giovedì 22 dicembre 2011

my own kind of keeper



Tengo gli occhi socchiusi mentre provo ad addormentarmi, in modo da non potermi scordare che dopo le mie palpebre c'è la luce.

Scivolo in un ricordo pieno di vento. Mi stringo in un cappotto imbottito di lana e insieme a mio fratello procedo verso la grande casa di legno in cui siamo cresciuti. Sono felice e impaziente, ho i capelli legati e gonfi di umidità. Una pioggia leggera e piena di lame mi cade sul viso senza darmi fastidio. Sto ridendo di qualche battuta. Accelero il passo per il freddo.

Penso di bussare alla porta, ma a tre metri dal portico la porta si spalanca e ne esce mia madre, che si pulisce le mani sporche di farina su un grembiule macchiato. Sorride anche lei. Cain mi precede e le va incontro. Mentre la abbraccia, io faccio i primi gradini.

This house
she creeks and moans
she keeps me up

Il legno scricchiola sotto i miei piedi. Salgo le scale senza fretta, stanca, e spalanco le braccia per stringere mia madre. Lei mi batte sulla spalla, poi mi prende il viso con le mani ancora pallide e mi bacia su entrambe le guance.

This house
she's quite a keeper
quite a keeper

Mi sveglio con l'odore della farina nelle narici, ma con calma, senza sobbalzare mentre apro gli occhi. Sento un nodo alla gola, e lo ingoio. Chiudo gli occhi di nuovo, sperando di tornare nello stesso sogno.



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