giovedì 3 ottobre 2013

my own kind of stumbling block



Capital City, ottobre 2515


Era sera tardi. Maryanne era seduta su un divano largo e morbido, a gambe accavallate. Osservava le holonews proiettate al centro della sala. La visuale abbracciava dall'alto centinaia di soldati in uniforme blu allineati, con la pancia in dentro e il petto in fuori. Tenevano il mento sollevato. Lo zoom su qualche volto mostrava rasature precise, o forse facce troppo giovani. 

Le notizie riportarono per la terza volta dall'inizio del programma la disfatta della flotta confederata. Maryanne ascoltò di nuovo ogni parola, quindi la conta dei morti. La prima volta che aveva saputo, si era premuta una mano sulle labbra e aveva spalancato gli occhi con orrore. Non aveva avuto bisogno di controllare la propria reazione: Sean era ancora a scuola e Kal non era a casa. A casa ci passava ormai poco tempo, dormendoci un paio di volte a settimana. Prima di fuggire nel Core, Maryanne non sapeva neanche cosa fosse, il divorzio. Aveva permesso l'adozione di suo figlio da parte del nuovo marito con infinita ingenuità, pensando che un nuovo cognome corer gli avrebbe permesso di integrarsi meglio nel nuovo mondo. Quello stesso cognome adesso la minacciava: senza Kal non aveva un reddito, non aveva una casa. In più era una rimmer e non era capace di aiutare suo figlio neanche con i compiti di scuola. Gli avvocati avevano già palesato l'intenzione di forzare la mano su un affidamento congiunto, con preponderanza del padre.

Polaris, Polaris poteva essere una possibilità. Aveva sentito parlare di posti come Tauron e Bullfinch, le sembravano simili alla Shadetrack di un tempo. Avrebbe preso Sean e sarebbero scappati. Se anche fossero riusciti a rintracciarli, sarebbero stati in una legislazione diversa, quella confederata. Sean, lui si sarebbe adattato facilmente - era giovane. Lei avrebbe potuto vedere un fiume vero, dopo tanto tempo.

I loro IdN erano marchiati Columba, ma tra le informazioni riportavano anche la residenza a Horyzon. Si era ricordata di Jack, allora, e di quella volta che le sbatté la porta in faccia, spingendola nella neve della sua splendida villa a Horyzon. Della villa di Kal. L'aveva cercata. L'aveva trovata. Poi era scoppiata la guerra, di nuovo.

Si spinse verso il tavolino e prese tra le dita il bicchiere di vino rosso sintetico che si era versata. Lo svuotò con le palpebre ancora arrossate.

A Sean non aveva detto niente. Non aveva detto di Cristobal Barclay, né di John Cassidy. Era stata costretta a raccontargli di suo padre, però, e di chi fosse Jack Rooster. Di come fosse partita per fare il soldato e mai più tornata, fino a pochi anni prima. Sean era un ragazzino sveglio e aveva capito, ne era sicura. Negli occhi verdi (gli occhi dei Rooster) si era accesa la speranza di un'avventura. Quando hai dieci anni vuoi sentirti dire che sei diverso da tutti gli altri e che potrai presto andare lontano, verso uno splendido destino. Nella mentalità di Sean, cresciuto nel Core, le praterie di Shadetrack e quelle di Tauron erano ostili ma anche romantiche, idealizzate. Avventurose. Non aveva mai avuto una famiglia al di fuori di Maryanne, e adesso c'era la possibilità di trovare la sorella di suo padre. Si sarebbe adattato. Questo prima della guerra.

Ma non avrebbe potuto portare suo figlio in una zona di guerra. L'orrore delle minacce di bombe su Shadetrack l'aveva tenuta sveglia per mesi, il dolore anche. Non l'avrebbe portato in un territorio di morte e stenti, nell'ennesimo angolo di cielo stretto e distrutto dalla potenza alleata.

Per risparmiarglielo, era scappata da casa la prima volta. Per quanto Jack Rooster diceva di poter garantir loro un posto sereno, un posto sicuro, lei aveva imparato da tempo a non fidarsi delle promesse dei Rooster. Come quella di proteggerli.

Come quella di tornare.

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