domenica 1 luglio 2012

my own kind of quiet








Sono calma.

Calma, mi sfoglio al contrario alla ricerca dell'ultimo ricordo positivo che ho non legato a morti ammazzati, non legato alla lotta e ai pochi successi che ci siamo conquistati col sudore della fronte.

Il sudore della fronte. Mi poggio la mano sulla testa e la sento bollente. Mi poggio la mano sul cuore e lo sento bollente. Non voglio sentirmi così. Non voglio più sentirmi così. Voglio sentirmi calma, quieta. Pagina dopo pagina, cerco l'ultima volta in cui sono stata quieta. 

Montavo l'amaca per Scott. Ero sicura di avere un paio d'ore, durante il suo turno di ronda. Senza fretta, pensavo alla faccia che avrebbe fatto vedendola lì. Ero calma, il natale è una festa che mi è sempre piaciuta, anche dopo la guerra. Ero calma e quieta mentre mi stendevo sull'amaca e la provavo, dondolandola e chiedendomi se avrebbe retto due persone.

Cercavo un libro ad una bancarella. Alcuni li avevo già letti, molti invece non li avevo mai neanche aperti. Cercavo un libro ad una bancarella per il compleanno di Roona Mei, pensavo a mia madre che leggeva le storie a tutti i bambini di Madrida di fronte al falò e a Scott che se ne era andato, ma ero calma, ero quieta. Anestetizzata dalla consapevolezza che non avrei potuto fare di meglio. Anestetizzata dal rileggere quel vecchio racconto, Il Gabbiano. Tenerlo tra le mani e sfogliarlo. Mentre scorrevo le parole, sentivo in testa la voce di mia madre che lo leggeva. 

Roona Mei e Scott non sono pensieri giusti. Non sono ricordi giusti, col senno del poi. Il senno del poi getta tutto in ombra.

Dormivo sulla Almost Home per la prima notte dopo averla comprata. Mi ero scelta una cabina spaziosa e vuota, ci avevo portato un materasso sottile che, mi assicuravano, era stato interamente spulciato, e una coperta da metterci sopra, così da potermi stendere. Senza cuscino, dopo la nostra prima cena insieme da equipaggio, fumavo un'erba profumata in grado di rilassarmi i muscoli, e mi rendevo conto che, da quando ero partita per la guerra, era la prima volta che possedevo qualcosa, che avevo una cosa mia. Ed ero quieta, ero calma.

Ero dietro il saloon, con la schiena premuta sul muro esterno e una siringa nel braccio. Ritter tirava via l'ago e mi diceva che dopo poco avrebbe fatto effetto. Io sentivo il dolore scivolare via come sciacquato dall'acqua fresca in estate, e tutti i terribili pensieri che si erano agitati fino ad un attimo prima tornavano in ordine, diventavano semplici e luminosi. Ogni cosa era rischiarata dalla propria luce, ogni cosa aveva un senso perfetto ed era inserita in un puzzle che combaciava senza forzature, restituendomi un'immagine chiara e accogliente del futuro e del passato. Tutte le cose insensate avevano un senso. La guerra, le persone che ho incontrato, tutti i passi che ho fatto, Cain che moriva tra le mie braccia, il funerale di Blackbourne, John Cassidy che mi cacciava dalla sua nave, ogni cosa aveva un ordine preciso, ed ero svuotata di tutto il rancore, di tutto l'amore, di tutta la felicità, di tutto il dolore e della rabbia. Ero calma. Ero quieta. 

Ero poggiata contro il bancone di Jimbo, con un dolore così forte da farmi riempire gli occhi di lacrime. Avevo il respiro affannato e gli occhi stretti, e sentivo di poggiare le mani nel mio stesso sangue. Affogavo nelle mie emorragie mentre intorno a me continuavano a sparare e a spararmi, e pensavo a quando mia madre ci portava in chiesa a sentire il reverendo Pelton parlare del paradiso e di come tutti abbiano un loro destino e un loro tempo, e di come fare il volere di Dio voglia dire compiere il proprio destino, morire al momento giusto, e che alla fine Dio ci avrebbe perdonati tutti, perché dio è perdono e misericordia e bene infinito. Ero poggiata contro il bancone di Jimbo e stavo morendo.

Ero calma.

Ed ero quieta.



oh mother, I can feel the soil falling over my head, / and as I climb into an empty bed, / oh well, enough said, / I know it's over still I cling, / I don't know where else I can go, over. / oh mother, I can feel the soil falling over my head, / see the sea wants to take me, / the knife wants to slit me, / do you think you can help me, / sad veiled bride please be happy, / handsome groom give her room, / loud loutish lover treat her kindly, / though she needs you more than she loves you, / I know it's over - still I cling, / I don't know where else I can go - over; over. / I know it's over and it never really began, / but in my heart it was so real, / and you even spoke to me and said, / "if you're so funny, then why are you on your own tonight?" / "and if you're so clever then why are you on your own tonight?" / "and if you're so very entertaining then why are you on your own tonight?" / "and if you're so very good looking, why do you sleep alone tonight?" / I know,/ because tonight is just like any other night, / that's why you're on your own tonight, / with your triumphs and your charms, / while they're in each other's arms, / it's so easy to laugh it's so easy to hate, / it takes strength to be gentle and kind, / over and over and over. / it's so easy to laugh it's so easy to hate, / it takes guts to be gentle and kind, / over, over. / love is natural and real, / but not for you my love, / not tonight my love. / love is natural and real, / but not for such as you and I my love, / oh mother, I can feel the soil falling over my head, / oh mother, I can feel the soil falling over my head, / ohhh-ohh, / oh mother, I can feel the soil falling over my head.

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