martedì 26 giugno 2012

my own kind of sleepless night


"Ooh, Rooster"

Jimbo mi saluta così, mentre sono in aria di chiusura. Si controlla attorno ripassando a mente i clienti e assicurandosi che non ci siano giacche blu. Anche lui sa che non ci vado d'accordo. Gli ho dato dei problemi, al saloon, più di una volta. Qualche volta glieli ho anche tolti però, per cui mi scruta sempre con una certa indeterminatezza di sentimenti.

"Che ti porto, un whisky?"

Gli dico di no, che non sono lì per bere. Ho una sacca in spalla, dovrebbe rendersene conto facilmente. Non so se non capisce subito o se finge di non capire, ma un po' di tempo fa ho deciso che non mi importa di queste cose, che ho roba più importante a cui pensare.

"E che succede che dormi qua? Problemi al ranch?"

Gli sorrido senza intenzione e gli dico che un goccio a ben vedere me lo farei, se non è di disturbo. Poi come spesso accade gli pago tutta la bottiglia e me la faccio lasciare. Mi fa sempre prezzi per le mie tasche, anche se roba così naturale altrove la farebbero pagare dieci volte tanto. Mi piace Greenfield, in un certo senso. Mi piace il verde. Non è com'era casa mia però. A casa mia eravamo più poveri. Greenfield diventerà presto un posto di villeggiatura per corers in cerca di avventura. Se nessuno lo difende.

"Allora, sulla nave come va? Ho sentito che hanno arrestato la tua macchinista insieme a quello che ha fatto il culo al giallo gigante al torneo di lotta..."

Sollevo le spalle e inizio a bere, di parlare non ho molta voglia. So che dovrò dirgli delle cose, a Jimbo. Gli chiedo dov'è finito l'oste che si era preso per un po', il biondo, e lui mi risponde borbottando con un certo disappunto. Sono così stanca che mi va di dormire e non svegliarmi più. Prendo un respiro profondo e provo a sorridere, e dico: Jimbo.

"Jimbo, verranno a prendermi gli assaltatori. Non incasino il saloon, te lo giuro. Ma ho bisogno di un posto dove dormire, e te lo pago. Posso prendermi un letto qui?"

Jimbo sgrana gli occhi, dondola su se stesso, tentenna. Ho deciso di chiederlo a lui perché so com'è. Se l'avessi chiesto a Sylvia mi avrebbe offerto un bicchiere di whisky e poi mi avrebbe cacciato a calci in culo, dicendomi di portare i miei casini. Jimbo invece prende la chiave di una delle stanze e mi dice, con la cautela con cui si parla di malefatte: "se te lo chiede Sylvia, tu non mi hai mai detto niente, eh?"

Gli sorrido e gli pago la nottata, poi salgo le scale trascinandomi dietro da bere. Uno dei tre letti è occupato da una vecchia che dorme profondamente, ma che si gira dall'altra parte quando sente il rumore dei miei stivali. Gli stivali me li tolgo, la sacca con la mia roba la lego ad un piede del letto. Prendo gli antidolorifici a base di morfina di Ritter e mi stendo alla penombra di una candela, con il buio annidato in ogni angolo.

I vestiti non me li tolgo. Mi sciolgo i capelli, però, e osservo il soffitto aspettando che gli antidolorifici che ho mandato giù facciano il loro effetto. Vorrei non pensare, ma non riesco a farne a meno. Ho un vuoto all'altezza dello stomaco, non mangio niente da stamattina. Vorrei dormire. Chiudo gli occhi e provo a pensare a qualche ballata che cantavo da ragazza, che mi distragga.

I can't promise you that I won't let you down, and I can't promise you that I will be the only one around when your hope falls down

Ne cerco un'altra girandomi sul fianco e spostando il cuscino in modo da averlo tra il braccio e la guancia. Le lenzuola non le ho neanche tirate giù, fa troppo caldo. Ma non posso spogliarmi, potrebbero venirmi a prendere in ogni momento. Avrei voluto urlare in faccia a McCorvin che l'ho quasi ammazzato io. Che l'ha salvato una buona stella, ma che la prossima volta mirerò alla testa. Gli ho dato un pugno, però. A Roona Mei non è piaciuto. Si è messa in mezzo tra me e lui e mi ha spinto indietro, ad un certo punto.

so break my step and relent, you forgave and I won't forget, know what we've seen and him with less, know in some way, shake the eccess

E' già successo. A me, più volte, in modi diversi, per motivi diversi. Quando Sterling si mise tra me e Ritter, sputandomi in faccia che lui sapeva tutto, che gliel'aveva detto nonostante fossi stata chiara su cosa sarebbe successo se solo avesse annusato qualcosa con quel suo naso sproporzionato. E' successo con Scott e la Winter, anche se non fisicamente. E' come se passassi la mia vita a difendere chi ho a cuore, e loro passassero la vita a difendere gli altri da me. Come si farebbe con una bestia. Non ne avevo bisogno. Non dopo quella serata, non dopo essere quasi stata ammazzata da uno di quegli scorpioni giganteschi che infestano il ranch da un po'. E paradossalmente, tra tutte le persone che conosco da una vita, quello che in quel momento si è messo in mezzo per difendermi invece che per difendere da me è stato un semisconosciuto, un koroleviano che gira al ranch da un po'. Si è preso un colpo, per me. In maniera stupida e inutile, ma l'ha fatto. Non l'ha mai fatto nessuno. C'è sempre stato qualcosa più importante di me per tutti. Che fosse orgoglio, o un compagno, o un principio, o il quieto vivere e un po' di tranquillità.

Quando McCorvin è arrivato, l'immagine di Demidov paralizzato mi stava divorando da dentro. So di essere stata una persona avventata, per tanti motivi. Ma non l'ho mai nascosto, e a Roona Mei lo dissi chiaramente, da subito. Le ho detto anche non metterti in mezzo. Ha voluto mettersi in mezzo. Dovrei farmi delle domande. Dovrei chiedermi perché mando a puttane tutto, ogni singola volta che inizio a ricostruirmi una seppur vaga parvenza di normalità.

Dovrei iniziare a chiedermi chi si metterebbe in mezzo per proteggere me.

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