giovedì 5 luglio 2012

my own kind of busy




I morti vanno rispettati.

Mentre il ragazzino di Corona e una bambina di non so dove mi guardano come se fossi pazza, mi chino sul corpo freddo di Boyd Flynt e recito le parole che si recitano per i naviganti. Loro lo reclamano, dicono che è del ranch. Non sanno niente di Boyd Flynt. Non sanno che venne a parlarmi che non avevo ancora imparato il suo nome, mentre ferravo i cavalli. Mi disse che voleva viaggiare con noi, vedere il 'Verse. Che sarebbe stato leale, che gli piacevano i browncoats e non avrebbe dato problemi. Che avrebbe fatto anche il mozzo, non gli importava, voleva imparare un mestiere nuovo. Non voleva diventare vecchio su Greenfield. Mi disse non voglio diventare vecchio su Greenfield, tra le vacche. Fammi salire a bordo. Fammi viaggiare con te.

Non sanno che Boyd Flynt non era del ranch, non era nemmeno della mia nave. Boyd Flynt non voleva essere di nessuno. Non voleva un destino segnato, perché sapeva benissimo che a gente senza grandi talenti come lui tocca normalmente un destino noioso. Non voleva appartenere al ranch, né a noi. Voleva scoprire il 'Verse e morire con qualche bella storia da raccontare, da vecchio.

Lo riporto a casa sua con un thor, ripulito, dopo essermelo trascinato per tutta la nave fino alla stiva, temendo che quel dannato scorpione prendesse anche me. Gli ho messo degli abiti ordinati, li ho presi tra quelli lasciati da Scott. Mi chiedo se lui non sarebbe stato in grado di evitare tutto questo.

Lo riporto a casa, Boyd. I genitori piangono, io mi offro di pagare il funerale. La madre mi insulta, mi dice che è colpa mia, che a Oak Town lo sanno tutti che mi sono quasi fatta ammazzare al saloon, che lo sanno tutti io e il mio equipaggio siamo dei piantagrane.

You just ain't no good, mi dice.
You and your crew. You just ain't no good.

Il padre mi invita dentro e mi offre dell'alcol. Per un attimo penso che non dovrei bere sullo Zaleplon. Poi mi rendo conto che mi sta mettendo davanti un bicchiere del suo gin migliore, e che rifiutarlo sarebbe una mancanza di rispetto. Bevo un sorso, tengo gli occhi sul gin. Lui inizia a raccontarmi di quando suo figlio era piccolo. Di come fosse insoddisfatto, sempre, di come fosse curioso. Di come fosse cresciuto triste, di come quella tristezza si alzasse come un sipario ogni volta che diceva che sarebbe partito con la nave di Jack Rooster. Dannato il giorno in cui ti ha incontrato, Jack Rooster. E benedetto quel giorno, perché gli ha dato un po' felicità prima di morire. Mi dice questo. Mi dice che nessun genitore dovrebbe seppellire suo figlio. Resto con lui ancora un po', poi mi alzo, saluto rispettosamente e me ne vado. Porto il thor alla stalla di Shamrock e lì prendo il cavallo. Lo preferisco al guidare, di molto. Ho bisogno di pensare.

Sulla strada penso, quindi. John è partito verso Richleaf, in un viaggio della speranza. Forse si salverà, forse no. Forse avrei dovuto permettere al ragazzino di Corona di aprire Flynt in due e prendere il suo polmone, e riportarlo ai suoi genitori con un taglio nel mezzo del petto e più leggero di un organo. Penso a John intubato. Penso a John che da intubato mi ha forse risolto un problema. Penso che ho fatto bene a mandare il ragazzino di Corona con lui. Penso all'elettricità.

Sono preoccupata per Ritter. Nessuno sembra sapere niente di lui, e quando arrivo al ranch nessuno sembra stia facendo niente per sapere di lui. Neville non ha idea di ciò che sia successo, né di dove si trovi. Roona Mei sa che è stato arrestato, ma non ne conosce le condizioni né la posizione. Quando vado a buttarla giù dal letto per farla lavorare, dico a Sterling che non sappiamo molto, ma che qualcuno ce l'avrebbe detto, se fosse morto.

Quando esco dalla sua stanza, incrociando Zoya per poco, mi chiedo se non le ho mentito. Sono le quattro del mattino e devo trovare un posto dove dormire. Sterling mi dice di prendere la sua stanza, io le rispondo che al ranch non ci posso stare. Le dico di fare il lavoro che ho detto di fare a lei e alla Thomson. Che non abbiamo tempo.

Non ci posso più stare, al ranch.

Dormo da un'affittacamere appena fuori Oak Town, che ad un prezzo modico mi permette anche di far bere e mangiare il cavallo. Acab mi segue ma non si avvicina, io capisco che deve fare di nuovo l'abitudine alla mia presenza. Un paio di spine e qualche ferita superficiale mi fanno pensare che abbia passato questo lungo tempo nei boschi, a cacciare. L'ho esaminato. Non ci sono segni che facciano pensare all'attacco di uno scorpione.

Dormo un paio d'ore. Mi sveglio presto, esco presto. Mi carico una ragazzina lungo la strada e la porto alla redazione dell'Oak Town Gazette, il giornale più raro di tutto questo pianeta. Sveglio il caporedattore impegnato a smaltire sulla sua scrivania la sbornia del giorno prima, gli dico che ha del lavoro da fare e quando protesta gli poggio cinquanta dollari sul tavolo. Alla ragazzina ne do venti.

Faccio inoltrare due richieste all'Ottava Flotta, simili e con nominativi diversi, formali, ognuno dei quali chiede delle sorti di Eleazar Ritter. Un comunicato prestampato ma ancora non diffuso arriva sui terminali. E' vago, dice che Ritter è vivo e che è a Horyzon. Faccio mandare dalla ragazzina un altro messaggio in cui chiedo più specificatamente dove si trovi Ritter, che è diritto di chi chiede saperlo, che è diritto suo ricevere visite.

Rispondono dopo quarantacinque minuti. Dicono che è Capital City, al General Hospital gestito dalla Blue Sun. Do alla ragazzina altri cinque dollari e le dico di scrivere dal mio cortex-pad ai seguenti contatti: Vergil Neville, Eivor Edwards, Roona Mei Wilson e Eir Sterling. Le dico di scrivere che Ritter è stato ferito, che è stato curato e che è fuori pericolo. Le dico di scrivere che è al General Hospital di Capital City, Horyzon.

Esco dalla redazione non appena ha inviato il messaggio. Sono calma, ma sono ancora preoccupata per Ritter. Ma almeno ho scoperto qualcosa.

Ora non mi resta che cacciare a calci in culo uno scorpione gigante dalla mia nave.

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