mercoledì 14 agosto 2013

my own kind of salted wound


Arriva alla Almost Home lasciandosi trascinare da Shamrock, curva sulla sella, e quando trova John Cassidy seduto in fondo alla rampa non se ne sorprende. L'ha visto dodici ore prima a Timisoara, prima che il 'Verse si rovesciasse su se stesso come un guanto. Resta in silenzio mentre scende di cavallo e lui si alza in piedi, resta in silenzio mentre imbocca la rampa e lui la segue. Resta in silenzio passando sulla catwalk, davanti agli sguardi perplessi di un equipaggio perfettamente in grado di riconoscere una faccia straniera. Resta in silenzio quando entra nella sua cabina e John entra dopo di lei, richiudendosi il portellone alle spalle.

Lui la guarda. Ha la polvere incrostata sulla pelle e getta le mani sotto l'acqua per liberarsene. Le passa sul viso, sulle braccia, sul collo. Lui rimane in piedi in un angolo, con le spalle arrese e gli occhi svuotati che cadono progressivamente a terra, quasi temesse di invaderne il dolore. Lei aggrappa le mani ai bordi del lavandino, tende le braccia umide e si fissa nello specchio.

"Scriverò una risposta e ti pagherò per portargliela di persona, così come lei ha pagato te"
"Jack..."
"E' il motivo per cui sei qui, no? Le scriverò che posso aiutarla, di fare i bagagli e di raggiungermi"
"Non verrà più, Jack"
"Mi ha scritto chiedendomi di--"
"Non fingere che non sia successo niente".

Lei stringe le dita sull'alluminio tanto da far sbiancare le nocche. Ha bevuto due bicchieri d'acqua e ha sudato per dieci ore quasi consecutive. Non ha più energia, forza. Solo la rabbia affranta e bendata delle bestie ferite.

"Non sei tu che devi decidere. Devi solo portare il messaggio"
"Sei sconvolta, ma devi ascoltarmi"
"Devi solo portare il messaggio"
"Ascolta: se le dici adesso di raggiungerti ti penserà pazza. Non sarà disposta a mettere a rischio suo figlio"

John si avvicina, le poggia le mani sulle spalle, la fa girare. Lei se lo scrolla di dosso con una scarica di elettricità convulsa a fior di pelle.

"Non saranno a rischio: li manderò su Tauron. Ho gente che può occuparsi di loro, può assicurarsi che stiano bene"
"Non si affiderà a degli sconosciuti"
"Non sono sconosciuti. Sono fidati, sono come la mia famiglia"
"Loro due sono la tua famiglia, Jack"

Lei spalanca gli occhi. Tende le braccia, ma si rende conto di averlo spintonato due secondi dopo averlo fatto. Nel momento in cui lo realizza, sente di poter tornare indietro, di dover continuare sulla stessa linea poiché un dietrofront sarebbe inammissibile. Allora, nonostante gli occhi spalancati e stupiti di John Cassidy, fa un passo avanti e lo spintona di nuovo, scoprendo che spingerlo via la fa sentire più forte e più potente, padrona delle sue azioni, più forte di lui, più grande e imbattibile.

Urla.

Qualcosa come "So che sono la mia famiglia", e "li ho cercati per anni", e "per questo dobbiamo stare insieme". E a ogni frase la voce diventa più potente e le spinte più aggressive, nonostante Cassidy irrigidisca le spalle e le dica di smetterla, di ragionare, di provare a capire che Polaris andrà in guerra e Maryanne non accetterà di tornare sotto le bombe, non accetterà di portare suo figlio di undici anni cresciuto negli agi del Core fino a Tauron solo perché conosca la guerra da cui sono fuggiti quando non c'era nessuno a proteggerli.

C'ero io a proteggerli, urla Jack, c'era mio fratello, suo marito, suo padre.

John, con le spalle ormai contro la paratia gelida della cabina, argomenta che lei e suo fratello sono andati in guerra su pianeti lontani mentre tutti a casa loro morivano.

Cosa ne puoi sapere tu?

Me l'ha raccontato lei.

Quello che segue è una confusione di urla e pugni che li stringono più vicini nella rabbia e li spingono lontani quando un naso rotto e un labbro spaccato sembrano ad entrambi un bilancio sufficiente. 

"Ascoltami bene, John", dice mentre lui si respira pesantemente sul palmo chiuso.

"Ascoltami bene, John: hai presente la bomba a Capital City? L'ho messa io."

Lui sgrana gli occhi, lei si morde il labbro rendendo il taglio più profondo, il sangue più salato.

"Ho messo quella bomba e ne metterò altre cento, se è quello che ci vuole. Le metteremo a casa loro. Sotto le loro sedie e sopra la loro testa. Abbiamo già perso una guerra pensando che il nostro primo compito fosse difendere la posizione, invece che guadagnarne di nuove".

Lo sguardo di lui vacilla stordito. Fissa Jack Rooster e trova un'immagine che conosce bene; la stessa terrorizzata ferocia di quando la raccolse dalla Valle. Ma allora era diverso, allora ognuno aveva la stessa paura negli occhi, quella di chi ha perso ogni singola cosa al mondo e se ne sta progressivamente rendendo conto. Anche lui era così. Ma mentre John Cassidy ha deciso di arrendersi, chi ha di fronte preferisce sbucciarsi le nocche contro i muri piuttosto che ammettere che è finita, che è persa.

"Tu andrai da Maryanne e le dirai che il Core non è più un luogo sicuro. Che ho abbastanza soldi da parte da comprare a lei e a Sean una casa, qui a Polaris, e che se non vuole che quel fottuto bastardo con cui ha pensato di sposarsi le porti via suo figlio farà bene a mettere il culo su una nave, e a farlo in fretta".

"Finirà come su Shijie, Jack. Finirà come su Shijie e su Shadetrack"
"Non sono più la figlia di nessuno arruolatasi come soldato semplice. Sono l'ammiraglio del Terzo Aviotrasportato Polaris - si avvicina al portellone e lo spalanca, rimanendo in piedi al suo fianco, aspettando che Cassidy le sfili davanti - per me le cose funzionano diversamente, adesso".

Lui ci pensa. Si asciuga il sangue che cola dal naso con la manica della camicia, mischiandolo alla barba ispida e incolta.

"Sono venuto di persona perché volevo darti una cosa."

Si fruga una tasca. Jack rimane a fissarlo con un distacco severo. Una crepa sottile e scomposta le apre l'espressione quando Cassidy schiude il pugno che le porge, svelando l'anello di oro lavorato attorno a un diamante appena scheggiato. Il groppo alla gola che deglutisce è ruvido e le si aggrappa dentro.

Non lo vede dal maggio del 2511, e fino a quel particolare momento era convinta che John l'avesse venduto per pagarci il carburante. Lei non si muove, per cui lui si limita a poggiarglielo sul letto, con delicatezza. Torna sui propri passi, ma le si ferma davanti.

"Ho sempre pensato che presto o tardi avresti deciso di tornare a casa tua, e allora te l'avrei restituito. Dio solo sa se non lo farei io, se avessi qualcuno da cui tornare".

Ma Jack Rooster rimane immobile, pietrificata, e non dice niente.

"Gàobié, mǔ shī. Wǒ xīwàng nǐ huì hěn gāoxìng with your new life and all"

Se ne va via da solo, col passo incatenato dei fantasmi più ingombranti.

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