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sabato 9 novembre 2013

my own kind of ghosts



Al tavolo dove mangiava tutte le sere, di fronte al camino che aveva visto lei e Cole Scott felici, per una notte brevissima. Sulla veranda da cui aveva puntato il fucile in attesa che arrivassero i desperados dei tre fratelli Bolton. Nelle stalle dove aveva tenuto Shamrock, tra i cavalli che aveva curato, ormai vecchi. Nella sala in cui avevano tenuto il corpo ripulito di Buck Blackbourne, con le mani sul cuore e il browncoat macchiato. Nell'infermeria dove l'avevano vaccinata, lungo i campi in cui aveva rischiato la vita contro scorpioni geneticamente modificati grandi come pecore. Dietro la finestra che guardava mentre progettava un omicidio. 

Jack Rooster si muove nella bella casa colonica e la casa le parla di quando c'era Ritter a difendersi dietro i muri, di quando c'era Sterling a bussarle alla porta e Roona Mei Wilson a scartare regali. Le parla di quanto ha dato, quanto ha preteso, quanto non le è stato restituito. Parla di tutti i pugni dati ad Arkan McCorvin e di quando fu cacciata, e il giorno dopo aspettò la squadra di alleati al Crazy Horse Saloon. Parla di Jimbo nascosto in cucina e del ruggito delle notti senza luna. Segue sul pavimento le tracce di una nostalgia piena di rancore. Conta sulle tacche del mauler le volte che ha rischiato la vita per gente che non l'avrebbe rischiata per lei.

"Ammiraglio, è tutto pulito. Procediamo?"

La voce nell'auricolare sfrigola. 

"Aye. Prendete le provviste, e il bestiame. Prendete ogni cosa."



Never took the chance to be
Something I thought I lacked
The only things I give away
Are things I don't want back

domenica 1 luglio 2012

my own kind of quiet








Sono calma.

Calma, mi sfoglio al contrario alla ricerca dell'ultimo ricordo positivo che ho non legato a morti ammazzati, non legato alla lotta e ai pochi successi che ci siamo conquistati col sudore della fronte.

Il sudore della fronte. Mi poggio la mano sulla testa e la sento bollente. Mi poggio la mano sul cuore e lo sento bollente. Non voglio sentirmi così. Non voglio più sentirmi così. Voglio sentirmi calma, quieta. Pagina dopo pagina, cerco l'ultima volta in cui sono stata quieta. 

Montavo l'amaca per Scott. Ero sicura di avere un paio d'ore, durante il suo turno di ronda. Senza fretta, pensavo alla faccia che avrebbe fatto vedendola lì. Ero calma, il natale è una festa che mi è sempre piaciuta, anche dopo la guerra. Ero calma e quieta mentre mi stendevo sull'amaca e la provavo, dondolandola e chiedendomi se avrebbe retto due persone.

Cercavo un libro ad una bancarella. Alcuni li avevo già letti, molti invece non li avevo mai neanche aperti. Cercavo un libro ad una bancarella per il compleanno di Roona Mei, pensavo a mia madre che leggeva le storie a tutti i bambini di Madrida di fronte al falò e a Scott che se ne era andato, ma ero calma, ero quieta. Anestetizzata dalla consapevolezza che non avrei potuto fare di meglio. Anestetizzata dal rileggere quel vecchio racconto, Il Gabbiano. Tenerlo tra le mani e sfogliarlo. Mentre scorrevo le parole, sentivo in testa la voce di mia madre che lo leggeva. 

Roona Mei e Scott non sono pensieri giusti. Non sono ricordi giusti, col senno del poi. Il senno del poi getta tutto in ombra.

Dormivo sulla Almost Home per la prima notte dopo averla comprata. Mi ero scelta una cabina spaziosa e vuota, ci avevo portato un materasso sottile che, mi assicuravano, era stato interamente spulciato, e una coperta da metterci sopra, così da potermi stendere. Senza cuscino, dopo la nostra prima cena insieme da equipaggio, fumavo un'erba profumata in grado di rilassarmi i muscoli, e mi rendevo conto che, da quando ero partita per la guerra, era la prima volta che possedevo qualcosa, che avevo una cosa mia. Ed ero quieta, ero calma.

Ero dietro il saloon, con la schiena premuta sul muro esterno e una siringa nel braccio. Ritter tirava via l'ago e mi diceva che dopo poco avrebbe fatto effetto. Io sentivo il dolore scivolare via come sciacquato dall'acqua fresca in estate, e tutti i terribili pensieri che si erano agitati fino ad un attimo prima tornavano in ordine, diventavano semplici e luminosi. Ogni cosa era rischiarata dalla propria luce, ogni cosa aveva un senso perfetto ed era inserita in un puzzle che combaciava senza forzature, restituendomi un'immagine chiara e accogliente del futuro e del passato. Tutte le cose insensate avevano un senso. La guerra, le persone che ho incontrato, tutti i passi che ho fatto, Cain che moriva tra le mie braccia, il funerale di Blackbourne, John Cassidy che mi cacciava dalla sua nave, ogni cosa aveva un ordine preciso, ed ero svuotata di tutto il rancore, di tutto l'amore, di tutta la felicità, di tutto il dolore e della rabbia. Ero calma. Ero quieta. 

Ero poggiata contro il bancone di Jimbo, con un dolore così forte da farmi riempire gli occhi di lacrime. Avevo il respiro affannato e gli occhi stretti, e sentivo di poggiare le mani nel mio stesso sangue. Affogavo nelle mie emorragie mentre intorno a me continuavano a sparare e a spararmi, e pensavo a quando mia madre ci portava in chiesa a sentire il reverendo Pelton parlare del paradiso e di come tutti abbiano un loro destino e un loro tempo, e di come fare il volere di Dio voglia dire compiere il proprio destino, morire al momento giusto, e che alla fine Dio ci avrebbe perdonati tutti, perché dio è perdono e misericordia e bene infinito. Ero poggiata contro il bancone di Jimbo e stavo morendo.

Ero calma.

Ed ero quieta.



oh mother, I can feel the soil falling over my head, / and as I climb into an empty bed, / oh well, enough said, / I know it's over still I cling, / I don't know where else I can go, over. / oh mother, I can feel the soil falling over my head, / see the sea wants to take me, / the knife wants to slit me, / do you think you can help me, / sad veiled bride please be happy, / handsome groom give her room, / loud loutish lover treat her kindly, / though she needs you more than she loves you, / I know it's over - still I cling, / I don't know where else I can go - over; over. / I know it's over and it never really began, / but in my heart it was so real, / and you even spoke to me and said, / "if you're so funny, then why are you on your own tonight?" / "and if you're so clever then why are you on your own tonight?" / "and if you're so very entertaining then why are you on your own tonight?" / "and if you're so very good looking, why do you sleep alone tonight?" / I know,/ because tonight is just like any other night, / that's why you're on your own tonight, / with your triumphs and your charms, / while they're in each other's arms, / it's so easy to laugh it's so easy to hate, / it takes strength to be gentle and kind, / over and over and over. / it's so easy to laugh it's so easy to hate, / it takes guts to be gentle and kind, / over, over. / love is natural and real, / but not for you my love, / not tonight my love. / love is natural and real, / but not for such as you and I my love, / oh mother, I can feel the soil falling over my head, / oh mother, I can feel the soil falling over my head, / ohhh-ohh, / oh mother, I can feel the soil falling over my head.

my own kind of reasonable behaviour



'Sera Jack.

Arkan.

Sai questa scena devo ammettere che non m'è nuova. Allora, le ferite si son rimarginate?

E quelle dei tuoi tre assaltatori?

Cavolo Jack m'hai fatto un bel danno sai? mandarmi tre assaltatori in ospedale, non è stato molto gentile da parte tua. Comunque diciamo che due su tre si son quasi rimessi del tutto. Piuttosto, sono felice di vedere che almeno questa volta non stai tentando d'assalirmi, alla fine un po' di buon senso c'è in te. Io non ti capisco Jack, inizialmente mi sei sembrata una persona realmente interessante. Certo fazione probabilmente opposta alla mia ma comunque interessante. Ma immagino che ormai questo sia il nostro copione vero?

Finché non mi riesce di ucciderti.

Questo tuo affetto nei miei confronti devo ammettere che mi sconvolge. Però lo sappiamo bene entrambi che il 'Verse ha bisogno di persone come me, o come te, affinché tutto possa continuare a girare, pensa che noia senza di noi. Piuttosto dimmi una cosa, l'altra volta, l'attentato alla chiesa, realmente tu non ne sapevi nulla?

Questa chiacchierata per farmi domande cui ho già risposto?

Certo, ovvio che non ne sapevi nulla, ed immagino che sia inutile chiederti anche dei Dust Devils no? In verità oltre a farti domande a cui sicuramente non avresti risposto volevo solo assicurarmi che ti fossi ripresa, sai com'è, la detenzione non durerà ancora a lungo e sospetto che presto sarà tempo di ricominciare il nostro giochino vero?

Dovrò tornare qui a firmare per due settimane. Ci incroceremo spesso.

Ho capito che mi vuoi morto ma ogni tanto possiamo anche prenderci qualche pausa non trovi? Alla fine siamo qui, l'ultima volta che parlammo quasi amichevolmente ammetto che trovai interessante la conversazione, avrò mai la possibilità di conversare ancora una volta con te come allora?

Intendi prima che partecipassi a quel gruppo capeggiato da Ryan Gibbs, che uccise rancheri innocenti e, tra le altre persone, uno dei miei più cari e vecchi amici? O forse ci siamo visti qualche volta prima che il vostro esercito invadesse il mio mondo, lo distruggesse, seminasse il tifo tra tutte le persone che conoscevo. O più tardi, prima che le schegge di una vostra bomba si piantassero nel corpo di mio fratello, a Serenity Valley, prima che dovessi passare notti intere vicino al suo cadavere in putrefazione. Con "allora", intendi prima di tutto questo?

La guerra è guerra, entrambi abbiam perso persone a noi care in quel lungo conflitto, immagino, e purtroppo quando v'è una guerra del genere la devastazione è un'ovvia conseguenza. Piuttosto ora dovremmo concentrarci nell'aiutare i pianeti in difficoltà a risollevarsi ed a rendere il nuovo Verse un posto migliore in cui vivere, non versare invece ulterior sangue per una causa ormai persa. Non dico che la guerra stessa sia stata giusta, ma non possiamo cambiare il passato. Per quanto riguarda invece il MAC ed il bombardamento, m'era stato detto che quel ranch era un covo di criminali e sai bene che sto cercando di ripulire almeno un po' il 'Verse in tal senso. Ho solo seguito gli ordini in quello che credevo un giusto ideale.

Immagini?

Jack Rooster si alza in piedi di scatto, afferrando la sedia per lo schienale.

Hey, che fai, ricordati dove siamo!

Jack Rooster torce il busto, lancia la sedia contro Arkan McCorvin. Lo colpisce al braccio che lui usa per ripararsi.

Dannazione!

Due guardie entrano velocemente nella stanza. La prendono per le braccia e la sbattono contro il muro, per trattenerla, nonostante sia ancora ammanettata.

Devi ricordartelo, McCorvin. Quando pensi di essere al sicuro... non lo sei.

martedì 26 giugno 2012

my own kind of bleeding


Devo restare sveglia.


Se rimango sveglia, non tiro le cuoia. 


Se rimango sveglia sopravvivo.


Voglio svenire.


Se svengo smetto di sentire dolore, ma se svengo muoio.

Ooh, che succede adesso, ti senti debole? Che succede adesso, ti ficchi in situazioni così e poi non ti aspetti di morire dissanguata sul pavimento lurido di un saloon di periferia? E' la tua vita che è lurida, lo sai bene. E' la tua vita che è lurida, che tiene lontana la gente, ed è la tua vita lurida che ti rende così ridicola quando metti su la faccia calma e dentro sei una povera disperata. Lo diceva anche lui che in testa non hai un'idea buona, che avanti così ti farai ammazzare, e ora muori, no? Pensi che non veda lo schema? Pensi che non veda il sottile filo rosso che tiene insieme tutte le tue azioni apparentemente senza senso? Roona Mei che si mette in mezzo, Scott che si mette in mezzo, Sterling che si mette in mezzo, Maryanne che si mette in mezzo. Mei mei che ti caccia, Demidov che si mette in mezzo, Sterling e Wright al gabbio, vedere McCorvin ancora vivo, quella visita che hai fatto alla lapide di Blackbourne da lontano, il ritorno del ragazzino che ti ha colpito come un pugno in pieno stomaco, togliendoti il respiro, aggredendoti alle spalle con tutto il carico di passato che vorresti tenere lontano e che invece deve tornare a cercarti e a farti male. Jim. Dio santo, cos'è successo a Jim?

Dio santo, perché penso a Jim? Perché tra le centinaia di persone a cui potrei pensare, penso a Jim? Perché non posso morire con la voce di mia madre nelle orecchie, il sorriso di mio fratello davanti agli occhi? Perché Jim? Perché James Murdock?

Perché Jim ha tradito. Non è stato il primo né l'ultimo, non è stato il più doloroso ma è stato il più chiaro, il più ovvio. Segui il filo rosso. Segui il filo rosso della tua felicità interrotta, della tua vita stuprata da eventi troppo grandi per una persona piccola come sei tu. Sei piccola, è questo che sei. Sei minuscola, e il 'Verse è gigantesco. Sei debolissima, e l'Alleanza è un gigante forte. Sei una sola, e il resto dell'universo ti rema contro. Sei una sola, e remi contro il resto dell'universo.

Non devo svenire.


Se svengo smetto di sentire dolore, ma se svengo muoio.

Non so se ho iniziato tutto perché volevo morire. Non so se ora mi sforzo di non morire perché voglio vivere o perché devo vivere. Non so chi non lo supererebbe in poche settimane. Non so se quello che devo fare devo farlo, o è una scusa per continuare a vivere. 

Non devo svenire.

Se svengo smetto di sentire dolore. 


Se rimango sveglia sopravvivo.

Voglio dormire.


martedì 10 aprile 2012

my own kind of birthday

Non otterremo nulla da te, vero?

[...] potete aprirmi il petto, spaccarmi le ossa e cercare fino al centro del mio cuore: l'unica cosa di cui mi pento è non aver ammazzato Gibbs quando ne avevo l'occasione. « l'accento del rim esterno sempre udibile, trascinato. » se l'avessi fatto, sarebbe stato tolto di mezzo prima. E un brav'uomo sarebbe ancora vivo.



Arkan McCorvin, Alesha Baland, Gregory Phillps, Nathe. Nathe, Gregory Phillps, Alesha Baland, Arkan McCorvin.

Non devo dimenticare niente. Non devo dimenticare la piatta calma di Phillps e le sue minacce inconsistenti da burocrate. Non devo dimenticare McCorvin, le sue parole vuote e prive di senso dette da qualcuno che ha bombardato la gente del rim. Niente mai va dimenticato. Nella memoria onoriamo i nostri morti e i nostri sacrifici. La memoria è tutto ciò che ci resta. E la mia memoria è lunga.

La giornata è passata così, lentamente, con il dolore alla gamba che mi squarcia da dentro. Con gli antidolorifici lo tengo sotto controllo, riesco a vivere normalmente. Con gli antidolorifici non è un problema, posso gestirlo. Ma senza è come una pugnalata continua. E nasconderlo, sforzarsi di tenerselo dentro, lo fa pulsare ancora di più. Me lo sento nel muscolo, attaccato all'osso. A volte è un fastidio preciso e costante, altre volte è un dolore così lancinante da svegliarmi. Ho l'impressione che con un coltello sottile con una lama affilata potrei scavarmi nella carne fino a reciderlo.

Gli antidolorifici non si trovano facili. Ogni volta faccio una scorta al mercato nero di Safeport, ma c'è qualche roba strana in quelli che trovo, mi fanno venire da vomitare. Mi servirebbe Blackbourne, per farmi dare gli analgesici che mi passava lui. Oppure andare a Hall Point, lì si trova roba migliore. Ma ho promesso di non rimetterci piede. Non sul breve tempo, comunque.

E' stato il mio compleanno oggi, comunque. Trentadue. Passato a guardare il sole a scacchi.

Forse c'è qualcosa di terribilmente sbagliato in me.


giovedì 5 aprile 2012

my own kind of secrets

2495, Mexican (Shadetrack)

"Oh, ma che fai?"
"Tanto Sam ci mette un'ora a vendere quei cavalli"
"Sai che culo ti fa se scopre che sei andato al porto spaziale?"
"Be', ce lo farà ad entrambi, visto che mi hai seguito..."

Cain Rooster sorride da sotto il cappello che getta in ombra un viso giovane e arrogante, sul quale si affacciano i primi fili di barba. Jack ha tredici anni, capelli arruffati sotto una bandana rossa, degli stivali vecchissimi che suo fratello usava da bambino.

Il whisky inizia a non fare più effetto, sulla gamba. Forse sono tutte queste notizie, queste chiacchiere. Cosa ha detto che è? Istinto. Si fida per istinto... e io posso fidarmi a tal punto di lei da credere al suo istinto?

"D'accordo, ma diamoci una mossa. Che ci siamo venuti a fare qui, comunque?"
"Così, volevo dare un'occhiata"
"E che c'è da vedere? Un branco di ladri spaziali che nel tempo libero trasportano vacche"
"E puttane a volontà e gente di malaffare... sai cub, inizi ad avere una certa età, mica devi credere a tutto ciò che dicono mamma e Sam"
"Non chiamarmi cub..."

Devo fidarmi del suo istinto, anche se ha giocato col suo corpo in quel modo? Dice che l'aveva fatto pure Blackbourne, insieme a lei. Ma non è una cosa naturale. Dio non c'entra niente, ma se nasciamo con due gambe, due braccia e una testa e basta, un motivo deve esserci. Quei giochi genetici hanno fatto impazzire Jim, ne sono quasi sicura. E' uscito fuori di testa. Altrimenti non avrebbe fatto ciò che ha fatto.

"Guarda quella... è una classe firefly"
"E tu che ne sai?"
"Ho trovato delle foto con Tom."
"Il giovane dei fratelli Barclay?"
"Quello è Tim. Il maggiore."
"I Barclay sono teste matte"
"Pensavo ti piacessero proprio per questo, no?"
"Perché stavate ad informarvi sulle navi, tu e Tom Barclay?"

Ma almeno me l'ha detto. Me l'ha detto subito, è più di quanto abbia fatto Scott col suo. Dovrei prenderlo come un gesto di rispetto. Forse lui ha ragione quando dice che non ci vedo bene. Forse dovrei rassegnarmi al 'Verse che cambia, a queste puttanate che ci dicono di iniettarci nelle vene per essere migliori.

"Sai mantenere un segreto, Cub?"
"Non chiamarmi Cub"
"Lo sai mantenere o no?"

La tredicenne solleva una mano e dà un pugno sulla spalla del fratello.

"Io il tuo culo lo copro da quando da ragazzini andavamo a rubare le mele alla vecchia vedova Smith".
"Sarebbe un sì?"
"Aye. Che segreto?"

Niente più segreti sulla mia nave. Non ne voglio. Allora le ho detto il vero motivo per cui sono andata via: che dovevo tenermi lontana da Capital City. Che lì c'è il resto della mia famiglia, e che la mia famiglia non vuole avere niente più a che fare con me. Che Scott non ce l'ha con me perché ho lasciato la Almost Home, ma perché ho lasciato lui. Le ho anche detto che la resistenza ha bisogno di gente come loro: ha bisogno di lei, di Scott. Di persone che sappiano costruire. Io so solo distruggere. L'ho detto anche a lui: io dentro ho solo rabbia, e il giorno che la rabbia non servirà più, io non sarò niente. Mi va bene così. Non sto combattendo per un 'Verse in cui vivere. Il mio treno è passato, lo capisco, l'ho visto. Sto combattendo perché magari a qualcun'altro servirà un mondo libero. Combatto perché se non lo faccio io, lo farà qualche idiota pronto a lasciare famiglia e amici per i suoi ideali. Io non ho più niente da perdere. Io sono sacrificabile.

"Io e i Barclay stiamo mettendo da parte un po' di soldi... tempo qualche anno e ne avremo abbastanza da comprarci una nave usata."
"E che ci vuoi fare con una nave usata?"
"Ci mettiamo in affari... in affari veri, interplanetari."
"Non hai mai messo il muso fuori da Shadetrack e ora vuoi viaggiare?"
"Aye. Voglio un po' di avventura, Cub, un po' di rischio. La vita è una sola, no? Non la passerò tutta a lavorare nei ranch o a condurre manzi."
"Tu ti sei bevuto il cervello, Cain"
"Te lo farò vedere, Jack. E se diventi brava a fare qualcosa, ti farò lavorare sulla mia nave"
"E come si chiamerebbe questa nave?"
"Non lo so, dobbiamo ancora pensarci"

La gamba mi fa sempre più male, dal funerale di Blackbourne. E la paura del buio è peggiorata. Adesso ci metto sempre più tempo anche a chiudere gli occhi, la notte. Ieri un'ora solo per decidermi a tenerceli chiusi. Un'ora, due joint, tre birre.

"Che te ne pare di Almost Home?"
"Mh?"
"Be', se vuoi mandare a puttane tutto, prendere una nave e partire tanto vale che ti porti dietro un pezzo di casa, no?"
"Almost Home... mi piace."
"Almost Home"
"Penso che potrebbe diventare la mia nave".

sabato 31 marzo 2012

my own kind of loneliness

"La tua vita deve essere un inferno, Jack Rooster"
"Non lo è. Non è un granché. Ma ho la mia gente, che siete voi. C'è a chi è andata peggio"

Nel momento esatto in cui le ho risposto, ho temuto di averle mentito. Non le avrei mentito se gliel'avessi detto tre mesi fa, forse. Quando il mio equipaggio era ancora mio, quando Jim era dei nostri e Blackbourne era ancora vivo, anche se lontano, nelle tenute a sud di Greenfield.

Mi piace Edwards. Mi piace che abbia deciso di combattere con noi nonostante abbia vent'anni, o qualcosa di più. Mi piace che non mi stia dando problemi, che mi abbia accolta anche se mi conosce a stento e ha conosciuto solo Scott come capitano. Mi piace anche Sterling, il suo odore di alcol, e questo Sam sembra uno poco sottile ma deciso sul dafarsi. Diventerò il loro capitano, prima o poi, ne sono sicura. E se non ne sono sicura lo devo comunque credere.

Ho portato la scimmia che ho comprato con Ed sulla Almost Home, poi sono andata al Crook Saloon a bere, sapendo che per le ore imediatamente future mi potrò semplicemente buttare sulla mia branda e farmela passare. Ho bevuto. Bevo ancora, qui accettano pesos, vale la pena.

Cole mi manca... quello di prima, intendo. Vorrei ascoltarlo, confrontarmi serenamente con lui sul lavoro, almeno, ma me lo rende impossibile. Ogni parola che dice, ogni occhiata, ogni tono che usa, sembra che la sua missione sia diventata quella di screditarmi, di farmi passare per un'idiota. L'ho detto ad Edwards: lasciandogli la Almost Home, gli ho lasciato tutto ciò che mi resta in questo fottuto 'Verse... a lui, a nessun'altro. Sapevo che sarebbe stato un buon capitano, che avrebbe portato le cose avanti, che non si sarebbe arreso. Mi sono fidata. Se c'è qualcuno di cui mi sono fidata, quella persona è stata Cole Scott.

Qualcuno mi bussa sulla spalla e mi chiede se voglio fare un giro. Poggio delicatamente lo shotgun sul tavolo e gli dico di togliersi dai coglioni senza neanche guardarlo in faccia. Nessuno mi bussa più sulla spalla, suppongo quindi che abbiano capito.

Per qualche motivo Cole Scott non mi ritiene degna della sua fiducia, però. Certe cose ti colpiscono come una sprangata in pieno petto, di quelle che ti fanno mancare il respiro e ti rompono le costole abbastanza da farti aver paura che le schegge buchino i polmoni. Quando lui mi ha detto che sono povera di idee e di inventiva mi sono sentita più o meno così, però presa alle spalle.

Gli uomini non li guardo, si somigliano tutti in questo posto. Tengo gli occhi sulle puttane, però. Indossano dei corpetti che fanno uscire tutto, e queste gonne a balze che sollevano di continuo, a scoperchiare le giarrettiere e gli aborti di una vita che si incrociano sui loro ventri.

Non voglio che stia zitto. Voglio che parli e che abbia il coraggio di alzare la fottuta testa quando lo fa, di guardarmi negli occhi. Ma non mi guarda negli occhi, mi dà solo addosso, e quando gli dico piantala di darmi addosso fa finta che gli abbia detto stai zitto, e sta zitto, e posso vedergli dentro tutto il biasimo, tutto il rancore che nutre nei miei confronti, e mi chiedo cosa ho fatto per meritarmelo. E' come avere un nemico che dorme accanto a te, che aspetta il tuo passo falso per dire che non sei adatta a ciò che fai. Mi ha detto avrai paura di me, Jack. Lì dove cercavo supporto, dove ricordavo amicizia, ho trovato qualcuno che invece vuole lo scontro, la competizione. Vuole che abbia paura di lui. Cole Scott vuole che abbia paura di lui.

Penso a questo e mi chiedo se sia solo un brutto incubo, uno ancora peggiore della mia vera vita. Cerco risposte nel fondo del bicchiere e, visto che non ne trovo, ordino un altro giro. Sally, così si chiama quella coi capelli biondi, canta una canzone sporca dalle ginocchia di un mercenario.

Non me l'aspettavo. Non mi aspettavo che Jim ci avrebbe tradito, andando a fare le stragi, a rubare al ranch e a dire a Donna Winter chi siamo. Non mi aspettavo di tornare e trovare Buck in una bara, non mi aspettavo che sarebbe stata Donna Winter a dirmelo. Non mi aspettavo che Cain sarebbe morto in guerra, non mi aspettavo che Scott andasse a lavorare per lei due settimane dopo la mia partenza e che mi odiasse due mesi dopo. Non mi aspettavo che Anne non volesse vedermi, che avesse cambiato nome a se stessa e al ragazzino. Quando tornai a Shadetrack, dopo la guerra, non mi aspettavo di vedere casa mia distrutta e la mia famiglia sei piedi sotto terra.

Quando ho comprato la Almost Home, non mi aspettavo che mi sarei sentita mai più così sola.

Con le canzonacce di Sally nelle orecchie, scolo un altro bicchiere senza neanche sentire più il bruciore nello stomaco. Rovescio i pochi soldi che mi restano sul tavolo, cercando di capire se sono abbastanza ricca da comprarmi un po' di compagnia.

mercoledì 28 marzo 2012

my own kind of oldest friend

Di persone buone in questo mondo io non ne ho conosciute tante. Anche io mi sforzo ogni tanto, ma poi m'incazzo facilmente e vengo alle mani presto. Ho un verme dentro, me lo diceva sempre John Cassidy.

Buck Blackbourne comunque era una di queste persone buone. La gente non ce la fa più a sentirmi, ma ogni volta che incontro uno nuovo gli racconto di come gli devo la salvezza della mia gamba destra, che tutti dicevano che bisognava amputare. Lui no: lui dei razionamenti degli antibiotici non gli fregava niente... mi conosceva appena, ma in quella guerra maledetta mi aveva preso a cuore, per qualche motivo per cui dovrei ancora ringraziare Dio. Quindi vado in giro a dire di come Buck Blackbourne mi ha salvato la vita.

Di Buck ricordo tante cose piccole. Ricordo il modo caldo e stretto in cui mi abbracciava, ricordo come mi guardava sempre da capo a piedi con quei suoi occhi attenti, cercando di capire sempre se stessi bene, in forze, neanche potesse leggermi addosso tutti gli acciacchi delle vecchie ferite, fisiche e morali.

L'ultima volta che l'ho visto ha fatto lo stesso: mi ha abbracciato fin quasi a sollevarmi da terra, poi mi ha guardata attento e mi ha chiesto come stavo. Era di passaggio, e io ero felice di vederlo.

La penultima volta che l'ho visto fu prima che partisse per le tenute di Mason a sud. Io ero arrabbiata per la brutta questione di quel prete luddista, che eravamo andati ad ammazzare e che poi si rivelò non aver commesso la strage al ranch. Io ero delusa, ed ero arrabbiata, perché avevo fatto un favore gratis a Donna Winter senza che servisse niente al ranch e a lui, mi sentivo stupida per non aver controllato, e gli dissi che era l'ultima volta. Ricordo di come si avvicinò a me a braccia aperte, come sempre, di come non gli andai incontro e lasciai le sue braccia vuote.

E' un brutto ricordo e faccio di tutto per togliermelo dalla testa. Ma ce l'ho piantato tra le tempie, così come ho piantata tra le tempie la sequenza che Donna Winter mi ha descritto, momento per momento, e che ha portato alla sua morte. Quando me l'ha detto ero confusa, non ragionavo bene. Sono andata via che mi sentivo barcollare, mi sono chiusa in un cesso dello skyplex e ho pensato bene di vomitare l'anima. Poi ho bevuto, ho vomitato un altro po' e sono andata a trovare la mia nave appena attraccata.

C'era Cole.

Non immaginavo avrebbe fatto i salti di gioia, ma speravo che fosse felice, in qualche modo. Mi ha buttato addosso il resoconto di due mesi e mezzo d'assenza, poi è andato a dormire. Pare lavori ad Hall Point, adesso.

Poi oggi ho incontrato Sterling a bordo, i suoi occhi verdi e il suo sorriso mi hanno fatto sentire bentornata per la prima volta da quando avevo messo piede sulla nave. C'è uno nuovo, un tale Sam Cooper. Abbiamo mangiato insieme, Scott si è rifiutato di sedersi con noi. Be', con me.

Ci ho parlato meglio stanotte, alla quercia nera. Volevo discutere di questo tale che si chiama Smith, dei tre avangers. L'abbiamo fatto, poi mi ha buttato addosso così tanta merda che mi sorprendo di riuscire ancora a respirare. Non ha una grande opinione di me, penso che un po' mi stia odiando. Forse dovevo restare dove stavo, farmi assegnare da Renshaw ad un altro equipaggio. Forse ha ragione lui e questo non è lavoro per me, non riesco a vedere le sottigliezze, a chiudere gli occhi e tapparmi il naso e fare affari con i miei nemici. Potrei sparire di nuovo senza avvisare, questa volta, non farmi più vedere. Sembra se la sia cavata bene con l'equipaggio, con il lavoro e... la guerra. Lasciargli tutto sarebbe un atto di onestà, una gentilezza verso di lui e gli altri.

Ho anche incontrato Deliorra Hopfkin. E' tornata al ranch, mi ha fatto venire una mezza idea di andare a dire a questa ragazza nuova se posso dare una mano, fare qualcosa ora che lui non c'è più. Tre mesi fa l'avrei pensato impossibile, o forse non l'avrei pensato affatto... ma Cole, lui si sta facendo un'altra vita. Forse dovrei farlo anche io, e avere una stanza dove dormire mentre sono a Greenfield, un posto dove stare quando non stiamo in viaggio, dell'altro lavoro da fare... magari mi aiuterebbe a non trovarmelo davanti ogni volta, a dover ripensare a quanto è sfasciato tutto quel poco di buono che avevo qui. A dover ripensare a lui che ribadisce come fosse qui mentre io non c'ero, come abbia ammazzato Gibbs mentre io non c'ero, come tutto sia andato bene finché io non c'ero, come io che ora ci sono sono povera di idee, arrogante, con i paraocchi.

Non lo so. So che ha ragione su una cosa.

Niente è come me lo aspettavo.

Buck Blackbourne è morto.

Mi affaccio sul ciglio del burrone, e tutto ciò che posso fare è avvolgerlo nel suo browncoat e gettargli una manciata di terra sopra.


giovedì 3 novembre 2011

my own kind of justice

A nove anni vidi il primo condannato a morte. Ero a Mexican, sfuggita al controllo di mio zio impegnato in una vendita di cavalli. L'uomo sulla forca aveva un aspetto vecchio: capelli e barba ingrigiti, qualche dente mancante, uno sguardo opaco. Le sue ultime parole, prima che aprissero la botola sotto i suoi pedi, furono: "se potessi tornare indietro, ammazzerei quel bastardo altre cento volte".
Ripensandoci, più avanti, decisi che la vendetta non avrebbe mai dovuto guidare le mie azioni. Cos'è che mi muove adesso non mi è molto chiaro, ma sono abbastanza sicura che la sparatoria di ieri non avesse niente a che fare con la vendetta. Non per me, almeno.

Era vendetta per la Winter, forse: Randolph è riuscito a farle perdere quello sguardo distaccato e inespressivo che ha di solito, mettendole in gola una buona dose di rabbia: abbastanza da commissionare un omicidio, almeno. Un eccidio, lo chiamano.

Era vendetta per Buck. Il ranch è casa sua, i lavoratori del ranch la sua famiglia: se i luddisti avessero ammazzato un membro della mia, di famiglia, non avrei esitato un istante a portarmeli tutti all'inferno, ad ogni costo.

Era vendetta anche per la ragazzina, quella Summer Cotton, con la paura che le si sentiva sulla pelle e una pistola troppo impegnativa per lei tra due mani che hanno smesso di tremare solo per un brevissimo istante, l'unico istante che le serviva per premere il grilletto e centrare uno dei seguaci di Randolph.

Probabilmente era vendetta anche per Jim, pagata al prezzo di un dardo conficcato nella spalla che però non ne ha compromesso l'animo e la capacità di sparare.

Non per me, comunque.

Per me era Giustizia. La Giustizia più antica del mondo, quella che vuole vite in cambio di vite, equa e retta. Era protezione: Buck, o Jim si sarebbero potuti trovare in quel capanno esploso al posto dello sconosciuto che ci è morto dentro, e di cui adesso restano solo le ossa bruciate.

Nonostante ciò, ho questa sensazione di cui non riesco a liberarmi, questo peso sullo stomaco, questo freddo sulla pelle che ho dai tempi della guerra, e che mi torna addosso ogni volta che uccido qualcuno. La sensazione di star sbagliando, in qualche modo. La paura, il terrore di essere nel torto, di aver fatto male i calcoli, di aver ammazzato delle persone innocenti, o comunque non completamente colpevoli.

So che non è così, che non è questo il caso. Ma mi è già successo prima d'ora. Mi è successo in guerra e mi torna in mente ogni singola volta che chiudo gli occhi, che sbatto le palpebre. In ogni momento di buio mi torna addosso, insieme a tutto il resto.

Ho ammazzato due preti, comunque, insieme agli altri. Due preti assassini a loro volta, ma due preti.

Dio non deve avermi molto in simpatia, in questo momento.