sabato 6 luglio 2013

my own kind of things falling back into place




Luglio 2515, Capital City


Maryanne leggeva un libro di carta mentre suo figlio, seduto sull'ampio davanzale di una finestra bassa e ampia, evitava accuratamente di fare i compiti. Ogni tanto si sfiorava l'occhio destro, gonfio e violaceo, per sperimentare quanto gli facesse ancora male. Erano mesi che attaccava briga a scuola senza che i genitori riuscissero a spiegarsi il motivo. Lo avevano mandato per cinque settimane da una psicologa infantile assai raccomandata da alcuni colleghi di Kal, ma fino ad ora non vi erano stati progressi significativi. 

- Sean - lo richiamò all'ordine, piano. Sean continuò a guardare le gocce di pioggia che scivolavano lungo il vetro. Era un bambino di dieci anni, con dei lineamenti delicati e i capelli tenuti lunghi sulla fronte. Maryanne aveva provato mille volte a farglieli tagliare, ma aveva ricevuto sempre scrollate di spalle eloquenti. 

- Kal torna stasera?
- Non credo
- Lavora?
- Sì, certo...
- Quando torna?

Anche Maryanne sapeva essere sfuggente, talvolta. Voltò pagina e si schiarì la voce.

- Domani ti porto alle Terrazze Verdi, ti va?

Sean divenne più accigliato. Dopo un po' poggiò l'holodeck che aveva in grembo e si voltò verso sua madre.

- Mi parli di Shadetrack?

Maryanne alzò gli occhi bruni su suo figlio con estrema cautela. Schiuse le labbra morbide, boccheggiò qualche istante. Chinò il capo e chiuse lentamente il libro. Non era la prima volta che si lasciava sorprendere da quella domanda. Si biasimò per non aver pensato ancora a una risposta soddisfacente, neutra a sufficienza. Esauriente abbastanza da non portare ad altre domande. Erano le altre domande, che temeva.

- Che cosa ricordi di Shadetrack?
- Poco. Che non c'erano i cortex pad. E un signore alto... grosso. Che passava molto tempo con me. 
- Ti ricordi tuo nonno. Mio padre. Ma non passavate così tanto tempo insieme, lui... ti teneva ogni tanto.
- Me lo ricordo bene.
- E' strano.
- Tu sei nata a Shadetrack?

Maryanne poggiò entrambe le mani sul vetro brillante e trasparente del tavolo. Si guardò le dita affusolate, alla ricerca di un'elaborata via di fuga. Si rassegnò alla verità abbastanza presto.

- Sì. 
- Vuol dire che se tu e Kal vi lasciate noi torniamo su Shadetrack?
- No, non... - Maryanne si passò una mano tra i capelli corti e biondi - no Sean, non devi preoccuparti... io e Kal non ci... perché pensi questo?
- A me va bene, se tu vuoi. Tornare su Shadetrack.
- Sweetie... Shadetrack non è un posto dove tornare.
- Perché? Non ti piaceva?
- Non è questo, è che... è diventato un brutto posto dove vivere, dopo la guerra.
- La Grande Guerra?
- Sì, la Grande Guerra.
- Quella in cui è morto mio padre?

Ce l'aveva fatta, l'aveva agganciata. Teneva gli occhi su di lei con una severità particolare, attento a non farsela sfuggire neanche per un istante (o l'avrebbe persa, ne era sicuro). 

- Sì, Sean. Quella guerra.
- Anche lui era di Shadetrack?
- Sì, lo sai...
- Quindi non ho capito... se era di Shadetrack, perché era nell'Esercito?

Sean aveva vissuto per la metà esatta della sua vita (quella più recente e più rilevante) nel cuore pulsante dell'Alleanza: quando parlava dell' "Esercito", c'era un solo "Esercito" a cui poteva riferirsi. Maryanne lo sapeva. Si alzò dalla sedia lisciandosi la gonna, aggirò il tavolo e andò a sedersi accanto a lui, senza invaderne lo spazio.

- Perché? - incalzò lui, per nulla intenzionato a farsi stringere all'angolo.
- Lui era nell'altro esercito, Sean.
- Nei Browncoats?
- Sì.
- Anche Jack Rooster lo era?

Seppe di essere esattamente dove voleva quando vide sua madre irrigidirsi. Nonostante non fosse certo il migliore tra gli studenti, Sean possedeva l'istintualità indomita di un lupo e come un lupo aveva studiato le tattiche migliori per ottenere ciò che voleva. Sorprendere e insistere non funziona sempre, con sua madre. Ma la maggior parte delle volte sì.

- Jack Rooster era la sorella di mio padre. Vuol dire che mio padre si chiamava Cain Rooster, e che io mi chiamavo Sean Rooster. - catalogò con precisione.
- Come sai di Jack?
- Vuol dire che Jack Rooster è mia zia?
- Sean, chi ti ha detto di... ti ha cercato, ti ha avvicinato? 
- Mi avevi detto che tutta la famiglia di mio padre era morta.
- Sean, è grave: rispondimi.

Lui strinse i pugni e i denti, e sul viso scuro si affacciò tutta l'ostinazione dell'infanzia.

- Rispondimi tu. Perché mi avevi detto che la famiglia di mio padre--
- Kal è tuo padre!
- No. Kal è tuo marito, ma non è mio padre. 
- Non sto scherzando, Sean. 
- Kal è tuo marito, e questa è la sua casa, e io non c'entro niente!
- Sean.

Lei provò a prendergli un braccio, lui lo strattonò via nella furia di alzarsi in piedi e correre al piano di sopra.

- Sean!

Non si voltò. Maryanne rimase lì da sola, con gli occhi spalancati e pienamente storditi. Si alzò in piedi e andò al telefono, digitando il contatto di suo marito con i polsi che le tremavano. Squillò a vuoto. 





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