tornato."
"La guerra uccide le persone, ammiraglio. L'ha sempre fatto. Red Wright lo sapeva, ed era pronto a morire per la causa."
"Non è morto in battaglia. Almeno questo glielo dovevo: farlo morire combattendo."
"Non sai com'è morto. Di battaglie ne combattiamo ogni giorno."

Jack smette di respirare insieme ad Acab, rimane sospesa nel vuoto per un istante lunghissimo. Quando il mezzo lupo muove il petto in un respiro profondo, lei fa lo stesso, con un sollievo temporaneo. Lo copre meglio quando lo sente gemere di dolore.

"E' tempo, ammiraglio. Dovresti abbatterlo."

Forse dovrebbe. E' la cosa umana da fare: suo zio aveva fatto così con tutti i suoi cavalli vecchi o con le zampe rotte, dopo averli salutati. Se si sfogliava indietro poteva ancora trovare il suono del suo fucile, l'odore della clemenza che era uguale a quello dello xentio. Jack si china col busto su Acab. Gli poggia le labbra sul fianco, ad occhi chiusi, percependone il respiro. Pensa a Red Wright e a come non sia mai andata a trovarlo, perché il viaggio era troppo lungo. A come non gli abbia scritto, perché temeva che loro sarebbero riusciti a rintracciarla, ad arrivare al suo angolo di pace così remoto - o forse perché non aveva abbastanza cose da dirgli, perché si vergognava a parlargli di come Pete avesse gli occhi blu di Bolivar e Samuel l'aspetto e l'odore di suo fratello. Di come crescessero forti e determinati, con due genitori accanto, mentre suo figlio cresceva senza un padre a Saint Andrew, e tutto per colpa sua. Pensa a tutte quelle cose rimaste incastrate nelle reti della loro educazione spartana, rimmer, mondi e vite in cui nessuno li aveva abituati ai sentimenti. Ad avere pazienza per gli addii.

"Possiamo farlo adesso, prima che i ragazzini si sveglino."

Jack solleva il busto, scuote il capo con energia, ostinazione. 

"No", con lo stesso tono con cui dava gli ordini quando era davvero un ammiraglio.
"Non ancora."

* * *


Due giorni dopo, fanno un grande funerale in cui indossano il browncoat. I giovani piangono Acab e i vecchi piangono Red Wright, ma ci sono alcuni giovani che piangono Red Wright e alcuni vecchi che piangono Acab, ma ciò che è certo è che in ogni cuore piantano una croce in più. Ne piantano due anche dietro la casa: Jack Rooster dà al suo cane e al suo pilota posto accanto alla sua famiglia, anche senza un corpo. Bolivar e André la aiutano a scavare mentre Sterling dà un pugno sul naso di Ritter e fa ridere i ragazzini, per dimostrare bene il rapporto affettuoso che avevano suo marito e Wright. Ognuno racconta la sua storia su Red, ognuno si prende il suo tempo per aggiungere un pezzo alla memoria collettiva. Chuck, che lo conosceva e lo chiamava ancora zio Red, la sera va da Jack e con l'espressione scura le chiede: come è morto?
Jack le bacia la fronte. Le risponde: combattendo. Sa che è la verità.

sabato 25 gennaio 2014

(my own kind of child)


C'era una quercia, duecento piedi oltre la veranda. C'è ancora, ma ha rami spogli e radici seccatesi attorno agli scheletri della famiglia Rooster, le ossa riposano in bare di legno di ciliegio. Quando Jack Rooster tornò a far visita ai suoi cari, si addormentò stesa per terra, sul suolo asciutto, accanto alla tomba di suo fratello. Quella notte guardarono di nuovo le nuvole insieme, come facevano da ragazzini: per quanto grigio fosse il terreno, il cielo non era cambiato. Cristobal Barclay andò a scovarla quando ormai il sole era scivolato dietro l'orizzonte da un po', e la trovò a ripercorrere i sentieri noti tra costellazioni familiari. Lei si chiedeva da che parte fosse Bullfinch, e se sarebbe mai riuscita a vedere il sole di Polaris da lì; lui le cercava dietro la pelle e le cicatrici la persona che aveva conosciuto un tempo. 

Si stese accanto a lei. Incrociò le mani al petto e rimase in silenzio per un po': gli serviva tempo per riabituarsi alla sua esistenza, e lei non gli avrebbe messo fretta.

Quando fu pronto a parlare, rimase comunque ancora in silenzio. Tutte le domande gli rimanevano incastrate dietro i denti, poi colavano lungo le gengive e di nuovo nella gola. Non aveva forse tutte le risposte? Sapeva che sarebbe rimasta: gliel'aveva letto nella sicurezza solida del suo abbraccio e nelle provviste che si era portata. Sapeva cosa aveva fatto fino a quel giorno - lo raccontava il suo corpo teso e segnato da una guerra recente, il cipiglio da comandante, il modo in cui le persone che erano arrivate con lei erano scese in una wasteland desolata con gli occhi pieni della fiducia più grande. Qualcuno la chiamava capitano, una donna addirittura ammiraglio. Sapeva che era stato il terrore di sentirsi smarrita a casa ad averla tenuta lontana fino a quel momento. Sapeva anche che non era tornata per stare con lui. Lo sapeva e basta.

L'unica cosa che non sapeva gliela chiese. "Perché ora?"
"Casa mia, casa di mio figlio", rispose lei. Stesa sulla terra che aveva accolto il suo sangue, non ebbe bisogno di dire altro.

* * *

Costanza Barclay aveva fatto nascere Jack Rooster e ora faceva nascere la sua prole. Fu la prima a tenere in braccio la sana, bellissima bambina color terra nata già con sottili capelli castani, e fu lei che uscì dalla stanza e disse a un sofferente Bolivar che era andato tutto bene che poteva entrare a conoscere sua figlia. Lui la guardò con la curiosità meravigliata dei cani, la annusò per riconoscerla sua e poi la accarezzò usando solo il mignolo della mano destra, spaventato dall'idea di poter rompere qualcosa di così piccolo, dall'aspetto tanto fragile. Guardò Jack dormire, incapace di fare lo stesso (magari un movimento brusco nel sonno lo avrebbe portato a urtare la bambina), e dopo due giorni decisero di chiamarla Patricia Susan Bolivar. Lui l'avrebbe sempre chiamata Susie, per lei invece sarebbe stata Pete

Chris fu l'ultimo ad andare a vederla. Scelse attentamente un orario poco trafficato, e aspettò da lontano che il padre uscisse per andare a prendere l'acqua dall'apparato di filtraggio più vicino, a due miglia di distanza. Prima di entrare in casa si tolse gli stivali per non svegliarla, superò Jack, i suoi rimproveri silenziosi, il suo odore di fumo e il vigore che le era tornato nelle braccia, e andò a cercarla nella sua culla fatta del legno di quegli stessi ciliegi. Se, com'è possibile, nel cuore di Cristobal Barclay si era affacciata l'ombra lunga del risentimento nel vedere la sua promessa sposa tornare con un forestiero di Blackrock e l'attesa di una nuova famiglia di cui lui non avrebbe fatto parte, questa si dissipò come la nebbia sulle montagne della Trinidad quando vengono battute dai venti forti che vengono da nord: quando conobbe Patricia Susan Bolivar, lei aprì gli occhi come se l'avesse aspettato fino a quel momento, e lo guardò piena di placida attenzione, senza emettere un suono. "She's an old soul" avrebbe detto più tardi, ai suoi genitori: è un'anima antica. Sarebbe potuto essere altrimenti? Non sapeva ancora gattonare, ma aveva già travolto tutto ciò che aveva intorno di una leggerezza piena di speranze che nessun reduce di guerra avrebbe mai potuto immaginare piovergli addosso. Jack Rooster le sarebbe sempre stata grata, per questo.

martedì 3 dicembre 2013

our own kind of freedom


E' il dodici dicembre 2505 e balliamo dietro il saloon. Fa così freddo che ti chiedo di stringermi e tu invece fingi di farmi cadere, e quando io ti insulto tu ridi e dici che come faccio a non fidarmi, sei tu, come faccio a non fidarmi? Quella notte facciamo l'amore tenendoci addosso quasi tutti i vestiti, e quando dopo ci stendiamo sul fondo del fienile tu ti lamenti di avere la paglia nelle mutande, e dici che sant'iddio, non è possibile fare l'amore e preoccuparsi della paglia nelle mutande, e che un giorno costruirai una casa solo per andarci a fare l'amore con me.

E' il 2510, ed è novembre. Mentre sono in una trincea a Boros e vengo informata che ciò che rimane del sesto reggimento verrà inviato a combattere a Hera, tu sei al lazzaretto di Madrida, dietro la chiesa, e leggi a mia madre una poesia che lei vuole che ti ricordi. La poesia, come tutte le più belle poesie di questo mondo, parla d'amore. Quella notte continui a leggere e a tenerle la mano, finché non ti rendi conto che il polso non le batte più. 

E' il 2514, settembre. Ho appena ucciso un soldato alleato mio prigioniero. L'ho fatto dopo averlo torturato in modo barbaro, alla ricerca di informazioni che non mi ha voluto dare. So che Eivor non mi guarderà più con gli stessi occhi. So di avere danneggiato John in maniera irrimediabile, facendogli pensare che ciò che ho fatto è giusto, ma non c'è niente di giusto nel far soffrire un uomo, neanche se è un tuo nemico. Mi chiedo che fai e se ti vergogneresti di me, se vorresti ancora sposarmi, dopo aver visto ciò che sono stata capace di fare. 

E' un giugno tiepido. Mentre io sto morendo, schiacciata con la schiena contro il bancone di un saloon di Greenfield, tu, a parsec di distanza, punti un fucile contro un ragazzino che è venuto a rubare in casa tua le uniche due galline che ti sono rimaste, e che ti permettono di sfamare te e tua madre. Gli dici di andare via, o altrimenti spari. Lui ti guarda con degli occhi enormi, in cui puoi leggergli l'indecisione tra il morire subito, fucilato, o più tardi, di fame. Lui se ne va correndo con il bottino, e tu scopri di non avere il coraggio di sparare a un innocente.

Ho otto anni e tu dodici, e nonostante ti odi più di qualsiasi altro ragazzino a Madrida, ci casco come una stupida quando mi fai credere che i pesci volanti esistono davvero, e che ne troverò un raro esemplare su quell'albero alto e pieno di vespe. Tuo padre ti prenderà a cinghiate per due giorni, più o meno il tempo che ci impiegherà mia madre a togliermi i pungiglioni dalla pelle.

Nel 2513, una notte, mi sveglio accanto a Scott. Mentre lui dorme io scivolo fuori dal letto e mi rivesto molto lentamente. Nello stesso momento tu stai raccontando di me a una prostituta che adora le storie d'amore, e che ti dice che dovresti partire e andare a cercarmi, e sposarmi, e avere con me tanti figli, e riportarmi a Shadetrack. Per una notte intera ti chiedi se non abbia ragione lei, ma il giorno dopo ti riporta un po' di buonsenso, e ti dici che alcune cose sono perse.

E' la primavera più bella che abbia mai visto su Shadetrack, e tu cerchi nell'erba i tuoi pantaloni per estrarne un anello avvolto in un fazzoletto. Quando ti dico che non rinuncerò alla guerra per te, replichi che va bene, che ti risponderò quando la guerra sarà finita, che avrò un sacco di tempo per pensarci.

Cinque anni dopo è il 2511 e attorno ho soltanto morte. Mentre a te, a Mexican, arrivano le prime voci della fine della guerra, io imploro John Cassidy di aiutarmi a riportare il corpo di mio fratello a casa. Non imploro a voce, lo faccio con gli occhi. Quando mi dice che non gli basterebbe il carburante, io ripesco quell'anello dal fondo di una tasca, e gli dico che potrà usare quello, per il carburante e per il servizio.

Quattro anni più tardi, tu stai provando a sistemare un apparato di filtraggio dell'acqua da solo. Non ci riesci, imprechi ad alta voce perché a breve non saprai più che cosa bere, e nella disperazione pensi che saresti dovuto morire te invece che tuo fratello, che lui avrebbe saputo ripararlo. Intanto, su Bullfinch, io ho appena dato un pugno a John Cassidy e lui ha appena dato un pugno a me. Ma è già passato, e prima di salutarmi poggia quello stesso anello che gli diedi una vita prima sulla branda nella mia cabina, dicendomi che dovrei tornare dove qualcuno mi aspetta.

Non ricordo che anno è. Sono ubriaca e terrorizzata, perché ho perso Eir Sterling nell'esplosione di una nave. Tu intanto hai trovato un fiore (è così raro trovarne a casa, ormai), e pensi di raccoglierlo e andare a trapiantarlo vicino alle tombe della famiglia Rooster. Non mi passi nella mente neanche per un istante.

E' poco tempo fa. Gli stranieri non sono benvenuti a Sweet Waters: vengono solo a depredare il poco, il pochissimo che c'è. Spari contro Sharpe un colpo di avvertimento mentre scende dalla pedana di stiva, mancandole il piede destro per un soffio. Io sto dentro e dico ai numerosi figli di Ritter e Sterling di nascondersi, non so che sei tu. Quando urlo il mio nome da dietro la spessa paratia metallica della wyoming che ci ha portati a casa, dico che vengo in pace, che sono di Shadetrack, e che sono la figlia di Susan Rooster e la nipote di Sam Rooster. 

E' davvero un istante fa. Nell'abbracciarti d'impeto ti sbatto il fucile contro la schiena. Tu mi sollevi e giri su te stesso, senza che io riesca neanche a toccare terra con i piedi. Non ci diciamo niente per un tempo infinito, ma va bene così. Io ripenso a tutte le volte che non ti ho pensato, e mi chiedo se ti sei fatto le stesse domande che mi sono fatta io, mentre me le facevo io. Ti vorrei chiedere: cosa stavi facendo mentre io riparavo lo steccato a nord di Buckskin Trails? Mi hai pensato quella volta in cui ho riabbracciato Red Wright evaso da Fargate, e hai sentito anche il tuo cuore fermarsi quando lo ricatturarono? Io baciavo Sundance su una tempia perché ci aveva appena sbloccato le prove necessarie ad incastrare i criminali che avevamo catturato, e tu intanto chi baciavi? Mentre io mi legavo i polsi e mi lasciavo trascinare sul fondo, sicura che fosse l'unico modo per vincere la guerra (vincere o morire per lei), tu in quali catene eri serrato? Chi aveva le chiavi di ogni lucchetto? E ora che mi rivedi, ti senti finalmente libero come mi ci sento io?

Non fa niente, va bene comunque, va bene così. Ti amo come un fratello, e gli errori sono tutti nel passato. Ti bacio sulla fronte e ti dico che ho così tante cose da raccontarti che tutta la vita non ci basterebbe. Tu mi guardi e ridi. In quel momento mi viene in mente che sai già tutto, e non ho dubbi. Solo tu potresti. 

E' il 2506, e sto partendo per la guerra. Ti abbraccio e ti dico in un orecchio: "ti ho nelle vene, Chris. E non ti ci posso più tirare fuori".


* * *

[dal libro di poesie di Susan Rooster]

[post n. 100]

domenica 18 agosto 2013

my own kind of past reaching out to me




Agosto 2515, Bullfinch


"Se la guerra finisse domani"

Sharpe passò la bottiglia. Erano stese entrambe sulla pancia della nave e guardavano il cielo straripante di stelle.

"Se la guerra finisse domani - riprese - dov'è che andresti, ammiraglio?"

Jack ci pensò qualche istante. Tirava tanto vento che aveva la pelle d'oca.

"Tu dove andresti?"
"A casa."
"Non l'ho mai capito, dov'è casa tua"
"Non l'ha mai capito nessuno"

Era così. Jack non fece più domande.

"Tu torneresti a casa?"
"Non lo so. Sai che si dice dei mondi distrutti, dalla fine della guerra"
"Che non puoi tornare a casa perché non è più dov'era una volta"
"Aye"
"E allora dove?"

Jack riconsegnò la bottiglia e si infilò le mani in tasca. I polpastrelli sfiorarono la superficie liscia e dura di un diamante imperfetto.

"Non lo so."

* * *

Giugno 2515, Skyplex Spacebird


Le spalle gli erano diventate più grosse, il viso più magro, i lineamenti sgranati in quelli di un uomo adulto. Maryanne ebbe problemi a riconoscerlo nella calca rumorosa che affollava gli attracchi. 

"Non pensavo ti avrei più rivista in vita mia, senorita" scherzò lui. Lei sorrise, nonostante tutto. Si abbracciarono e lui cercò dietro di lei gli occhi simili a quelli di Cain, ma non li trovò. Chiese dove aveva lasciato suo figlio, lei rispose che avevano bisogno di parlare. Andarono a sedersi e parlarono di Sean. Lei spiegava come andasse bene a scuola e quanto fosse intelligente, di come parlasse alla perfezione il cinese e l'inglese e stesse imparando il russo. Lui chiedeva se fosse in salute, se fosse robusto e ben nutrito. 

"Chris, sto cercando Jack".

Lui spalancò gli occhi. 

"Por qué?"
"E' una lunga storia. Ho bisogno del suo aiuto."
"Sei sicura che sia ancora viva?"

Maryanne boccheggiò qualche istante: l'ipotesi che non lo fosse non l'aveva mai sfiorata.

"So per certo che non lo era qualche anno fa"
"Come lo sai?"
"E' venuta a Horyzon"
"Non ti ha detto dove avresti potuto trovarla, dato un contatto o--"
"Non - Maryanne guardò altrove - no. L'ho mandata via."

Lui si passò una mano sulla faccia.

"L'ultima volta che l'ho vista è stato nell'undici"
"Vuoi dire che non è su Shadetrack?"
"Nay, di certo non a Sweet Waters. Pensavo fosse morta perché... well, non è tornata"
"Nell'undici, vuoi dire..."
"A giugno, dopo Serenity Valley. E' venuta a seppellire Cain e da quel che so io non è più tornata"

Abbassò lo sguardo sulle mani di lei: le dita giravano nervosamente un anello all'anulare sinistro. Si irrigidì appena e premette il busto contro lo schienale della sedia. Beveva whisky.

"Come vanno le cose... a Sweet Waters?"

Lui si limitò a scuotere le spalle. La miseria ce l'aveva scolpita agli angoli degli occhi, gli si era annidata sotto le unghie nere. 

"So che la prese a bordo una nave, la Lucky Bastard. Il capitano si chiamava John Cassidy. Magari lavora ancora per loro."

Lo sguardo bruno di Maryanne si riaccese. Si cercò in tutte le tasche fino a trovare il c-pad. Vi appuntò il nome della nave, del capitano. 

"Grazie. Mi aiuta molto."
"Yo sé. Ascolta: se la trovi--"

Mosse le labbra senza dire nulla. Lo sguardo gli si fece più cupo, le sopracciglia più contratte.

"--potresti dirle che alla fine non sono andato da nessuna parte. Che sono ancora a Sweet Waters."

Maryanne sorrise, annuì.

"Gracias". 

Non dissero più molto altro, e quando il silenzio divenne troppo pesante si salutarono.


 * * *

I'm workin' on the high hope
And if it all works out, you might just see me
Or hear from me in a while

I'm gonna make it across this tight rope
And I'm comin' for my prize
No more I'll be waitin' 'round
While life just passes by

Maybe when our hearts realign
Maybe when we've both had some time
I'm gonna see you there

I'm gonna see you there, lay
Where we can be natural, lay

'Cause I've been livin' in the half life
Not sure which way to turn
Why must a man lose everything
To find out what he wants

I'm gonna wait until it feels right
And when that time has come
Wild horses won't keep me back
From where you have gone

Maybe when we're both old and wise
Maybe when our hearts have had some time
I'm gonna see you there

I'm gonna see you there, lay
Where we can be natural, lay

After all we've seen
We can do anything, lay
Where your heart is strong
Where we can go on and on, lay
Where your good times gone
Where we are forever young, lay
Where your heart is strong
Where we can go on and on, lay, lay!

I wanna see you there

mercoledì 14 agosto 2013

my own kind of salted wound


Arriva alla Almost Home lasciandosi trascinare da Shamrock, curva sulla sella, e quando trova John Cassidy seduto in fondo alla rampa non se ne sorprende. L'ha visto dodici ore prima a Timisoara, prima che il 'Verse si rovesciasse su se stesso come un guanto. Resta in silenzio mentre scende di cavallo e lui si alza in piedi, resta in silenzio mentre imbocca la rampa e lui la segue. Resta in silenzio passando sulla catwalk, davanti agli sguardi perplessi di un equipaggio perfettamente in grado di riconoscere una faccia straniera. Resta in silenzio quando entra nella sua cabina e John entra dopo di lei, richiudendosi il portellone alle spalle.

Lui la guarda. Ha la polvere incrostata sulla pelle e getta le mani sotto l'acqua per liberarsene. Le passa sul viso, sulle braccia, sul collo. Lui rimane in piedi in un angolo, con le spalle arrese e gli occhi svuotati che cadono progressivamente a terra, quasi temesse di invaderne il dolore. Lei aggrappa le mani ai bordi del lavandino, tende le braccia umide e si fissa nello specchio.

"Scriverò una risposta e ti pagherò per portargliela di persona, così come lei ha pagato te"
"Jack..."
"E' il motivo per cui sei qui, no? Le scriverò che posso aiutarla, di fare i bagagli e di raggiungermi"
"Non verrà più, Jack"
"Mi ha scritto chiedendomi di--"
"Non fingere che non sia successo niente".

Lei stringe le dita sull'alluminio tanto da far sbiancare le nocche. Ha bevuto due bicchieri d'acqua e ha sudato per dieci ore quasi consecutive. Non ha più energia, forza. Solo la rabbia affranta e bendata delle bestie ferite.

"Non sei tu che devi decidere. Devi solo portare il messaggio"
"Sei sconvolta, ma devi ascoltarmi"
"Devi solo portare il messaggio"
"Ascolta: se le dici adesso di raggiungerti ti penserà pazza. Non sarà disposta a mettere a rischio suo figlio"

John si avvicina, le poggia le mani sulle spalle, la fa girare. Lei se lo scrolla di dosso con una scarica di elettricità convulsa a fior di pelle.

"Non saranno a rischio: li manderò su Tauron. Ho gente che può occuparsi di loro, può assicurarsi che stiano bene"
"Non si affiderà a degli sconosciuti"
"Non sono sconosciuti. Sono fidati, sono come la mia famiglia"
"Loro due sono la tua famiglia, Jack"

Lei spalanca gli occhi. Tende le braccia, ma si rende conto di averlo spintonato due secondi dopo averlo fatto. Nel momento in cui lo realizza, sente di poter tornare indietro, di dover continuare sulla stessa linea poiché un dietrofront sarebbe inammissibile. Allora, nonostante gli occhi spalancati e stupiti di John Cassidy, fa un passo avanti e lo spintona di nuovo, scoprendo che spingerlo via la fa sentire più forte e più potente, padrona delle sue azioni, più forte di lui, più grande e imbattibile.

Urla.

Qualcosa come "So che sono la mia famiglia", e "li ho cercati per anni", e "per questo dobbiamo stare insieme". E a ogni frase la voce diventa più potente e le spinte più aggressive, nonostante Cassidy irrigidisca le spalle e le dica di smetterla, di ragionare, di provare a capire che Polaris andrà in guerra e Maryanne non accetterà di tornare sotto le bombe, non accetterà di portare suo figlio di undici anni cresciuto negli agi del Core fino a Tauron solo perché conosca la guerra da cui sono fuggiti quando non c'era nessuno a proteggerli.

C'ero io a proteggerli, urla Jack, c'era mio fratello, suo marito, suo padre.

John, con le spalle ormai contro la paratia gelida della cabina, argomenta che lei e suo fratello sono andati in guerra su pianeti lontani mentre tutti a casa loro morivano.

Cosa ne puoi sapere tu?

Me l'ha raccontato lei.

Quello che segue è una confusione di urla e pugni che li stringono più vicini nella rabbia e li spingono lontani quando un naso rotto e un labbro spaccato sembrano ad entrambi un bilancio sufficiente. 

"Ascoltami bene, John", dice mentre lui si respira pesantemente sul palmo chiuso.

"Ascoltami bene, John: hai presente la bomba a Capital City? L'ho messa io."

Lui sgrana gli occhi, lei si morde il labbro rendendo il taglio più profondo, il sangue più salato.

"Ho messo quella bomba e ne metterò altre cento, se è quello che ci vuole. Le metteremo a casa loro. Sotto le loro sedie e sopra la loro testa. Abbiamo già perso una guerra pensando che il nostro primo compito fosse difendere la posizione, invece che guadagnarne di nuove".

Lo sguardo di lui vacilla stordito. Fissa Jack Rooster e trova un'immagine che conosce bene; la stessa terrorizzata ferocia di quando la raccolse dalla Valle. Ma allora era diverso, allora ognuno aveva la stessa paura negli occhi, quella di chi ha perso ogni singola cosa al mondo e se ne sta progressivamente rendendo conto. Anche lui era così. Ma mentre John Cassidy ha deciso di arrendersi, chi ha di fronte preferisce sbucciarsi le nocche contro i muri piuttosto che ammettere che è finita, che è persa.

"Tu andrai da Maryanne e le dirai che il Core non è più un luogo sicuro. Che ho abbastanza soldi da parte da comprare a lei e a Sean una casa, qui a Polaris, e che se non vuole che quel fottuto bastardo con cui ha pensato di sposarsi le porti via suo figlio farà bene a mettere il culo su una nave, e a farlo in fretta".

"Finirà come su Shijie, Jack. Finirà come su Shijie e su Shadetrack"
"Non sono più la figlia di nessuno arruolatasi come soldato semplice. Sono l'ammiraglio del Terzo Aviotrasportato Polaris - si avvicina al portellone e lo spalanca, rimanendo in piedi al suo fianco, aspettando che Cassidy le sfili davanti - per me le cose funzionano diversamente, adesso".

Lui ci pensa. Si asciuga il sangue che cola dal naso con la manica della camicia, mischiandolo alla barba ispida e incolta.

"Sono venuto di persona perché volevo darti una cosa."

Si fruga una tasca. Jack rimane a fissarlo con un distacco severo. Una crepa sottile e scomposta le apre l'espressione quando Cassidy schiude il pugno che le porge, svelando l'anello di oro lavorato attorno a un diamante appena scheggiato. Il groppo alla gola che deglutisce è ruvido e le si aggrappa dentro.

Non lo vede dal maggio del 2511, e fino a quel particolare momento era convinta che John l'avesse venduto per pagarci il carburante. Lei non si muove, per cui lui si limita a poggiarglielo sul letto, con delicatezza. Torna sui propri passi, ma le si ferma davanti.

"Ho sempre pensato che presto o tardi avresti deciso di tornare a casa tua, e allora te l'avrei restituito. Dio solo sa se non lo farei io, se avessi qualcuno da cui tornare".

Ma Jack Rooster rimane immobile, pietrificata, e non dice niente.

"Gàobié, mǔ shī. Wǒ xīwàng nǐ huì hěn gāoxìng with your new life and all"

Se ne va via da solo, col passo incatenato dei fantasmi più ingombranti.

lunedì 3 giugno 2013

my own kind of origins: if I didn't know better


Il pastore Roberts sbatté le palpebre ancora assonnato e non proprio sicuro di ciò che stesse accadendo.

"Confessarti?" chiese incerto.
"Aye, confessarmi" rispose Cristobal Barclay.

I Barclay non erano esattamente noti per essere una famiglia di pii. La madre li portava a messa ogni domenica, da bambini, e Dio sa se quella era una donna religiosa. Anche con tutti i suoi acciacchi e i problemi agli occhi, ogni domenica mattina alle dieci era in prima fila, accanto a Susan Rooster e la sua famiglia al gran completo. Barclay senior, però, non aveva mai avuto una grande vocazione per le cose sante, e i suoi due figli avevano ripreso da lui. Con sommo sconforto della donna.

Per questo, la presenza di Chris Barclay alle sei e mezza di una domenica mattina in chiesa era quantomeno sorprendente.

"Ragazzo - il pastore sembrava pronto a trattare - le confessioni le fanno i cattolici di Las Cruces, noi siamo battisti"
"Ah - Chris sembrava deluso. Aveva due occhiaie profonde è un'agitazione che gli strisciava sotto la pelle drizzandogli tutti i peli del corpo - e che cambia? Cioè, non possiamo farla lo stesso?"
"Figliolo..."
"Non chiamiamola confessione, all right? La chiamiamo chiacchierata. Possiamo fare una chiacchierata?"

Il pastore sollevò gli occhi al cielo. Avrebbe davvero voluto dormire un'ora in più.

"Cosa ti affligge?" tastò il terreno. Chris la prese come una vittoria.

"Non la chiamerei proprio afflizione... bisogno di consiglio, ecco. Presa con le pinze, però: diciamo che mi farebbe comodo un po' di grazia divina, ma che ho bisogno che magari non mi giudichi come lo stronzo figliodiputtana che agli occhi di un uomo religioso potrei sembrare, aye? Lo so che non sarà una novità, da quello che dicono in giro di me, ma partiamo dal fatto che non sono così stronzo come dicono, e che quello era perlopiù Cain prima di incontrare la moglie, e che alla fine sono sempre stato un gentiluomo come mia madre m'ha fatto essere a suon di bastonate, e che giuro su Dio non c'entro niente con quella Billie Jean di Las Cruces, che ad onor del vero le è uscito un figlio più nero di me e lei messa insieme, e da quando mondo è mondo i Barclay escono sempre biondi, tanto ch'è biondo mio padre ed era biondo mio nonno e, non ne siamo sicuri perché è morto giovane, ma ci metterei la mano sul fuoco che lo fu pure il mio bisnonno, pace all'anima"

Rintontito dalle chiacchiere e già esasperato, il pastore alzò gli occhi al cielo. Chris lo prese come una preghiera verso l'altissimo e stette zitto per mostrare un po' di rispetto.

"Insomma, Cristobal, perché sei venuto qui?"
"Aye, ci stavo arrivando. - sospirò con l'energia di un cavallo. - c'è una ragazza..."
"C'è una ragazza"
"Aye, c'è questa ragazza"
"Jack Rooster?"
Chris alzò lo sguardo stupito come se gli avessero appena tirato un pugno sul naso.
"Come...?"
Il pastore sorrise, più che felice di aver centrato il punto. Decise per la via sintetica, sperando di riuscire a rimettersi a dormire almeno una mezz'ora. 
"Figliolo, un sordo con entrambi gli occhi cavati sarebbe riuscito a capire cosa va avanti tra voi due da mesi. Io dico, e il buon Dio concorda: sposatevi e fatela finita una volta per tutte, aye? E ora vai in p..."
"Ma - interruppe Chris, con gli occhi intristiti e combattuti - sono andato a comprare l'anello a Mexican, la settimana scorsa, e per Dio (mi scusi Dio, eh, ma se ci vuole) ci sono duecento e uno banchi per l'arruolamento, e lei si è arruolata, e non dico che non avrebbe dovuto perché ha sempre fatto ciò che voleva, e ha rinunciato a parecchio in vita sua solo per non essere nata con un paio di testicoli, e Dio lo sa se quando si mette in testa qualcosa finisce per farla, ma tant'è: lei parte per la guerra e io resto qui, e come si fa?"
Guardò Jamison con due occhi grandi come fari, aspettandosi una soluzione di senso compiuto.
"Ragazzo mio... - il pastore si alzò in piedi e gli diede una serie di pacche impazienti sulla spalla - è una giovane donna: proponile di sposarti, e vedrai che il pensiero di andare in guerra sparirà dalla sua mente in un baleno."
Chris non pareva convinto, ma il pastore fu convincente proporzionalmente alla pesantezza delle sue palpebre, e riuscì alla fine a farlo uscire dalla chiesa.


* * *


Jack fumava tranquillamente seduta per terra sotto la finestra della casa di suo fratello. Lui e Anne litigavano all'interno, mentre lei guardava Raul - seduto accanto a lei - fare le smorfie al figlio di Cain, il piccolo Sean. Raul faceva versi animali, batteva le mani, si produceva in capriole di linguacce e strane espressioni mentre lei stava zitta e tranquilla e guardava Sean. Raul le sembrava stupido, ma un po' sorrideva anche lei.

"A Rachel non dispiace che parti?"
"Dice che lo trova eroico"
Risero entrambi. Sean rotolò sull'erba, assolutamente disinteressato alle smorfie di Raul. Raul poggiò la schiena contro il muro e prese la sigaretta dalle mani di Jack.
"E Chris invece?"
Jack lo guardò aprendo bene gli occhi. Sembrava sorpresa.
"Non sta mai a casa e non mi parla di nessuna ragazza" sollevò le spalle un po' a disagio.
"E non poteva essere che non stava con nessuna?"
"Se ne sono accorti un po' tutti."
Stettero un po' in silenzio, ognuno guardava in una direzione diversa.
"Gli ho detto di partire con noi"
"E lui?"
"Dice che i vostri hanno bisogno dei soldi che guadagna lui qui"
"Well. Es verdad."
Intanto in casa Anne urlava chi te l'ha messo in testa, chi si occuperà di noi, come puoi lasciare tuo figlio?
"Posso chiederti una cosa?"
"M-mh"
"Tra te e Cain... chi ha avuto l'idea di andare in guerra, esattamente? Cioè, il primo che ha detto: ecco, mi arruolo. Chi è stato?"
Jack scrollò le spalle, ma poi ci si mise a pensare. Intanto Anne urlava forte è stata tua sorella? Ha deciso lei? Non sa che hai una famiglia? Non sa che abbiamo bisogno di te a casa?
"Sono stata io" concordò Jack poggiando la testa al muro dietro di sé. Sospirò a fondo come quando si annoiava e alzò gli occhi al cielo. C'era il rosa tiepido del tramonto che che traspariva da poche nuvole. Raul invece guardava per terra: Sean si era addormentato in maniera assolutamente autonoma e improvvisa.
"Secondo me il ragazzino ha qualche problema, comunque"
Jack abbassò lo sguardo, non capì subito. Quando ci arrivò, sorrise e mise le braccia conserte sotto il petto. Indossava una camicia leggera che teneva fuori dai pantaloni, e aveva i capelli sciolti che le ricadevano sul busto, davanti al petto. Raul la guardò per un po'.
"However... perché proprio Chris?" chiese dopo quel po'. A differenza del solito non smise di guardarla, gli occhi gli si erano fatti un po' più opachi, più accorti.
Jack sospirò. Incrociò le caviglie - le gambe erano tese in avanti - e pescò dalla tasca il tabacco e l'erba. Iniziò a girarsi una sigaretta con i gesti attenti di chi si concentra tanto su una cosa per distrarsi da un'altra con un buon alibi. La sigaretta era l'alibi e la prima cosa, Raul era l'altra cosa. Il suo viso rimase disteso.
"Ci conosciamo da tanto. Mi fa ridere."
Questa volta fu lui a rotolare le pupille verso il cielo. "Ci conosciamo da tanto anche noi" fece notare.
"Well, è diverso. Tu sei mio amico da sempre"
"Non" Raul stava per replicare, ma le urla di Anne diventarono più feroci da dentro la casa. Se parti non mi troverai qui al tuo ritorno, andrò via anche io, chi ci difenderà. Ma non capisci, io parto per difendervi, per difendervi dalla guerra, per fermarla alle nostre porte e non farla andare oltre. Perché tu, perché non qualcun'altro? Perché qualcun'altro e non me? Sono parole tue o di Jack? Stai delirando, Annie.
Jack si accese la sigaretta con l'erba e si strinse nelle spalle a disagio. Si sentiva come quando da bambina rubò una torta messa a freddare su una finestra. Scottandosi.
"Partire è la scelta giusta" disse ad un certo punto Raul, rompendo il loro silenzio.
"Secondo te come sono gli altri pianeti?"
"Quali?"
"Non so, gli altri"
"Ma quelli del Core?"
"Nay, quelli come il nostro"
"Well... suppongo come il nostro"
"Già. Probabilmente è così."
Jack chiuse gli occhi tentando di isolarsi dalle urla. Raul rimase a fissare Sean che dormiva sull'erba, abbandonato e sereno. Glieli invidiò entrambi: il sonno e la serenità.
"E' che non capisco... - riprese Raul aggrottando le sopracciglia - com'è che vi siete odiati per tipo vent'anni di vita e poi, all'improvviso, vi siete trovati senza un motivo preciso..." disse ostinato a trovare il bandolo della matassa.
"Checcazzo Ray, e piantala" lei scattò nonostante fosse alla seconda sigaretta di fila. Raul sapeva che era sempre un cattivo segno quando succedeva. Ma la conosceva bene. Chiese scusa e stette zitto, a guardare Sean anche lui. E rimase immobile finché non fu Jack a parlare.
"Mi ha chiesto di sposarlo"
Raul spalancò gli occhi. Tanto da farle aggiungere: "se lo dici a qualcuno t'ammazzo".
"E... tu che hai detto?"
"Che ci penseremo quando tornerò"
"Quindi parti?"
"Certo che parto".
Il ragazzo ci rimuginò. Allora aveva ventisei anni e una barbetta ruvida e dorata che si massaggiò evidentemente sovrappensiero.
"E ti ha dato anche un anello?" chiese infine.
Jack si strinse nelle spalle. Aveva l'anello in tasca: Chris si era ostinato a farglielo tenere nonostante l'indecisione. Era comunque suo, aveva detto, e comunque sarebbe andata non l'avrebbe rivoluto indietro.

Raul Barclay e Jack Rooster avevano vissuto un sacco di silenzi insieme. Stavano zitti quando non si capivano e quando si capivano troppo bene, quando lui era in imbarazzo e quando lei era arrabbiata. Sotto le stelle delle praterie, prima di addormentarsi, o durante i falò al centro della piazza, da bambini. 

Avevano vissuto un sacco di silenzi insieme, ma quello fu il più desolato di tutti. Da lì a breve, lui sarebbe stato spedito nel quindicesimo reggimento, e lei sarebbe finita con suo fratello nel sesto.

Fu anche l'ultimo.


* * *

Mio Dio, proteggi i miei figli.

Sweet Waters non aveva mai visto una nave così. La prua come la testa affilata di un rapace, i motori spostati ai lati erano le ali. Raul guardava in alto, riempito di quel senso di compiutezza e destino che ti attraversa solo quando stai lasciando una casa che ti è sempre stata troppo stretta.

Mio Dio, proteggi i miei figli.

Alla fila di chiassosi volontari allineati per salire a bordo, si aggiungeva la fila di chiassosi parenti e amici andati a salutare i ragazzi di Madrida, quel branco di giovani selvaggi cresciuti tra le sponde del Toledo e gli zoccoli dei selvaggi. Maryanne Rooster, con uno splendido bambino in grembo, abbracciava il marito con la forza della rabbia e gli occhi pieni di lacrime che, per orgoglio, si ostinava a ricacciare in gola.

No dog may bite them.

Jack abbracciò i suoi amici più e meno cari, ancora scossa dalle parole che Anne le aveva sussurrato all'orecchio, la promessa che le aveva strappato. A batterle le mani sulla schiena s'era presentato quasi tutto il paese, puntuale come un orologio per salutare i propri giovani e vedere le facce di coloro che sarebbero andati a costituire la Grande Armata Indipendentista. Sembravano tutti più belli e luminosi.

No wild beast tear them to pieces.

Imbattibili.

No tree fall upon them.

Jack sorrise quando venne l'ora di salutare Chris. Si abbracciarono così stretti da snocciolarsi le ossa. Lei gli sussurrò nell'orecchio: "you're in my veins". Lui rise e le affondò il volto nei capelli, inspirandone forte l'odore per conservarlo.

No water rise against them.
No firearms injure them,
no weapons, no steel, no iron cut them.

Zio Sam le passò una mano sulla testa e un dito sul mento. Un rimasuglio dei loro primi anni insieme, quando ancora lei era minuscola e lui temeva di farle male usando tutta la mano per accarezzarla.

No fire burn them,
no false sentence fall upon them.

Sua madre non pianse. Le prese il viso nelle mani piene di calli, saldamente, e lo tenne fermo per guardarla negli occhi. Pensò che l'aveva fatta lei, e che qualcuno avrebbe lottato per disfarla, dall'altra parte del 'Verse. Le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio: "sono fiera di te, Jack Rooster" le disse a voce alta, in modo che potessero sentirla tutti. Poi si sporse su di lei, le baciò la fronte e la benedì. 

No rogue enrage you, 
and that no fiends, no witchcraft
or enchantment can harm you. 
Amen.

"Amen" rispose Jack come le era stato insegnato. Arrivò il loro turno. Lei entrò nella nave per prima.


* * *

Ma Sam afferrò Cain per un braccio dopo averlo abbracciato. Glielo strinse forte e gli disse: "riportala a casa, promettilo"
"Lo farò"
"Promettilo"
Cain si crucciò appena, quasi offeso.
"Per questo sto partendo"
"Dillo"
"Lo prometto, Sam".
Sam sembrò soddisfatto. Gli diede una robusta pacca sulla spalla e lo spinse via, strofinandosi il naso spellato e riprendendo il cavallo prima di vedere i suoi unici due nipoti lasciare il pianeta per la guerra.



Peter said to Paul
"All those words that we wrote
Are just the rules of the game and the rules are the first to go"
But now talkin' to God is Laurel beggin' Hardy for a gun
I 've got a girl in the war, man I wonder what it is we done

Paul said to Petey 
"You gotta rock yourself a little harder,
Pretend the dove from above is a dragon and your feet are on fire"
And I've got a girl in the war, Paul the only thing I know to do
Is turn up the music and pray that she makes it through

Because the keys to the kingdom got locked inside the kingdom
And the angels fly around in there, but we can't see them
And I've got a girl in the war, Paul I know that they can hear me yell
If they can't find a way to help, they can go to Hell
If they can't find a way to help her, they can go to Hell

Paul to Petey "you gotta rock yourself a little harder,
Pretend the dove from above is a dragon and your feet are on fire"
But I've got a girl in the war, Paul her eyes are like champagne
They sparkle, bubble over, in the morning all you got is rain
Sparkle, bubble over, in the morning all you got is rain
They sparkle, bubble over, in the morning all you got is rain

martedì 28 maggio 2013

my own kind of forgiveness




"Mi dispiace".

Lo sussurra piano, al buio. Intreccia i piedi con i suoi come quando era bambina e ne riscopre le mani ruvide. Ne conta le dita e le preme sulle sue, in cerca di corrispondenze. Sono calde, solide come quelle di una quercia. Tiene gli occhi aperti, ma non riesce a vederne il volto. Sa che è ancora viva, però: il respiro leggero si ritma sul sonno. Respira anche lei pianissimo, nel timore di svegliarla. Senza voce, raccoglie sulle labbra i nodi luminosi di un pensiero disordinato, che si piega e si rigira su se stesso.

Ho molte colpe. Ho perso la guerra, innanzi tutto. Ho promesso che avrei difeso tutti voi, e non sono riuscita neanche a difendere me stessa. Ti ho tradito ogni volta che ho bestemmiato invece di pregare, e ti ho ucciso ogni volta che ho preferito vendicare i morti piuttosto che proteggere i vivi. L'ho fatto molte volte.

Il corpo le si chiude, la guancia scivola su lenzuola di lino bianco. Il profumo che avevano quando erano ancora umide e le portavano nei cesti dal lavatoio fino a casa, stendendole sul retro. Il vento le faceva gonfiare come vele sugli alberi maestri, e loro le usavano per nascondersi e rincorrersi. Toccarle con le mani era proibito. Allora le sfiorava con la fronte, mentre nessuno guardava, e trovava così sollievo dal caldo.

Ma non la prima. La prima ti hanno ucciso loro, e per sempre. Quando tornai, Chris mi strinse le braccia fino a farmi male e mi disse che non avrei potuto farci nulla neanche se ci fossi stata. Se avessi una figlia, vorrei che fosse lei a raccogliere le mie ultime parole, a chiudermi gli occhi. Vorrei che fosse la prima a gettare un pugno di terra sulla mia tomba e l'ultima a lasciarla dopo il funerale. Vorrei che scegliesse lei l'abito con cui verrò sepolta.

Venticinque anni prima, mani solide l'avevano costretta nel vestito della Domenica. Mentre si faceva annodare i capelli neri in una treccia, Jack raccontò di come la madre dei Barclay aveva conosciuto suo marito, l'amore della sua vita, e le chiese perché lei non avesse mai trovato il suo.

Vorrei dirti che lo faccio per qualcuno, che vedo il senso di ogni cosa. Che tutto si allinea e si compone nelle miglia che devo ancora percorrere. Vorrei dirti che lo faccio perché è giusto e non per il rispetto di John, per i miei doveri militari da ammiraglio, per le promesse che non smetto mai di fare, anche quando so di non poter mantenerle. Non c'è niente di giusto nell'uccidere altre persone. Me lo ricordo, nonostante tutto. Mi ricordo di quando mi pizzicavi le braccia perché ascoltassi il pastore che a messa parlava di perdono.

Ma parlava anche di guerra. L'ultima messa l'avevano sentita insieme; il pastore aveva indicato tutti i giovani pronti a partire, pregando per la loro vittoria e la loro salute. Jack aveva alzato lo sguardo mentre tutti mormoravano benedizioni col capo chino. Aveva cercato il viso amico di Chris dall'altra parte delle panche, dove sedevano gli uomini. Si scambiavano promesse con gli occhi, sicuri di essere destinati a rimanere eternamente giovani.

Ti ho vista l'ultima volta quasi dieci anni fa, ed è ancora difficile pensare alla mia vita di cui tu non sai niente. Questi sconosciuti che sono tutti la mia vita. Ti piacerebbe il modo in cui Sam china il capo a tavola prima di iniziare a cenare e l'ostinazione incosciente di Sun a fidarsi del prossimo anche quando le punta una pistola carica in mezzo agli occhi. A Sterling toglieresti il whisky tutti i giorni, a Edwards legheresti i capelli. Wright, lui no. Un uomo deve mettere da parte l'orgoglio e stare con la sua famiglia, diresti così. Un uomo deve proteggerla. Ma sono una famiglia anche loro, anche loro meritano protezione.

Un giorno cadde per terra. Tese le mani verso l'alto, ma lei non si piegò per raccoglierla. Invece fece un passo indietro e si chinò sulle caviglie, lisciandosi sulle ginocchia la gonna profumata di paglia. E mentre piangeva, lei sollevò un dito per richiamarne l'attenzione. "Un respiro profondo..." le disse, e ne accompagnò i polmoni. "E ci si rialza". Si rialzò da sola.

Non merito perdono anche io, allora, per ciò che ho fatto e ciò che sto per fare? Per aver promesso di tornare con lui ed essere tornata da sola, quando era troppo tardi? Per aver perso, per aver scelto di vivere questa follia per il resto della mia vita. Per la debolezza, quando ho visto Sweet Waters distrutta e ho preferito abbandonarla invece di accoglierla così com'era, come lei aveva accolto me per più di vent'anni? Per ogni bugia che ho detto, per ogni persona che ho allontanato, per essere sopravvissuta alla guerra che ha ucciso tutti. Perché non tutti sono miei fratelli e mie sorelle, come dice ogni volta Andrè. Andrè, di lui che avresti pensato? Un ladro di cavalli, figlio di ladri di cavalli. Siamo un vetro in pezzi, e non sono io la persona in grado di tenerli insieme.

Si stupì di non trovare fiori sulla sua tomba. Lo disse a voce alta e Chris le rispose che non c'era più terra buona perché vi crescessero i fiori. I pochi lotti sopravvissuti al diserbante erano sfruttati per la coltivazione intensiva di grano, perlopiù. Lei stessa aveva le mani vuote. Non possedeva più niente, non diceva più niente. Non si sforzò neanche di pregare. Lasciò la tomba di sua madre spoglia e muta.

Non mi illudo di star compiendo giustizia, no. La Giustizia è solo quella della fine, ed è di Dio, non degli uomini. Non ti dirò neanche che è bene. E' un pareggiamento dei conti, tutto qui. Incompleto, ingiusto, ma necessario. L'unico perdono che voglio è il tuo, perché di nuovo sto agendo per i morti più che per i vivi. Perdonami oggi per ieri e per domani. Per le volte che ti ho ucciso e le persone che ucciderò. Perché ho perso Cain alla fine. L'ho perso oggi, quattro anni fa.

Chiude le mani per stringere le sue e farla svegliare, ma afferra solo il vuoto. Apre gli occhi all'improvviso, nella penombra del dormitorio vede solo altri letti vuoti. Eir è ancora sveglia, difficilmente dormirà. La gamba le fa male. Manda giù tre pasticche. Una per ogni augurio, per ogni ora di sonno senza sogni.


Alla fine solo tre cose rimangono: fede, speranza e amore. Ma l'amore è la più grande di tutte.




lunedì 4 febbraio 2013

my own kind of origins: down by the river



Era un'estate placida e afosa in tutte le praterie di Sweet Waters, e dicevano che gli unici posti che si salvavano erano le cime della Trinidad e alcuni punti in cima alla valle dopo il tramonto. Come quasi ogni sabato, i ragazzi erano andati a passare la serata al Wild Mare, un saloon economico infilato in una via secondaria distante un buon quarto d'ora a cavallo dal centro della città. Cain era partito come al solito per Madrid nel primo pomeriggio, in modo da arrivare dai suoi, ripulirsi e farsi trovare entro sera con un bel mazzo di fiori fuori dalla casa della sua promessa sposa. Nessuno poteva biasimarlo: Maryanne era una ragazza allegra e spigliata, di cui era facile godere della compagnia così come innamorarsi. Gli altri erano rimasti indietro: privi della stessa motivazione del ragazzo, avevano ben deciso di non affrontare il picco del sole, rimandando le loro visite a settimane più fresche. 

Chris era uno di loro. Sulla veranda piuttosto affollata del Wild Mare, lui sedeva sul davanzale esterno di una finestra bassa, con un boccale di birra in mano e una giovane con una voce esile ma un sorriso facile: nessuno si era divertito mai come lei alle sue battute. Parlavano del più e del meno, nonché di qualsiasi cosa potesse costituire un doppiosenso non troppo audace. Più bevevano, più la linea dell'audacia si spostava in avanti, e - non senza una certa fatica - il ragazzo era riuscito ad avvolgere un braccio attorno alle spalle di lei, tirandosela sempre più accanto.

Certo, qualcosa ogni tanto lo distraeva. Gli ubriachi che cantavano fuori dal saloon, o anche, dall'interno, il vociare concitato che ogni tanto proveniva dal tavolo dei mandriani con cui lavorava lui. Una cinquina di ragazzoni erano raccolti in cerchio attorno ad un tavolo che conteneva a stento i boccali di birra consumati, e nel cerchio c'erano il più esile Raul e Jack Rooster, che sembrava quella più concentrata di tutte sull'argomento che trattavano. Ogni tanto il tavolo esplodeva in un generico dissenso o in un'onda di scetticismo, e ogni volta lei alzava la voce riprendendo le redini del discorso e l'attenzione del gruppo. 

"Allora, Anita... ti dicevo..."
"Mi raccontavi di come prendeste Tom Walker dopo che vi rubò il bestiame"
"E ti ho detto di come mi sparò un colpo, dritto in mezzo al petto?"
"Davvero?"
"Vuoi vedere la cicatrice?"

Fu distratto di nuovo, questa volta da un vero e proprio frastuono. Si voltò cercando all'interno del locale l'origine del gran fracasso, e con un po' di sorpresa vide Jack protesa in avanti con i pugni in agitazione, qualche sedia per terra, Raul che la tratteneva per la vita - o almeno ci provava - e uno dei ragazzoni in piedi, intento a tenersi il naso sanguinante.

"Ti chiedo scusa..." borbottò mortificato. Finì la birra e passò le gambe da fuori a dentro la finestra, avviandosi proprio verso il gruppo.

"Te lo puoi ficcare in culo, il tuo ragazzina - stava urlando Jack con la solita finezza, mentre Raul la tirava a fatica indietro - senza di me sareste ancora tutti a far la guardia alle pecore, fottuti bifolchi ingrati"

"Quella stronza!
- lamentava intanto l'altro - quella stronza mi ha rotto il naso! E' pazza!"

"Che succede?"
"A guardare le cazzo di pecore stareste, o a vendervi per due soldi ai pescherecci di Shreveport, con la fottuta influenza bovina di due anni fa... non le mandrie degli Hanborne, e dei Lincoln, e di tutti i fottuti ranch che ci hanno chiamati solo perché..." non riprendeva praticamente fiato.

"Jack..." mormorò Raul tenendola.

"... no, vaffanculo, ci hanno chiamati solo perché noi li portavamo alle pianure a nord e non li ammassavamo con le vacche appestate lungo i fiumi a sud. E chi cazzo ce li ha fatti arrivare alle pianure a nord, eh? Chi cazzo ce li ha fatti arrivare? Non mi pare che..."

Chris, ancora un po' confuso, si sentì in dovere di andare ad aiutare il fratello. Afferrò Jack per una spalla, neanche lui sapeva bene perché: un modo stupido per tentare di calmarla, magari.

"... ti pare che abbia avuto Cain l'idea, o qualcun'altro? Ce l'avete avuta voi? Non mi pare che ce l'avete avuta voi, mi pare che stavate ancora ad annusarvi il culo come i coyote, ai tempi! Stronzi! Stronzo!"

Lo 'stronzo' in questione si tamponava il naso con la camicia, gli occhi ridotti a due fessure. Raul la strinse tra le braccia e, facendo forza, se la trascinò fuori dal saloon ancora scalciante e imprecante, intenta a strillare come un condor. Chris osservò la scena perplesso e impotente, e solo alla fine si voltò verso il gruppo che si era lasciato alle spalle. 

"Che diavolo è successo?"
"E' successo che è matta col botto"
"Ma che voleva dire?"
"E' matta, Barclay, matta come un cavallo. Ha in testa che ora che se ne va Cain, che Raul va all'officina del vecchio Alamo e che tu ti fai assumere ai lavori alla ferrovia, a sud, lei resta qui a Mexican, e guida la banda"
"Cain se ne va?"
"Aye - argomentò l'altro, stupito della sua ignoranza - ora che si sposa, dice che ha trovato casa dalle parti vostre, oltre la valle, e si stabilisce lì, e torna a lavorare per i Deepmotte e ogni tanto per i Mitchell, e poi pensa a mettere su famiglia"

Chris sbatté le palpebre più di una volta. "Non ne sapevo niente..." mormorò, a chi non si capì bene.

"E quella stronza - sottolineò il tipo che si tamponava ancora il naso - pensa che ci metteremo a seguire lei, invece di farci il giro nostro. Quella puttana"

Chris, che era ancora perplesso, si scoprì decisamente risoluto. Avanzò di gran carriera e lo colpì sul naso già rotto con le nocche così forte da farsi male lui stesso, finendo di fracassargli un muso già non troppo avvenente. Lo lasciò stordito a terra, andandosene prudentemente prima che gli altri decidessero di prendere le sue difese.


* * *

Quando Chris tornò a casa, non ebbe bisogno di superare la porta per sapere che Jack non era tornata. Si sedette fuori insieme a Raul che leggeva il giornale e si girò con lui un po' d'erba che era rimasta.

"Novità?" chiese al minore con poco interesse.
"Pare che l'Alleanza abbia annesso un altro pianeta del border" si sentì rispondere con una voce piuttosto cupa.
"Non ti vedevi con Rachel stasera, comunque?"
"Abbiamo litigato"
"Ah"
"Well. Era nell'aria, domani vado a trovarla"
"Estàs bien?"
"Aye..."
"Lo sai almeno dov'è andata?" e non parlavano più di Rachel.
"Nay. A metà strada mi ha detto di non romperle i coglioni e se ne è andata"

Raul si strinse nelle spalle e a Chris sembrò un po' scosso. In un certo senso, era un po' scosso anche lui.

"Non è giusto, comunque" disse il minore.
"Per lei le cose non lo sono quasi mai" rispose l'altro con un sospiro.

Andarono a mettersi al letto, ma nessuno dei due riuscì a chiudere occhio finché non sentirono la porta chiudersi e i passi stanchi di una donna leggera trascinarsi fino al piano di sopra.


* * *

"Mi sudano le mani, cazzo"
"Asciugatele"
"Sul vestito affittato per cinquantasette dollari?"
"Tieni e stai zitto"

Chris passò all'amico un fazzoletto che si era cavato da una tasca dei pantaloni tirati a lucido. Non appena si era diffusa la voce che Cain Rooster si sarebbe sposato, sua madre non aveva aspettato neanche di farsi dire con certezza chi sarebbe stato il testimone: sapeva già che sarebbe stato il maggiore dei suoi figli, e quindi aveva iniziato a cucirgli un bel completo marrone a righine bianche che gli stava a pennello. Anche lo sposo faceva la sua figura, seppur pettinato sembrasse un'altra persona. Forse se ne rendeva conto: si guardava nello specchio allacciando e slacciando in maniera nervosa l'ultimo bottone della camicia. 

"Stai dando di matto?", volle accertarsi Chris.
"No, no... solo - Cain dondolò il peso da un piede all'altro - sto facendo il più grande errore della mia vita?" chiese quasi stridulo. Chris rise.
"Hai quasi trent'anni. Tra un po' inizierai a perdere i denti e ti vorranno solo le vecchie zitelle"
"Ma uno a trent'anni è ancora giovane"
"Non tu, vecchio mio"
"Che parli a fare, sei in dirittura d'arrivo pure tu. Io almeno una donna che mi regge l'ho trovata"
"E' che invecchi più in fretta"
"Vai all'inferno"

Si passò una mano tra i capelli in maniera distratta, emettendo un latrato quando si rese conto di esserseli scompigliati. Riprese a sistemarseli con poco successo e crescente agitazione, con la chiarissima sensazione che Maryanne avrebbe rifiutato di sposarlo spettinato. Forse l'aveva anche detto un paio di volte.

Bussarono alla porta. Jack entrò senza aspettare l'avanti. Indossava un vestito con le maniche corte dalle linee morbide, color panna. Chris ne osservò la nuca scoperta e poi il viso. Aveva un sorriso troppo sforzato e un'aria stanca. 

"Sta dando di matto?", chiese Jack a mezza voce mentre si avvicinava frontalmente a Chris, seduto. Lui spalancò le braccia, lei infilò le mani in tutte le tasche della sua giacca finché non trovò il pacco di tabacco. Iniziò a girarsi una sigaretta.

"Hai visto Anne? Come sta?" la incalzò Cain con una certa urgenza.
"Sta bene. Più tranquilla di te di certo" assicurò lei con poca verve, senza alzare lo sguardo su di lui.

Entrò Raul e si chiuse la porta dietro di fretta.

"Puta madre!" borbottò con il suo solito buon umore.
"Rachel?" chiese il fratello maggiore.
"Està rompiendo los cojones desde su casa, madre de dios! Mi scusi signorin... ah - sbatté le palpebre un paio di volte - hola Jack"
"Raul"
"Sei molto... intendo. Il vestito è molto bello, ci, ahm, stai bene"
"Jack", interruppe Cain disperato. La sorella sbuffò dalle narici, si mise la sigaretta ancora spenta tra le labbra e andò a pettinargli i capelli con le mani.

Allora entrò Sam Rooster. Andava lentamente per i sessant'anni, ma non aveva perso l'aspetto massiccio e burbero del cowboy che era stato. Portava il suo completo grigio scuro con la fierezza dell'età, ma chiunque lo conoscesse avrebbe saputo dire che quello era l'abito che tirava fuori solo per matrimoni e funerali. 

"Che cos'è questo puttanaio, qui. Siamo in una chiesa, mica in un saloon. - esordì - uscite tutti, che devo parlare allo sposo, qui"

Con lo zio Sam non si discuteva. I Barclay scivolarono con una certa fretta fuori dalla porta, non senza aver dato prima una pacca sulla spalla all'amico. Jack fece per allontanarsi anche lei, ma Cain le afferrò un polso.

"Cub. - ne cercò gli occhi - sei felice per me?"

Jack lo guardò con il cuore stretto. Sembrava un ragazzo smarrito nella propria felicità, combattuto tra incertezze ed entusiasmi così totalizzanti da riuscire a stento ad entrargli nel petto. Gli sorrise. Si mise sulla punta dei piedi e lo baciò su una guancia. Disse: "sono felice per te" e se ne andò a prender posto in chiesa anche lei.

Rimasero in due. Cain tornò a slacciarsi il colletto, poi a riallacciarselo, poi a slacciarselo di nuovo. Sam lo fissò a braccia conserte e scosse il capo.

"Quando sei nato faceva un freddo fottuto che sembrava l'inferno all'incontrario. C'era il ghiaccio per terra e io dovetti ad andare a prendere di peso l'ostetrica in paese, perché di certo tua madre non potevo spostarla. E facemmo un miglio sul ghiaccio con lei che cascava ogni tre passi e io che la ritiravo su e le dicevo di muoversi. - sospirò a fondo. - non ci puntavo un niente su di te, lo sai?"

Cain si mise seduto. Sam aveva un modo tutto particolare di parlare quando affrontava certi argomenti, e in quel momento capì dove sarebbe andato a parare. Si passò un paio di volte la mano sul viso per verificare la qualità della rasatura, mentre l'altro continuò a parlare.

"Mi dicevo: un ragazzino senza padre è condannato. Non importa quanto gli stai dietro, verrà su sempre a metà. Non volevo neanche che tua madre ti chiamasse col nostro cognome, che i Rooster sono gente onesta da cent'anni, e tu avevi il sangue di tuo padre, che non era un uomo onesto, e non era nemmeno un uomo vero. E il diavolo lo sa se gli somigli, tu: mi pareva di vedere lui ogni giorno di più"

Cain strofinò lentamente i palmi delle mani l'uno contro l'altro. Sentir parlare di suo padre lo disorientava sempre. Aveva di lui un ricordo annebbiato, scansato con i gomiti da quello più prepotente della nascita di sua sorella. Dopo di lei, le già rare visite di quell'uomo finirono del tutto.

"Lui non era un grande esempio d'uomo, ragazzo. E non lo sono stato nemmeno io: ho tre figli sparsi tra la Trinidad e le praterie ad est, e di certo loro non sanno che faccia ho io. Ma è perché è capitato. Ci sono solo due ragazzini di cui ho deciso di prendermi cura, e siete tu e tua sorella. Chiaro?"

Cain annuì.

"Bene. Dicono tutti che diventi uomo quando dormi per la prima volta con una donna, ma è vero quanto il bel profumo della merda di cavallo. Diventi uomo quando prendi le misure del tuo culo e metti da parte le stronzate per fare il tuo dovere. Da oggi in poi il tuo dovere è prenderti cura di quella ragazza, perché lei diventa la famiglia tua. E quando farete dei figli, ti prenderai cura di loro finché ne avranno bisogno. Vuol dire che non importa nient'altro, solo che ad una certa ora si torna a casa, tutte le sere. Che metti in tavola cibo a sufficienza per sfamare tutti, che li mandi alla scuola a imparare a scrivere e a far di conto, ad una certa età, e che gli insegni un mestiere se sono maschi o ti assicuri che sposino un brav'uomo se sono femmine. Una volta che ti sposi non puoi abbandonare la tua famiglia, ragazzo. Dimmi che hai capito."

Cain alzò gli occhi su suo zio e annuì di nuovo. "Ho capito".

"Bene. Ora vieni qua. - Sam gli fece cenno di alzarsi e lui si alzò. - Non puoi certo sposarti ridotto così, cazzo" commentò in maniera appena più bonaria, e gli allacciò l'ultimo bottone del colletto.

"Ecco. Ora sei pronto."

Ed era vero.


* * *

Quando Chris arrivò al fiume, non si sorprese di vedere Jack seduta sull'erba vicino alla riva, con le ginocchia raccolte al petto e una sigaretta spenta dal vento tra le dita. Mentre tutta Madrida festeggiava a casa Rooster il matrimonio fino a fare le ore piccole, lui era forse l'unico che si era reso conto di come Jack fosse sparita dalla circolazione da un po'. E se Sweet Waters era grande, c'era solo un posto da quella parte del Toledo al quale Jack sarebbe sempre tornata.

"Ti ricordi quando venivamo qui da ragazzini?" chiese non appena il ragazzo di sedette accanto a lei. Si era tolta le scarpe e aveva lo sguardo perso nella corrente scura del fiume. Una luna pallida si rifletteva nel moto frastagliato dell'acqua. Era una notte tiepida, e anche i coyote sembravano essersi spostati più a nord.

"Pesavamo così poco che ogni rischiavamo di farci portare via dalla corrente" ricordò Chris puntuale. Si allentò il colletto della camicia, le prese la sigaretta dalle mani e se l'accese. Era un tabacco secco, probabilmente uno proveniente dalle piantagioni a sud di Sweet Waters.

"Mi spiace per il casino con i ragazzi, kiddow."
"Well, è andata come doveva andare. Ti ricordi quando tutti lavoravamo con Sam?"
Chris annuì.
"E mi metteva sempre a fare le pattuglie notturne con Bob Carson, perché pensava che senza uno grosso accanto mi sarei fatta ammazzare dalle bande, o dai lupi. Finché un anno non decise di affiancarmi Olmos, che pesava quaranta chili e aveva ancora quindici anni. E lì capii che ero diventata importante come Bob Carson, per lui. Che mi affiancava gli inesperti perché pensava che fossi diventata brava abbastanza. Anche se aveva sempre pensato che avrei dovuto fare la sarta, o lavorare alla drogheria, invece che andarmene in giro con gli uomini a fare il mandriano."
"Mi ricordo che quando si ritirò fosti tu a convincerci tutti a trasferirci a Mexican per trovare più lavoro."
"Già. E abbiamo lavorato tanto per farci il nostro giro di clienti, ed espanderci, e farci commissionare lavori più grandi di noi. E li abbiamo portati a termine tutti, a costo di spezzarci la schiena e farci venire il culo piatto sulle selle."
"E' la prima volta che ti sento lamentare della fatica"
"Perché mi piace. E' il mestiere della mia famiglia, e non so fare nient'altro. E ora... - deglutì un paio di volte: la voce le suonò un po' traballante - insomma, a ciascuno il suo, no? Raul ha iniziato a lavorare nell'officina di Alamo, a Mexican, e tu hai trovato una buona paga alla ferrovia, e ieri mia madre mi ha detto che hanno offerto a Cain un bel posto al ranch dei Deepmotte, roba che lavori tredici, quattordici ore al giorno, e poi puoi tornare a casa tranquillo. E io... - si strinse nelle spalle così forte che avrebbe potuto scomparirci dentro - non so neanche dove andare a vivere. Non ho un lavoro. Non ho soldi abbastanza per rimanere alla casa a Mexican un mese di più, Chris. Cazzo."

Scosse il capo e strinse le labbra. Chris le carezzò piano la schiena.

"Te la caverai, Jack. Tu te la cavi sempre"
"Lo dici per farmi sentire meglio"
"Nay, ci credo. Tu magari mi credi stupido, ma ho due occhi che funzionano e le cose le vedo. L'ho visto che sei sempre stata tu a tirare avanti le cose. Ad avere le idee, e il coraggio di cambiare, anche se ci hai fatto saltare nel vuoto ogni tanto."

Jack voltò lentamente il capo verso di lui, guardandolo con gli occhi umidi.

"Ma dietro di te ci saremmo sempre buttati tutti. E volevo che te lo sentissi dire da qualcuno, che è vero: che senza di te avremmo pascolato pecore per tre pesos al giorno, e che sarei il cabròn che sono sempre stato, e che mi ricordo che fosti tu a venirci a dire che dovevamo trasferirci a Mexican. Che era l'unica cosa sensata da fare e che se non ci credevamo dovevamo solo fidarci di te."

Guardò con una certa intensità la cicca di sigaretta ormai quasi finita.

"Non mi sono mai pentito di essermi fidato di te, kiddow."

Rimasero in silenzio per un lasso di tempo che sembrò lunghissimo ad entrambi. Per la prima volta a disagio accanto a lui, Jack si strinse di più le ginocchia al petto e fissò il fiume, con un intenso lavorio che le cigolava nella testa. Il primo a fare qualcosa fu Chris: buttò la sigaretta in terra e si alzò in piedi. Si sfilò gli stivali e li calciò a diversi metri di distanza.

"Che fai?" chiese lei stranita.
"Ti va?" propose lui con quel sorriso storto che gli scopriva un incisivo. Si sbottonò la camicia e se la tolse, e si tolse anche la canottiera. E si sfilò la cinta dai passanti, e poi anche i pantaloni, e i calzini. Jack ci pensò un attimo. Poi, presa da una frenesia tutta nuova, si alzò in piedi anche lei. Si sbottonò il vestito dietro la schiena e lo lasciò cadere ai propri piedi, e fece la stessa cosa con la sottana bianca. Realizzò di sentirsi già più leggera. Respirare era diventato più facile, il nodo alla gola si era sciolto. Si guardarono sorridendo come degli adolescenti, Chris le prese la mano. Insieme, corsero nel buio verso il fiume, e nel fiume si buttarono fino a bagnarsi anche i capelli. Risero per ore, e per ore nuotarono da una sponda all'altra. Ebbero di nuovo quindici anni: di nuovo si nascondevano nell'erba alta per catturare i cavalli selvaggi e parlavano di chi sarebbero stati da adulti, di come non avrebbero mai fatto gli errori dei grandi che conoscevano e di come in qualche modo la loro vita sarebbe diventata sempre più appassionante e intensa con il passare del tempo, senza rendersi conto che il miglior tempo della loro vita era proprio quello, che non si sarebbero mai sentiti più forti e più invincibili di così, che il sorriso di Chris non sarebbe mai stato più luminoso e impertinente, che Sally non sarebbe mai stata più bella e ostinata, che Cain non avrebbe mai più amato una ragazza con tutta quella leggerezza e che Raul non sarebbe mai stato più convinto di avere tutto il tempo del mondo per costruirsi un'uscita da quel posto che odiava tanto. Quella notte, si ricordarono com'era stato avere quindici anni a Sweet Waters, e il fiume li inghiottì, li lavò di tutte le ansie e le idiosincrasie e le insonnie e li restituì alla superficie leggeri, belli, e all'improvviso, senza che nessuno di loro se lo aspettasse, innamorati.


I come from down in the valley / Where mister when you're young / They bring you up to do like your daddy done / Me and Mary we met in high school / When she was just seventeen / We'd ride out of that valley down to where the fields were green / We'd go down to the river / And into the river we'd dive / Oh down to the river we'd ride / Then I got Mary pregnant / And man that was all she wrote / And for my nineteenth birthday I got a union card and a wedding coat / We went down to the courthouse / And the judge put it all to rest / No wedding day smiles no walk down the aisle / No flowers no wedding dress / That night we went down to the river / And into the river we'd dive / Oh down to the river we did ride / I got a job working construction for the Johnstown Company / But lately there ain't been much work on account of the economy / Now all them things that seemed so important / Well mister they vanished right into the air / Now I just act like I don't remember / Mary acts like she don't care / But I remember us riding in my brother's car / Her body tan and wet down at the reservoir / At night on them banks I'd lie awake / And pull her close just to feel each breath she'd take / Now those memories come back to haunt me / They haunt me like a curse / Is a dream a lie if it don't come true / Or is it something worse / That sends me down to the river / Though I know the river is dry / That sends me down to the river tonight / Down to the river / My baby and I / Oh down to the river we ride