martedì 26 marzo 2013

my own kind of blind faith

tomorrow will be kinder - the secret sisters

Quando mi arriva la notizia sul cortex pad, ho appena preso la jeep e sono costretta a fermarmi. Sono su uno sterrato buio e sento il gelo nelle ossa. Mi piego sul volante, provo a rimettermi dritta ma cado di nuovo in avanti. Non ho più forze. Qual è l'ultima cosa che le ho detto? Non me la ricordo, non ho più forze. E lui, non ci siamo visti più dopo che l'ho cacciato dalla nave, con Black. Qual è l'ultima cosa che ho detto a lui?

Non ci penso più. Butto giù tre antidolorifici e un zalepon, e di nuovo sono in grado di respirare. Vado al ranch, cerco una tale Radha, la trovo al primo colpo. E' una ragazzina dolce, che mi sorride e mi rassicura. Continua a farlo per tutto il tempo, come se non ci fosse una sola cosa che potrebbe andare male. Come se non fosse già andato tutto irrimediabilmente male. Faccio la sua sicurezza mia, e quando guardo John con la morte nel cuore, e Schmidt, e sento Hale soffrire e Edwards sorridermi amareggiata, punto i piedi per terra e lo dico a tutti: andrà bene. Fidatevi, andrà tutto bene. Lo dico come se lo sapessi: andrà tutto bene. Vi tirerò fuori da qui. 

I ain't leavin' no man behind.

Riporto la ragazza al ranch, la ringrazio, la pago, le faccio capire che abbiamo bisogno di discrezione, la ringrazio di nuovo. Lei dice di capire tutto, mi lascia il suo contatto ma non prende il mio, per sicurezza. Dietro l'aspetto calmo e innocente, vedo lo sguardo di una persona attenta, sveglia. Zio Sam avrebbe detto con le palle quadrate.

Quando torno al covo, parcheggio la jeep, faccio il pezzo a piedi, torna ad assalirmi. Fa male come un coltello al centro dello stomaco. Non ho più forze, vomito bile e cado per terra. Piango, e piango finché non sento i passi leggerissimi di Sharpe in esplorazione. Mi faccio trovare in piedi e dico di aver perso l'orientamento. Le dico che starò bene. Che staremo tutti bene.

Lo ripeto a tutti. Se continuo a dirlo, forse presto o tardi ci crederò anche io.

mercoledì 6 marzo 2013

my own kind of hatred



Sharpe trovò il suo capitano al Devils' Den, intenta ad attingere dal primo carico di alcolici scadenti che le era arrivato dagli stabilimenti a un centinaio di miglia di distanza. Era mattina e il locale era vuoto, ma Jack Rooster aveva la faccia e l'odore di chi non aveva chiuso occhio per tutta la notte. La pilota si sedette e le mise davanti un incarto. Conteneva roba fritta naturale del genere che si trova a Safeport: insetti, perlopiù, alcuni con un sapore che ricordava il pollo. Rimase in silenzio di fronte a lei per due minuti pieni.

"Quando ti ho conosciuto, ammiraglio - iniziò - ho deciso di salire a bordo con te perché al mondo c'è davvero poca gente che non odio, e non avevo mai incontrato nessuno nel 'Verse che odiasse tanta gente quanto la odiavo io"

Jack teneva il capo reclinato in avanti, appesantito dall'alcol. Non intervenne, Sharpe andò avanti.

"E non è cambiato molto da allora, ammiraglio. Tu odi i bluejacks, li odiamo tutti. Odi i corer perché hanno sostenuto il governo che ci ha invaso, quelli che sono entrati nell'esercito e anche quelli che non ci sono entrati, perché tanto valeva entrare in quello indipendentista a quel punto. Odi i rimmer che non sono andati in guerra, perché li dici codardi, e odi quelli che ci sono andati ma che a guerra finita hanno appeso il browncoat al chiodo. Odi chi dice che vorrebbe tornare in guerra, perché chissà se se lo ricordano che inferno fu la guerra, e odi quelli che vorrebbero la pace, perché vorrebbe dire rassegnarsi alla sconfitta e darla vinta al nemico. Odi i koroleviti perché magari tifavano per noi, ma non hanno avuto le palle per prendere le armi e schierarsi pubblicamente. Odi i collaborazionisti, i criminali, i ladri e i truffatori, i giovani che non sono mai andati in guerra, quelli che dicono che in guerra non ci si doveva andare, quelli che non sono mai passati da Serenity Valley e quelli che la guerra non ha reso orfani, perché a loro tutto sommato è andata bene, aye? Hai odiato Ivy Kusch prima di ucciderla e ogni tanto ti vedo odiare anche Sterling, e il perché lo sapete solo tu e lei, anche se ce ne siamo resi conto tutti, a bordo."

Jack rise pianissimo e affondò il viso nelle mani, soffocando il pianto.

"E tutto questo odio ti morde e ti divora da dentro, e non c'è giorno in cui non ti alzi e non ti ricade addosso senza che tu possa liberartene mai, e senti come se ti impedisse di muoverti, di pensare, anche solo di respirare, e l'unico posto in cui trovi un po' di conforto è sul fondo di una bottiglia o in quella merda che mandi giù tre pasticche alla volta, ammiraglio. Lo so bene come funziona. Succede anche a me"

Sharpe si fermò un attimo. Jack tirò su col naso pulendoselo sommariamente con una manica della camicia, poi rimboccò il bicchiere.

"Ma io non sono un ammiraglio della resistenza indipendentista. Seguo gli ordini, non li do. - riprese duramente - quindi: cazzo. Cazzo, ammiraglio: qualsiasi cosa stia succedendo nella tua testa, viene dopo. Dormi un giorno intero se devi, vomita l'anima e picchia i pugni sui muri: qua nessuno ci farà caso. Fai quello che vuoi, ma poi rimettiti in piedi e torna a fare il tuo dovere. E' quello che diceva tua madre, no? E' quello che fanno le persone giuste".

Sharpe si alzò in piedi, se ne andò. Jack rimase indietro a bere.