venerdì 25 maggio 2012

my own kind of poison













"Che hai fatto alla gamba?"

Jack Rooster si accende una sigaretta mentre è ancora distesa nel letto ad una piazza e mezzo, ripiegando il braccio sinistro dietro la nuca, per sostenerla.

"Mi hanno sparato, parecchio tempo fa."

"Ti fa male?"

"No"

Sente l'odore di legno marcio e di muffa, il tipico profumo dei bordelli in legno e metallo che confinano con la baraccata di Sunset Tower. Espira il fumo e studia le lenzuola, considerando che dovrà passare almeno mezz'ora sotto le docce della Almost Home prima di togliersi di dosso tutto lo sporco. Piega le labbra e cerca il posacenere sul comodino, ciccandoci dentro approssimativamente. Della cenere esce fuori. Lei non se ne accorge.

"Sei mai andata con un uomo?"

"Certo"
"E con una donna? Prima d'ora, intendo"
Jack non risponde. Espira il fumo dalle narici e lancia un'occhiata alla ragazza distesa al suo fianco. Avrà una ventina d'anni, forse venticinque. I capelli di un biondo color paglia, morbidi anche se un po' sporchi. Ha fianchi stretti e seni pesanti. L'ha scelta per i capelli lei, però. Non per gli occhi: ora che li guarda bene, sono di una tonalità d'azzurro privo di qualsiasi intensità. Ha una faccia slavata, delle labbra troppo grandi e dipinte di un rosso troppo acceso che la fanno sembrare una puttana. Chiude gli occhi e scuote appena il capo, ripetendoselo a mente: lo è, una puttana.

"Non ti devi vergognare, qui vengono un sacco di donne che magari non si vogliono far vedere dai mariti. E anche un sacco di mariti, a cercare i ragazzi... è normale"

"E vi pagano anche per stare zitti?"

"Cosa?"

"Perché l'accento di Safeport è una merda, fa male alle orecchie". 

Non osserva nemmeno la ragazza mentre ha il tempo di offendersi. Continua a fumare osservando il soffitto, assente. Si gode quei momenti di silenzio, prima che rinizi a parlare. Ha una voce stridula, pensa. Una voce stridula e fastidiosa.

"Come ti chiami?"

"Non puoi andare via?"

"Il padrone mi picchia se esco prima della fine dell'ora. Io mi chiamo Shoshanna"

"E' quasi come se tua madre avesse saputo che lavoro saresti finita a fare, mh?"

Lascia la sigaretta nel posacenere e si mette a sedere sul letto, riprendendo i primi vestiti. Sente le mani sottili della ragazza poggiarsi sulle sue spalle, il tocco delle unghie lunghe le fa venire i brividi, e non quelli piacevoli. 

"Resta un altro po'... se te ne vai prima il padrone mi batte..."

Chiude gli occhi, irrigidisce i muscoli mentre sente i suoi baci risalirle il collo. Sente quanto il rossetto è appiccicoso, se lo immagina stampato addosso. Scrolla le spalle e si passa una mano là dove è stata baciata, tentando di liberarsene. Non è solo il rossetto. E' l'intera sensazione. La sporcizia di quella maledetta stanza, il profumo dolce e dozzinale che lei le sta attaccando addosso.

"Hai dei bei capelli, lunghi, puliti... posso spazzolarteli se vuoi"

"Non voglio"

"Possiamo rimetterci al letto se vuoi"

"No."

"Resta un altro po'..."

Jack inizia a raccogliersi i capelli dietro la nuca, alza la coda, si cerca attorno il laccio e lo prende, legandoli alti. Si rimette in piedi per rivestirsi rapidamente, dando le spalle a Shoshanna. Non la guarda nemmeno, cupa nello sguardo e nella piega delle labbra.

"Posso chiederti una cosa?"

"Ho come l'impressione che me la chiederai lo stesso"

"Le donne che vengono qui di solito... sono vecchie, o molto molto brutte... tu invece non sembri una che ha difficoltà a trovarsi donne, o uomini, per conto suo..."

"Non ho molta fortuna con gli uomini"

"Che vuol dire?"

Jack si infila la camicia senza ancora abbottonarla, poi i pantaloni. Controlla che i soldi siano ancora nelle tasche, quindi sposta lo sguardo sul cinturone che ha lasciato vicino al comodino. Si china a raccoglierlo stringendoselo in vita ancora prima di essersi abbottonata la camicia. 

"Vuol dire che scappano a gambe levate ogni volta"

"Ogni volta?"

"Ogni volta che stanno con me per un po'"

"E perché?"

Sorride in modo amaro, le palpebre pesanti di tutti i pensieri che quelle domande portano a galla. 

"Mai avuto modo di chiedere"

"Forse non hai ancora incontrato la persona giusta. Basta avere un po' di fiducia, però. Io sono sicura che la incontrerò, prima o poi. La persona giusta, intendo. L'uomo che mi tirerà fuori di qui".

Lei si volta verso la ragazza mentre si sta ancora abbottonando la camicia, la osserva dall'alto verso il basso con un velo di scettico sarcasmo sul viso, una forma di pietà superiore che non arriva ad essere compassione o partecipazione. Abbottonata la camicia, se la infila nei pantaloni. Poi il gilet, infine il browncoat. Controlla le tasche un'ennesima volta, poi prende il rotolo di banconote che ha con sé. Pesos. Conta il giusto concordato e lo lancia sul letto, di fronte a lei, senza la benché minima delicatezza.

"Apri gli occhi, ragazzina, nessuno si prenderà mai una puttana - e lo dice con la massima asciuttezza, senza lasciarsi impietosire dallo sguardo ferito della ventenne - se vuoi una via d'uscita, inizia a risparmiare per comprartela". 

Si mette i pochi soldi che restano in tasca e si volta, dirigendo verso la porte. 

"Aspetta... è tuo questo? Cos'è?"

Si volta, nelle unghie fragili la biondina tiene un pezzo di metallo tagliato con gli angoli smussati, cui è stata applicata una clip. Lei si porta le mani alla catenina militare che ha al collo, da cui si è chiaramente sfilato.

"E' la scheggia di una bomba."

"Oh"

Shoshanna la osserva da vicino, poi la tende cautamente verso Jack per restituirgliela, con delicatezza, come se avesse paura che potesse ancora esplodere.

Jack la guarda. Assottiglia le palpebre per osservarla bene, stringe le labbra. Si ricorda l'amaca a Natale, il libro, la scheggia, il modo in cui si erano stesi insieme a dondolare per mezz'ora prima di andare a mangiare con gli altri. Si ricorda il calore della sua pelle, i muscoli tesi sotto la carne delle spalle, i giorni in cui ancora sorrideva quando la vedeva, tutti i litigi, tutta la rabbia irrisolta, il modo in cui le aveva urlato in faccia vicino alla quercia nera di notte, il mulino, la speranza di poter risolvere le cose, l'impegno preso a risolvere le cose, le parole con cui le aveva chiesto di riprovarci sulla Almost Home, le sue mani sui fianchi, la prima volta che era scivolato nella sua cabina di notte, dopo il turno di sorveglianza, il camino del ranch, le ore passate davanti al portellone chiuso della sala macchine senza avere il coraggio di superarlo e parlare, i silenzi, la durezza delle parole, quella volta in cui si era ubriacata al Crook Saloon e lui l'aveva presa in braccio dicendole che in un'altra vita, magari, l'avrebbe addirittura sposata, il dolore di quell'addirittura, il dolore di dovergli dire vorrei averti conosciuto in un'altra vita, la freddezza in cui demoliva ogni suo slancio, il distacco dei momenti in cui, rassegnato, rifiutava di parlare, le braccia coperte di tatuaggi sottili, il suo modo di fumare senza inghiottire mai veramente il fumo, la sua ostinazione nel non prendere i soldi della Almost Home, i loro stessi passi in cui quasi inciampavano quella volta che andarono verso la sua cabina attaccati, la soddisfazione di risvegliarsi accanto a lui di mattina, quella volta che disse, neanche un mese prima, che già si sentiva il suo uomo, quella volta che lui gli disse che le ricordava sua sorella, le sue labbra tra i denti, gli sguardi severi ogni volta che prendeva una pillola, la sera in cui organizzò una cena con vino e candele nella sua cabina, il modo buffo in cui non sapeva andare a cavallo, la paura di averlo portato alla morte sicura sulla Cecilia Carter, il distacco con cui trattava il resto dell'equipaggio, il gelido calcolo con cui era uscito dalla Almost Home e dalla sua vita. 

"Tienila", le risponde. 

Poi esce e si chiude la porta alle spalle.

you only know what I want you to / I know everything you don't want me to / your mouth is poison, your mouth is wine / you think your dreams are the same as mine / oh I don't love you but I always will / I always will / I wish you'd hold me when I turn my back / the less I give the more I get back / your hands can heal, your hands can bruise / I don't have a choice but I still choose you / I don't love you but I always will / I don't love you but I always will / I don't love you but I always will / I always will / I always will


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