sabato 27 luglio 2013

my own kind of pounding chest



Polaris è libero.

Lo sa da un po', ma in quel momento il pensiero le riempie la testa in maniera quasi ossessiva, e non sa spiegare il perché. Paga la donna dietro il banco della locanda. E' una signora abbronzata, con folti capelli castani troppo sottili e guance arrossate. Le spiega che la stanza è la seconda a destra dopo le scale.

"Dà sul sentiero?"
"Sul sentiero?"
"Nel senso, ha la finestra sul sentiero?"
"La finestra?"
"Aye, mi... se non sento i grilli non mi addormento"
"Ah, oye: c'è la finestra, cantano tutta la notte"
"Bene, grazie"
"E lunga vita alla Confederazione!"

La Confederazione: Jack si riscuote come se l'avessero colpita molto forte sulla nuca. E infatti è proprio la nuca che va a strofinare con le nocche e le unghie, rivolgendo un sorriso molto breve alla locandiera. Prende la chiave e sale i gradini come se all'improvviso avesse palle di ferro ai piedi. Lunga vita alla Confederazione, si ripete, e mentre infila la chiave nella toppa - una volta le cade anche per terra -, e il volto ispido di John Cassidy le occupa il velo dietro lo sguardo insistentemente. Si riprenderanno tutto, pensa, e si riprenderanno ogni cosa. E allora sarà davvero la fine.

La stanza è insospettabilmente fresca. Si morde le labbra troppo forte, sprigionando sul palato il sapore ferroso dei capillari subito sotto la pelle (o forse è solo un gusto di cui sta recuperano i frammenti). Ha cavalcato fino a lì e non c'è parte dei suoi vestiti che non sia impregnata di pioggia. Si cava dalla tasca gli antidolorifici e se ne rovescia un paio un bocca, mandandoli giù con una fretta un po' nervosa. Inspira, espira. Guarda la finestra chiusa mentre si toglie il cappello e lo poggia sull'unica, traballante sedia di legno e paglia. Tira fuori i fiammiferi, accende le tre candele che riesce a trovare. Poggia anche una mano sul letto per controllare il materasso. Si rende conto che la ferita le fa male, o forse sono solo le ginocchia che le tremano. I ain't no kid, si dice sorprendendosi di se stessa.

E' terrorizzata. Si tocca la fronte con entrambe le mani, rimanendo in piedi davanti alla finestra chiusa. La pioggia è così forte che sembra grandine sui vetri. Ormai starà aspettando sotto la pioggia da minuti, riflette, ormai se ne sarà andato via. Polaris è libero, ma lei non ha ancora neanche brindato alla lunga vita di Polaris. Black è agli arresti, ma i nemici si moltiplicano. Eivor ha testimoniato, ma le ha chiesto se preferiva la legge del rim o la sicurezza dei suoi, e lei ha scelto la legge del rim. Non c'era scelta, si ripete quando ci pensa, ma la verità è che se un giorno Polaris cadrà - presto, ha detto John Cassidy, presto si riprenderanno tutto - lei avrà messo in pericolo tutti.

Anche Bolivar. Si strofina forte il volto, pensando al suo sorriso aperto e al modo in cui ha stretto le dita attorno al collo di Black. Poche ore prima, ma sembra già qualcosa da ricordare. E' in pericolo anche lui. E più in pericolo di tutti, perché è buono e onesto, e lo sanno tutti che le persone buone e oneste sono sempre quelle che pagano per tutte le cattive e le disoneste. Cosa accadrà se farà la scelta sbagliata? Il buco di Redhawk che Snow le scavò in petto, Blackbourne e il suo coat sporco di sangue per colpa una giacca blu che almeno due volte nella vita lei aveva avuto a portata di revolver, la sospensione del giudizio su Black solo per essere pugnalata nella schiena quando ormai si era dimenticata che potesse essere un problema. Tutte sue scelte, e tutte sbagliate. 

Ormai se ne sarà andato. Spalanca la finestra e si toglie le pistole dalle costole, il coltello da dietro la schiena. Mentre il cielo viene squarciato da un fulmine bianco, dietro le montagne, lei si siede al bordo del letto e considera che ormai le conviene dormire lì, recuperare le forze. Si sta sfilando gli stivali quando il crepitio di un ramo in tensione la fa saltare in piedi. All'improvviso il petto batte come un tamburo di attesa e indecisione.

Il salto di Renee è agile, ma la botta in testa ne compromette un'ultima volta l'equilibrio oltre il davanzale. Lei gli scivola incontro, lo regge, lui si affretta a ritrovare la propria stabilità - è una questione di onore -. Sembra che qualcuno lo abbia spinto nel Potomac con tutti i vestiti. E' bastato poco tempo a fargli gonfiare lo zigomo, ma la faccia pesta gli conferisce un'irresistibile familiarità per Jack Rooster, che è cresciuta tra uomini che risolvevano ogni dissidio rilevante a pugni. 

Lei ride. Il respiro torna a riempire i polmoni fino in fondo. 

"You better get out of these clothes, or you'll get sick" argomenta, passandogli le mani sul collo.
"Yeah-- yeah. - concorda lui, gli occhi blu accesi e l'accento di Blackrock mille volte più aperto di quello stretto di Sweet Waters - I betta' ". 




who's that clatter in the hall
who's that rattling my door
who's that numbing up my name
who's that creeping towards my frame

who's that pounding on my chest
who's that salting up my neck
who's that shattering my breath
with a scream under their dress

who's that dark with iris wide
who's that climbing to my side
who's that reaching in the dark
who's that warm with words so sparse

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