mercoledì 27 novembre 2013

my own kind of farewell, part II: Cortes




00:04 Jack [saloon]   « si passa la lingua dietro la guancia, e per qualche istante sembra tentennare, gettando lo sguardo dritto nel nero del caffè bollente. Sposta il peso del corpo sulla gamba sinistra, piega le labbra, inspira a pieni polmoni dalle narici. » alright. « annuncia piano e, passando la tazza tutta nella mano destra, solleva la sinistra vicino al corpo. Solleva il pollice. » lascio l'array. « uno. Solleva poi l'indice » perché sono incinta. « due. Il medio, infine » ed è di Bolivar. « tre. Chiude blandamente la mano a pugno e solleva lo sguardo incerto sulla donna, in chiara attesa di una reazione. »


00:11 Moloko [Timisoara, saloon]   « Affonda le dita tra la spalla e il collo premendo contro i nervi indolenziti. Impiega una manciata di secondi a raccogliere un pacco di tabacco dalle tasche del coat. Infila il filtro sull?orecchio, poggia la cartina in una mano, inizia a prepare la sigaretta con imprecisione e lentezza, visto che per tre volte di fila si interrompe per sollevare gli occhi sul viso di Jack. La prima volta è per sconcerto, passa secondi con gli occhi sbarrati come se avesse appena visto crollare mattone dopo mattone un intero palazzo, ingoia, traballa indietreggiando. Si sporge avanti ritando contro il muro. Acavalla le gambe. E? incinta. Scioglie l?intreccio, e il tabacco le cade. Neanche il tempo di piegarsi a guardare lo spreco, che sente il nome di Bolivar. Qualcosa raschia dentro lo sguardo terrorizzato che si ammorbisce, e si assottiglia per colpa di un sorriso atroce che le taglia il viso da parte a parte. Apre e chiude la bocca un paio di volte masticando parole che non le escono. Non sta parlando, probabilmente si aspetta un prosieguo, o forse sta solo smaltendo l'onda d'urto. Ha ancora quella smorfia ebbre e tormentata.  »


00:19 Jack [Timisoara, saloon]   « all'inizio ha gli occhi alzati, sul viso di Moloko. Quando però lei inizia a reagire, li abbassa di nuovo sul caffè e si mette a ondeggiare pensosamente la tazza e il caffè. Le lascia il tempo di digerire, e nel mentre non sembra minimamente intenzionata a spiccicare una parola. Si passa la lingua sul labbro inferiore, poi gli incisivi. Dondola il peso del corpo da una gamba all'altra, senza mai mettere troppa pressione sulla destra, il cui ginocchio rimane sempre leggermente ripiegato. Poi solleva la tazza, prende uno svogliato sorso di caffè. Continuando a guardarci dentro, riesce alla fine ad aggiungere, dopo un mezzo colpo di tosse. » ho pensato che... mh. « tira su col naso. » che mio figlio deve nascere dove sono nata io.


00:25 Moloko [Timisoara, saloon]  « Il petto si alza a sbalzi come se sentisse una pena straziante, intollerabile. Deve essere per quel 'lascio l'array'. Si sente sbalzata via di colpo. Incassa, ci ripensa distogliendo lo sguardo da Jack per strofinarsi la faccia sempre più forte, come se dovesse limare l'incertezza spaventosa. Neanche il figlio fosse suo. Torce il collo per gettare gli occhi in pasto al cielo, li sente annegare. Si fa aria con le dita, ingoia a vuoto un paio di volte. La voce è incrinata da un magone melenso. » forse questo è un segno, ti ricordi quando mi hai detto che non sapevi se avevi più una famiglia.. « La voce crolla in un brusio spezzato dal fiato. » Bolivar verrà con te? E poi ti sposa perché lo stupro col Mauler se non lo fa.


00:32 Jack [Timisoara, saloon]   « le domande di Moloko la portano a rialzare il capo, ma lo sguardo per un istante sembra vagamente smarrito. Solleva le spalle, ci si stringe dentro, e non può essere solo il freddo. » non lo so. Non ne-- glielo devo ancora dire. « fa mezzo passo indietro, ruota il capo di lato e osserva oltre la veranda una strada deserta e silenziosa, percorsa solo di tanto in tanto da una camionetta di soldati in licenza. » mia madre non s'è mai sposata, e io sono uscita con le spalle larghe uguali. E non vado da sola, comunque. « borbotta piano, oscillando un'ennesima volta gli occhi sul bicchiere di latta. » Sharpe viene con me. E forse... « assottiglia lo sguardo, incerta. » forse anche qualcun'altro. Devo andarli a prendere, però. Forse.


00:39 Moloko [Timisoara, saloon]   «  I movimenti di Jack, i suoi primi movimenti, la fanno avvicinare con un cenno sereno del capo, un pò forzato. Le si butta contro con più delicatezza di quanta ce ne voglia, ha seriamente paura di farle male. La cosa è ridicola, ma è un eccesso di Cortes. Cerca di arrotolarle le braccia intorno alle spalle, per abbracciarla. E' rallentata da un cuore che corre più veloce dei pensieri. » Piantala con questa esitazione da mammoletta « per un solo attimo la voce arranca in un borbottio di protesta piuttosto marcato. Non ha la stessa incertezza di Jack quando si parla di Renee. »Bolivar è un uomo. Un uomo che si farebbe trucidare per salvare dei coglioni come noi, figurati il figlio della rivoluzione. «  Fa per gonfiare il petto in un respiro a pieni polmoni, di quelli che ti allentano la presa, ti fanno abbassare la guardi. »E' lui la pace, « Il bambino. »ti arrivato prima della mia lettera.


00:45 Jack [Timisoara, saloon]   « quando la abbraccia, Moloko le trova addosso nodi, muscoli tesi, irrigidimenti. Ma tutto sembra sciogliersi sotto la sua stretta, per quanto in maniera graduale. Incassa il mento tra la spalla e il collo di lei, concedendosi addirittura di chiudere gli occhi qualche istante (sapendo di non poter esser vista). Sospira a fondo aria calda contro la spalla della 'leafer, e poco dopo piega il braccio libero dietro la sua schiena, con un vigore notevole - non sa abbracciare la gente con delicatezza, e ogni sua stretta è una morsa che toglie il respiro -. » I know he 's. So che quando glielo dico mi farà: vengo con te. Ma forse a lui fa meglio restare qui. « butta giù un grumo di dubbi e saliva, indugiando in quell'abbraccio serrato ancora qualche istante. » mh. La pace. A sentirti sembri una santa di Las Cruces. « scuote appena il capo, chiarendo poi » è un posto su Shadetrack. Il posto dei cattolici.


00:53 Moloko [Timisoara, saloon]   «  Non ha la possibilità di vedere gli occhi di Jack perché si appoggia docilmente col mento su una spalla, fissando la porta chiusa del saloon con due occhi da spettro. L'energia dell'abbraccio della compagna aizza il nodo selvatico che trattiene a stento. Di riflesso raddrizza e stringe le dita sul cappotto dell'altra. Raddrizza la schiena con un brivido feroce che si scava sotto pelle, si allontana gradualmente recuperando con uno slancio disattento e svogliato la sigaretta all'angolo della bocca. » Ora fumo mentre tu sbavi, dio che bello. La maternità ti ha reso molliccia «  Cerca nelle tasche posteriori dei jeans, i fiammiferi aggrottando la fronte all'ultimo commento, slittando il mento verso l'alto per inquadrare meglio Rooster. » Non lo costringerai ad andare a messa come fai con noi, vero? « Parlando di santoni. »


00:59 Jack [Timisoara, saloon]   « il modo in cui molla Cortes è brusco come quello in cui l'ha stretta: si toglie di dosso a lei all'improvviso, facendo passare quel contatto da cento a zero in tre secondi, a cui fa seguire il tentativo di uno scappellotto tra tempia e nuca di lei: un rimprovero chiaro in risposta all'accusa di essere "molliccia". » prima d'andare via faccio in tempo a tagliartela, la lingua. « smozzica un minimo le parole al modo dei 'tracker, rendendo la minaccia un po' più sporca e pericolosa. » e certo che ci verrà. Come io ci andavo con mia madre. Dio mi sia testimone: ci porto pure Sharpe. « promette con un fervore enunciato a mezza voce ma carico negli occhi. » quando me ne vado, Cortes, mi devi fare un favore.


01:04 Moloko [Timisoara, saloon]   Bolivar vorrà seguirt-« Ingoia a stento quando le dita ruvide di Jack la costringono a incassare la testa dentro il bavero del browncoat. trascina fra i denti un sibilo sottile, vagamente esasperato come se avesse inchiodato nella testa l'immagine di Renee che scalpita, con l'eco più concreto delle minacce del Capitano. China il mento mostrando i palmi sporchi di tabacco, in segno di resa. Li strofina sulle ginocchia, accende con lampo tiepido la sigaretta. Oscilla sconsolata alla storia della messa, ma non risponde, lascia il tempo all'altra di parlare. »


01:11 Jack [Timisoara, saloon]   « anche lei ha una vaga esasperazione negli occhi, ed è quella di una madre costretta a trattare con un figlio impossibile. Si sposta di lato di diversi passi, e Acab (che normalmente non lo farebbe) la segue come un'ombra, per quanto breve sia il tragitto. Lei svuota la tazza di caffè, lo poggia su uno sgabello mezzo rotto messo sulla veranda e poi inietta le dita della mano tra i ciuffi di pelo bianco del cane. » lo so che tu e John non avete... well.« passa la mano dalla nuca al collo di Acab, in una carezza un po' rozza che viene ricambiata dall'animale quando le lecca le dita. Lei sorride pianissimo. » devi buttarci un occhio. E' ancora un ragazzino, e ha visto un sacco di brutta roba. Ed è anche colpa mia, un po'. « tende le labbra su una linea piatta, rimette dritto il busto e spinge lo sguardo verde scuro contro il volto di Moloko. » gli ho detto che per essere un soldato serve essere una brava persona. Ma ha bisogno di qualcuno che glielo mostri, com'è... « assottiglia le palpebre » una brava persona.


01:17 Moloko [Timisoara, saloon]  «  Spalanca gli occhi sbattendo le ciglia, con fiotto di fumo che si incastra in una risata bassa e roca, scavata dalla nicotina. Prima che possa parlare la fissa sul filo dell'incredulità con una nostalgia dolorosa che preme contro lo stomaco, e si fa più fitta quando biascica che » quanto vorrei vedere la faccia di Red Wright adesso, al mio posto « le rimane impigliato sulle labbra un sorriso, è una smorfia che frantuma presto schiacciata dalle ombre. Si fa più seria, forse è per John, forse è per l'ufficiale. Preme una mano contro il muro lasciando la sigaretta vicino la guancia, tra le dita. » Si...mi odia, poi mi sopporta, poi mi schifa.«  Non ha alcun tipo di rancore nell'elenco, ascolta il resto stringendo appena gli occhi. » se non era per te adesso sarebbe già morto come quei pirati « sottolinea con una naturalezza priva di trasporto. » Ho capito, devo insegnarlo a lui e ricordarlo a me


01:24 Jack [Timisoara, saloon]   « il nome di Red Wright è capace ogni volta di riempirle gli occhi di una miseria completa, addolorata, che dissimula senza abilità e finisce sempre per prevaricare le pupille nere e dilatate, dilagando all'intera espressione del volto. Distoglie lo sguardo e lo fissa sulla strada, trattenendo un respiro che rischierebbe di tremarle nella gola. Deglutisce, rimane in silenzio per una manciata di secondi che sembrano un'infinità. » mh. Yee ar', yee know. « lo sei, lo sai (nella pronuncia più chiusa e incomprensibile di Shadetrack, che si allenta un minimo quando raggiunge la seconda parte. »a good person, I mean. « inspira di nuovo ossigeno (o tira su col naso molto lentamente), e di nuovo torna a fissare Moloko in volto. » tutto considerato, no? La guerra non cresce certo i... santi. Solo i martiri.


01:31 Moloko [Timisoara, saloon]   «  Non ha alcuna intenzione di rompere il silenzio di Jack, non potrebbe neanche volendo, perché deve combattere con i suoi...di demoni. Ma le resta accanto senza staccare la mano dalla parete, senza spensieratezza, ma con coscienza. Strofina la sigaretta sulla bocca, sputa il fumo tra le gambe adocchiando prima Acab poi il fucile. La parola martire le pesa nello sguardo, come una condanna. Affila un sorriso nonostante tutto » facciamo tutti il possibile, il problema di Jhon è che vive nella tua adorazione, crede di doversi bruciare per diventare impassibile come te« Fa una breve pausa, indurisce la mascella ingoiando altra nicotina. » una macchina da guerra come Klaus Shmitd.


01:37 Jack [Timisoara, saloon]   « le ultime parole di Moloko le tirano fuori una risata bassa, stanca, molto tenue. Si ferma a fissarne la sigaretta per poco, poi porta le dita alle labbra in un gesto automatico, ricordandosi un istante in ritardo di non avere sigarette accese tra le dita. Finisce per strofinarsi i polpastrelli sulle labbra spaccate dal freddo. » neanche Klaus Schmidt vorrebbe per lui un futuro da Klaus Schmidt. « le risponde, e una consapevolezza un po' selvatica brilla sul fondo nero delle pupille dilatate dalla scarsa illuminazione notturna. » prenditi cura di lui, ay? « e devia di nuovo l'attenzione su Moloko, in maniera diretta. » di tutti quanti. Ma di lui in particolare. E... « scrolla le spalle. » di Edwards. E di Sun. Sun si fida di tutti, devi starci attenta.


01:44 Moloko [Timisoara, saloon]   «  Sbuffa alla risata alzando gli occhi contro il soffitto della veranda. »Capitano« La chiama sempre così, e per qualche motivo stasera lo calca in maniera più stretta, e coinvolta del solito. » io lo capisco, Shepherd, tu sei un ammiraglio. Noi combattiamo per te « e allarga le braccia staccandosi dal muro, senza avanzare di un passo. » per la gente come te che porta le bandiere contro vento.«  Strofina il palmo contro il naso tirando su più volte, con un brivido di freddo che le rallenta i movimenti. »Gli ideali, quelli vengono dopo, quelli cambiano, vacillano, la gente è reale e si apre il petto come Vandoosler per far crollare un ponte.«  si schiarisce la voce, continua a spiegarle ogni cosa come se fosse ovvio, con un affetto burbero e due occhi che la fissano da dietro a un paio di ciocche spettinate. » Le capisco le tue preoccupazioni, ma ci devi lasciar camminare da soli. Siamo un pò...grandicelli nah?


01:53 Jack [Timisoara, saloon]   « noi combattiamo per te. Lei china il capo e lo scuote in segno di diniego con un certo vigore, un trasporto convinto. » aah, nay. Senti bene questo, Cortes. « non aspetta neanche che finisca di parlare, colta da una fretta un po' prepotente (ma non alza mai la voce). » senti questo: qui non stiamo combettando per un ideale, ay? « pianta gli occhi nei suoi in maniera salda, sicura. C'è una compattezza granitica nel suo tono e nella sua espressione, ora di nuovo seria. » casa tua non è un ideale. La terra su cui cammini neanche. E' una cosa, e appartiene a chi ci vive sopra. « alza il mento e tira indietro le spalle di pochissimo, ma è abbastanza per farla sembrare un albero con radici profonde. » Richleaf è tua. Shadetrack è mia, e di Vandoosler, e di tutti quelli che ci sono nati e che ci si sono fatti seppellire.


02:01 Moloko [Timisoara, saloon]   «  Il viso si tira, non c'è una sola smorfia, ma lo scatto dei muscoli sotto i bottoni ciondolanti del cappotto, la fanno raddrizzare con uno scatto meno fermo di Jack. Ingoia ogni parola con gli occhi sbarrati da barracuda, scivola con le dita a tastare la bocca del fucile accostato al muro. » Ma gli ideali non ci parano il culo, la terra è nostra è vero« strofina nervosamente il polso dietro la nuca stringendo i capelli tra le dita. » ma ci serve anche qualcuno che ci faccia dormire la notte, e l'idea che stiamo combattendo perché è giusto non ti basta a trovare pace.«  La voce oscilla, trema come se inseguisse i battiti del cuore, non pare titubare solo essere vittima di un groviglio denso di emozioni confuse. »


02:10 Jack [Timisoara, saloon]   « rimane a scrutare Moloko con le palpebre appena assottigliate, le sopracciglia vicine, un'epressione di attenzione vigile incanalata tutta su di lei. Sposta di nuovo il peso sulla gamba sinistra, tira su col naso, scrolla le spalle un'unica volta e china il capo per avere maggior agio nello strofinarsi il palmo della mano destra sulla parte inferiore del volto. Strofina il mento, le labbra, una guancia. Passa poi sul lato del collo. » avrete altri comandanti. Buoni comandanti. « le dice piano » e quando sarà finita questa guerra, e l'avrete vinta... « fa qualche passo che la avvicina a Moloko, ma non in maniera diretta: sembra si stia accostando perlopiù al limite della veranda in legno. » magari sarà la volta di Columba. Mh? « punta gli occhi sulla strada » se c'è una cosa che ho imparato in vita mia, è che gli unici che non rincontrerai mai sono i morti. Io ho intenzione di sopravvivere. « si sporge appena in avanti, solleva gli occhi al cielo scuro. » e voi farete bene a far lo stesso.


02:19 Moloko [Timisoara, saloon]   «  Preme le mani contro lo sterno in una posa di preghiera, alza gli occhi su Jack sollevandoli poco oltre i suoi capelli. » Dio, fa che nasca col carattere di Bolivar «  Il bambino. Il commento, neanche tanto bisbigliato, le guizza fuori spontaneo e veloce come una sassata. » Non portarci sfiga con i tuoi pronostici. L'ottimismo tienilo nel cuore. « Gesticola puntandole contro i palmi e le dita delle mani, screpolate e rigate di cicatrici. Si rasserena solo quando si parla di Colomba, annuisce con uno scossone vigoroso del capo biondastro che schizza per aria come una mina. » li controllerò tutti, e li porterò a messa, leggeremo la bibbia quando saremo in trincea. Gli facciamo il culo a strisce, dopo tutta questa fatica ho intenzione di godermi una cazzo di pausa. Andiamo a dormire? «  Le fa cenno spingendo il muso verso la strada, ripesca il mauler che armeggia in modo rozzo, andandole incontro. »


02:24 Jack [Timisoara, saloon]   « solleva le mani in aria in segno di resa: no, non ha intenzione di portar sfiga. Annuisce piano, con una certa contenuta soddisfazione, alle promesse di Moloko riguardanti la pratica dei buoni cristiani. Inspira e sospira rumorsamente, sollevata - o rassegnata - all'avvenire. Ma sembra davvero che, da qualche parte dietro gli occhi, ci sia finalmente un po' di pace. » aye. « conferma, e le basta battersi due dita contro una gamba per attirare l'attenzione di Acab, che trotta al suo fianco prontissimo ad avviarsi. » andiamo a dormire. « concorda. Dirigerà alla Almost Home con Moloko, e casualmente le chiederà che nome darebbe, lei, a suo figlio. Qualora a Moloko venisse in mente di proporre anche qualche nome da bambina, le dirà che tutto sommato i nomi da maschi vanno bene anche per le femmine. Che a casa sua si fa così. » (end)


02:32 Moloko [Timisoara, saloon]   « Sgonfia il petto e le spalle con un sospiro rassegnato, forse anche pacifico. In fondo al cuore vacilla, inciampa, maledice qualcosa, si intravede il conflitto nello sguardo spaventato, immensamente aggressivo che si porta dietro da una vita. » Mi mancherai, un pò.«  Si sente vagamente ridicola, forse è per quello che mentre cammina e scivola giù per le scale, cerca di darsi un tono, di ignorare la marea che si agita dentro ogni singolo nervo. » Sai mi chiedevo... tu hai idea di come quel cocomero di tuo figlio uscirà da un buco piccolo come una noce?«  Deve per forza di cose, buttare un'idiozia a caso, sicuramente figlia di un dubbio atavico. La adocchia in tralice mentre con le dita si perde a mimare le diverse grandezze con una smorfia inorridita. Sicuramente nel tragitto getterà una fiumana di nomini, dubitiamo del gusto di Cortès ma tant'è.. » /end




Nessun commento:

Posta un commento